La comunicazione nella scuola, un ponte verso il futuro
La scuola non è solo un luogo di lezioni, ma l'investimento più lungimirante per il futuro di una nazione. Un'impresa che, invece di produrre beni materiali, forgia talenti, coltiva menti critiche e forma cittadini pronti per le sfide di domani. Proprio come ogni organizzazione di successo monitora i propri progressi attraverso KPI (Key Performance Indicators), anche la scuola dovrebbe adottare strumenti di misurazione chiari per valutare, valorizzare e comunicare i risultati raggiunti.
Eppure, spesso questo non accade. C'è un evidente vuoto di comunicazione tra il mondo scolastico e il resto della società. Gli sforzi, i progressi e persino i successi degli studenti raramente vengono condivisi in modo efficace con le famiglie, le istituzioni e il mercato del lavoro. E questo rappresenta un limite enorme per un sistema che dovrebbe essere il motore principale dello sviluppo sociale ed economico.
I dati parlano chiaro: secondo l'OCSE, un laureato guadagna in media il 57% in più rispetto a chi possiede solo un diploma di scuola secondaria superiore. Inoltre, esiste una correlazione diretta tra il livello di istruzione e il tasso di occupazione: nel 2022, il tasso di occupazione tra i laureati italiani era del 78%, contro il 62% dei diplomati.
La scuola, investimento per il futuro
Questi numeri confermano che la scuola non è solo un percorso obbligato, ma un vero investimento economico e culturale sia per l'individuo che per le famiglie. Tuttavia, questa consapevolezza non è ancora sufficientemente radicata nella nostra società quanto dovrebbe. Paesi come la Finlandia o il Canada, che da anni investono in un'educazione trasparente e comunicativa, registrano tassi di successo scolastico e lavorativo nettamente superiori.

Il nuovo rettore della Bocconi, Francesco Billari, ha recentemente sottolineato l'importanza di colmare il gap tecnologico tra gli studenti italiani e quelli di altri Paesi: "Bisognerebbe dare un computer ad ogni bambino. Non è più un lusso, ma una necessità."
Un'affermazione potente che evidenzia non solo l'urgenza di investire nelle infrastrutture scolastiche, ma anche nella comunicazione. Una comunicazione che non si limiti alle sole pagelle o ai consigli di classe, ma che racconti percorsi, successi, difficoltà e opportunità.
La comunicazione per orientarsi verso il futuro
Allargare il campo della comunicazione scolastica significa anche potenziare l'orientamento dei giovani. Solo conoscendo le diverse strade disponibili e ascoltando storie di chi quelle strade le ha già percorse, gli studenti possono fare scelte consapevoli e felici.
C'è poi un aspetto fondamentale spesso trascurato: la comunicazione ha un impatto diretto sull'inclusione e sulla diversità. Una scuola che comunica in modo efficace apre le porte a tutte le storie, valorizza ogni talento e offre pari opportunità, un principio che anticipa il merito.
È solo comunicando che i nostri giovani possono fare scelte felici per il loro futuro e significative per il Paese. Un sistema scolastico che dialoga apertamente aiuta ogni studente – indipendentemente dal contesto sociale o culturale – a trovare la propria strada.
Un elemento quanto mai critico per un paese in inverno demografico, che sta entrando nell’epoca post digitale con una percentuale di laureati troppo bassa e un gap formativo enorme nelle materie STEM, divario che va necessariamente colmato.
Perché la scuola italiana possa davvero diventare quell'impresa culturale di successo che immagina e costruisce il futuro, è necessario colmare questo vuoto. Creare indicatori di performance chiari, raccontare i risultati, valorizzare le storie di successo e dare voce a studenti e insegnanti sono solo alcuni dei passi fondamentali.
Happy school!
I grandi investimenti sulla IA e i vantaggi per le aziende italiane
Negli ultimi mesi, l’intelligenza artificiale è diventata non solo il motore dell’innovazione tecnologica globale, ma anche l’oggetto di una nuova competizione geopolitica e industriale.
Stati Uniti, Unione Europea e singoli Paesi membri come la Francia stanno iniettando risorse senza precedenti per garantire la sovranità tecnologica e il controllo delle infrastrutture critiche dell’IA.
La svolta del 2025: Stargate, InvestAI e il piano francese
Il 2025 sarà ricordato come l’anno della svolta. A gennaio, Donald Trump ha annunciato il progetto Stargate, un’iniziativa titanica con l’obiettivo di costruire la più grande infrastruttura di data center e campus tecnologici dedicati all’IA mai concepita.
L’investimento iniziale è di 100 miliardi di dollari, con una proiezione che potrebbe toccare i 500 miliardi nei prossimi quattro anni. Un’alleanza tra colossi come SoftBank, Oracle e OpenAI che non solo punta a creare 100.000 nuovi posti di lavoro, ma vuole garantire agli USA il protrarsi della supremazia tecnologica.
Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Unione Europea ha risposto con una visione altrettanto ambiziosa: InvestAI, un piano da 200 miliardi di euro per finanziare infrastrutture di supercalcolo, sostenere startup deep tech e accelerare la trasformazione digitale delle imprese.
