Gli Usa e STEM: il paradosso del gigante tecnologico

Gli Usa e STEM: il paradosso del gigante tecnologico

Gli Stati Uniti sono il faro globale dell’innovazione: dalla Silicon Valley al boom dell’intelligenza artificiale generativa, il paese ha plasmato il proprio successo su una visione fortemente orientata dalla tecnologia. Tuttavia, una sfida emerge quando si guarda più da vicino il capitale umano del paese e si zooma su quello che rappresenta all’unisono l’élite e la ninfa vitale di una nazione che ha al suo centro la tecnologia di frontiera, ovvero le STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).

Ebbene nei precedenti articoli avevamo anticipato delle sorprese, eccone un’altra: in termini di laureati STEM gli USA non appaiono in buona salute. I circa 437 mila laureati in discipline STEM rappresentano solo il 21% dei laureati americani. Negli articoli precedenti abbiamo visto che questa percentuale in Germania rappresenta il 36%, mentre in termini assoluti la Cina ogni anno sforna 4.7 milioni di laureati STEM.

Le discipline STEM negli Usa

Anche il fenomeno della grande attrattività delle Università americane può, dal punto di vista della salute dal capitale umano a stelle e strisce, fornire una lettura non necessariamente positiva: oggi oltre metà dei titoli STEM negli USA sono conseguiti da studenti internazionali. In campi come informatica o ingegneria, gli studenti stranieri dominano le classi, con punte di oltre il 70% nei corsi in computer science.​ Va detto che circa 2/3 di questi laureati rimangono  a lavorare negli Stati Uniti, complessivamente, quasi un quinto della forza lavoro STEM statunitense è composta da nati all’estero.

Gli Usa e STEM: il paradosso del gigante tecnologico
Gli Usa e STEM: il paradosso del gigante tecnologico

Altro elemento critico appare essere la situazione nelle scuole pre-universitarie ( K-12). Nelle ultime rilevazione gli studenti americani fino a 18 anni hanno ottenuto risultati nella media internazionale in matematica e scienze, piazzandosi dietro molte altre nazioni avanzate​.

Sappiamo che la disponibilità di professionisti STEM è un fattore cruciale per tutte le economie moderne, e negli USA una carenza di figure tecnico-scientifiche potrebbe avere conseguenze significative su produttività e competitività.

Le imprese Usa e le difficoltà crescenti

Attualmente, le imprese americane segnalano difficoltà crescenti nel reperire lavoratori qualificati in settori tecnologici. Dopo la pandemia, con la ripresa delle attività, molti datori di lavoro hanno incontrato carenze di manodopera specializzata al punto da dover rallentare la produzione per mancanza di personale adeguato.

Gli Usa e la formazione STEM non sufficiente

Gli Stati Uniti detengono la leadership tecnologica globale in molte industrie, grazie alla combinazione di forte R&S, spirito imprenditoriale e attrazione di talenti. Tuttavia la formazione STEM domestica insufficiente può rappresentare un punto di debolezza significativo.

Chiudo consigliandovi di guardare un breve video in cui il CEO di Apple, Tim Cook, spiega il motivo per cui la sua azienda ha parte della produzione in Cina.

Happy STEM!

 


La Cina e il record nelle STEM: come Pechino sta plasmando il futuro scientifico e tecnologico

La Cina e il record nelle STEM: come Pechino sta plasmando il futuro scientifico e tecnologico

Nell’ultimo articolo abbiamo visto che in merito allo STEM il campione Occidentale è la Germania. Adesso la domanda è: chi è il leader a livello mondiale? La risposta è la Cina, l’impero di mezzo.

Negli ultimi decenni, la Cina ha ridefinito il concetto di crescita tecnologica, emergendo anche come una superpotenza nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Come sapete non è obiettivo di questo blog intervenire in temi di natura politica ma va ricordato per un corretto inquadramento delle informazioni presenti in questo articolo che la Cina non è governata secondo regole democratiche.

Il modello educativo cinese, la strategia vincente

La Repubblica Popolare Cinese ha elaborato una strategia fatta di politiche educative mirate, importanti investimenti in ricerca e sviluppo (R&D) e una stretta collaborazione con il mondo industriale. Una visione che ha consentito al Paese di scalare le classifiche globali dell’innovazione. Questo articolo esplora le chiavi del successo cinese nel mondo STEM e il suo impatto sull’economia globale.

Come detto uno dei pilastri della leadership cinese nelle STEM è il suo sistema educativo. Fin dall’infanzia, gli studenti vengono formati con un forte orientamento alle materie scientifiche e matematiche. Le scuole cinesi pongono un’enfasi particolare su matematica e scienze, tanto che il sistema di valutazione nazionale, il Gaokao, richiede prestazioni eccellenti in queste discipline per accedere alle università più prestigiose.

In Cina 4,7 milioni di laureati STEM

Secondo il World Economic Forum, la Cina produce ben 4,7 milioni di laureati STEM all’anno. Per avere un paragone in Italia questa cifra si aggira intorno a 84 mila persone e in Germania, che abbiamo visto essere il campione per l’Occidente, circa 217 mila ogni anno.

