Salute mentale dei giovani: nuovo purpose per i brand
La società post-digitale sta ridefinendo alcuni concetti e delineando alcuni fenomeni in maniera abbastanza chiara. Il primo elemento che voglio condividere, riguarda la salute che è mutato in tema trasversale, non più confinato al settore sanitario, ma parte fondante dell’ecosistema sociale ed economico. Quando poi guardiamo alla salute mentale ci rendiamo conto che questa è una priorità che permea ogni aspetto della vita dei giovani e della società. Le organizzazioni non possono non tenerne conto.
Un'altra riflessione riguarda il fatto che i brand che operano con successo nei mercati hanno un forte purpose. In virtù di un profondo significato associato al proprio brand, queste aziende assumono un ruolo attivo nella società, contribuendo al benessere collettivo, spesso integrando la salute dei giovani nei propri obiettivi.
Un fenomeno preoccupante
Ultimo fenomeno riguarda i giovani la cui situazione è preoccupante. Infatti, un'indagine ha rilevato che il 49,4% dei giovani tra i 18 e i 25 anni ha sofferto di ansia e depressione. La vulnerabilità dei giovani è un dato che richiede l'attenzione di tutti gli attori sociali, inclusi i brand.
Un rapporto di Havas ha evidenziato come per gli italiani, e in particolare per i giovani, lo "star bene" sia diventato una priorità sia come diritto individuale che come dovere collettivo. Questo riflette un cambiamento importante nelle aspettative che i giovani hanno nei confronti dei brand: non solo prodotti e servizi, ma anche un impegno concreto verso il benessere della comunità.
È nostra convinzione che la salute mentale dei giovani dovrebbe diventare parte integrante del purpose di un brand by design. Possiamo condividere alcune riflessioni su come i marchi possono impegnarsi per affrontare questa sfida. Bisogna iniziare dalle progettualità in grado di generare beneficio concreto, essere misurabili e scalabili. Questi progetti diventano certamente asset di comunicazione, empatia e autenticità. Le aziende devono riconoscere l’opportunità, economica e sociale, ed associarvi l'importanza di comunicare direttamente con i giovani.
Creazione di spazi di dialogo
Su questa base sono molte le tattiche che si possono mettere in campo. Come la creazione di spazi sicuri e di dialogo dove i giovani possano esprimere le loro idee senza timore di giudizi. Questo approccio non solo favorisce il coinvolgimento, ma posiziona il brand come alleato del benessere sociale ed emotivo.
Così come può risultare determinante l’educazione e il supporto emotivo attraverso la comunicazione: le aziende possono collaborare con esperti di salute mentale per ideare, materializzare e offrire contenuti educativi, risorse di supporto e programmi di sensibilizzazione.
In un contesto in cui i giovani vivono una pressione crescente e affrontano sfide senza precedenti, i brand hanno l'opportunità e la responsabilità di giocare un ruolo cruciale nel promuovere la salute mentale. Integrare il benessere dei giovani nel proprio purpose non è solo una scelta etica, ma anche una strategia che rafforza la relazione con i consumatori e costruisce una reputazione di marca solida e affidabile.
Adottando strategie comunicative autentiche, empatiche e inclusive, i brand possono contribuire al benessere sociale e supportare le nuove generazioni in questo periodo complesso.
Happy purpose!
Leadership moderna, tra autenticità e purpose chiaro
In un contesto sempre più complesso e in continua evoluzione, il ruolo del Leader si è trasformato. Non è più sufficiente avere una posizione di comando: i leader moderni devono incarnare una presenza in grado di bilanciare autenticità e purpose in ogni aspetto della propria leadership.
La vera sfida per i leader è quella di coniugare la propria "presenza" con un allineamento profondo ai valori aziendali, creando una connessione autentica con dipendenti, partner e stakeholder. Il successo, anche economico, delle organizzazioni è sempre più ancorato ad un impegno autentico verso la mission aziendale, promuovendo una leadership inclusiva e focalizzata sugli obiettivi a lungo termine. In altre parole, oggi i Leader devono rappresentare qualcosa di più grande di loro stessi: devono incarnare la visione, la cultura e l’essenza dell’azienda che guidano.