Bruxelles non nasconde l’intento: assicurare che l’Europa non venga schiacciata tra la potenza americana e l’avanzata cinese. Il messaggio è chiaro: l’IA sarà il nuovo motore della crescita economica e chi resterà indietro pagherà il prezzo dell’irrilevanza industriale.
A distinguersi in questo scenario è la Francia, che ha deciso di giocare d’anticipo con 109 miliardi di euro destinati a diventare il cuore pulsante dell’IA europea. Con il supporto di giganti come Nvidia e Microsoft, Parigi mira a trasformare il proprio territorio in una Silicon Valley europea, attraendo startup, ricercatori e investimenti industriali.

E l’Italia?
Il ruolo finora assunto dall’Italia, quello di “spettatore interessato”, potrebbe trasformarsi in un’opportunità se seguito da una strategia nazionale che sappia fare leva sulle alleanze europee e atlantiche.
L’Italia è tra i Paesi fondatori dell’UE e, proprio grazie a questo posizionamento, potrebbe giocare un ruolo chiave come ponte tra i grandi poli di investimento e il proprio tessuto industriale fatto di PMI e distretti produttivi.
Le aziende italiane possono trarre vantaggio da questa ondata di investimenti europei e globali, a patto di attivarsi rapidamente su più fronti:
1. Accesso ai fondi InvestAI
Le imprese italiane potranno accedere ai bandi europei per progetti di innovazione e transizione digitale, partecipando a partenariati internazionali per lo sviluppo di applicazioni IA in settori chiave come automotive, energia e sanità.
2. Collaborazioni transnazionali
La Francia, con il suo piano da 109 miliardi, diventerà un polo attrattivo. Le imprese italiane più innovative potranno stringere alleanze strategiche con aziende francesi e accedere a infrastrutture avanzate per sviluppare congiuntamente prodotti basati sull’IA.
3. Filiera dell’IA made in Italy
Grazie al proprio tessuto industriale di PMI e distretti produttivi, l’Italia ha l’opportunità di diventare un laboratorio di applicazione dell’IA nelle filiere della meccanica, del lusso e dell’agroalimentare.
La sfida sarà rendere questa tecnologia disponibile a tutte le realtà produttive, integrando l’IA nei processi aziendali per generare efficienza e personalizzazione su scala.
4. Valorizzazione dei dati
Le aziende italiane possono trarre vantaggio dall’integrazione con le piattaforme europee di supercalcolo per elaborare grandi moli di dati e sviluppare servizi predittivi e personalizzati, migliorando la loro competitività.
Il nodo competenze e formazione
Un capitolo a parte merita il tema delle competenze e della formazione, forse il tema più importante da indirizzare con maggiore determinazione e capitali.
La partita dell’IA rende evidente la necessità di upskilling e reskilling delle persone, non solo sotto il profilo tecnico, ma anche da un punto di vista emotivo e culturale: se non conosci una tecnologia, difficilmente riesci a fidarti di essa.
Questa task è prevalentemente nelle mani delle aziende e delle Università, nella loro capacità di collaborare. Esiste un altro fattore che invece è responsabilità esclusiva del pubblico: la formazione dei giovani. È assolutamente evidente che bisogna rendere contemporanei i programmi di studi di tutti i cicli scolastici per rendere la materie scientifiche centrali nella vita scolastica tanto quanto lo sono nella vita reale, presente e futura.
Verso un futuro guidato dall’IA
La sfida è aperta: l’IA non è solo tecnologia, è strategia di business e riposizionamento del sistema Paese nel mondo del prossimo futuro.
E chi oggi saprà essere capace di costruire alleanze e investire, avrà le carte per essere protagonista in un mondo sempre più veloce.
AI Act e formazione: le norme UE per colmare lo skillgap
L’AI Act dell'Unione Europea rappresenta il primo quadro normativo completo sull'Intelligenza Artificiale (IA) a livello mondiale. Tra le disposizioni, l'articolo 4 sottolinea l'importanza dell'alfabetizzazione in materia di IA, imponendo misure per garantire che coloro che sviluppano e utilizzano sistemi di IA possiedano le competenze necessarie. Questo mira a garantire a tutti un accesso equo all’innovazione, oltre che assicurare che le tecnologie siano utilizzate in modo etico e trasparente.
L’Intelligenza Artificiale sta trasformando rapidamente il panorama economico e sociale globale, richiedendo un adattamento continuo da parte delle organizzazioni, governi, forza lavoro e consumatori. In questo scenario, la formazione e il reskilling diventano elementi chiave per garantire una crescita economica sostenibile e inclusiva.
Il tema infatti ha una fortissima accezione per il futuro del Paese e degli individui. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell'Italia, ricorda che tra il 1999 e il 2019, il PIL italiano è cresciuto con un andamento molto meno sostenuto rispetto ad altre nazioni e indica come una delle cause principali sia l'incapacità di creare opportunità legate alla rivoluzione digitale a causa delle competenze inadeguate.

