Le recenti Olimpiadi di Parigi ci hanno regalato momenti di grande emozione, tenendo milioni di persone incollate ai loro schermi. Con 40 medaglie conquistate, gli atleti italiani hanno mostrato al mondo la loro determinazione, il loro talento e il loro spirito.

Guardare le Olimpiadi non è come assistere a qualsiasi altro evento; è un’esperienza che va oltre la competizione. È un viaggio emotivo, fatto di lacrime di gioia e di dolore, di vittorie e sconfitte, ma soprattutto di un’ammirazione profonda per le capacità umane. In questi momenti, è impossibile non apprezzare il meraviglioso mondo dello sport.

Perché lo sport rappresenta una meraviglia così importante, ed è nostro dovere salvaguardarlo e svilupparlo ulteriormente?

Per rispondere a questa domanda, è fondamentale riconoscere le opportunità offerte e le criticità che dobbiamo affrontare. La stessa Costituzione italiana riconosce lo sport come una “difesa immunitaria sociale,” una metafora potente che esprime come lo sport agisca non solo sul corpo, ma anche sulla mente e sulle relazioni sociali, proteggendo e rafforzando il tessuto della nostra società. Questa funzione di coesione sociale è evidente in ogni campo di gioco, dove lo sport promuove inclusione, solidarietà e rispetto reciproco.

Un primo dato da considerare: il 75% delle medaglie vinte dall’Italia alle Olimpiadi di Parigi sono state conquistate da atleti provenienti dai gruppi sportivi delle forze dell’ordine pubblico.

Già nel 1955 nel documentario “La palla è rotonda”, Sergio Zavoli, offriva un ritratto significativo del calcio amatoriale giovanile nei campetti di periferia in Italia, concentrandosi sulla squadra piemontese Fiorio Sport. Zavoli metteva in luce la passione dei giovani giocatori e l’importanza della comunità e della solidarietà nello sport, sottolineando anche le sfide economiche e organizzative affrontate dalle piccole società sportive. Consiglio la visione di questo documentario, perché con la sua attenzione al ruolo educativo del calcio, ci ricorda quanto lo sport ancor più oggi possa essere un potente strumento di crescita personale e collettiva.

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Nonostante le sue enormi potenzialità, lo sport in Italia è ancora frenato da diverse criticità, a partire dalla mancanza di infrastrutture adeguate, soprattutto nel Sud del Paese. Nelle prime tre classi delle scuole elementari, l’educazione motoria è affidata a maestre e maestri che, pur con la migliore volontà, non sempre possiedono la formazione necessaria per trasmettere l’importanza di questa disciplina.

Il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha recentemente sollevato un’altra importante questione: perché in Italia sembra che senza un grande evento sportivo sia quasi impossibile costruire nuove infrastrutture?

Limitare la creazione di infrastrutture genera un  circolo vizioso che limita l’accesso alla pratica sportiva, impedendo l’emergere di nuovi talenti e riducendo l’efficacia dello sport come strumento educativo e sociale.

Cosa serve per fare cultura dello sport

Per fare cultura dello sport, è essenziale costruire sia la “letteratura” che i “luoghi” dove rappresentarla. Senza adeguate infrastrutture sportive, il nostro paese rischia di perdere il proprio futuro sportivo, proprio come un manto erboso senza acqua non può fiorire.

Questo problema è particolarmente evidente nel Sud Italia, dove su 403 atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi, solo 76 provenivano dal meridione.

Un dato che riflette una realtà incerta: le opportunità sportive non sono distribuite equamente nel nostro paese. Solo il 26% delle infrastrutture sportive si trova al Sud, e la maggior parte degli impianti è di proprietà privata, rendendo la pratica sportiva un lusso per pochi.

Senza accesso a strutture pubbliche, molti potenziali campioni non hanno la possibilità di emergere, creando, anche su questo versante, un ostacolo alla mobilità sociale.

Eppure il Sud ha generato grandi campioni, pensiamo a Pietro Mennea, con la sua straordinaria carriera e il record mondiale nei 200 metri nel 1980, rimane ancora oggi un simbolo di resilienza e talento, ma sappiamo tutti, lo stesso Mennea lo aveva raccontato più volte, che il suo percorso fu  ostacolato da una mancanza di risorse che ancora oggi penalizza molti altri giovani.

Opportunità: lo sport come motore sociale ed economico

Quindi dovremmo essere tutti d’accordo che lo sport non è solo un toccasana per la salute, ma anche un potente motore sociale ed economico. Le discipline sportive di squadra, ad esempio, insegnano ai nostri giovani le competenze sociali necessarie per costruire relazioni significative, sia nella vita personale che nel lavoro. Inoltre, lo sport promuove valori essenziali come la competizione leale e la resilienza, qualità di cui la nostra società ha urgente bisogno.

La chiusura delle Olimpiadi di Parigi deve essere un trampolino di lancio verso il prossimo grande evento italiano: le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina del 2030. Questo evento rappresenta una straordinaria opportunità per un territorio già economicamente avanzato, in grado di dare slancio all’intero paese.

I grandi eventi sportivi presentano sempre sfide e rischi, ma le opportunità sono altrettanto grandi. Le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina potrebbero generare un impatto economico significativo, con la creazione di infrastrutture pubbliche, l’incremento del turismo e la promozione del brand Italia a livello internazionale.

Concludo, e mi auguro che lo sport sia presto tra le priorità nelle agende dei grandi leader della politica, dell’economia e del sociale. Con investimenti adeguati e una riorganizzazione delle infrastrutture, possiamo creare un circolo virtuoso, una vera e propria “vitamina” per il benessere del paese. Lo sport può potenziare la crescita dei nostri figli, offrire soluzioni a chi vive nel disagio, creare una migliore cultura della salute, generare economia e perché no, aumentare le nostre medaglie alle prossime Olimpiadi, come ha saputo fare la Francia.

Happy Sport!

 

 

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Armando Barone Armando Barone
Ufficialmente il mio percorso nel mondo della comunicazione inizia nel 1999, ma ho sempre creduto di averlo iniziato molto tempo prima. Ed esattamente nel 1980 quando il terribile terremoto dell’Irpinia che aveva devastato la mia città Napoli, fu per il bambino di allora assetato di sorprese, l’occasione per ritrovare tra le mura fogli di giornale. Una vera magia! Le pareti crollate rivelavano pagine sovrapposte di quotidiani che una volta si usavano per favorire l’aderenza della carta da parato.