È “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.

Così recita l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.

In Italia, il flagello dei femminicidi ha gettato un’ombra oscura sulla società negli ultimi anni. I recenti fatti di violenza contro le donne hanno scosso le coscienze e richiamato l’attenzione sulla necessità urgente di un cambiamento significativo. Non basta: bisogna trasformare la violenza contro le donne in un tabù.

I femminicidi sono solo la parte più dolente perché se consideriamo gli abusi sulle donne a tutti i livelli, il panorama diventa ancora più preoccupante.

Nota doverosa questa distinzione non riguarda solo il nostro paese, anche in contesti più evoluti la situazione è delicata. Il 49% delle donne nel Regno Unito ha subito un livello di abuso o molestie durante il gioco o lo streaming online, percentuale che sale al 75% tra le persone di 18-24 anni.

Trasformare un moto di coscienza in un tabù è possibile a patto che si intervenga creando sinergia tra tre pilastri: la normativa, le organizzazioni e l’istruzione.

La legge è il fondamento su cui si basa una società giusta e civile. Pertanto, è essenziale che la normativa sia rigorosa e applicabile da parte degli addetti ai lavori. Inoltre, è cruciale promuovere una cultura di denuncia e garantire che le vittime si sentano sicure nel segnalare abusi.

Le organizzazioni e i “purpose brands” possono svolgere un ruolo significativo nella creazione di un ambiente sicuro e rispettoso per le donne. Le aziende possono contribuire a combattere il femminicidio attraverso politiche e pratiche aziendali orientate all’uguaglianza di genere e alla sensibilizzazione. Questo potrebbe includere programmi di formazione per i dipendenti sul rispetto e la prevenzione della violenza di genere, nonché la promozione di presidi ed eventi sul territorio che possano diventare momenti di crescita per tutti.

diritti delle donne armandobarone

Collaborare con enti locali e nazionali per promuovere campagne di sensibilizzazione che sfatino i miti e le credenze errate che perpetuano la violenza contro le donne. Certo tutto questo deve partire dalle aziende innanzi tutto come esempio creando un ambiente di lavoro in cui le donne si sentano supportate e rispettate, alimentando la parità di genere in ambito professionale e superando il fenomeno del gender gap.

E poi a fare la differenza c’è il delicato aspetto dell’istruzione che non è ultimo in ordine di importanza. L’istruzione è la chiave per il cambiamento a lungo termine. Gli sforzi dovrebbero essere concentrati su programmi educativi che promuovano l’uguaglianza di genere, il rispetto reciproco e la consapevolezza delle problematiche legate alla violenza di genere. Questi programmi dovrebbero essere integrati nelle scuole a tutti i livelli, coinvolgendo le famiglie degli studenti, incoraggiando una nuova generazione a rispettare e valorizzare l’uguaglianza di genere.

Inoltre, l’istruzione può anche svolgere un ruolo cruciale nell’empowerment delle donne, fornendo loro le competenze necessarie per essere economicamente indipendenti e consapevoli dei propri diritti.

Su questi ho scritto recentemente un articolo sulla discriminazione a cui le donne sono ancora assoggettate quando si parla di materie STEM.

Come comunicatore credo che affrontare il tema della violenza contro le donne in Italia richiede anche un impegno inderogabile da parte di tutti gli addetti ai lavori. Comunicare il cambiamento duraturo significa comunicare innanzitutto il superamento di arcaiche vedute. È solo attraverso la comunicazione capillare e l’azione coordinata che possiamo sperare di porre fine a questa tragedia e costruire un futuro più sicuro per le donne italiane.

Segnalo un interessante iniziativa in un paese lontano dal nostro, il Kazakistan. Lo scorso autunno è stato aperto a Karaganda una stazione di polizia per donne. Definita come un Centro Unificato di Assistenza Familiare, la stazione impiega esclusivamente donne ed è rivolta in particolare a coloro che subiscono abusi domestici o economici. L’iniziativa offre consulenze gratuite con avvocati, psicologi, esperti fiscali, ufficiali giudiziari e altro, con la possibilità di contatto anonimo. La stazione di polizia è dotata anche di un’area giochi per le donne che portano con sé i loro figli. Entro un mese dall’apertura, erano già state elaborate oltre 500 richieste.

L’impegno per un mondo senza violenza di genere è una responsabilità condivisa da tutti.

Happy Women!

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Armando Barone Armando Barone
Ufficialmente il mio percorso nel mondo della comunicazione inizia nel 1999, ma ho sempre creduto di averlo iniziato molto tempo prima. Ed esattamente nel 1980 quando il terribile terremoto dell’Irpinia che aveva devastato la mia città Napoli, fu per il bambino di allora assetato di sorprese, l’occasione per ritrovare tra le mura fogli di giornale. Una vera magia! Le pareti crollate rivelavano pagine sovrapposte di quotidiani che una volta si usavano per favorire l’aderenza della carta da parato.