Il governo cinese ha introdotto corsi di intelligenza artificiale, programmazione e big data già nelle scuole superiori, con piani per estendere questi insegnamenti ai livelli più bassi. Parallelamente, iniziative pubbliche e private incentivano la partecipazione alle competizioni di robotica e coding, alimentando il talento STEM fin dalla giovane età.

La Cina e il record nelle STEM: come Pechino sta plasmando il futuro scientifico e tecnologico
La Cina e il record nelle STEM: come Pechino sta plasmando il futuro scientifico e tecnologico

Cina, investimenti miliardari in ricerca e sviluppo

La Cina è oggi il secondo Paese al mondo per investimenti in R&D, con una spesa di oltre 723 miliardi di dollari nel 2023, appena dietro gli Stati Uniti. Questo valore è aumentato di 18 volte rispetto all’anno 2000, segnando una delle crescite più rapide della storia moderna. Pechino destina il 2,68% del suo PIL alla ricerca scientifica, avvicinandosi agli standard delle economie avanzate come gli Stati Uniti e la Germania.

I settori principali di investimento includono:

  • Intelligenza Artificiale (IA): il governo ha stanziato fondi importanti per sviluppare algoritmi avanzati e modelli linguistici, sfidando direttamente le aziende occidentali.
  • Biotecnologie: le aziende cinesi sono sempre più protagoniste nel settore farmaceutico e delle terapie avanzate, con startup e colossi emergenti che sviluppano vaccini, farmaci e terapie geniche.
  • Energie rinnovabili: la Cina è leader nella produzione di pannelli solari, batterie per veicoli elettrici e turbine eoliche, investendo circa 890 miliardi di dollari nel 2023 in tecnologie pulite.
  • Spazio e telecomunicazioni: il programma spaziale cinese ha raggiunto traguardi significativi, come il lancio della stazione orbitale Tiangong e le missioni lunari Chang’e.

Impatto economico: l’innovazione al centro della crescita

L’ascesa della Cina nelle STEM ha avuto un impatto profondo sull’economia, almeno pari all’importanza dei capitali finanziari. Il Paese è passato da essere la "fabbrica del mondo" a una potenza high-tech, con il 30% del valore aggiunto manifatturiero globale. Oltre il 40% del PIL cinese proviene dall’economia digitale, grazie a investimenti in AI, fintech, e-commerce e tecnologie avanzate.

Le aziende cinesi sono protagoniste mondiali in settori chiave, Huawei e ZTE guidano il mercato delle telecomunicazioni e del 5G, BYD e CATL dominano il settore delle batterie e dei veicoli elettrici, Alibaba, Tencent e ByteDance innovano nel fintech, social media e Intelligenza Artificiale.

La Cina ha ormai superato gli Stati Uniti nel numero di brevetti depositati ogni anno e ha conquistato il primo posto per numero di pubblicazioni scientifiche. Le università cinesi sono salite nei ranking internazionali.

Le sfide delle aziende cinesi in IA e comunicazioni 

Nel settore IA, le aziende cinesi stanno sviluppando modelli linguistici sempre più sofisticati, avvicinandosi (e talvolta superando) le controparti occidentali. Nel 5G e nelle telecomunicazioni, Pechino è avanti nella costruzione di infrastrutture e standard globali. Anche nel settore aerospaziale, la Cina si è posta l’obiettivo di competere con NASA ed ESA, con missioni ambiziose su Marte e piani per basi lunari entro il 2030.

Il modello cinese nelle STEM è un esempio di come investimenti strategici e una pianificazione a lungo termine possano trasformare un Paese in una superpotenza tecnologica. Con una forza lavoro altamente specializzata, un ecosistema di ricerca in espansione e un’enorme capacità industriale, la Cina è destinata a giocare un ruolo sempre più centrale nelle innovazioni dei prossimi decenni.

La domanda che il resto del mondo dovrebbe porsi è: come competere con una macchina dell’innovazione così potente?

Happy STEM 

 

 


Investire nelle STEM: la Germania e il segreto del suo successo

Investire nelle STEM: la Germania e il segreto del suo successo

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato dell’importanza di orientare un maggiore numero di giovani allo studio delle materie STEM. Nel mondo post-digitale è infatti determinante avere un capitale umano con un quoziente tecnologico adeguato a cogliere le opportunità che il nuovo contesto offre ed avere una classe dirigente “confident” con le tecnologie, destinate ad essere sempre più un elemento in grado di affiancare le persone per consentire loro di focalizzarsi sulle attività a maggiore valore aggiunto.

Esistono dei Paesi di riferimento? La buona notizia è, si, ci sono delle best practice e nei prossimi articoli proveremo ad analizzarli insieme. E non mancheranno soprese.

STEM e il successo della Germania

Partiamo dalla prima sorpresa. Il paese occidentale più avanzato è la vicina Germania. Questo paese ha trovato la sua formula vincente: investire nelle competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), conosciute in tedesco come MINT (Mathematik, Informatik, Naturwissenschaften, Technik) gli consente di avere un’invidiabile 36% di laureati STEM. L’Italia, ricordiamo, è ferma ad un povero 24%.