Approccio integrato per affrontare le sfide
Per affrontare le sfide poste da una tecnologia che evolve con cicli oramai inferiori ad un anno, è essenziale un approccio integrato che coinvolga tutti gli attori dell'ecosistema:
- Aziende: devono promuovere programmi di formazione continua per i dipendenti, assicurando che le competenze siano allineate alle esigenze tecnologiche emergenti.
- Istituzioni: hanno il compito di adeguare i cicli scolastici alla contemporaneità e creare politiche che incentivino la formazione e il reskilling, oltre a garantire un quadro normativo che promuova l'uso etico dell'IA.
- Consumatori: devono essere educati sull'uso dell'IA e sulle implicazioni etiche, garantendo una consapevolezza diffusa che permetta un utilizzo informato delle tecnologie e lo svilupparsi di un clima di fiducia.
- Forza Lavoro: è fondamentale che i lavoratori siano proattivi nell'acquisizione di nuove competenze, partecipando a programmi di reskilling e upskilling per rimanere competitivi nel mercato del lavoro e avere l’opportunità di sviluppare la propria professionalità.
La collaborazione per sfruttare la IA
Quindi, un approccio collaborativo sistemico è essenziale per sfruttare appieno le potenzialità dell'IA e costruire un futuro prospero e sostenibile.
Sono veramente orgoglioso che la nostra Accenture abbia deciso nuovamente di farsi parte attiva di questo cambiamento proponendo una piattaforma di apprendimento assolutamente innovativa, in grado di creare percorsi iper-personalizzati sulle tecnologie per i lavoratori di ogni categoria merceologica e rendere il sapere aziendale disponibile anche alle generazioni future.
Il Learn Vantage di Accenture
Learn Vantage, lanciata negli Stati Uniti, è stata resa disponibile in Italia, primo paese europeo a poterla utilizzare.
Happy IA!
Il Giubileo della Comunicazione e il potere dell'Hopetelling
Eravamo abituati allo storytelling, l’arte di raccontare storie capaci di emozionare. Poi è arrivato lo storydoing, che ha trasformato le parole in azioni concrete, rendendo la narrazione più autentica e tangibile. Oggi, in un’epoca segnata da crisi e incertezze, emerge un nuovo paradigma: l’hopetelling, il racconto della speranza, una narrazione che non solo informa, ma ispira e motiva al cambiamento.
In questo scenario, il Giubileo della Comunicazione diventa un’opportunità per riflettere sul potere delle parole e sul loro impatto nel costruire un futuro più consapevole e positivo. Può la comunicazione, spesso dominata dal sensazionalismo e dalla paura, farsi strumento di speranza e trasformazione?
Il Giubileo è tradizionalmente un momento di riflessione e rinnovamento, e applicarlo alla comunicazione significa interrogarsi su come questa possa diventare più etica, inclusiva e costruttiva. La società contemporanea è spesso segnata da una comunicazione polarizzata, in cui prevalgono il sensazionalismo e la paura. Tuttavia, questo evento ci invita a ripensare il modo in cui raccontiamo la realtà: può la comunicazione essere al servizio del bene comune?
Papa Francesco, in più occasioni, ha sottolineato l'importanza di un’informazione che non si limiti alla denuncia del male, ma che sappia anche evidenziare il bene, promuovendo l'impegno come purpose per un futuro migliore. Questo approccio si collega perfettamente all'idea di hopetelling.
Cosa si intende per Hopetelling
L'hopetelling è una strategia narrativa che si concentra sulla comunicazione di storie di speranza, trasformazione e soluzioni. Non significa edulcorare la realtà o ignorare le difficoltà, ma mettere in luce percorsi di resistenza e resilienza che possano ispirare e motivare.
Nella comunicazione, ciò si traduce in una maggiore attenzione ai progetti di innovazione sociale, alle storie di comunità che trovano soluzioni a problemi complessi e a quelle persone che, con le loro azioni, diventano simboli di cambiamento. L'obiettivo è fornire al pubblico non solo un'analisi dei problemi, ma anche strumenti narrativi che alimentino la fiducia nel futuro.

Perché l'hopetelling è essenziale oggi?
Viviamo in un'epoca in cui il "doomscrolling" – l’abitudine a consumare incessantemente notizie negative – può generare ansia e sfiducia. Di fronte a questo fenomeno, l’ecosistema della comunicazione ha la responsabilità di bilanciare il racconto della realtà con narrazioni capaci di generare speranza e consapevolezza.
L'hopetelling è essenziale per almeno tre validi motivi:
- Offre una prospettiva alternativa: invece di concentrarsi solo sui problemi, mostra le soluzioni in atto.
- Motiva all'azione: evidenziando esempi di cambiamento positivo, ispira altre persone a contribuire alla trasformazione sociale.
- Rafforza il senso di comunità: promuove la condivisione di esperienze costruttive e crea connessioni tra chi vuole migliorare la complessità.
Un esempio concreto di hopetelling nel giornalismo è l’iniziativa di The Guardian, che ha lanciato una sezione dedicata al constructive journalism (giornalismo costruttivo) chiamata “The Upside” e del Corriere della Sera con “Buone notizie”.
