Negli ultimi dieci anni l’Italia ha registrato un calo demografico del 2,4%, mentre la produttività del lavoro è cresciuta di appena lo 0,7% e il PIL ha segnato un aumento cumulato dell’11,6%. Tutti indicatori che ci collocano stabilmente tra i Paesi meno dinamici dell’Eurozona. In confronto, la popolazione dell’area euro è cresciuta del 3,1%, la produttività media del 3,6% e la crescita economica complessiva ha superato il 17%. L’Italia, insomma, fatica a tenere il passo, stretta tra un inverno demografico sempre più rigido e una struttura paese incapace di generare valore aggiunto come altrove.

Ma c’è un dato implicito, spesso rimosso, che rende tutto questo ancora più critico: il basso livello medio di istruzione della popolazione italiana.

Il rapporto Ocse fotografa l’Italia

Secondo il più recente rapporto OCSE “Education at a Glance”, solo il 20% circa degli adulti italiani tra i 25 e i 64 anni ha un titolo di studio terziario, contro una media OCSE del 40%. Inoltre, l’Italia è tra i Paesi con la più alta percentuale di adulti con competenze alfabetiche e numeriche al di sotto del livello minimo per orientarsi nel mondo del lavoro digitale. Circa il 28% degli italiani è classificato tra i livelli più bassi nei test PIAAC sulle competenze degli adulti.

Non si tratta solo di demografia o produttività. Si tratta di capacità di comprendere, interpretare e orientarsi in un mondo che cambia. Una quota troppo ampia di persone non ha gli strumenti per accedere pienamente ai processi di innovazione, transizione digitale e trasformazione del lavoro.

Serve una nuova alleanza per cambiare la narrazione del Paese
Serve una nuova alleanza per cambiare la narrazione del Paese

Serve una nuova alleanza che coinvolga tutti

Non possiamo stupirci se una parte del Paese si sente esclusa, smarrita, talvolta ostile: è il risultato di una narrazione del cambiamento che parla a pochi e lascia indietro molti. Serve un cambio di paradigma, una nuova alleanza tra aziende, pubbliche amministrazioni, media e piattaforme social per costruire insieme una narrazione diversa: una narrazione che includa, spieghi, accompagni.

Questa alleanza dovrebbe avere un duplice obiettivo: da un lato, contribuire a colmare il divario di comprensione e accesso al cambiamento; dall’altro, agevolare riforme strutturali coraggiose, che mettano l’istruzione continua e l’aggiornamento delle competenze al centro della strategia di investimenti del Paese.

Per le aziende è anche una questione di business

Per le aziende, questo è un tema di business, non solo di responsabilità sociale. Significa poter contare su un mercato interno più preparato, su una forza lavoro più adattabile, su una reputazione allineata ai valori di innovazione inclusiva.

L’Italia non può permettersi di crescere lasciando indietro la maggioranza del proprio capitale umano. L’inclusione non è più una questione di sensibilità sociale ma chiave della competitività. Solo se renderemo comprensibile e desiderabile il futuro, potremo costruirne uno davvero condiviso per innovare e crescere insieme e tenere fede al proprio ruolo di fondatori della Comunità Europea.

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Armando Barone

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