Laureati STEM Europa
Laureati STEM Europa

Questi laureati sono la linfa vitale dei settori chiave della “Locomotiva d’Europa” come l’automotive, la meccanica, la chimica e l’elettrotecnica. Nell’industria metalmeccanica ed elettronica, il cuore manifatturiero tedesco, tra il 55-68% della forza lavoro possiede una qualifica STEM. Questo ha permesso al Paese di investire ben 74 miliardi di euro in ricerca e sviluppo solo nel 2023, oltre metà di tutta la spesa tedesca in R&S.

Un ciclo che  ha generato una domanda costante di talenti tecnici, trasformando le lauree STEM in un passaporto sicuro per l’occupazione. E non solo: chi sceglie un percorso STEM in Germania non solo trova lavoro rapidamente, ma guadagna anche molto bene. Il tasso di occupazione per i laureati STEM supera il 91% e i loro stipendi di ingresso partono da 57.000 euro all’anno, arrivando a superare i 120.000 euro per ruoli specializzati.

STEM, serve una strategia chiara

Nulla è figlia del caso. Esiste una strategia costantemente aggiornata dal Ministero federale dell’Istruzione e Ricerca. Proprio di recente il “MINT Aktionsplan”, del 2019 è stato rivisto nella versione 2.0. Questo piano ha l’obiettivo di avvicinare i giovani alle STEM fin dall’infanzia, attraverso programmi educativi mirati e attività extrascolastiche nonché programmi di aggiornamento per i professori. Quest’ultimi beneficiano anch’essi di questo circolo virtuoso: un professore di scuola secondaria tedesco percepisce un salario di ingresso di 64 mila euro (il collega italiano ne guadagna circa 39 mila).

Investire nelle STEM: la Germania e il segreto del suo successo
Investire nelle STEM: la Germania e il segreto del suo successo

Dall’asilo nido all’università, esistono migliaia di iniziative che stimolano nei ragazzi l’interesse per la scienza e la tecnologia. Dalla fondazione "Haus der kleinen Forscher" ("Casa dei piccoli ricercatori") per i più piccoli, ai concorsi studenteschi come "Jugend forscht" ("I giovani ricercano") per gli adolescenti, fino ai FabLab e ai centri scientifici nelle università, la Germania ha creato un ecosistema educativo che rende l’apprendimento STEM coinvolgente e pratico.

Non è quindi difficile immaginare che la Germania riuscirà ad uscir fuori dalle difficoltà emerse dalla guerra in Ucraina anche grazie al proprio capitale umano.

Happy Stem!

 


STEM: la chiave per un Paese

STEM: la chiave per un Paese "Future Ready”

Era il 1988 quando Piero Angela esortava: “ Abbiamo bisogno di uomini che sappiano cucire la cultura umanistica con quella scientifica” e dopo quasi 40 anni la nuova “riforma” della scuola non sembra avere assimilato questo appello. Tutto questo quando l'intelligenza artificiale sta riscrivendo le regole del lavoro, della società e la tecnologia sempre più plasma ogni settore, nel viaggio alla modernizzazione tecnologica dove algoritmi e agenti digitale riscrivono regole e confini.

È forse la conoscenza del latino o del greco a renderci protagonisti della contemporaneità, o la capacità di progettare applicativi di AI? Questa provocazione non è retorica, i recenti avvenimenti ci mettono difronte al fatto che questo è il cuore del dibattito in un dualismo datato tra la necessità di preservare un'istruzione umanistica di stampo novecentesca e l'urgenza di puntare sulle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).

I numeri parlano chiaro: nei paesi più progrediti, l’investimento nelle STEM è un propulsore di produttività. Un +10% nelle competenze tecnologiche corrisponde a un +15% di produttività, secondo l’OCSE. Ancora più eloquente è uno studio della Oxford University: competenze in intelligenza artificiale, apprendimento automatico e scienza dei dati aumentano i salari potenziali del 40%. Questa crescita non è solo numerica, ma metaforica: rappresenta il balzo verso un futuro in cui l’innovazione non sarà più una scelta, ma una necessità.

Se vogliamo vedere l’importanza di questo percorso, basta volgere lo sguardo al Medio Oriente, un’area spesso associata al passato, ma oggi proiettata con forza verso il domani. In paesi come Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, il 77% dei lavoratori ritiene fondamentale aggiornare le proprie competenze STEM per affrontare le sfide dell’era digitale. Non si tratta solo di parole: interi sistemi educativi stanno mutando per supportare la formazione in settori cruciali come la robotica, l’energia sostenibile e l’intelligenza artificiale.

Ad esempio, iniziative come il programma “STEM for All” negli Emirati hanno portato a un incremento del 60% degli iscritti a corsi universitari scientifici in soli cinque anni. Questa regione sta dimostrando che non importa da dove parti, ma dove decidi di andare. Con una visione chiara, l’impegno nel presente può trasformare il futuro.