Un nuovo riferimento: offrire soluzioni
Questo progetto che mirano a raccontare non solo i problemi, ma anche le soluzioni e le persone che stanno lavorando per risolverli, un approccio che potrebbe diventare un riferimento editoriale diffuso.
Il Giubileo della Comunicazione è stata un'occasione per riflettere sul nostro modo di raccontare il mondo. L'hopetelling rappresenta una prospettiva che può rinnovare la comunicazione, rendendola più orientata al bene comune e capace di risvegliare nelle persone il desiderio di essere parte attiva di un cambiamento positivo.
In un'epoca in cui la speranza sembra talvolta offuscata dalla crisi e da un’incertezza conclamata, il potere della narrazione può essere un faro capace di illuminare strade nuove e possibili.
Happy Telling!
Il ruolo dei brand nell'era dell'inclusione concreta
Gli annunci di Meta rispetto allo stop al fact-checking dei post – uno strumento che non aveva nemmeno scalfito l’enorme problema delle fake news - e la decisione di eliminare le proprie politiche di inclusione delle diversità hanno messo molti in allarme rispetto all’avvio di una fase di ritorno al passato a cui non crediamo perché è di interesse comune creare un contesto sociale e di business migliore, soprattutto in Europa, da troppi anni fanalino di coda della crescita mondiale.
Lo scenario che si delinea a nostro parere offre ai brand l’opportunità di posizionarsi il quello che possiamo definire l"inclusione concreta": innovazioni misurabili, guidate dalla tecnologia che promuovono equità e correttezza. Le applicazioni di intelligenza artificiale per esempio consentono ai marchi di riformattare i contenuti all'infinito, facilitando traduzioni semplici (inclusa la lingua dei segni), considerando le norme culturali e creando output visivi inclusivi. Ora, ogni marchio può soddisfare il contesto individuale di un consumatore – abilità, etnia e identità – una opportunità di conciliare inclusione e business fino a poco tempo fa inimmaginabile per la maggiore parte delle organizzazioni.
L'intelligenza artificiale per nuove opportunità inclusive
Con l'AI che aumenta le opportunità legate dell'inclusività, le aziende devono adottare soluzioni generative per soddisfare le aspettative del mercato e cogliere le opportunità. È fondamentale impiegare strumenti di comunicazione per l'adattamento culturale e la traduzione in tempo reale che considerino il singolo individuo. Internamente, l'utilizzo di tecnologie di scansione dei bias può ottimizzare i contenuti, assicurando equità tra etnia, genere e altre identità sociali. Gli esempi sono tanti: l'ecolocalizzazione che sta rendendo gli spazi online accessibili alle persone con problemi di vista mentre una nuova generazione di occhiali AR consente a chi ha problemi di udito di vedere le conversazioni.

L'esempio di JBL
JBL, in collaborazione con l'organizzazione non-profit AbleGamers e l'azienda di elettronica Harman, ha creato JBL Quantum Guide Play, uno strumento pensato per rendere i giochi sparatutto in prima persona più accessibili alle persone ipovedenti. Sviluppato insieme alla comunità ipovedente, questo software utilizza intelligenza artificiale, audio spaziale e tecnologia di tracciamento della testa per trasformare oggetti e ambienti di gioco in segnali audio, simulando un'ecolocalizzazione che aiuta i giocatori con disabilità visive a orientarsi attraverso il suono.
Il software è disponibile gratuitamente sul sito ufficiale di JBL, è compatibile con il sistema operativo Windows e supporta il gioco Counter Strike 2. JBL invita la comunità di giocatori a fornire feedback costruttivi sul prodotto e mette a disposizione degli sviluppatori di videogiochi il codice open source.
Brand e le nuove tecnologie per l'inclusione
In conclusione, mentre alcune aziende ritirano iniziative di inclusività e fact-checking, i brand hanno l'opportunità di utilizzare la tecnologia per promuovere un'inclusione concreta e vantaggiosa. Adottando soluzioni basate sull'intelligenza artificiale, possono creare un ambiente più equo e produttivo, generando valore sostenibile.
Happy inclusion!
La Comunicazione del futuro, tra IA e autenticità umana
Nel panorama sempre più complesso della comunicazione, l’Intelligenza Artificiale (IA) non è più solo uno strumento, ma un alleato capace di trasformare decisioni complesse in opportunità concrete.
Tuttavia, in un contesto in cui la velocità del cambiamento è spesso paralizzante, emerge un bisogno fondamentale: mantenere al centro l’autenticità e l’empatia umana.
Le aziende più visionarie stanno già adottando soluzioni innovative per prevedere scenari futuri e guidare con precisione le proprie strategie comunicative.
L’obiettivo? Democratizzare il futuro e rafforzare il dialogo con stakeholder e audience, con un approccio chiaro e genuino.
Secondo le ricerche più recenti:
- Il 49% dei consumatori globali desidera un clone IA entro il 2035 per gestire attività ricorrenti.
- Il 70% ritiene che, entro lo stesso anno, le relazioni con l’ IA potranno essere gratificanti quanto quelle umane.
Cosa significa questo per la comunicazione aziendale?
Bilanciare Innovazione e Autenticità
Le organizzazioni devono imparare a bilanciare innovazione e autenticità, utilizzando l’ IA come mezzo per anticipare esigenze e comportamenti, ma senza perdere di vista l’identità umana del messaggio.
