potenza culturale istruzione post digitale armandobarone

Una potenza culturale ha bisogno di una Istruzione post digitale

Nel mondo in continua evoluzione di oggi, la contaminazione tra il settore pubblico e privato non dovrebbe limitarsi a migliorare i servizi esistenti, ma estendersi a settori in cui il cambiamento a scala è strategico, urgente e necessario. Uno di questi settori è l'istruzione, che in Europa e in Italia sta vivendo una trasformazione senza precedenti.

Abbiamo ampiamente parlato della grande difficoltà in cui versa il nostro paese, fanalino di coda nel mondo avanzato e analizzato il fenomeno India che si propone al mondo come il bacino in cui reperire giovani e qualificati talenti così come è evidente il forte nesso tra il livello di istruzione del paese e la difesa e rafforzamento del ruolo di “Super potenza culturale” che abbiamo analizzato.

In questo contesto, un fenomeno degno di nota è il boom di acquisizioni di scuole private da parte di gruppi internazionali, l’ultima delle quali messa a segno da Globeducate che ha acquistato la piemontese Learn&Play.

Questo trend non solo sta creando opportunità per gli investitori, ma ha anche aperto nuovi orizzonti per gli studenti e le famiglie. Le scuole private internazionali e bilingue stanno emergendo come leader nell'offrire un'educazione di alta qualità, spesso superando le scuole pubbliche in termini di risorse e innovazione.

Questo spostamento al momento sembra ampliare la forbice del nostro sistema educativo pubblico, che fatica ad adattarsi ai rapidi cambiamenti indotti dall’accelerazione delle tecnologie e alle conseguenti esigenze dei giovani dell’era post digitale, che non si riconoscono in programmi e tecniche di insegnamento nate nel mondo analogico.

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Una situazione che contribuisce in maniera determinante al mismatch di competenze che sempre più appare come uno dei maggiori rischi per il nostro sistema produttivo, come segnala ANPAL

Tuttavia, questa crescita delle scuole private internazionali non dovrebbe essere vista come una minaccia per il sistema pubblico, ma come un'opportunità. La competizione anche nel campo istruzione, può portare il “Sistema Istruzione” ad innescare un volano verso una qualità superiore e garantire un accesso più ampio da parte degli utilizzatori finali. Un sano confronto tra il settore pubblico e privato può quindi nutrire la scuola pubblica di nuove sfide e spunti per modernizzarsi e contribuire a formare il capitale umano necessario ad uno stato occidentale che vuole continuare a competere nel contesto internazionale.

In conclusione, mentre assistiamo a un'epoca di collaborazione tra pubblico e privato che sta portando benefici tangibili a molti settori, l'istruzione si trova in prima linea di questa trasformazione. La crescente presenza di scuole private internazionali può rappresentare un motore di cambiamento positivo, alimentando la modernizzazione della scuola pubblica e preparando gli studenti a un mondo in costante evoluzione. È un segno del nostro impegno collettivo a garantire un futuro migliore per tutti attraverso la scuola.

Happy learning!


reputazione post digitale

Il valore della reputazione nell'era post digitale

Nell'era dell'informazione e della globalizzazione, la reputazione ha assunto un ruolo centrale come mai prima d'ora. Viviamo in un mondo interconnesso, dove le informazioni viaggiano alla velocità della luce. In questo contesto  il fattore reputazione va trattato come una priorità assoluta. Per i brand commerciali, se c'è solidità in questo senso può significare la differenza tra il successo di mercato e l'oblio.

Nel contesto geopolitico, la reputazione di un paese può influenzare aspetti determinanti: gli investimenti esteri, la diplomazia, le relazioni internazionali, il percepito degli individui. In entrambi i casi,  è un fattore intimamente legato alla comunicazione: come un messaggio viene presentato, interpretato e condiviso può fare o disfare la reputazione di un'organizzazione.

Dando per scontato il ruolo centrale del contenuto, in questo articolo esplorerò l'importanza cruciale della reputazione nel mondo moderno, provando ad evidenziare come una comunicazione efficace sia fondamentale per costruire e mantenere questo bene apparentemente  immateriale ma concreto e inestimabile.

