L’Italia è custode di un patrimonio culturale immenso che non è ancora riuscito a manifestare completamente il suo potenziale in termini economici e di incremento del benessere della società nel suo insieme. L’era post digitale offre l’opportunità di agire per valorizzare ulteriormente le ricchezze culturali del nostro Paese, per chi aspira a rivitalizzare l’economia italiana, “rammendare” il tessuto sociale e rafforzare il nostro prestigio a livello mondiale.

Un obiettivo che necessita di una forte discontinuità per progredire in un contesto macroeconomico e geopolitico fluido.

Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha coniato una definizione straordinaria per la nostra amata Italia: “superpotenza culturale”. Queste parole riflettono in modo perfetto la ricchezza inestimabile del nostro Paese in termini di patrimonio culturale e artistico e l’ambizione che deve muovere l’ecosistema per migliorarsi ulteriormente. Obiettivo utopico? Per nulla. Bisogna infatti rendersi conto che nessuna nazione ha asset comparabili a quelli dell’Italia che detiene il primato per il numero di siti inclusi nel Patrimonio mondiale UNESCO: sono ben 59 con la Spagna che si ferma a 49, la Francia a 51, la Germania 37 e Regno Unito 28.

super potenza culturale_armandobarone

Questi numeri rendono inoltre più semplice inquadrare l’importanza del risultato ottenuto dal Ministero nei confronti dell’UNESCO rispetto alla volontà di escludere Venezia dalla lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Per valorizzare ulteriormente la ricchezza artistica, culturale e paesaggistica italiana è fondamentale costruire un forte immaginario per trasmettere la bellezza e la profondità della nostra cultura e sprigionare la potenza culturale della nostra unicità. Non è una missione impossibile perché il mondo desidera profondamente l’Italia.

Un esempio interessante in tal senso è l’introduzione del costo di ingresso al Pantheon a partire da luglio, una scelta strategica significativa

La cifra del biglietto è stata emessa più che accessibile a un prezzo di 5 euro.

Tuttavia, è interessante notare che questa iniziativa non solo ha contribuito alla conservazione del monumento, ma ha generato un effetto a scala molto interessante.

Nel mese di agosto, il Pantheon ha registrato una target eccezionale: oltre 200.000 visitatori, generando un incasso superiore al milione di euro.

Ma c’è un aspetto ancor più notevole in questa storia. Parte del ricavato è stato destinato a sostenere i meno fortunati di Roma, dimostrando la capacità di “rammendare” la comunità locale evidenziando quindi in maniera tangibile come la cultura possa rappresentare un ruolo motore per il benessere sociale.

L’altra parte delle risorse è stata investita nella tutela e nel miglioramento del Pantheon stesso, contribuendo a garantire la qualità dei servizi offerti ai visitatori. Questo approccio olistico alla gestione del patrimonio culturale conferma anche che le strategie dirompenti possono generare un impatto positivo su molteplici livelli. Immaginiamoci gli effetti che questo progetto potrebbe avere se portato a scala sull’intero territorio nazionale.

Un altro anello a diposizione della superpotenza culturale è la trasformazione digitale.

Il digitale non sostituisce la visita fisica ai musei e ai luoghi culturali, ma piuttosto la migliora. Durante la pandemia, il Ministero dei Beni Culturali ha emesso un appello ufficiale a tutti gli enti del patrimonio culturale per digitalizzare i loro contenuti. Questa iniziativa ha consentito l’accesso a un pubblico più ampio, compensando l’assenza causata dalle restrizioni sanitarie.

Il digitale sta rendendo la fruizione del patrimonio culturale non solo più agevole ma anche più coinvolgente e istruttiva. Le nuove tecnologie permettono di esplorare virtualmente i musei, le opere d’arte e i siti storici, offrendo esperienze immersive che arricchiscono la comprensione e l’apprezzamento del patrimonio italiano. Nel mondo che è entrato nell’era post-digitale investire nelle nuove tecnologie dovrebbe essere centrale a qualsiasi strategia.

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Armando Barone Armando Barone
Ufficialmente il mio percorso nel mondo della comunicazione inizia nel 1999, ma ho sempre creduto di averlo iniziato molto tempo prima. Ed esattamente nel 1980 quando il terribile terremoto dell’Irpinia che aveva devastato la mia città Napoli, fu per il bambino di allora assetato di sorprese, l’occasione per ritrovare tra le mura fogli di giornale. Una vera magia! Le pareti crollate rivelavano pagine sovrapposte di quotidiani che una volta si usavano per favorire l’aderenza della carta da parato.