Butterflies, un social network lanciato nel 2024, utilizza l’ IA per creare avatar che rappresentano le personalità degli utenti in maniera autentica e fluida. Questo permette alle persone di vivere narrazioni digitali più umane e coinvolgenti.
Immaginiamoci una CEO reputation strategy dove l’ IA aiuta a personalizzare i messaggi per diversi stakeholder, mantenendo però coerenza e autenticità nella voce del leader.
Altro esempio che vorrei segnalare è Future You una piattaforma che utilizza gemelli digitali per aiutare individui e organizzazioni a visualizzare le conseguenze delle decisioni nel tempo. Un potenziale rivoluzionario per chi deve definire strategie comunicative e prevedere l’impatto delle proprie azioni.

La IA per il benessere sociale
Un leader aziendale può usare questi strumenti per simulare scenari di crisi o opportunità, perfezionando i propri messaggi e affrontando proattivamente le criticità.
Anche il caso di Lenovo è interessante, ha introdotto un progetto IA per supportare la salute mentale dei giovani, dimostrando come la tecnologia possa avere valore sociale.
Creare contenuti responsabili e consapevoli che affrontano temi delicati come il benessere e la pressione sociale, promuovendo un linguaggio empatico e autentico.
Per le organizzazioni che vogliono guidare il cambiamento attraverso la comunicazione, è essenziale adottare approcci che integrano l’IA con l’empatia umana.
L’utilizzo di modelli IA può aiutare a prevedere trend emergenti e personalizzare i contenuti per i diversi target. Ad esempio, analizzando dati e feedback, è possibile creare narrazioni che risuonano realmente con i valori e le aspettative degli stakeholder.
Comunicare con Trasparenza
L’IA non deve mai sostituire la persona, ma amplificarla. Le aziende devono saper comunicare in modo autentico, affrontando imperfezioni e complessità.
In un mondo saturo di informazioni, chi sa comunicare con trasparenza e autenticità costruisce relazioni di fiducia a lungo termine. Le tecnologie possono diventare strumenti di supporto decisionale sia interno (team aziendali) che esterno (clienti e partner).
La comunicazione del futuro, si gioca sul delicato equilibrio tra previsione e autenticità. L’AI può anticipare, analizzare e semplificare scenari complessi, ma spetta ai leader aziendali mantenere viva la dimensione umana, emotiva e autentica del dialogo.
In questo contesto, la comunicazione esterna e la reputazione sono pilastri strategici: saper navigare il futuro con strumenti innovativi, senza perdere il contatto con ciò che rende la comunicazione vera e potente.
La comunicazione come leva di valore: il nuovo paradigma aziendale
In un contesto di turbolenza economica e di trasformazione sociale, il valore non si misura più solo in termini finanziari, ma attraverso nuove modalità di partecipazione e scambio. Per le imprese che aspirano a prosperare, la chiave sarà ripensare il modo in cui comunicano e come coinvolgono il pubblico, trasformando i valori condivisi in autentico valore di business.
Oggi, la comunicazione non può essere un monologo; deve essere partecipativa, aperta, basata su uno scambio equo e significativo. I brand di successo sono quelli che parlano non solo di prodotti, ma di valori, e che offrono agli utenti modi innovativi per partecipare e sentirsi ricompensati.
I consumatori ridefiniscono il concetto di valore
I consumatori stanno ridefinendo il concetto di valore in un periodo di crescente incertezza economica. Con la Generazione Z sempre meno attratta dal lavoro tradizionale (il 49% ritiene che non soddisfi le proprie aspettative), stanno emergendo nuovi modelli per creare e catturare valore. Questo spostamento richiede che le aziende comprendano come l’impegno autentico e la partecipazione strategica possano tradursi in relazioni più profonde e in una fedeltà duratura.
Piattaforme di gaming e app social, ad esempio, stanno già sperimentando nuovi scambi di valore basati sull’attenzione. Giochi come Hamster Kombat su Telegram, che ha raggiunto 300 milioni di giocatori, dimostrano che la ricompensa per l’attenzione può diventare una moneta di scambio potente. Ma non si tratta solo di gaming: sistemi come il programma TYB di Glossier, che valorizza il coinvolgimento genuino dei micro-influencer, mostrano che l’autenticità è il nuovo asset più prezioso.

Perché adesso? La pressione sui consumatori e il ruolo della comunicazione
La pressione economica sta spingendo il 57% dei consumatori a effettuare ricerche approfondite prima di acquistare, considerando non solo il prezzo ma anche il valore futuro di rivendita o il supporto post-vendita. Questo fenomeno, unito all’ascesa dei lavori secondari (il 45% della Gen Z ha un side hustle), indica che i tradizionali flussi di reddito sono insufficienti. In questo contesto, la comunicazione aziendale deve andare oltre le metriche tradizionali e abbracciare modelli che premiano l’impegno e il talento.