Nuova Leadership, tra autenticità e purpose
Questa evoluzione del ruolo richiede una nuova consapevolezza di ciò che significa avere una "presenza esecutiva". Un Leader deve essere in grado di parlare e comunicare efficacemente in pubblico, mantenendo l'attenzione e la fiducia del suo pubblico, ma non solo. La capacità di ascoltare, capire e adattare i messaggi in base ai feedback degli stakeholder è oggi un aspetto cruciale. Essere autentici nel proprio approccio è un aspetto fondamentale per costruire fiducia attraverso le azioni.
In parallelo, il modo in cui un Leader si presenta e cura la propria immagine non è un dettaglio marginale, ma una componente essenziale della leadership contemporanea. L'aspetto fisico curato e la presenza durante gli eventi o le interviste, che fino a qualche anno fa erano considerati importanti, oggi sono reinterpretati alla luce di un contesto lavorativo che ha subito grandi trasformazioni.
L'attenzione è ora rivolta verso la cura dell'immagine digitale, la forma fisica come simbolo di energia e la capacità di adattarsi ai nuovi codici di abbigliamento e comunicazione informale. In un mondo in cui le interazioni digitali hanno preso il sopravvento, un leader deve essere in grado di navigare con sicurezza tra il mondo online e quello offline, costruendo una presenza coerente e significativa su entrambi i mondi.
Una nuova "intelligenza mediatica"
In un certo senso, possiamo affermare che il Leader contemporaneo deve sviluppare una nuova "intelligenza mediatica", in grado di fondere competenze tecniche e comunicative. Ogni apparizione pubblica, ogni intervento, ogni post sui social media deve essere parte di una strategia più ampia che rafforzi la percezione del brand e crei una narrazione forte e convincente.
Per essere davvero efficaci, i Leader devono saper "metterci la faccia" in tutti i contesti, mostrando non solo competenze e carisma, ma anche un impegno visibile e tangibile verso il cambiamento positivo. L'ascolto attivo, l'inclusività, la capacità di guidare con un purpose chiaro e l'abilità di mantenere un equilibrio tra la propria immagine e i valori aziendali sono tutte caratteristiche imprescindibili per il leader del futuro.
Il ruolo del Leader si è trasformato da gestore a ambasciatore di purpose. È una figura che deve creare fiducia, ispirare il cambiamento e garantire una leadership solida anche nella percezione delle persone che guidano l'azienda verso il futuro. Questa trasformazione è più di una tendenza: è il nuovo paradigma della leadership moderna.
Nuovi KPI nella comunicazione post digitale
Il recente episodio che ha coinvolto Zlatan Ibrahimovic, ripreso mentre partecipava a un gioco omofobo con lo youtuber IShowSpeed, conduce a una riflessione sul rapporto tra il purpose delle aziende, la scelta del media mix e i KPI.
Purpose e KPI: un nuovo approccio
Le aziende post-digitali devono essere guidate da un purpose chiaro e integrato nel design organizzativo. Il purpose rappresenta, nell’azienda moderna, una componente centrale della governance organizzativa. La vicenda che ha visto protagonista il campione svedese rende attuale un interrogativo rispetto a scelte di comunicazione basate sui KPI tradizionali, spesso meramente quantitativi.
È nostra convinzione, invece, che in una società post-digitale le scelte di comunicazione debbano essere “certificate” con un nuovo rigore che gli attuali media mix, creati sulla base di KPI quantitativi, non riescono a fornire, generando scelte insufficienti per valutare l'efficacia della comunicazione e rischiose per l’azienda.
L'importanza dell'etica nella comunicazione
Appare sempre più evidente che l’ecosistema della comunicazione debba muoversi dalla comfort zone dei KPI quantitativi per sviluppare nuovi parametri in grado di rappresentare la qualità e l'impatto delle iniziative comunicative rispetto al purpose delle organizzazioni.
I driver per KPI post-digitali
Esistono almeno tre driver da considerare per la creazione dei KPI post-digitali:
- Engagement di Qualità: misurare l'interazione con il pubblico, valutando non solo la quantità ma anche la qualità delle interazioni.
- Impatto ESG: valutare il ROI delle campagne di comunicazione, pesando la loro capacità di promuovere la sostenibilità finanziaria, sociale e ambientale.
- Coerenza con il Purpose: monitorare la coerenza delle comunicazioni con il purpose aziendale, assicurando che ogni messaggio rafforzi i valori fondamentali dell'organizzazione.
