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Il potere della comunicazione, perché il business deve crederci

Molte aziende trattano ancora la comunicazione come un’attività operativa o estetica (“facciamo il post”, “facciamo il video”), e non come un elemento centrale della strategia di business. L’intento di questo articolo è dissuadere da una comunicazione slegata dal progetto imprenditoriale, perché essa è un asset che impatta direttamente sul conto economico, incidendo su ricavi e profitti. In questo contesto, l’intelligenza artificiale generativa e gli agenti digitali non devono spaventare: rappresentano un alleato per amplificare il potere narrativo e liberare tempo da dedicare al valore.

Il potere delle emozioni e della forma del messaggio

Che sia scritta, ascoltata in un podcast o vissuta visivamente, ogni forma di comunicazione incide sulle decisioni d’acquisto. La struttura del messaggio, il ritmo, le emozioni – il 54% degli acquirenti a livello globale cerca emozioni nello shopping online – che un brand sceglie di condividere influenzano direttamente i clienti.
Senza una strategia, la comunicazione è solo un flusso disordinato: poco importa quanto “bella” possa sembrare.

Un caso ispirante: Etsy e le collezioni algotoriali

Condivido un caso che mi ha colpito.

La piattaforma di e-commerce, focalizzata su prodotti artigianali e vintage, ha introdotto collezioni “algotoriali”: una selezione iniziale curata da persone (50 articoli) viene espansa dall’IA in oltre 1.000 suggerimenti stilisticamente coerenti ma sorprendenti. Risultato? +23% nel tempo medio di sessione sull’app. Un segnale chiaro: la Gen AI può essere complice della scoperta.

B2B: quando la comunicazione diventa relazione

Anche nel B2B la comunicazione non è più solo informativa, ma relazionale. I decisori aziendali non cercano solo dati: vogliono esperienze, coerenza, fiducia. Mai come oggi le figure apicali si mostrano disponibili al confronto – anche pubblico – tra pari. Il confronto diventa un asset per contrastare l’incertezza.
Sempre più aziende B2B si stanno trasformando in B2BtoC, chiamate a comunicare lungo tutta la filiera, fino all’utente finale.
Per questo serve una strategia narrativa capace di connettere valori, tecnologia e persone.

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Sei mosse per reinventare il business attraverso la comunicazione

Ecco 6 consigli pratici per reinventare il business attraverso la comunicazione – sia in contesti B2C che B2B:

  1. Lega il piano di comunicazione al business plan. Questo ti aiuterà a essere rilevante e a distinguere ciò che è “nice to have” da ciò che è “must have”.
  2. Passa da “messaggi” a “esperienze”. Non limitarti a trasmettere informazioni: progetta esperienze di comunicazione che coinvolgano emozioni, sensi e interazioni. Che sia una demo, una mail o un evento, chiediti: cosa sentirà la persona, non solo cosa capirà?
  3. Metti in scena i tuoi valori, non solo i tuoi prodotti. Le persone (clienti, partner o dipendenti) comprano ciò in cui credono. Valorizza la cultura aziendale attraverso storie autentiche, scelte editoriali coerenti e contenuti che riflettano il “perché” oltre al “cosa”.
  4. Integra IA e umanità. L’intelligenza artificiale può moltiplicare efficienza e personalizzazione, ma non deve annullare l’unicità del brand. Usa l’IA come assistente creativo, non come copia-incolla emozionale.
  5. Reinventa i touchpoint interni. La comunicazione non è solo esterna. Newsletter interne, onboarding, riunioni… sono occasioni strategiche per rafforzare l’identità aziendale, alimentare la motivazione e creare senso di appartenenza.
  6. Allena il team alla narrativa strategica. Ogni persona in azienda è un portavoce. Offri formazione e strumenti per trasformare tecnicismi in storie e trasmettere visione, valore e impatto in ogni scambio. La comunicazione efficace è una soft skill strategica.

Happy communication!