Un esempio significativo è IKEA, che ha sperimentato il pagamento di salari reali per lavori virtuali, aprendo la strada a nuove economie parallele. Analogamente, MM:Berlin ha trasformato il feedback collettivo in una valuta riconosciuta. Questi casi dimostrano come la partecipazione possa diventare un asset scambiabile, ridefinendo le regole del valore economico.
Le nuove generazioni sono parte del dialogo
Le nuove generazioni non cercano solo prodotti; vogliono sentirsi parte di un dialogo, di una comunità. Per conquistare questa audience, le aziende devono adottare approcci che premiano l’attenzione e riconoscono le contribuzioni individuali. Non si tratta più di “vendere” qualcosa, ma di creare un ecosistema in cui il consumatore è al centro, valorizzato e ricompensato per la propria partecipazione.
La comunicazione non è più un mezzo, ma una leva per creare valore autentico. I brand che riusciranno a costruire sistemi inclusivi, che parlano attraverso i valori e premiano l’attenzione, non solo sopravviveranno a questa trasformazione, ma diventeranno leader del cambiamento. Ora è il momento di dimostrare il proprio valore.
Happy value!
Dieta Mediterranea, il soft power del Made in Italy
Cosa succederebbe se la dieta mediterranea fosse un film? Probabilmente avrebbe già vinto un Oscar per il miglior contributo alla salute globale. Ma c’è un problema: nonostante sia riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, il suo “ufficio stampa” – cioè la comunicazione che dovrebbe promuoverla – sembra aver perso la voce. E intanto, in Italia, ci troviamo con un paradosso: il Paese simbolo della cucina sana è tra quelli che affrontano un incremento allarmante dell'obesità infantile.
Secondo un recente rapporto presentato in Senato dalla Fondazione Aletheia, la mancanza di attività fisica e una cattiva alimentazione costano alle casse dello Stato italiano circa un miliardo di euro l’anno, aggravando il sistema sanitario con patologie che potrebbero essere prevenute. Ma non è tutto: entro il 2030, l’inattività fisica potrebbe generare 500 milioni di nuovi casi di malattie prevenibili nel mondo, con costi di trattamento che supereranno i 300 miliardi di euro.
Dieta Mediterranea e Made in Italy
Cosa c’entra il Made in Italy? Tantissimo. Le aziende del settore food e beverage rappresentano una leva strategica non solo per l’economia, ma per la promozione di uno stile di vita sano basato sulla dieta mediterranea. Eppure, i messaggi non scalano. È evidente che manca una narrazione che riesca a convincere i consumatori, le istituzioni e gli stessi stakeholder internazionali del valore di questo patrimonio.
Se l’Italia vuole realmente assumere un ruolo guida a livello globale nella lotta contro l’obesità e altre malattie legate all’alimentazione e favorire la nascita di campioni internazionali deve agire come un “faro” di buone pratiche.
Comunicazione, la chiave di tutto
E la chiave sta proprio nella comunicazione. Le aziende del Made in Italy, con il loro heritage e il loro purpose, possono diventare promotori di un cambiamento culturale, investendo in campagne di sensibilizzazione e in progetti di educazione alimentare, in Italia e all’estero. Un esempio positivo arriva da Barilla, che con iniziative come “Buona per te, buona per il pianeta” unisce sostenibilità ambientale e promozione della salute, dimostrando che un brand può essere non solo un produttore, ma un educatore.A livello internazionale quindi, l’Italia ha una chance unica: trasformare la “dieta mediterranea” in un brand e, di conseguenza, in un modello esportabile per combattere i fenomeni come l’obesità. Con il suo mix unico di prodotti eccellenti, tradizione culinaria e valori culturali, il nostro Paese ha tutti gli strumenti per influenzare positivamente le abitudini alimentari del mondo.

Serve una strategia integrata
Ma serve una strategia integrata che coinvolga aziende, istituzioni e cittadini in una missione comune: fare della dieta mediterranea non solo un simbolo di identità italiana, ma un esempio di leadership globale. La comunicazione, in questo scenario, è il mezzo più potente. Non si tratta solo di vendere prodotti, ma di ispirare e educare.
Un caso di collaborazione ad impatto positivo è stato rappresentato dall'iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF), che nel 2021 ha lanciato una campagna globale per promuovere la dieta mediterranea come modello di salute e sostenibilità. La campagna, denominata "The Mediterranean Way", è stata sostenuta da aziende italiane del food & beverage e ha avuto come obiettivo quello di sensibilizzare i consumatori internazionali sui benefici di questo stile alimentare, posizionando l’Italia come punto di riferimento mondiale per una cucina sana.
Il valore della Dieta Mediterranea attraverso la comunicazione
Grazie a eventi di divulgazione organizzati in partnership con ambasciate italiane in oltre 30 Paesi, workshop per giornalisti di settore e chef internazionali, e una presenza mirata sui social media, il governo italiano ha sfruttato una comunicazione integrata per rilanciare il valore della dieta mediterranea. Questa iniziativa ha mostrato come un approccio collaborativo tra istituzioni pubbliche, aziende private e stakeholder internazionali possa trasformare il patrimonio alimentare italiano in uno strumento di diplomazia culturale e sanitaria.