STEM: la chiave per un Paese "Future Ready”
STEM: la chiave per un Paese "Future Ready”

Il Lavoro come rinascita: case study innovativi 

L’insegnamento delle STEM non conosce confini né barriere, come dimostrano due esempi emblematici. L’Università di Helsinki, ha messo a disposizione dei carcerati un corso per imparare le basi dell’intelligenza artificiale per prepararsi al mercato del lavoro una volta scontatta la loro pena: un’analogia concreta tra la libertà mentale e la libertà fisica.

Nel frattempo, dall’altra parte del mondo, l’UCLA ha deciso di utilizzare l’intelligenza artificiale non solo per sviluppare la tecnologia, ma anche per rafforzare le materie umanistiche. Il corso di letteratura comparata della professoressa Zrinka Stahuljak sfrutta la piattaforma AI Kudu per personalizzare materiali didattici e stimolare l’analisi critica degli studenti. È un esempio di ciò che le STEM possono fare: non cancellare, ma trasformare. Non chiudere, ma aprire.

In questo scenario, i giovani e le imprese non sono più solo consumatori di conoscenza: sono creatori e innovatori. Guidati da capacità, curiosità e necessità, reinventano il mondo attraverso approcci scientifici. Le aziende che sostengono questo spirito imprenditoriale ottengono più di profitti.

Prepararsi al futuro: una scelta necessaria

L’Italia deve guardare avanti. L’idea che l’umanesimo e le scienze debbano convergere è corretta, ma non può distogliere l’attenzione da ciò che conta davvero: preparare i giovani alle competenze STEM, perché il futuro non aspetta.

Il nostro Paese rischia di diventare una sineddoche dell’Europa, una parte che non rappresenta più il tutto, un frammento nostalgico di un passato glorioso, mentre altri costruiscono il domani. Per evitare questa trappola, dobbiamo agire ora.

Il  dibattito si è acceso proprio recentemente, il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha annunciato una riforma volta a rilanciare lo studio della Storia, con una commissione di esperti incaricata di aggiornare le Indicazioni Nazionali. È un tentativo lodevole, ma solleva almeno 3 interrogativi: stiamo forse cercando di invertire il corso di una trasformazione inevitabile? Forse è il passato che ci guida, o l’innovazione che ci chiama? È forse il latino che ci prepara, o la tecnologia che ci insegna?".

Il Ruolo della Comunità Scientifica

La comunità scientifica, però, non può limitarsi a vivere nella sua torre d’avorio, lontana dai dibattiti umanistici e dalla società. È necessario che gli esperti STEM si impegnino in una divulgazione semplice e accessibile, capace di abbattere il muro di incomprensione che spesso separa scienza e pubblico.

Ma non basta. I professionisti delle scienze devono partecipare attivamente alla vita culturale del Paese, contribuendo a creare un tessuto connettivo in cui sapere scientifico e pensiero umanistico non siano più mondi separati, ma un tutt’uno. Solo quando società, umanesimo e scienza dialogheranno in armonia potremo veramente ambire a un’Italia migliore, capace di progredire senza perdere la sua identità.

Se oggi non investiamo nelle STEM, domani resteremo solo a osservare gli altri costruire ciò che avremmo potuto creare. Le STEM non sono un’alternativa, sono la base. Sono la grammatica del futuro, l’alfabeto di un mondo in cui l’innovazione è il nuovo linguaggio universale. Chiudo attingendo ancora da Angela che citando Toraldo di Francia chiude l’intervista con cui ho aperto questo articolo dicendo: “Non bisogna soltanto fare una  la tecnologia a misura dell’uomo ma anche l’uomo, e direi degli intellettuali, a misura della tecnologia”


diritti delle donne armandobarone

L’ecosistema Paese per risollevare i diritti delle donne

È "violenza contro le donne" ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.

Così recita l'art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.

In Italia, il flagello dei femminicidi ha gettato un'ombra oscura sulla società negli ultimi anni. I recenti fatti di violenza contro le donne hanno scosso le coscienze e richiamato l'attenzione sulla necessità urgente di un cambiamento significativo. Non basta: bisogna trasformare la violenza contro le donne in un tabù.

I femminicidi sono solo la parte più dolente perché se consideriamo gli abusi sulle donne a tutti i livelli, il panorama diventa ancora più preoccupante.

Nota doverosa questa distinzione non riguarda solo il nostro paese, anche in contesti più evoluti la situazione è delicata. Il 49% delle donne nel Regno Unito ha subito un livello di abuso o molestie durante il gioco o lo streaming online, percentuale che sale al 75% tra le persone di 18-24 anni.

Trasformare un moto di coscienza in un tabù è possibile a patto che si intervenga creando sinergia tra tre pilastri: la normativa, le organizzazioni e l'istruzione.

La legge è il fondamento su cui si basa una società giusta e civile. Pertanto, è essenziale che la normativa sia rigorosa e applicabile da parte degli addetti ai lavori. Inoltre, è cruciale promuovere una cultura di denuncia e garantire che le vittime si sentano sicure nel segnalare abusi.