Proprio qualche giorno fa, come membro del board di Comunicazione, ho partecipato all'evento "L’Impresa Comunicativa" organizzato da Assolombarda, dove è emerso come la comunicazione d’impresa sia sempre più centrale nella governance aziendale e nei processi decisionali. Appare quindi matura una riflessione su un set di KPI in grado di misurare questa nuova centralità della comunicazione.
Happy Purpose!
Libertà di Stampa: diritto universale e valore da difendere
La libertà di stampa è un pilastro fondamentale delle democrazie moderne, ma oggi questo diritto essenziale sta attraversando un periodo critico. Secondo il recente rapporto di Reporters Sans Frontières, pubblicato in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, le autorità politiche, che dovrebbero essere i primi garanti di questo diritto, sono spesso le sue principali minacce. Il rapporto evidenzia un calo preoccupante del 7,6 punti nell'indice politico a livello globale, segnalando un allarme che non può essere ignorato.
Le radici della Libertà di Stampa
La libertà di stampa ha radici profonde nella storia dell'umanità, essendo stata uno dei leitmotiv della lotta per i diritti civili e democratici. Dai pamphlet rivoluzionari del XVIII secolo alle inchieste che hanno scosso governi nel XX, la stampa ha sempre giocato un ruolo cruciale nel modellare le società libere.
Tuttavia, questo storico diritto è oggi appannato in molti paesi del mondo, compresa l'Italia, che ha visto la sua posizione scivolare al 46esimo posto nell'indice globale, entrando nella categoria dei paesi con una libertà di stampa "problematica".
Le minacce al giornalismo
Il giornalismo è minacciato da vari fronti: da un lato, la rivoluzione digitale che pone in una situazione di instabilità il business model del settore, a cui si aggiunge la diffusione senza precedenti dei social che sottrae audience ed espone alla perdita di reputazione, dall’altro si assiste alla concentrazione dei media nelle mani di proprietà riconducibili a schieramenti politici, fino ad arrivare alle minacce e violenze nei confronti dei giornalisti.
Paesi come l'Ungheria, Malta e la Grecia sono esempi di come il potere politico possa alimentare un clima di sfiducia e ostilità verso la stampa. Questo clima si riflette anche in scenari più ampi, come la guerra in Medio Oriente e la situazione in Ucraina, dove la scarsa protezione dei giornalisti mette a rischio le vite e compromette la qualità dell'informazione.
Il ruolo delle aziende e la Libertà di Stampa
In un'era di informazione globalizzata e istantanea, anche le aziende possono fare molto a favore della libertà di stampa. La comunicazione di un’organizzazione è differenziante solo quando sottoposta al giudizio critico di giornalisti liberi.
Supportare attivamente la libertà di stampa non solo è un dovere etico, ma contribuisce anche a creare un purpose, un ambiente informativo sano e trasparente, essenziale per la fiducia dei consumatori e la stabilità dei mercati.
In conclusione, la libertà di stampa è più di un diritto: è una necessità per la salute di qualsiasi società che si dica democratica. È responsabilità di tutti, dalle autorità politiche alle grandi corporazioni, proteggere e promuovere questo principio fondamentale.
Il futuro della democrazia dipende anche dalla nostra capacità di difendere e sostenere il giornalismo libero e indipendente.
Intelligenza Artificiale, tra divulgazione e purpose brand
Dopo decenni di progressi, alcune tecnologie come l'intelligenza artificiale e la robotica sono uscite dai laboratori per essere integrate nella vita quotidiana dei consumatori. Una forte adozione da parte delle persone e delle organizzazioni, combinata con una crescente carenza di competenze e un urgente bisogno di soluzioni innovative, sta preparando il terreno per una nuova fase dello sviluppo economico e sociale del mondo.
Si prevede che il mercato dell'intelligenza artificiale generativa crescerà con un tasso annuo composto del 42% nei prossimi 10 anni, arrivando a permeare la vita di miliardi di persone.
Diciamolo pure senza mezzi fronzoli: il mondo che incorpora l’AI non sarà più lo stesso.
Il cambiamento passa anche dalla divulgazione
Un cambiamento di tale portata per essere inclusivo deve basarsi su una divulgazione generalista, multicanale e di massa. L’esempio che mi viene in mente è il ruolo avuto dalla RAI nel dopo guerra per assecondare la trasformazione industriale del paese attraverso la diffusione capillare della lingua italiana.