L’idea di rendere la dieta mediterranea un “soft power” per l’Italia non solo ha rafforzato l’immagine del Paese, ma ha anche posto le basi per replicare un modello di leadership globale, mettendo al centro salute, cultura e sostenibilità.
Un altro esempio illuminante arriva da Mutti, azienda simbolo del Made in Italy, che ha lanciato campagne focalizzate sulla qualità delle materie prime e sul loro legame con la tradizione mediterranea. Con il progetto “Mutti e la tua dieta sana”, l’azienda ha promosso un percorso educativo nelle scuole, coinvolgendo studenti e famiglie per sensibilizzarli sull’importanza di una dieta equilibrata. Un progetto che ha un potenziale anche su scala mondiale.
Cibo e salute non sono mai stati così legati. È tempo che il Made in Italy, con il suo straordinario potenziale, esca dalla sua comfort zone per diventare protagonista su scala mondiale. Perché se la dieta mediterranea fosse davvero un film, sarebbe un capolavoro. Ma come tutti i capolavori, ha bisogno di un ottimo regista. E quel regista, oggi, può essere la comunicazione.
Happy Italy!
La musica cresce grazie al digitale e ai nuovi talenti
La musica è la forma più universale di comunicazione: supera le barriere linguistiche, attraversa culture e tocca l’anima di chiunque la ascolti. Ogni melodia racconta una storia, ogni ritmo crea un legame, ogni nota esprime ciò che le parole a volte non riescono a dire. È un linguaggio senza confini, capace di unire persone diverse in un’emozione condivisa. La musica non è solo suono, ma dialogo: tra artisti e pubblico, tra passato e presente, tra sogni e realtà.
Il digitale ha trasformato la Musica
Negli anni '80, l’arrivo del CD aveva scatenato una schiera di detrattori convinti che la tecnologia avrebbe segnato la fine della musica. Secondo loro, la produzione in serie e la digitalizzazione avrebbero ridotto l'arte a un prodotto senz'anima. Oggi, quei timori si rivelano infondati: non solo la musica è sopravvissuta, ma ha trovato nuove strade per prosperare. In un paradosso affascinante, la trasformazione digitale ha persino riportato in auge il vinile, che si è trasformato in un prodotto di nicchia dal grande valore economico, contribuendo a creare un mercato dinamico e diversificato.
Il digitale ha aperto le porte a nuovi talenti
L’innovazione genera inclusione. Infatti a differenza di altri settori, il mondo della musica ha dimostrato una straordinaria capacità di intercettare talenti. Grazie alle piattaforme digitali, artisti emergenti spesso provenienti dalle periferie hanno avuto l’opportunità di farsi conoscere e di trasformare il proprio talento in un motore di business. È un fenomeno che pochi altri mercati sono riusciti a replicare con tale intensità.
Il mercato della musica in crescita
Parlando di valori la musica ha superato il cinema: nel 2023, i ricavi globali del mercato musicale hanno raggiunto i 45,5 miliardi di dollari, superando gli incassi cinematografici di 33,3 miliardi. Questo successo è stato trainato dalle piattaforme di streaming, che hanno rivoluzionato il consumo musicale. I guadagni delle etichette discografiche e degli artisti sono aumentati del 12% rispetto all’anno precedente, dimostrando l’impatto delle nuove tecnologie. Perfino band storiche hanno beneficiato di questa crescita: ad esempio i Fugees, si sono riuniti e gli ABBA hanno dato vita a quel capolavoro di Human+ Machine che è ABBA Voyage.

La Musica come grande laboratorio
Oggi, scoprire nuovi talenti è più accessibile che mai, e questo è particolarmente evidente nel mondo urbano, dove generi come la trap hanno dato voce a intere generazioni di giovani. Mentre in altri ambiti – come l’ingegneria o la tecnologia – individuare e valorizzare talenti richiede investimenti enormi e risorse complesse, la musica è diventata un laboratorio aperto. Una chitarra, un microfono e un software gratuito possono bastare per alimentare un sogno e dare inizio a una carriera.
Il fenomeno della trap generation, andando oltre le degenerazioni giustamente perseguitate dalle autorità competenti, rappresenta anche un esempio emblematico di come la trasformazione digitale abbia democratizzato il mercato musicale. Nata nelle periferie, questa corrente musicale si è affermata grazie a piattaforme come YouTube, SoundCloud e Spotify, che hanno abbattuto le barriere geografiche e sociali. Artisti come Sfera Ebbasta, Ghali, Geolier e tanti altri hanno costruito la propria carriera partendo da contesti spesso complessi. La trap non è solo musica: è anche storytelling, moda, cultura visuale, creando un ecosistema economico che coinvolge brand, produttori, e community locali.
La Musica abilita l'Innovazione
Questo ha permesso di attivare una filiera economica in grado di generare valore su più livelli. Dai produttori musicali ai creativi del marketing, dai manager ai tecnici del suono, il successo di questi artisti ha creato inclusione, opportunità lavorative e trasformato il mercato musicale in una macchina capace di generare business e innovazione.
Il mercato della musica è la dimostrazione tangibile di come la trasformazione digitale possa essere un acceleratore di creatività, talento e sviluppo economico.