Infatti, nella realtà pratica incide profondamente sulle dinamiche socio-economiche. Prendiamo, ad esempio, il caso delle imprese. Una reputazione forte è un motore che attira i talenti, alimenta la fiducia del cliente, agevola la differenziazione dal mercato, consente margini più elevati e di posizionarsi presso gli stakeholders con forza.  Inoltre, consente all’organizzazione di gestire eventuali crisi di mercato facilitando l’accettazione da parte dei portatori di interesse (clienti, fornitori, dipendenti etc) delle azioni necessarie ad invertire la rotta e di gestire con maggiore efficace l’eventuale issue management.

reputazione post digitale

Analogamente, la reputazione di un paese può avere un impatto diretto sul suo capitale, umano, sociale e economico. Può attrarre investimenti esteri, aumentare il valore del turismo e persino influenzare le relazioni diplomatiche, favorire lo scambio intellettuale e l’accesso ai talenti. Al contrario, se è negativa, può dissuadere investimenti, diminuire il valore del marchio nazionale e complicare le relazioni con altre nazioni, nonché favorire “la fuga dei cervelli”.

Inoltre,  la reputazione non è qualcosa che può essere modificata da un giorno all'altro ma da un giorno all’altro può essere distrutta. Essa è il risultato di anni di decisioni, interazione e comunicazioni che si accumulano per creare un'immagine pubblica. È un puzzle complesso con un rischio “effetto domino” elevatissimo

La comunicazione in questo ha un ruolo fondamentale. Data la valutazione del contenuto della cui costruzione il comunicatore deve essere parte attiva e non meramente ricettiva/operativa, la definizione di un messaggio chiaro, rilevante e coerente è vitale. Quando un'organizzazione o un paese emette comunicati che sono ben articolati e allineati con i loro obiettivi e valori fondamentali, essi costruiscono un'immagine di affidabilità e competenza. Questa coerenza rassicura gli stakeholder, fornendo una base solida su cui costruire una relazione di fiducia. È la fiducia che, in ultima analisi, costituisce la spina dorsale della reputazione.

D'altro canto, la comunicazione può anche essere una spada a doppio taglio. Messaggi confusi, informazioni errate o dichiarazioni contraddittorie possono erodere rapidamente la fiducia e, di conseguenza, danneggiare la reputazione. In un'epoca in cui i social media possono amplificare sia i successi che gli errori, la mancanza di coerenza nella comunicazione può avere effetti estremamente negativi. 

Voglio portare alla vostra attenzione due casi concreti di costruzione di una reputazione vincente: il Canada e la Svezia. 

Il Canada è spesso raccontato come uno dei paesi migliori, noto per la sua qualità della vita, la sua politica di inclusione e la sua leadership in materia di diritti umani. Questa percezione attrae non solo turismo ma anche investimenti stranieri e capitale umano. Inoltre, la reputazione del Canada come paese "amico" e "affidabile" gli consente di avere un impatto diplomatico più che proporzionale rispetto alla sua dimensione o potenza militare. Il "marchio Canada" è così forte che si riflette positivamente anche sulle aziende e sui prodotti canadesi, che vengono vissuti come affidabili e di alta qualità.

La Svezia, d'altra parte, gode di una reputazione simile ma per ragioni leggermente diverse. È nota per il suo modello di welfare sociale, l'attenzione all'ambiente e la trasparenza governativa. Questo le permette di esercitare un'influenza a livello globale, spesso fungendo da esempio in discussioni su sostenibilità, diritti umani e democrazia. La Svezia è anche la patria di alcune delle aziende più rispettate al mondo che beneficiano enormemente della considerazione positiva del paese per quanto riguarda la qualità e l'innovazione.

In entrambi i casi, il percorso di reputazione è stato costruito attraverso una comunicazione efficace, rilevante e coerente. 

In un mondo sempre più interconnesso e competitivo, questa variabile  è un fattore distintivo che può  fare la differenza.

Happy reputation!