Nel mondo odierno questa è una grande opportunità e responsabilità dei purpose brand, a partire dalle big tech e dagli attori del mercato dell’innovazione.
I marchi che si dedicano all'innovazione, e non solo, dovrebbero porsi una domanda fondamentale:
Come possono contribuire a espandere la conoscenza individuale e collettiva, promuovere la crescita del sapere condiviso e stimolare la creazione di narrazioni significative che, tra l'altro, contrastino efficacemente la disinformazione?
L'impatto del Brand sulla società
La risposta risiede in un impegno autentico e profondo verso la divulgazione di qualità, che diventa espressione del valore e dell'impatto che un brand moderno e consapevole desidera avere nella società. Questo approccio non solo rafforza la posizione del brand come leader pensante e innovativo ma lo trasforma anche in un faro di conoscenza e verità, in un contesto sociale sempre più sovraccarico di informazioni ma carente di verità autentiche.
Attraverso la creazione e la promozione di contenuti che sono non solo informativi ma anche ispiratori, i brand possono giocare un ruolo cruciale nel coltivare un terreno fertile per il dibattito pubblico sano, la crescita intellettuale collettiva e l'empowerment individuale contro le maree della disinformazione.
In merito a questo tema, desidero sottolineare uno studio di caso particolarmente illuminante, proveniente direttamente dalla mia esperienza in Accenture, in occasione del lancio del libro "Intelligenza Artificiale, Come Usarla a Favore dell'Umanità", scritto da Gabriele Di Matteo ed Eugenio Zuccarelli e pubblicato da Mondadori.
Il ruolo della IA nel nostro futuro
Mauro Macchi, Presidente e Amministratore Delegato di Accenture, ha arricchito l'opera con una prefazione che non solo introduce il lettore al contesto e ai temi trattati nel libro, ma lo fa con un approccio diretto e significativo, mettendo in evidenza l'importanza del ruolo dell'intelligenza artificiale nel nostro futuro. Questo esempio dimostra efficacemente come un'azienda leader nel settore dell'innovazione possa sostenere e promuovere iniziative editoriali di grande rilevanza.
Un paese come il nostro pieno di storia culturale, straordinaria e unica, che ha marcato per secoli il cammino della civiltà, non può disconoscere questo nuovo passaggio culturale ad una nuova civiltà che senza dubbio incorporerà l’AI nell’ordinario delle vite delle persone.
Ed è grazie alla possibilità della divulgazione che i brand possono svolgere un importante ruolo: quello di diffondere la conoscenza dell’AI.
Happy Innovation!
Purpose company: la comunicazione efficace contro l'obesità
L’obesità, soprattutto quella giovanile, è una sfida sanitaria globale che richiede un intervento immediato. La prevenzione attraverso una comunicazione efficace e strategica è fondamentale per invertire questa tendenza preoccupante.
Una recente ricerca pubblicata sul Financial Time, ripresa anche da Il Corriere della Sera, ha analizzato dati provenienti da quasi 200 paesi su oltre 220 milioni di individui, ha evidenziato una preoccupante crescita dell'obesità a livello globale – il fenomeno in Italia è altrettanto allarmante sebbene non in aumento.
Obesità giovanile, un problema globale
Attualmente, una porzione significativa della popolazione mondiale è classificata come obesa, situazione che genera una pressante necessità di adottare politiche volte a promuovere la prevenzione dell'obesità, stimolare la perdita di peso e diminuire il rischio di malattie correlate.
Il drammatico incremento dei tassi di obesità rischia di compromettere i progressi raggiunti in termini di longevità e anni di vita in buona salute.
Inoltre, questo fenomeno carica i sistemi sanitari e i datori di lavoro di oneri finanziari crescenti.
Gli esperti riconducono questa escalation all'eccessiva disponibilità di alimenti e bevande poco salutari, alla difficoltà di accedere a prodotti nutritivi e alla scarsità di occasioni per praticare attività fisica.
Il ruolo della Comunicazione
Ecco perchè la comunicazione riveste un ruolo fondamentale nella prevenzione dell'obesità giovanile, agendo come ponte tra la conoscenza e l'azione nel contrasto a questa epidemia crescente.
Credo che un gran numero di aziende possano potenzialmente partecipare a ridurre questo fenomeno legando l’issue sociale positivamente al loro purpose attraverso l'adozione di strategie comunicative e promuovere stili di vita salutari.