Le organizzazioni e i “purpose brands” possono svolgere un ruolo significativo nella creazione di un ambiente sicuro e rispettoso per le donne. Le aziende possono contribuire a combattere il femminicidio attraverso politiche e pratiche aziendali orientate all'uguaglianza di genere e alla sensibilizzazione. Questo potrebbe includere programmi di formazione per i dipendenti sul rispetto e la prevenzione della violenza di genere, nonché la promozione di presidi ed eventi sul territorio che possano diventare momenti di crescita per tutti.

diritti delle donne armandobarone

Collaborare con enti locali e nazionali per promuovere campagne di sensibilizzazione che sfatino i miti e le credenze errate che perpetuano la violenza contro le donne. Certo tutto questo deve partire dalle aziende innanzi tutto come esempio creando un ambiente di lavoro in cui le donne si sentano supportate e rispettate, alimentando la parità di genere in ambito professionale e superando il fenomeno del gender gap.

E poi a fare la differenza c’è il delicato aspetto dell’istruzione che non è ultimo in ordine di importanza. L'istruzione è la chiave per il cambiamento a lungo termine. Gli sforzi dovrebbero essere concentrati su programmi educativi che promuovano l'uguaglianza di genere, il rispetto reciproco e la consapevolezza delle problematiche legate alla violenza di genere. Questi programmi dovrebbero essere integrati nelle scuole a tutti i livelli, coinvolgendo le famiglie degli studenti, incoraggiando una nuova generazione a rispettare e valorizzare l'uguaglianza di genere.

Inoltre, l'istruzione può anche svolgere un ruolo cruciale nell'empowerment delle donne, fornendo loro le competenze necessarie per essere economicamente indipendenti e consapevoli dei propri diritti.

Su questi ho scritto recentemente un articolo sulla discriminazione a cui le donne sono ancora assoggettate quando si parla di materie STEM.

Come comunicatore credo che affrontare il tema della violenza contro le donne in Italia richiede anche un impegno inderogabile da parte di tutti gli addetti ai lavori. Comunicare il cambiamento duraturo significa comunicare innanzitutto il superamento di arcaiche vedute. È solo attraverso la comunicazione capillare e l'azione coordinata che possiamo sperare di porre fine a questa tragedia e costruire un futuro più sicuro per le donne italiane.

Segnalo un interessante iniziativa in un paese lontano dal nostro, il Kazakistan. Lo scorso autunno è stato aperto a Karaganda una stazione di polizia per donne. Definita come un Centro Unificato di Assistenza Familiare, la stazione impiega esclusivamente donne ed è rivolta in particolare a coloro che subiscono abusi domestici o economici. L’iniziativa offre consulenze gratuite con avvocati, psicologi, esperti fiscali, ufficiali giudiziari e altro, con la possibilità di contatto anonimo. La stazione di polizia è dotata anche di un'area giochi per le donne che portano con sé i loro figli. Entro un mese dall'apertura, erano già state elaborate oltre 500 richieste.

L'impegno per un mondo senza violenza di genere è una responsabilità condivisa da tutti.

Happy Women!


famiglie carriere STEM armandobarone

Orientamento Inclusivo: svolta per le carriere STEM

Le recenti statistiche italiane sull'orientamento educativo e professionale dei giovani rivelano una verità fondamentale: le madri svolgono un ruolo predominante nelle decisioni formative dei loro figli. Questa influenza materna è particolarmente significativa nel contesto del deficit di donne nei campi STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). E pone una questione cruciale: le politiche e le comunicazioni di orientamento devono necessariamente includere le famiglie per essere efficaci.

Dati e implicazioni sociali

Il dato che 1,7 milioni di giovani italiani tra i 15 e i 29 anni rientrano nella categoria dei Neet (Not in Education, Employment or Training), superando la media europea di sette punti percentuali, e che la disoccupazione giovanile è al 22%, contro il 13,8% europeo, pone l'accento sull'urgenza di strategie di orientamento più efficaci. Tuttavia, solo il 29,2% degli studenti italiani consegue una laurea. Vale a dire, meno della media europea del 42% (dati Istat/Eurostat), sottolineando la necessità di un orientamento mirato e consapevole.

Nelle famiglie italiane, le madri influenzano il 31,9% delle scelte scolastiche e il 25,4% di quelle lavorative per le generazioni più giovani (18-34 anni), mentre il ruolo dei padri è meno incisivo (11,4% e 13,4% rispettivamente). Inoltre, il 49,3% delle decisioni è influenzato dall'ambiente familiare e parentale, con circa il 20-30% dei giovani che compie scelte senza riferimenti esterni.

Questo quadro evidenzia come le politiche di orientamento debbano coinvolgere attivamente le famiglie, specialmente le madri. Allo scopo di indirizzare le scelte educative e professionali. È essenziale che le madri siano consapevoli delle opportunità e dei percorsi nei campi STEM, dove le ragazze mostrano eccellenze durante gli studi liceali ma tendono poi a scegliere percorsi universitari umanistici. Questa discrepanza sottolinea un gap culturale che necessita di essere affrontato attraverso un'educazione familiare mirata.

famiglie carriere STEM armandobarone

Le campagne di orientamento devono quindi fornire non solo informazioni, ma anche ispirazione e supporto. L'obbiettivo deve essere di incoraggiare le famiglie a intraprendere scelte audaci e a rompere gli stereotipi di genere. Riconoscendo il potenziale delle donne nelle STEM e promuovendo un approccio inclusivo, è possibile iniziare una rivoluzione culturale che veda le ragazze e le donne protagoniste in campi tradizionalmente dominati dagli uomini.