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La Generazione X il ponte verso il futuro

Ogni generazione possiede caratteristiche, esperienze e influenze uniche che la definiscono. Le dinamiche intergenerazionali sono complesse e vanno oltre il semplice passaggio di conoscenze e tendenze, coinvolgendo fattori sociali, culturali ed economici.

Per definire una generazione, è fondamentale che un gruppo di individui nati nello stesso periodo abbia condiviso esperienze durante eventi di grande rilevanza. Questi eventi plasmano un sistema di valori comune e una prospettiva condivisa riguardo al futuro.

Le generazioni Baby Boomer, Generazione X, Millennials e Generazione Z comprendono le persone nate dal 1944 al 2015. In questo articolo, ci concentriamo sulla Generazione X e il ruolo dei comunicatori. La Generazione X è vissuta tra il 1966 e il 1982, un periodo in cui l'Italia ha subito trasformazioni sociali, culturali, economiche e politiche significative. Il termine "Generazione X" è stato coniato da Douglas Coupland nel romanzo "Generation X: Tales for an Accelerated Culture".

I comunicatori della Generazione X hanno svolto un ruolo di transizione tra i media tradizionali e i nuovi media. Hanno influenzato le generazioni successive con il loro stile e la loro visione. Hanno vissuto numerosi cambiamenti tecnologici nella comunicazione, dall'avvento dei personal computer e di Internet, all'utilizzo delle email come strumento di comunicazione interprofessionale, all'introduzione dei telefoni cellulari e degli smartphone, allo smart working, all'ascesa dei social media e all'economia delle app. Hanno sperimentato la transizione verso una società post-digitale.

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La Generazione X è stata un motore di cambiamento, simbolo della capacità di adattarsi e abbracciare le sfide e le opportunità offerte dai nuovi media. Hanno affrontato cambiamenti rapidi e profonde innovazioni che hanno migliorato notevolmente la qualità e lo scenario della comunicazione nel nostro Paese e nel mondo.

La visione strategica dei comunicatori della Generazione X può essere estremamente preziosa per le organizzazioni e la società nel suo complesso. Posseggono la capacità di identificare opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalla transizione digitale e di pianificare strategie per sfruttarle al meglio. Ciò può portare a una maggiore efficienza e competitività per l'intero ecosistema.

Inoltre, la Generazione X gioca un ruolo significativo almeno su tre grandi temi:

  • il primo è legato alla stabilità e alla continuità aziendale, in un momento di elevato turn over e di grandi dimissioni.
    Infatti, Il 44% della Gen Z e il 38% dei Millennial sono disposti a cambiare lavoro per poter vivere in una diversa località, mentre solo il 27% della Gen X sarebbe disposto;
  • il secondo è un tema di connessione intergenerazionale sui temi legati al  purpose. Ad esempio, rispetto alla a fluidità di genere la Gen X si pone da collante tra i Baby Boomer e le generazioni successive. La fluidità è un tema fondamentale per il 34% della Generazione Z e per il 31% dei Millennial ma solo il 12% dei Baby Boomer da rilievo a questo tema. La Generazione X con il proprio 24% si pone da ponte culturale, mediando gli angoli provenienti dalle differenti generazioni;
  • il terzo riguarda le competenze, la Gen X è quella che più di tutte può trasferire abilità strategiche all'interno delle aziende, dal momento che per abbracciare il nuovo creando valore bisogna avere basi solide – si pensi ad esempio ai temi legati alle fake news .

In conclusione, la Generazione X rappresenta una forza in costante evoluzione e orientata verso il futuro. I comunicatori appartenenti a questa generazione sono testimoni preziosi e narratori di una trasformazione epocale che accelera ogni giorno, portando verso un futuro post-digitale.


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La Nuova Comunicazione nel post-pandemia

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la fine dell'emergenza internazionale legata alla pandemia da Covid-19.

In realtà, la pandemia ha lasciato un'impronta indelebile sulla società, avendo avuto un impatto anche sulla comunicazione, avviando ufficialmente l’era post-digitale.