Quando lo sport riesce ad accendere il futuro

Quando lo sport riesce ad accendere il futuro

I Greci capirono che lo sport è una leva strategica per unire il popolo intorno ad una missione e creare lo “spirito del tempo”. I romani seppero cogliere questa intuizione ed elevarla nella strategia di gestione di un’area geografica che andava dall’Italia, all’Africa, all’Inghilterra fino al Medioriente creando un pilastro della cultura che ancora oggi riempie la nostra quotidianità.

Lo sport come leva di unione sociale

Lo sport, quindi, non è solo un fatto di trofei. Il campionato di calcio vinto dal Napoli, cattura l’occhio del mondo per la capacità del popolo partenopeo di festeggiare, dai più commentatori considerata “unica”, ma per coglierne il reale valore è nostra opinione bisogna guardare con maggiore attenzione, perché come abbiamo detto lo sport è molto di più 11 giovani talentosi che corrono dietro ad una palla.

La rinascita dal fallimento a modello

Facciamo un passo indietro. La società sportiva Calcio Napoli nel 2004 è fallita. Quando furono portati i libri in tribunale un imprenditore la comprò. Questo signore si chiama Aurelio De Laurentis, l’attuale presidente del club. Come è possibile che un imprenditore senza esperienza nel calcio abbia in poco più di due lustri portato un club fallito ai vertici dello sport nazionale mettendo in fila club blasonati come, Milan, Juventus e Inter?

A nostro parere è stata la capacità di creare un progetto fondato su una missione chiara, “Vincere, vincere e rivincere – dichiara De Laurentis” , basata sui valori del territorio e in grado di creare un nuovo “spirito del tempo”.  I napoletani, tradizionalmente scaramantici, hanno manifestato chiaramente l’adesione a questo nuovo “sentire comune” arrivando a tatuarsi addosso il simbolo del quarto scudetto nonostante la sfida aperta dell’Inter conclusasi solo all’ultima partita disponibile.  Un capolavoro di comunicazione purpose driven.

Quando lo sport riesce ad accendere il futuro
Quando lo sport riesce ad accendere il futuro

Sostenibilità e governance: un modello da studiare

Ma gli economics? De Laurentis nuovo mecenate che ad un certo punto scompare lasciando la società sul lastrico finanziario? Nemmeno per sogno. Il progetto, forte dei propri valori, ha alla sua base la sostenibilità. I conti del club sono in ordine e l’attrattività del brand – un club che gioca in uno stadio che De Laurentis ha voluto fosse chiamato Diego Armando Maradona, un contemporaneo dio dell’Olimpo - , unita ad una capacità di scouting e valorizzazione del talento che pochi possono vantare, ha reso possibile la vittoria del quarto titolo nonostante la rinuncia ai calciatori di maggiore talento, Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia bravi con il pallone tra i piedi, ma non più allineati alla “missione” della dirigenza.

Una vittoria senza precedenti

Non stupisce quindi l’unicità del trionfo del Napoli, considerato ancor più sbalorditivo perché per la prima volta nel campionato di calcio italiano (la formula attuale risale al 1929) una squadra si è affermata dopo un precedente campionato dove si era piazzata solo decima. Sicuramente è stata determinante la figura dell’allenatore ma la scelta del preparatissimo Antonio Conte è stata fondata sui valori e di conseguenza vincente.

Così come i romani forgiarono una missione di popolo in grado di guidare anche l’economia, anche Napoli sta vivendo un momento di entusiasmo che crea indotto economico, nonostante un tessuto socio-economico distante dai migliori modelli occidentali.

Lo sport è una leva di trasformazione

Napoli ha vinto ancora. Era già accaduto nel 2023 quando un’intera economia urbana — ristorazione, trasporti, hotellerie — trasse beneficio dal trionfo. Ma soprattutto, un’intera comunità si riconobbe nel successo.

Lo sport è una leva strutturale di trasformazione, così come le Olimpiadi di Barcellona del 1992 hanno rilanciato prima la città e poi la Spagna, chissà che questa vittoria senza precedenti del Napoli non aiuti il Paese a reinventarsi sulla forza di una missione condivisa.

Happy Sport!


Armando Barone

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