La settima edizione del Motor Valley Fest di Modena conclusa la settimana scorsa mi ha permesso di focalizzarmi rispetto all’importanza delle aziende sul territorio e di come l’alleanza pubblico-privato può creare eccellenza come accade nella “valle dei motori”.

Il legame dei grandi brand dell’automotive del lusso e della loro filiera con Modena è palpabile, una connessione che si basa su una missione condivisa, tanto forte che non credo sia immaginabile organizzare questo evento in un altro luogo senza svuotarlo di significato.

Persone, eccellenza, trasformazione, tecnologie, riconoscenza, sono state le parole più usate dai relatori, parole che erano azione, uno storydoing che dal passato andava al futuro senza generare alcun dubbio nell’audience.

Le aziende sono radicate nel territorio

Ascoltando storie, visioni e ambizioni, mi ha restituito una consapevolezza nitida: le aziende qui non sono semplicemente presenti, ma profondamente radicate. Non si limitano a operare sul territorio, lo abitano, lo rappresentano, ne portano avanti l’identità come parte integrante del proprio DNA. Quello che ho percepito è un senso di appartenenza raro, quasi fisico, che trasforma ogni presenza industriale in un atto culturale. Il Motor Valley Fest, in questo, è un esempio limpido di “glocalismo attivo”: un evento che nasce locale, ma parla un linguaggio capace di attraversare confini. 

È il racconto di un territorio che non esporta solo prodotti, ma valori, eccellenza e visione sostenibile, con un’intensità che difficilmente si può replicare altrove.

In questo contesto così fertile, si percepisce con chiarezza quanto la co-progettazione tra pubblico e imprese private sia ormai una leva strategica, non un’opzione.

Contribuire alla costruzione di un ecosistema

Non si tratta più solo di sponsorizzare un evento, ma di contribuire attivamente alla costruzione di un ecosistema che genera valore reale e misurabile: innovazione tecnologica, investimenti che restano sul territorio, opportunità di lavoro qualificato per le nuove generazioni. In questo senso, realtà come la mia Accenture agiscono non da ospiti, ma da abilitatori sistemici: portando competenze, reti internazionali e strumenti digitali in grado di amplificare ciò che già esiste e traghettarlo nel futuro. Una partecipazione che non è presenza, ma partecipazione generativa, capace di creare impatto ben oltre il perimetro dell’evento.

Motor Valley Fest 2025: alleanza tra imprese e territorio per l'innovazione
Motor Valley Fest 2025: alleanza tra imprese e territorio per l’innovazione

Motor Valley Fest, evento collettivo

È proprio in questa logica che il Motor Valley Fest si distingue da un punto di vista comunicativo: non come semplice vetrina, ma come performance collettiva di reputazione attiva. Qui ogni brand anche attraverso i suoi CEO è chiamato a “stare in scena” non con slogan, ma con comportamenti, scelte, progetti concreti. È nei gesti, nelle partnership, nei contenuti portati sul palco — o nei prototipi esposti nei cortili — che si leggono e respirano i valori autentici delle aziende. Oggi la reputazione non si dichiara, si dimostra,  in contesti come questo lo spazio per la retorica è minimo. La forza di un’azienda si misura nella coerenza tra ciò che promette e ciò che mette in campo. Il Motor Valley Fest, da questo punto di vista, diventa una lente d’ingrandimento potente su cosa significhi davvero “essere rilevanti” nel 2025.

La trasformazione che lascia il segno

E proprio perché visibilità e coerenza oggi camminano insieme, diventa evidente come la vera trasformazione — quella che lascia il segno — non possa essere solo digitale, ma deve essere anche culturale. Tra le parole più ricorrenti durante l’evento ho sentito “tecnologie” e “persone” pronunciate con la stessa intensità: segno che l’innovazione, per essere credibile, ha bisogno di cuore e infrastruttura insieme. In questo equilibrio sottile si inserisce il contributo delle aziende partecipanti, che non portano solo soluzioni digitali, ma una visione integrata fatta di competenze, attenzione alla sostenibilità, e crescita della leadership interna ed esterna. Non si tratta di spingere la trasformazione: si tratta di accompagnarla, con la consapevolezza che ogni accelerazione ha senso solo se inclusiva, formativa e umana.

La sostenibilità abilita il cambiamento

E accompagnare davvero la trasformazione oggi significa anche assumersi la responsabilità del suo impatto. La sostenibilità, in questo scenario, non è un’appendice né una moda da inserire nei panel: è la metrica profonda del cambiamento. L’ho vista emergere non solo nei discorsi, ma nelle scelte visibili di molte aziende: dalla mobilità elettrica ai materiali riciclati, dalla progettazione circolare all’educazione dei giovani talenti verso un’industria più consapevole. La mia Accenture, in particolare, si muove in questa direzione con una visione che integra ambiente, tecnologia e inclusione, perché sa che un ecosistema è davvero tale solo quando la crescita è condivisa, misurabile e sostenibile nel tempo. In un contesto così, la sostenibilità smette di essere narrativa e diventa cultura operativa.

Ecosistema attivo: imprese, istituzioni, comunità

Ci tengo a concludere condividendo che da questo evento  vale la pena allargare lo sguardo. Ciò che accade a Modena non è solo un evento di settore, ma un esempio di come un territorio possa diventare ecosistema attivo, in cui imprese, istituzioni e comunità si riconoscono e agiscono insieme. La Motor Valley dimostra che quando c’è una missione condivisa, l’identità non è nostalgia: è motore di innovazione viva. È un invito, sottotraccia ma potente, per altri settori del Made in Italy— dall’agroalimentare al turismo, dall’energia alla formazione — a domandarsi se il proprio racconto poggia ancora su narrazioni esterne o se ha trovato, invece, la forza di esprimersi attraverso fatti, alleanze e visioni incarnate.

Forse il vero lascito di eventi come questo non è la celebrazione, ma la chiamata a costruire contesti dove le parole — persone, eccellenza, trasformazione, riconoscenza — non restano nei discorsi, ma prendono forma. Camminano. E lasciano una traccia.

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Armando Barone

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