Le emergenze che stiamo vivendo hanno cementato le organizzazioni sul modello purpose driven. Basta digitare la parola sul web per realizzare le tante e belle iniziative delle aziende in questo senso.  Nel grafico di Google trend al termine “purpose” viene associato il valore 100 per indicare che lo stesso termine è stato cercato dagli utenti con una maggiore frequenza rispetto ad altre parole.

Ma come rendere questo importante framework parte integrante della quotidianità nel lavoro come professionista e come team? Questa è la domanda che dovremmo considerare.

Non credo che ci sia una soluzione univoca ed è anche per questo che condivido il mio punto di vista.

Credo che nella pratica il purpose coincida con l”innovazione’, con la capacità di vivere il contesto di cambiamento in maniera aperta nei confronti del nuovo e pronto a mettere in discussione i processi consuetudinari valorizzando il ‘business as usual’ come leva per innestare positivamente il nuovo e creare valore per le persone.

Nel pratico vuol dire attivare un ‘meccanismo’ se vogliamo anche divertente, di fare challenge alle pratiche quotidiane del lavoro: vado in ufficio per una sessione di design thinking oppure faccio smartworking? Produco un comunicato stampa oppure un podcast? E via dicendo.

purpose cambiamento

Un atteggiamento del genere parte dalla constatazione che il concetto stesso di “comfort zone” è diventato fluido. Mentre i nostri genitori sono entrati nel mercato del lavoro e ne sono usciti ancorati a delle prassi che li hanno accompagnati per tutta la carriera questo oggi non accade. Per questo credo che la leva della formazione sia fondamentale non solo per acquisire skill ma per fare sedimentare culturalmente in ognuno di noi un contesto cambiato strutturalmente nel volgere di pochi anni.

C’è anche un risvolto motivazionale, non solo legato alle competenze, infatti mettersi in gioco rispetto all’innovazione significa un graduale avanzamento verso il purpose cioè uno sviluppo volto a trovare una versione più innovativa di noi stessi.

Questo credo è il significato pratico di purpose =innovazione, piccoli passi che ci portano tutti ad un mondo migliore, azioni che ci rendono migliori professionisti, che ci fanno crescere ed evolvere.

Ogni sfida ci offre l’opportunità di sviluppare un mindset innovativo.

Man mano che il mercato progredisce il professionista avanza, piccoli passi, di un percorso.

Certo a volte non è semplice, ma in un percorso

piccole crisi inaspettate possono aiutare a trovare soluzioni inaspettate, soluzioni innovative.

Si tratta di un processo fatto di micro innovazioni verso una versione più innovativa di noi stessi.

Proprio noi siamo i primi artefici del purpose in action, certo all’interno dello scenario definito dall’azienda dove abbiamo scelto di proseguire il nostro percorso. Connetterci al macro purpose e alle macro innovazioni ci permette di stare nell’ecosistema in modo equilibrato e avere un ruolo nel cambiamento.

È anche una questione di utilizzo innovativo della nostra intelligenza, l’innovazione è il carburante della trasformazione

Non c’è bisogno di fare il pieno ma almeno avere sempre  un livello giusto d’innovazione per non navigare a motore spento.

Happy innovating!

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Armando Barone Armando Barone
Ufficialmente il mio percorso nel mondo della comunicazione inizia nel 1999, ma ho sempre creduto di averlo iniziato molto tempo prima. Ed esattamente nel 1980 quando il terribile terremoto dell’Irpinia che aveva devastato la mia città Napoli, fu per il bambino di allora assetato di sorprese, l’occasione per ritrovare tra le mura fogli di giornale. Una vera magia! Le pareti crollate rivelavano pagine sovrapposte di quotidiani che una volta si usavano per favorire l’aderenza della carta da parato.
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