La lezione che ci lascia è chiara: l’innovazione tecnologica non è un nemico, ma un’opportunità. Se gestita con intelligenza e visione, può trasformare anche i mercati più fragili in motori di prosperità, con un impatto positivo non solo sull’economia, ma anche sulle persone e sui territori. La musica, ancora una volta, ci mostra la strada da seguire.
Happy Music!
Imparare per crescere: la formazione come motore del business
Nei miei articoli ho spesso sottolineato l’importanza della formazione e dell’istruzione. Credo fermamente che l’apprendimento garantisca la crescita professionale, mentre l’istruzione rappresenta una delle chance migliori per attivare la scala sociale e offrire al Paese il capitale umano necessario per crescere nella società post digitale.
Mai come oggi la formazione non è più un semplice episodio nella carriera di un professionista, ma un processo continuo, una rotazione verso il nuovo che accompagna ogni fase della vita lavorativa.
Viviamo un’epoca caratterizzata da cambiamenti rapidi e sfide complesse: dall’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa (IAG) alle esigenze legate alla sostenibilità ambientale, la capacità di apprendere costantemente è cruciale.
L'IA ridisegna le competenze
Secondo una recente analisi di Accenture, in Italia saranno necessari programmi di riqualificazione per ben nove milioni di lavoratori nei prossimi anni, un dato che riflette quanto l’IA stia ridisegnando le competenze richieste nel mondo del lavoro. Ma non si tratta solo di aggiornarsi per stare al passo: oggi, la formazione è il mezzo per valorizzare il proprio potenziale, per sviluppare una leadership basata sui valori e per creare un rapporto più consapevole con strumenti come l’IA e con gli obiettivi di sostenibilità.
Un esempio concreto di come la formazione possa diventare un elemento strategico per il successo aziendale è il format LHUB - Human Gaming, che ho adottato con il mio team. Questo approccio incarna pienamente il concetto di apprendimento continuo, combinando lo sviluppo di competenze tecniche e relazionali con una visione innovativa che integra le potenzialità dell’intelligenza artificiale.

Il LHUB per rafforzare la Leadership
Nel nostro percorso, il format LHUB si è rivelato fondamentale per rafforzare la leadership dei partecipanti, aiutandoli a proporre soluzioni ancorate a valori condivisi. Allo stesso tempo, abbiamo esplorato l’interazione tra persone e IA, trasformandola in un vantaggio strategico grazie a sessioni mirate alla creazione e verifica di output generati dall’intelligenza artificiale. Non meno importante è stato il lavoro sulla capacità di bilanciare l’efficienza operativa con il benessere, un principio che definiamo “velocità sostenibile”, così come l’abilità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti attraverso la simulazione di scenari e risposte innovative.
Le trasformazioni del lavoro non si limitano all’IA. Un altro fronte cruciale è rappresentato dalle competenze legate alla sostenibilità. Il divario di competenze nel settore green potrebbe arrivare a 7 milioni entro il 2030, rappresentando un ostacolo significativo al raggiungimento degli obiettivi climatici globali.
La necessità per le aziende di investire
Le aziende più lungimiranti stanno già investendo in:
- Piattaforme di formazione mirate a ridurre il gap di competenze, rendendo i dipendenti attori attivi del cambiamento.
- Cultura aziendale orientata al purpose, cioè al raggiungimento di obiettivi significativi, come la transizione verso la neutralità climatica.
Un dato significativo, rivela che quasi 9 giovani su 10 appartenenti alla Gen Z e 8 su 10 Millennial attribuiscono valore a lavori che offrono un senso di scopo. La formazione, dunque, non è più un processo isolato: è un percorso per attirare e trattenere nuovi talenti in un momento di grande trasformazione.
La formazione continua è, oggi più che mai, un tema centrale per chiunque voglia affrontare le sfide di un mercato del lavoro in continua evoluzione. L’apprendimento non è più un momento isolato nella carriera, ma un percorso costante che ci permette di crescere, innovare e contribuire al cambiamento. Ho sempre creduto che investire nella formazione sia la strada più sicura per costruire competenze solide, rafforzare la propria leadership e affrontare con successo le trasformazioni in atto.
Sono proprio questi temi che ho avuto il piacere di approfondire in un nuovo progetto, un podcast realizzato da Forbes Italia in collaborazione con UM Italia. Nel primo episodio, abbiamo discusso dell’importanza della formazione e di come essa sia il fondamento di qualsiasi strategia di crescita personale e professionale. Ringrazio Forbes per avermi coinvolto in questa iniziativa, che rappresenta un’occasione unica per condividere esperienze, spunti e consigli utili a chi vuole continuare a migliorarsi.
La mia intervista a Forbes
Vi invito ad ascoltare il primo episodio del podcast “Communication Tips”, disponibile a questo link: Forbes Italia presenta il podcast “Communication Tips”. È un progetto che ho trovato estremamente stimolante, e spero possa ispirare anche voi a considerare la formazione non solo come un obiettivo, ma come una filosofia di vita.
https://www.youtube.com/watch?v=e18feBOgZyY
Happy Training!