Due grandi accelerazioni dovute al periodo di emergenza si sono consolidate: la maggiore focalizzazione sul digitale e l’attenzione agli aspetti umani. Questo ha generato un allineamento strategico tra comunicazione esterna e interna, fatto che nei manuali si auspicava da decenni ma con poco successo.

Infatti, con la pandemia le aziende hanno dovuto rivedere la messaggistica per allinearla alla strategia, includendo i dipendenti come stakeholder interni ed esterni, anche in riferimento alla necessità di aggiornare policy, prassi e strumenti per conciliare la sfera personale con quella professionale in un contesto cambiato e di forte stress.

Uno studio condotto dal Centre for Employee Relations and Communication (CERC) dell'Università Iulm di Milano su un campione di aziende e di responsabili della comunicazione fra luglio e novembre 2020, ha evidenziato che durante la pandemia il ruolo strategico della comunicazione interna è aumentato in modo significativo. Inoltre, è stato osservato un aumento dell'attaccamento e del senso di appartenenza dei collaboratori nei confronti dell'organizzazione.

Ma se apriamo ancora di più lo sguardo, come si dovranno muovere i comunicatori d’azienda ora che la pandemia è finita?

nuova comunicazione post pandemia

In particolare, ci sono quattro grandi variabili irrinunciabili per i comunicatori post-pandemia.

La prima è l'importanza dell'empatia come leva per l'efficacia della comunicazione. Prima del Covid-19, la connessione emotiva con il pubblico era importante, ma ora è diventata indispensabile per coinvolgere le persone. Ingaggiare il pubblico solo sul piano razionale non è più sufficiente.

L’empatia in era post-pandemica, e post digitale, è molto di più della capacità di un leader di trasmettere emozioni, oggi diventa il registro di comunicazione percettivo dove autenticità e integrità sono fondamentali. Non si può creare una comunicazione empatica senza sincerità e coerenza nel tempo, né tanto meno senza agire con integrità: non solo essere etici, ma anche dimostrarlo con coerenza attraverso azioni come la trasparenza su ciò che genera le decisioni.

La seconda variabile indispensabile per il comunicatore riguarda la personalizzazione dei contenuti e dei media. Prima della pandemia, la personalizzazione era importante soprattutto nella comunicazione rivolta a pubblici di nicchia. Oggi, invece, l'unicità è un valore primario nella comunicazione. Le persone vogliono sentirsi “speciali” e cercano contenuti che rispondano alle loro esigenze e interessi specifici, anche il medium scelto è sempre più legato a questa logica.

Non è più sufficiente avere un buon contenuto, ma deve essere un buon contenuto fatto su misura per l'utente. Questo richiede un livello di personalizzazione che molte organizzazioni non sono sempre in grado di gestire, ma vale la pena fare questo sforzo se si vuole che il pubblico si senta coinvolto dal brand.

La terza variabile riguarda le fake news. La pandemia ha dimostrato l'enorme potere delle informazioni false e la necessità di garantire una comunicazione corretta e affidabile. La rilevanza diventa fondamentale non solo per la qualità della comunicazione ma anche per la lotta alle fake news, inoltre i comunicatori hanno il compito di presidiare i punti di contatto coinvolti nelle strategie e nei piani per garantire la reputazione delle aziende.

La rilevanza aiuta a creare fiducia e credibilità per costruire relazioni tra le organizzazioni e il loro pubblico. La fiducia non è solo un sentimento individuale, ma anche una cultura organizzativa che consiste in valori e comportamenti che possono essere osservati chiaramente.

Infine, c'è una crescente domanda di eventi altamente strutturati secondo il modello ibrido. Questo modello si basa principalmente sul coinvolgimento del pubblico piuttosto che sul consumo passivo dei servizi. La chiave sta nel fatto che questi eventi possono essere "on-off", il che si riferisce a una struttura più flessibile dell'evento complessivo e delle sessioni al suo interno, che possono cambiare in base alle esigenze e ai requisiti del pubblico. Questi eventi creano nuove esigenze di comunicazione, nonché nuove modalità di coinvolgimento e di esperienza comunicativa.