Con un linguaggio chiaro e coinvolgente, le iniziative di orientamento possono stimolare curiosità e aspirazione nelle giovani, spronandole a seguire le loro vere passioni.

Iniziative per il Cambiamento

Di fronte a questa realtà, emergono alcune idee innovative per campagne ed eventi di orientamento che coinvolgano le famiglie:

Workshop Interattivi per Famiglie: Organizzare incontri dove genitori e figli possono esplorare insieme le discipline STEM attraverso esperimenti, giochi educativi e sessioni di problem solving. Questi eventi possono essere ospitati nelle scuole o nei centri comunitari, offrendo uno spazio comune di apprendimento e scoperta.

Campagne di Sensibilizzazione su Piattaforme Social: Utilizzare i social media per diffondere storie di successo di donne nelle STEM, accompagnate da webinar e Q&A con professioniste del settore. Queste campagne possono essere mirate a smontare gli stereotipi di genere e a ispirare sia le giovani che le loro famiglie.

Programmi di Mentorship Familiare: Creare programmi di mentorship in cui professioniste STEM si impegnano a guidare non solo le studentesse, ma anche le loro famiglie, attraverso il percorso educativo e professionale. Questo può aiutare a creare un dialogo aperto e a fornire un modello di riferimento concreto.

Fiere dell'Orientamento con Focus su STEM: Organizzare fiere dell'orientamento dove università e aziende presentano opportunità nei campi STEM, con workshop speciali per genitori su come supportare le scelte educative dei figli in questi settori.

Programmi Estivi di Immersione STEM per Famiglie: Offrire programmi estivi dove famiglie possono partecipare a progetti STEM, sperimentando direttamente il potenziale creativo e professionale di questi campi.

Verso un Futuro STEM Inclusivo

Includendo le famiglie in queste iniziative, si può favorire un cambio di prospettiva e incoraggiare scelte più consapevoli e audaci nel campo dell'orientamento, soprattutto per le ragazze interessate alle discipline STEM. Questo approccio, che vede le famiglie come partner attivi nel processo di orientamento, potrebbe essere la chiave per sbloccare un futuro in cui le donne sono pienamente rappresentate e valorizzate nei settori scientifici e tecnologici.

 

Happy STEM!


trasformazione inclusiva claudia goldin armandobarone

Una Trasformazione inclusiva richiede un Cambiamento esclusivo

In un momento drammatico in cui il mondo viene risucchiato in una nuova spirale di violenza, tra le pieghe delle sfide senza precedenti che il nostro tempo ci presenta, l'inclusione emerge come un imperativo categorico, uno strumento indispensabile per tessere la trama di una società più equa e resiliente.

In un’epoca segnata da sfide mai viste, la fiducia va di pari passo con la crescita di una consapevolezza e di una richiesta di partecipazione da parte delle persone, che in tutto il mondo, stanno portando le loro frustrazioni e richieste nelle famiglie, nelle strade,  nei luoghi di lavoro e, ovviamente, nella vita digitale.

Emergono con forza esempi tangibili di un bisogno crescente d’inclusione, ma anche di una voglia palpabile di costruire qualcosa di nuovo, un sistema che sia parimenti alimentato - e crucialmente formato - da chi oggi viene spinto ai margini del cambiamento: le donne e i giovani.

La partecipazione diviene, dunque, la chiave maestra che apre le porte al cambiamento vero, una trasformazione che affonda le sue radici nel contributo di ciascuno.

Il valore insito in ogni individuo, quando riconosciuto e messo in rete, crea un tessuto sociale robusto e innovativo, capace di affrontare e plasmare il cambiamento, piuttosto che subirlo.

trasformazione inclusiva claudia goldin armandobarone

Donne e giovani, in particolare, rappresentano una forza vitale e propulsiva che, se inclusa e valorizzata, ha il potenziale di innescare una spirale virtuosa di rinnovamento e crescita. La loro voce, le loro idee e il loro entusiasmo sono risorse indispensabili per costruire il futuro che vogliamo: inclusivo, partecipativo e giusto.

Ad esempio,  scoprire nuove modalità di comunicazione con i giovani, aggiornando anche i nostri linguaggi, rappresenta un energico abbraccio verso una porzione sociale che sempre più spesso viene sacrificata nelle ambizioni e nelle opportunità. Avvicinarsi al mondo giovanile non significa solamente offrire opportunità, ma anche saper ascoltare, comprendere e valorizzare le aspirazioni, le idee e le competenze che essi possono esprimere.

