Siamo certi che la necessità di trasformare il modello verso la sostenibilità sia un tema che unisce le generazioni? Siamo certi che la generazione Z di Greta Thunberg rappresenti il propulsore di questa grande rivoluzione per vivere in una società che finalmente si riconcili con i ritmi del mondo per diventare al contempo più evoluta e armonica?
Oppure stiamo provando ad imprimere un cambiamento senza garantirci di avere on board chi di fatto dovrà trainarla, e pagarla, nei prossimi decenni?
Una survey commissionata da Enel Green Power e realizzata dall’Istituto Piepoli che analizza la Gen Z ha un output molto interessante.
L’analisi mostra che tra i giovani esiste una fascia di “paladini dell’ambiente” – il 19% degli intervistati – che dicono di fare sforzi concreti per salvaguardare il pianeta, preferiscono pagare di più per prodotti “sostenibili” e partecipano a manifestazioni di piazza. Ci sono anche i “virtuosi” – il 25% – attenti a non sprecare elettricità, acqua, cibo e a fare la raccolta differenziata dei rifiuti.
Ma i due gruppi insieme rappresentano ancora una minoranza, pur se consistente, sul totale dei giovani intervistati.
La Gen Z è la prima generazione nativa digitale e costituisce quasi un terzo della popolazione globale, sono quindi il segmento demografico più grande. Cresciuti durante il tumulto di una crisi finanziaria e della guerra al terrorismo, sullo sfondo della crescente digitalizzazione e della crisi climatica, la Gen Z è caratterizzata da un insieme unico di valori e ambizioni. Ma questo va oltre il fatto che possano essere autentici interpreti di un mondo più sostenibile.
Con la crisi in Ucraina aumentano anche le tensioni geopolitiche, i giovani, sempre dalla survey di Enel Green Power, sembrano prestare poca attenzione al legame tra sostenibilità ed energia: solo il 16% lo indica. E sempre il 16% dice di voler approfondire la questione della transizione energetica (il 14% quella della decarbonizzazione) mentre il 40% pensa soprattutto al tema generale del cambiamento climatico.
Certamente una parte della Gen Z è una forza trainante in grado di modellare la cultura e i comportamenti, ma questa minoranza saprà includere la maggioranza oppure rischia l’effetto torre d’Avorio con il possibile risultato di trasformare anche la sostenibilità in un tema divisivo?
Ancora credo che un ruolo decisivo lo debba interpretare il mondo della comunicazione che deve ancora trovare una metrica condivisa con questa nuova generazione, oscillando tra il disimpegno e l’esaltazione dei giovani ma di fatti abdicando al fondamentale ruolo di comunicare in maniera inclusiva.
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