In conclusione, il comunicatore, nei futuri scenari evolutivi, dovrebbe essere al centro di quella svolta che promuove nuove modalità di coinvolgimento delle audience, sempre più tecno-umano-centriche, diventando così un attore contemporaneo in un mondo che cambia ogni giorno ad una velocità mai vista prima.

Happy Innovating!


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Formazione nell’era post-digitale: prepariamoci al futuro

Non è un segreto che il mondo stia cambiando più velocemente che mai e continuerà a farlo in questi anni.

Un grande trasformatore che ci prepara a un futuro diverso e imminente ci permetterà di contare su cittadini dotati di talento e sul desiderio di inventare il futuro.

L’era post digitale che è arrivata ha scatenato un’ondata di cambiamenti tecnologici, economici e sociologici non meno imponenti di quelli che nel ventesimo secolo hanno scosso il mondo.

Lo status quo finora costituito è in possesso di nuove potenzialità finora inimmaginabili.

È prevedibile pensare d’altro canto che la società post digitale se non viene accompagnata dalla crescita dell’economia con nuove competenze sarà assediata da crescenti disuguaglianze e perturbazioni occupazionali indesiderate.

L’innovazione porta sempre con sé prosperità ma anche pericoli qualora non ci si prepari al cambiamento.

Per capire dove è diretta l’innovazione è necessario guidarla, non procede da sola, non ha un pilota automatico. Richiede un impegno costante e continuativo nel processo.

Per guidare l’innovazione dobbiamo preparare nuove competenze, istruire i nostri ragazzi, rafforzare il sistema scuola.

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Quasi tutti i settori toccati dal PNRR che non riescono a spendere i fondi per carenza di risorse umane, mi fa pensare a quanto sia importante la gestione del capitale umano con una visione di lungo periodo e con alla base una logica di apprendimento continuo. Non possiamo permetterci proprio ora di svalorizzare il capitale umano, anche in reazione ai periodi di crisi. E’ sempre più evidente che bisogna 'approfittare' dei cicli economici negativi per 'aumentare' le capacità delle persone e consentire loro non solo di rientrare nel mercato del lavoro ma di rientrarvi creando maggiore valore aggiunto.

La società post-digitale sarà sempre più guidata dall'uomo.

Quindi:

  • Le scuole e le università devono comprendere l'importanza di fornire una formazione in settori quali l'intelligenza artificiale, la robotica e la scienza dei dati.
  • La pubblica amministrazione deve essere più ricettiva al cambiamento e identificare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e innovazioni.
  • Le organizzazioni private devono tenere conto del fatto che i cambiamenti sono inevitabili e trovare il modo di adattare il proprio modello di business per rimanere competitive.

Con le industrie del futuro, le nuove prospettive di opportunità per il Paese e per gli individui si baseranno su competenze digitali.

Per capire cosa sono le competenze digitali nel macrosistema e in relazione alle industrie del futuro si consideri la seguente domanda:

Perché una percentuale incredibilmente alta di aziende viene ancora dalla Silicon Valley quando in tutto il mondo si fanno massicci investimenti per entrare in concorrenza?

Tra i molteplici fattori quello legato alle competenze appare ancora tra i più importanti.

Da oltre vent’anni le migliori menti del digitale hanno stabilito la loro base nella Silicon Valley creando una vera e propria cultura della tecnologia in quel territorio. La Silicon Valley ha finito per diventare, grazie allo sviluppo delle competenze tecnologiche, non semplicemente un centro industriale, ma un faro, che offre opportunità, senso di appartenenza e che ancora oggi continua ad attirare ondate di ambiziosi imprenditori.

Il legame tra scuola, nuove competenze e distribuzione geografica focalizzato sul capitale umano rappresenta uno schema di grande opportunità per il nostro Paese, territorio fatto di molteplici eccellenze produttive ma che ancora soffrono di “nanismo” industriale che potrebbe essere superato abbracciando le opportunità della società post digitale.

Contribuire a ribadire l’importanza dell’evoluzione delle competenze, affrontando i temi spinosi e da risolvere legati all’etica credo rappresenti il più importante contributo che i professionisti della comunicazione possono offrire per la creazione di una società post digitale sostenibile.