trasformazione aumentata armandobarone

Viviamo l′era della Trasformazione Aumentata

Siamo in un momento di trasformazione aumentata, in mercati pieni di nuove idee, di start-up che si moltiplicano a una velocità incredibile; di più, rispetto al passato, il nostro lavoro è sempre più compresso, abbiamo sempre più obiettivi trasformativi da raggiungere. Come misuriamo i nostri risultati alla luce di un mondo e di un mercato sempre più orientato al nuovo?

I KPI tradizionali riescono a catturare questo cambiamento?

Un indicatore chiave di prestazione è un valore misurabile che dimostra l'efficacia con cui un team sta raggiungendo gli obiettivi principali, e quando parliamo di comunicazione ci sono specifici KPI che assolvono a questo incarico: numero di articoli, condivisione, visualizzazioni, coinvolgimento etc.

La mia impressione è che questi KPI vadano arricchiti. Ad esempio tutto ciò che esula dai media tradizionali necessita di una misurazione dell’efficacia, un indicatore in grado di dimostrare il grado di trasformazione raggiunto dai principali veicoli con cui "distribuiamo" l’informazione.

Stesso discorso vale per il purpose, che coinvolge sempre di più i comunicatori del nuovo millennio. Senza la condivisione di standard trasparenti che misurano l’approccio individuale, come possiamo capire in maniera oggettiva se le azioni intraprese sono in grado di sedimentare valore?

trasformazione aumentata armandobarone

La definizione di KPI più rivolti agli individui appare importante nel momento in cui la comunicazione è sempre più distribuita tra differenti media e di conseguenza aumentano le possibilità che l’individuo possa con le proprie azioni quotidiane agire nei confronti del posizionamento dell’azienda.

Un nuovo approccio può favorire un accorpamento dei troppi standard già esistenti, ed essere adottati su base volontaria?

Il mondo cambia velocemente, noi cambiamo velocemente, i KPI dovrebbero evolvere, senza per altro stravolgere la loro anatomia che è sempre legata a caratteristiche standard. L’anatomia di un KPI strutturato include 4 punti principali:

  1. Una Misura. Ogni indicatore KPI deve avere una misura. I migliori KPI hanno misure più espressive.
  2. Un Obiettivo. Ogni KPI deve avere un obiettivo che corrisponda alla misurazione individuata e al periodo di tempo individuato per raggiungerlo.
  3. Un’Origine Dati. Ogni KPI deve disporre di un’origine dati chiaramente definita, in modo che non vi siano aree grigie nel modo in cui ciascuna viene misurata e tracciata.
  4. Una frequenza. KPI diversi hanno frequenze di segnalazione diverse; tendenzialmente è buona prassi confrontarsi con le proprie metriche almeno una volta al mese.

In un’epoca di grandi cambiamenti diventa strategico evolvere  il sistema di misura con un cruscotto di KPI che accompagni i professionisti in un percorso che necessariamente richiede di combinare credibilità con flessibilità.


Famiglia PNRR

Il circolo virtuoso della Famiglia

Mentre anno dopo anno la nascita di start up incrementa, al contrario nel 2021 il calo delle nascite di persone in Italia hanno raggiunto il record congiunturale.

Che c’entrano le start-up con la nascita dei bambini? C'entrano, eccome se c’entrano. Perché per far nascere nuove vite ci vuole la volontà della fonte: per le start up gli imprenditori innovativi e per le persone i genitori. E la volontà spesso è legata al portafoglio.

Era già un trend negativo quello del calo delle nascite di neonati. L’ Istat da anni alza puntualmente la mano e ci ricorda l’inasprimento dell’invecchiamento della popolazione.

Il quadro demografico descritto a Marzo è chiaro:

  1. Nascono meno persone
  2. Muoiono più persone
  3. Aumentano i flussi migratori

Ma nel contempo aumentano i matrimoni civili, chissà forse abbiamo sempre meno voglia di rimanere soli e una certa tendenza a volere una famiglia, nell’eccezione contemporanea del termine, c’è ancora.

La pandemia ha certamente contribuito in modo duplice sui decessi ma anche sul posticipare i piani genitoriali.

Famiglia PNRR

Le cause sono certamente legate anche all’incertezza che la pressione economica esercita sulle famiglie. Diciamocelo chiaramente, il minimo d’investimento per una persona che volesse avere una famiglia entro i trent’anni si è alzato notevolmente nell’ultimo decennio e la tendenza è al rialzo.

Quindi non meravigliamoci se molti arrivano a 40 anni in Italia per decidere di diventare genitori oppure rinunciano del tutto.

Le implicazioni di questo cambiamento sono importanti da tutti i punti di vista: sociale, politico ed economico. Va detto che le famiglie rappresentano un’importante risorsa per il Paese e questo calo demografico non giova all’economia. La spesa media mensile incide sul PIL del Paese e aumenta al crescere dell’ampiezza familiare. Nel 2020 la spesa media mensile per una famiglia senza figli è stata di € 2350,63, e passava a € 2775,82 in presenza di un figlio, e a € 2934,92 con due figli. E’ chiaro quindi che l’ampiezza della famiglia è un fattore premiante per il Paese. Ma c’è anche un altro aspetto che va tenuto conto: gli effetti positivi sul Capitale Umano, non solo dall’ovvio ritorno in termini numerici.

Il sostegno alle famiglie migliora le condizioni lavorative dei riferimenti familiari in termini economici e di stile di vita. Man mano che la condizione professionale incrementa aumentano anche i consumi destinati ai comparti merceologici in grado di contribuire allo sviluppo delle persone: settori come ricreazione, spettacoli e cultura vedono incrementi a doppia cifra. Sono ancora queste famiglie, quelle che hanno quindi ricevuto un beneficio professionale, ad incrementare sensibilmente i consumi: 3.471 euro mensili se entrambi i riferimenti familiari hanno ricevuto un avanzamento professionale, seguite da quelle che hanno come persona di riferimento un lavoratore dipendente nella posizione di dirigente, quadro o impiegato (2.949 euro). A contrario si constata che ai livelli di spesa più̀ bassi si osservano famiglie caratterizzate da condizioni economiche precarie, vale a dire quelle con la persona di riferimento inattiva ma non ritirata dal lavoro (1.677 euro mensili) o con persona di riferimento in cerca di occupazione (1.776 euro). Queste famiglie semplicemente non sono nelle condizioni di comprare i beni e servizi necessari per incidere positivamente sulla formazione del Capitale Umano. Ed il link al tema del mismatch delle competenze di cui soffre l'Italia appare evidente.

Le misure contenute nel PNRR a favore delle famiglie connesse al progetto di riforma contenuto nel Family Act, sono quindi molto importanti per il rilancio di lungo periodo del Paese perché contengono azioni per il sostegno alle famiglie con figli, per la promozione della partecipazione al lavoro delle donne, per il sostegno ai giovani, cercano quindi di incidere non solo sul rilancio dei consumi ma anche sulla propria qualità per orientare positivamente la formazione del Capitale Umano.

Costruire un circolo virtuoso: PNR, Famiglia, Capitale Umano e Consumi appare quindi essere un investimento pragmatico per rendere il Paese più resiliente in un mondo in cui la cronaca ci ricorda anche con brutalità che i cicli economici sono diventati fluidi.