Creare canali di dialogo autentico, spazi in cui i giovani possano sentirsi accolti, ascoltati e considerati non solo come destinatari, ma come attori proattivi, significa gettare un ponte verso il futuro, costruendo insieme la strada per un cambiamento inclusivo e partecipato, dove ognuno ha un ruolo determinante nel modellare l'orizzonte che verrà.

La scarsa inclusione della scuola verso la cultura dei giovani tende a minimizzare le aspettative nei confronti del futuro, rischiando di generare un'arida 'assenza di desiderio' di crescita istruttiva da parte del giovane che si sente escluso, e parallela a un ascensore sociale inceppata che priva le nuove generazioni di un futuro per cui lottare.

Questa dinamica spinge, inoltre, le generazioni precedenti a barricarsi dietro le proprie conquiste, finendo per erodere il vero valore del merito e dell'aspirazione. La chiave per invertire questa tendenza risiede nell'implementare un sistema educativo contemporaneo e autenticamente inclusivo, che promuova una cultura della partecipazione e dell'opportunità, garantendo a ogni giovane un percorso che valorizzi le proprie potenzialità e aspirazione.

In questa meditazione sulla necessità di un'inclusione sistemica, la questione della parità di genere emerge con prepotenza su due fronti nevralgici: l'ambito lavorativo e quello formativo. Parlando del contesto lavorativo, ci troviamo a giocare una partita da 28.000 miliardi di dollari, che rappresenta il valore della parità di genere nel mondo del lavoro a livello mondiale.

È fondamentale qui introdurre l’aggettivo “retribuita”, in quanto, nel calcolare il contributo femminile ai PIL nazionali, le attività di cura non retribuite, che secondo l’OCSE gravano sulle donne per un 300% in più rispetto agli uomini, restano invisibili. La bussola internazionale in questo campo è senza dubbio il Global Gender Gap Index, fornito dal World Economic Forum, che ci aggiorna annualmente sui progressi (o regressi) verso una parità di genere che non sia solo lavorativa, ma che includa anche le sfere della partecipazione politica, dell'accesso alle cure sanitarie e dell'educazione.

L’analisi, condotta su 146 Paesi nel mondo, ci ricorda quest’anno che, proseguendo su questa traiettoria, saranno necessari ancora 131 anni per colmare il divario tra uomini e donne. Gli ultimi dati, diffusi da «Forbes», segnalano che il gap retributivo di genere a livello globale ammonta al 17 per cento. Una ventenne che oggi entra a tempo pieno nel mondo del lavoro guadagnerà, lungo un percorso professionale di 40 anni, 407.760 dollari in meno di un suo collega, a fronte di ruoli e mansioni equivalenti.

Anche da un punto di vista della carriera e dei ruoli aziendali, le donne continuano a sperimentare una sofferenza palpabile rispetto agli uomini. Claudia Goldin, insignita del premio Nobel per l’Economia nel 2023 per i suoi studi sul mercato del lavoro femminile, rappresenta un faro in questo ambito. È la terza donna a ricevere il Nobel per l’Economia, la prima a vincerlo in solitaria e la prima per gli studi di genere, settore al quale ha consacrato la sua intera vita professionale.

Il suo premio non è soltanto un omaggio al notevole lavoro di una ricercatrice, ma anche un riconoscimento che l’analisi delle differenze di genere, delle cause e delle persistenti forme di una delle più acutizzate disuguaglianze, sia un argomento cardine per l’economia e una dimensione cruciale per comprendere le più rilevanti trasformazioni socio-economiche del nostro tempo.

L’accrescimento della partecipazione delle donne al mondo del lavoro rappresenta una delle metamorfosi più salienti dell'ultimo secolo. I tassi di occupazione femminili hanno più che triplicato nell’ultimo secolo, mentre quelli maschili sono rimasti sostanzialmente stabili. Nonostante ciò, al giorno d'oggi, solo il 50% delle donne nel mondo sono inserite nel mercato del lavoro, contro una percentuale dell'80% di uomini occupati. Una discrepanza che necessita non solo di analisi, ma di interventi mirati e sistematici per la costruzione di un futuro realmente paritario.

Da un punto di vista formativo in un'epoca di profonda trasformazione tecnologica, dove la necessità di manodopera specializzata in ambito scientifico e tecnico diviene cruciale per superare le sfide future, questa disparità non è solo un'iniquità sociale, ma rappresenta un autentico freno allo sviluppo e all’innovazione del nostro sistema Paese e dell’intera Unione.

Nonostante i passi avanti, nell'intero panorama dell’Unione Europea, le donne persistono a essere sottorappresentate nei percorsi formativi a impronta scientifica e tecnologica. Di fronte a una media UE di circa 21 laureati STEM per ogni 1.000 giovani tra i 20 e i 29 anni, le laureate sono soltanto 14,9, mentre il dato relativo ai maschi è quasi doppio, posizionandosi a 27,9. Un divario che si manifesta, con differenti intensità, in tutti gli stati dell’Unione.

In Italia, la media dei laureati in materie scientifiche (entrambi i sessi inclusi) è ancor più bassa, registrando un 16,4 per mille giovani residenti. La percentuale di laureati STEM maschili cresce a 19,4, mentre quella delle laureate si ferma a 13,3, evidenziando un distacco di circa 6 punti. Si tratta di una tendenza di lungo periodo che può essere invertita solo portando su scala sistemica le eccellenze spesso iper-locali che al momento produce la collaborazione pubblico- privato.