L’obiettivo da centrare dovrebbe essere quello di creare un progetto d’azione che faccia della buona vita un atteggiamento alla moda.
I Purpose brand, con il loro vasto raggio d'azione, hanno la capacità di influenzare positivamente le abitudini delle persone e potrebbero promuovere programmi e campagne di marketing mirate.
Allo stesso modo, le istituzioni, attraverso politiche pubbliche e iniziative scolastiche, possono creare ambienti che favoriscono la scelta di opzioni alimentari sane e attività fisica regolare. Così contribuiscono a formare una consapevolezza precoce sui rischi associati all'obesità.
Lo sport al pari di altre materie
A proposito di attività fisica regolare, sono sempre più convinto che una delle rivoluzioni che la scuola italiana dovrebbe compiere è l’equiparazione dello sport alle altre materie scolastiche fin dalla materna e per tutto il percorso di formazione.
Anche famiglie, giocano un ruolo insostituibile nel modellare le abitudini di bambini e giovani, fornendo non solo le basi per una dieta equilibrata e un'attività fisica adeguata ma anche un modello di comunicazione aperto e di supporto.
La conversazione in famiglia sull'importanza della salute e del benessere può rafforzare ulteriormente i messaggi ricevuti dagli altri attori, creando una missione ecosistemica pubblico/provata dal grande impatto non solo sociale ma anche economico.
Ovviamente per parlare ai giovani dobbiamo utilizzare non solo i linguaggi giusti ma anche i mezzi giusti.
Quindi, l'adattamento della comunicazione alle nuove tecnologie e ai social media è fondamentale. App, chat di AI e giochi interattivi offrono un mezzo innovativo per promuovere stili di vita sani, coinvolgendo i giovani in maniera diretta e personale.
Tecnologia e salute, nuovo approccio
Le nuove tecnologie presentano sia opportunità che criticità: se da un lato amplificano il messaggio di prevenzione, dall'altro richiedono un'attenta valutazione dei contenuti per garantire efficienza ed efficacia nel raggiungere il target giovanile in maniera positiva, senza generare controproducenti effetti di stigma o disinformazione.
In conclusione, la comunicazione è fondamentale nella lotta contro l'obesità giovanile. Attraverso un moderno partenariato pubblico/privato trainato dai Purpose Brand e l'utilizzo delle nuove tecnologie, possiamo promuovere uno stile di vita sano fin dall'infanzia in grado di creare un volano positivo anche per l’economia, le famiglie e le finanze dello stato.
Happy communication!
Il potere dei Brand: opportunità per una Società più Gentile
Nel mondo il 76% dei lavoratori di prima linea sperimenta l'inciviltà almeno una volta al mese. È un dato che mi ha colpito, facendomi scorrere davanti agli occhi i tanti episodi a cui con sempre più frequenza siamo costretti ad assistere. Al livello micro quanto macro, in un contesto dove anche la guerra sembra essere ritornata ad essere un’opzione accettabile.
Lasciando da parte gli scenari complessi e geopolitici legati alle guerre, vorrei focalizzarmi con voi sulla “micro inciviltà”. Quell’impulso che spinge una persona ad incidere il proprio nome sul Colosseo oppure a guidare guardando una serie TV, ad esempio.
Cosa sta alimentando tutto ciò? La risposta è complessa. La solitudine, la polarizzazione, il flusso travolgente dei social media, il crescente divario economico sono tutti fattori contribuenti, ma è difficile determinare se siano causa o conseguenza.
I Brand promotori del Cambiamento
Rimane il fatto che nel vasto panorama della società moderna l'inciviltà sembra guadagnare uno spazio crescente. Da indomabili ottimisti vogliamo analizzare un angolo di luce. I brand possono farsi avanti come potenti agenti di cambiamento, capaci di guidare il nostro mondo verso una direzione più civile e gentile.
Con le loro singole identità e purpose, essi possono contribuire a un quadro più ampio di civiltà. Come le note di una sinfonia, ognuno di essi suona un ruolo specifico, ma tutti insieme creano un'armonia che ispira.
Se rileggete gli articoli condivisi con voi in questo sito vi accorgerete immediatamente che il tema del purpose è un fil rouge molto attuale.
Esso si sta rapidamente diffondendo nell'economia moderna. E le aziende non sono più solo entità che cercano di massimizzare i profitti.