Immaginiamo per un istante un giardiniere che, volendo far prosperare il suo giardino, sceglie consapevolmente di zapparsi sui piedi, impedendo a se stesso di camminare, di prendersi cura delle piantine e, quindi, di vedere fiorire i suoi sforzi.

Metafora che trova sponda diretta con quanto accade nella nostra società quando scegliamo di trascurare l'inclusione e di non alimentarla nelle generazioni emergenti e nelle donne. Abbiamo in mano il rastrello della parità, l'acqua dell'equità e i semi della crescita economica, basterebbe far fiorire coloro che sono ancora troppo ai margini della partecipazione, per realizzare un habitat in cui l'economia e la società possano prosperare insieme, in un equilibrio sano e produttivo.

Non permettere a chiunque di accedere alle risorse, alle opportunità e ai sogni equivale a privare il terreno della nutrizione necessaria perché possano germogliare semi vigorosi e resilienti.  In uno scenario internazionale che ci vede di fronte a sfide imponenti, il coinvolgimento, la partecipazione e la condivisione di ogni singolo pezzo di terreno fertile, rappresentato da ogni individuo, diventano imperativi categorici da cui non possiamo e non dobbiamo prescindere.

Nutriamo e irrighiamo insieme il nostro giardino comune, cosicché il futuro possa sbocciare in un'esplosione di colori, talenti e opportunità, a beneficio di tutti.

Happy inclusion!


nuova scuola armandobarone

La "nuova scuola" e la sfida del Cambiamento

Il settore della scuola deve adattarsi ai continui cambiamenti. Negli ultimi cento anni la scuola e l'istruzione italiana hanno visto una rapida evoluzione.  Da singole scuole a reti estese, da una lingua a più lingue, dall'istruzione obbligatoria alla libera scelta delle scuole, da aule isolate ad ambienti di apprendimento basati sulla tecnologia, da un insegnamento incentrato sull'insegnante a un apprendimento incentrato sullo studente, da risultati rigidi all'acquisizione di conoscenze basate su approcci di apprendimento attivo.

Quindi, la scuola deve continuare il proprio processo di adattamento facendo anch'essa i conti con un fenomeno mai visto nella storia: l'accelerazione esponenziale delle tecnologie disponibili. Un fenomeno che genera almeno 3 sfide contemporanee: la necessità di rivedere i percorsi formativi per orientare e formare i giovani su skill totalmente nuovi; aggiornare le modalità di erogazione del sapere; rivedere l'apparato burocratico per andare incontro ad un cliente/studente nativo digitale. Il tutto ad una velocità compressa, a cui la PA ma non solo, non è abituata.

La "nuova scuola" dovrà seminare un germoglio del tutto nuovo: l'apprendimento costante. La società accelerata dalle tecnologie deve essere orientata al cambiamento costante e quindi alla necessità di aggiornare in maniera dinamica le proprie competenze. Bisogna inquadrare questa come una sfida prioritaria e da vincere. L'Italia è un Paese con un tasso demografico decrescente ed un livello di capitale umano istruito in calo. Al contrario il mondo sta orientando sempre di più la competizione sul sapere, con i grandi player demografici che stanno sempre più proponendosi come riserva di talenti per il mondo occidentale. In un altro articolo abbiamo visto come l'India stia investendo e guadagnando spazio.

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La tendenza va quindi velocemente invertita facendo leva sulle tante eccellenze distribuite sul territorio che devono adesso contribuire a creare un sistema pubblico/privato che sappia generare valore su numeri decisamente più grandi.

Sembra andare in questa direzione il Programma Scuola e Competenze. Finanziamenti ingenti, risorse di fondi europei che si affiancano al PNRR e lo potenziano, un grande salto in avanti per tutto l'ecosistema educativo.

Quasi 3,8 miliardi di euro, uno stanziamento record, una parte importante destinata al rafforzamento delle competenze della comunità scolastica e alla lotta alla dispersione e un'altra interessa invece il finanziamento delle infrastrutture (laboratori, mense e palestre, dispositivi per la didattica).

Tra le principali azioni previste c'è il potenziamento delle competenze di base e delle discipline STEM, la lotta alla povertà infantile, l'inclusione e il contrasto alla dispersione scolastica.

Nei prossimi anni si attueranno azioni per sostenere i bambini e i giovani nell'apprendimento e questo sarà portatore di entusiasmo, fiducia e ambizione. Ciò comprenderà il sostegno allo sviluppo delle competenze di base e delle discipline STEM nella scuola primaria e il contributo alla lotta contro la povertà infantile, alla lotta contro l'abbandono scolastico e all'inclusione.

Sembra quindi che ci stiamo mettendo finalmente alle spalle un lungo periodo di disinvestimenti nella scuola, sicuramente uno dei fattori chiave per spiegare le difficoltà di un paese in difficoltà da troppi anni.