È possibile che quelli che abbracceranno un ruolo civico, ovvero che rappresenteranno qualcosa di più grande di sé stessi lavorando instancabilmente per costruire un mondo più civile, saranno certamente accolti con entusiasmo da coloro che desiderano essere parte di un mondo migliore.
I Brand come "difensori civici"
Ci sono tanti temi di cui i brand potrebbero farsi “difensori civici”. Guardiamo alle strade italiane, per esempio. Incidenti stradali, pedoni investiti, semafori ignorati: sono tutti segni di inciviltà che mettono a rischio la vita delle persone. Lo scorso anno più di 3000 persone hanno perso la vita sulle strade italiane con 485 pedoni investiti. È un problema di sicurezza stradale che va oltre il mero rispetto delle regole.
La sicurezza è un bisogno umano fondamentale, come ci insegna la Piramide dei Bisogni di Maslow. I brand possono intervenire in sinergia con la doverosa opera di repressione delle autorità pubbliche. Infatti, non basta imporre leggi più severe; serve anche una grande opera di comunicazione e sensibilizzazione. Ecco dove entrano in gioco i "purpose brand", aziende che vogliono cogliere l'opportunità di avere un impatto positivo sulla società. Possono promuovere la sicurezza stradale attraverso campagne di sensibilizzazione, programmi di educazione stradale e investimenti in tecnologie avanzate per la sicurezza automobilistica.
In conclusione, in un mondo in cui l'inciviltà sembra diffondersi i brand possono contribuire ad invertire il trend e rendere l’educazione un fatto “cool”.
Possono ispirare, educare e guidare la società verso una direzione più civile. E attraverso la comunicazione, trasformare la consapevolezza civica in azione concreta.
Happy Purpose!
Il modello Olivetti può insegnarci ad attivare il nostro Purpose
Net Zero è il new normal. Il numero di Paesi con impegni legali net zero è raddoppiato dal 2020, arrivando a coprire il 20% del PIL mondiale (rispetto al 6% di solo due anni fa). Qualitativamente il dato è ancora più interessante: quasi 700 delle 2.000 aziende più grandi del mondo hanno dichiarato di passare ad una governace net zero.
Per guidare il progresso verso questi obiettivi, le aziende stanno lanciando nuovi strumenti, guide, formazione, academy per aiutare i dipendenti a lavorare e vivere in modo più sostenibile. Iniziative che dimostrano l’intenzione di incentivare le persone a creare un cambiamento dall'interno e fornire loro gli strumenti e le conoscenze di cui hanno bisogno. Su larga scala il coinvolgimento dei dipendenti nel perseguimento dei parametri Net Zero potrebbe diventare un potente alleato per contrastare il trust gap e promuovere una forza lavoro più coinvolta.
La domanda che dovremmo farci forse è: in che modo renderemo i dipendenti essenziali per una strategia di sostenibilità e costruiremo una concreta cultura professionale del Purpose?
Come talvolta accade la soluzione potremmo averla in casa. Si tratta dell’impostazione olivettiana d’impresa intesa come agente di sviluppo della comunità locale, responsabile anche nei confronti del territorio e della sua bellezza. Olivetti è stato un pioniere della socio-sostenibilità. Convinto del fatto che la fabbrica, chiedendo molto ai suoi dipendenti, dovesse restituire altrettanto, pensò ad un modello di industria che eliminasse, dall'architettura ai rapporti con la forza lavoro, i vecchi modelli. In passato ho avuto la fortuna di lavorare ad un progetto di restituzione di una fabbrica ideata negli anni ‘60 da Adriano Olivetti ed ho così potuto cogliere “sul campo” la ragione che ha spinto gli amici americani nel prendere a modello proprio il pensiero di Olivetti per costruire la Silicon Valley.
Infatti fu lui che eliminò architettonicamente la gerarchia piramidale, introdusse la produzione culturale all'interno della sua azienda e si interessò dell'aspetto sociale del territorio. E qui che dobbiamo prendere spunto dall'imprenditore di Ivrea e capire che non ci possono essere realtà sostenibili senza una cultura della sostenibilità nella governance dell’azienda da cui derivano azioni concrete. La sostenibilità deve essere intesa come un fattore di produzione interno, una forza che si propaga verso l’esterno ed influenza tutto e tutti. Il ruolo esercitato dai dipendenti non è mai stato così importante come oggi: non è un caso che quando parliamo di purpose le persone preferiscono sempre di più lavorare per aziende in linea con i propri valori: 7 giovani su 10 affermano di essere più propensi ad accettare un lavoro presso un'organizzazione sostenibile, la metà di questi si dichiara disposto a considerare anche uno stipendio più basso a fronte di un organizzazione in cui riconosce i propri valori.
Guardando anche al mondo delle competenze e del futuro dei giovani in azienda, le aziende, il sistema scolastico e universitario stanno convergendo per creare skill ESG. Molto è generato dal bisogno di professionisti legati agli impegni provenienti dalla transizione energetica ma sempre più sta maturando un approccio che vede nelle competenze legate alla sostenibilità un denominatore comune utile a tutti, non solo agli specialisti.
Riscoprire il modello olivettiano, combinarlo con i moderni criteri ESG, accelerare la trasformazione del sistema d’istruzione attraverso l’adozione delle tecnologie abilitanti potrebbe consentirci di fare quel passo in avanti a vantaggio di tutto l’ecosistema, a partire dai nostri giovani. È l’ora di essere ambiziosi, del resto, chi avrebbe immaginato che la Silicon Valley sarebbe diventata la terra delle più potenti aziende del pianeta?
Purpose driven, modello per il Cambiamento
Le emergenze che stiamo vivendo hanno cementato le organizzazioni sul modello purpose driven. Basta digitare la parola sul web per realizzare le tante e belle iniziative delle aziende in questo senso. Nel grafico di Google trend al termine “purpose” viene associato il valore 100 per indicare che lo stesso termine è stato cercato dagli utenti con una maggiore frequenza rispetto ad altre parole.
Ma come rendere questo importante framework parte integrante della quotidianità nel lavoro come professionista e come team? Questa è la domanda che dovremmo considerare.
Non credo che ci sia una soluzione univoca ed è anche per questo che condivido il mio punto di vista.
Credo che nella pratica il purpose coincida con l''innovazione', con la capacità di vivere il contesto di cambiamento in maniera aperta nei confronti del nuovo e pronto a mettere in discussione i processi consuetudinari valorizzando il 'business as usual' come leva per innestare positivamente il nuovo e creare valore per le persone.
Nel pratico vuol dire attivare un 'meccanismo' se vogliamo anche divertente, di fare challenge alle pratiche quotidiane del lavoro: vado in ufficio per una sessione di design thinking oppure faccio smartworking? Produco un comunicato stampa oppure un podcast? E via dicendo.
Un atteggiamento del genere parte dalla constatazione che il concetto stesso di “comfort zone” è diventato fluido. Mentre i nostri genitori sono entrati nel mercato del lavoro e ne sono usciti ancorati a delle prassi che li hanno accompagnati per tutta la carriera questo oggi non accade. Per questo credo che la leva della formazione sia fondamentale non solo per acquisire skill ma per fare sedimentare culturalmente in ognuno di noi un contesto cambiato strutturalmente nel volgere di pochi anni.
C’è anche un risvolto motivazionale, non solo legato alle competenze, infatti mettersi in gioco rispetto all’innovazione significa un graduale avanzamento verso il purpose cioè uno sviluppo volto a trovare una versione più innovativa di noi stessi.
Questo credo è il significato pratico di purpose =innovazione, piccoli passi che ci portano tutti ad un mondo migliore, azioni che ci rendono migliori professionisti, che ci fanno crescere ed evolvere.
Ogni sfida ci offre l'opportunità di sviluppare un mindset innovativo.
Man mano che il mercato progredisce il professionista avanza, piccoli passi, di un percorso.
Certo a volte non è semplice, ma in un percorso
piccole crisi inaspettate possono aiutare a trovare soluzioni inaspettate, soluzioni innovative.
Si tratta di un processo fatto di micro innovazioni verso una versione più innovativa di noi stessi.
Proprio noi siamo i primi artefici del purpose in action, certo all'interno dello scenario definito dall'azienda dove abbiamo scelto di proseguire il nostro percorso. Connetterci al macro purpose e alle macro innovazioni ci permette di stare nell’ecosistema in modo equilibrato e avere un ruolo nel cambiamento.
È anche una questione di utilizzo innovativo della nostra intelligenza, l’innovazione è il carburante della trasformazione
Non c’è bisogno di fare il pieno ma almeno avere sempre un livello giusto d’innovazione per non navigare a motore spento.
Happy innovating!