digitale crescita paese armandobarone

Il ruolo del Digitale per la crescita del sistema Paese

Negli ultimi anni, siamo testimoni di una forte accelerazione della digitalizzazione, dimostrando quanto questa sia diventata fondamentale per la nostra società e per l’economia.

Per i consumatori, piattaforme come Amazon hanno trasformato le abitudini di acquisto, offrendo convenienza e rapidità, mentre i cittadini hanno beneficiato di strumenti come lo SPID, che semplificano l'accesso ai servizi pubblici online rendendoli più efficienti e sicuri.

Anche le aziende hanno tratto vantaggio dalla digitalizzazione, specialmente nel settore manifatturiero, adottando tecnologie dell'Industria 4.0 come l'Internet of Things e l'intelligenza artificiale per migliorare produttività e qualità dei prodotti.

L'impatto della Digitalizzazione

La digitalizzazione ha avuto un impatto significativo a livello nazionale, aumentando la produttività e creando nuovi posti di lavoro, stimolando l'innovazione e la competitività del paese.

In questo contesto, il digitale non è solo un insieme di tecnologie, ma un vero e proprio ecosistema che interconnette consumatori, cittadini, aziende e istituzioni, migliorando la qualità della vita e favorendo uno sviluppo economico sostenibile.

Inoltre, il digitale ha contribuito a renderci più resilienti in tempi di pandemia, facendoci progredire e spingendoci a cogliere nuove opportunità. La digitalizzazione si conferma quindi come un elemento imprescindibile per la crescita e la resilienza dell'Italia, offrendo vantaggi tangibili in termini di efficienza, produttività e accessibilità.

Comunicare il Digitale

Quindi, comunicare l'importanza del digitale e promuoverne i valori è cruciale per incoraggiare cittadini, lavoratori e imprese ad adottare le tecnologie digitali. Questo non solo aumenta la consapevolezza dei benefici, come l'efficienza e la produttività, ma aiuta anche a superare resistenze e timori legati all'innovazione. Una maggiore comprensione del digitale facilita l'inclusione, stimola l'innovazione e crea un ecosistema più resiliente e competitivo, favorendo una crescita economica sostenibile e migliorando la qualità della vita per tutti.

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La rilevanza dell'istruzione digitale

Anche nell’istruzione il digitale gioca un ruolo rilevante; infatti, quando usato correttamente, può essere una risorsa preziosa per l'apprendimento, la crescita personale e la connessione con gli altri. Studi hanno dimostrato che l'uso di strumenti digitali in ambito educativo può migliorare significativamente le competenze degli studenti, rendendo l'apprendimento più interattivo e accessibile.

Tuttavia, l'educazione digitale è cruciale per assicurare che i giovani possano navigare in sicurezza nel mondo online e sfruttare appieno le opportunità offerte dalla rete. Senza un'adeguata educazione, i giovani rischiano di incorrere in pericoli come il cyberbullismo, la disinformazione e le violazioni della privacy. Insegnare competenze digitali fin dalla giovane età aiuta a sviluppare un uso critico e consapevole della tecnologia, preparando i giovani a un futuro sempre più digitale. Evidenze mostrano che programmi di educazione digitale ben strutturati riducono significativamente i rischi online e aumentano la fiducia e la competenza digitale tra i giovani, favorendo un ambiente online più sicuro e produttivo.

Il valore dell'inclusione digitale

L'inclusione digitale nell'istruzione è cruciale poiché non solo modernizza i metodi di trasmissione della conoscenza, ma facilita anche il processo di apprendimento, rendendolo più coinvolgente e motivante. Le tecnologie digitali stimolano la creatività e lo scambio di idee, promuovendo la partecipazione attiva degli studenti.

Questo approccio innovativo permette di personalizzare l'apprendimento in base alle esigenze individuali, migliorando la comprensione e l'interesse per le materie. Inoltre, l'uso di strumenti digitali prepara gli studenti a un futuro tecnologico, dotandoli delle competenze necessarie per affrontare le sfide del mondo moderno.

DESI 2023

L'Italia e il Digitale, si deve ancora tanto

A livello nazionale, l'Italia si colloca al 19° posto nel Digital Economy and Society Index (DESI) tra i 27 Stati membri dell'UE. Nonostante i progressi compiuti, il paese deve ancora affrontare sfide significative, come il miglioramento delle competenze digitali della popolazione e l'incremento dell'adozione di tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale e i Big Data. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un'opportunità cruciale per colmare questi gap, con circa 127 miliardi di euro destinati a riforme e investimenti nel settore della digitalizzazione.

In sintesi, il digitale crea valore trasformando il modo in cui acquistiamo beni, soddisfiamo bisogni, lavoriamo, impariamo e interagiamo, portando benefici tangibili in termini di efficienza, produttività e qualità della vita.

Happy Digital!

 


Centralità scuola digitale

La centralità della Scuola per trasformare il Paese

Già da quest’anno sono operativi i primi importanti cambiamenti previsti dal PNRR.

Il prossimo “back to school” vedrà tra i banchi 100 mila studenti in meno, un primo effetto concreto del calo demografico che si stima raggiungerà il suo picco nel 2033 con 1.4 milioni di studenti in meno portando quindi il numero di giovani in formazione a solo 6 milioni. È un fenomeno che fa fare un “salto di qualità” verso la completa insostenibilità ad alcuni fatti che contraddistinguono il capitale umano del nostro paese, in particolare la bassa percentuale di laureati e il primato di giovani che non studiano né lavorano, quelli che vengono definiti NEET (Not engaged in Education, Employment or Training).

Sicuramente uno scenario tanto allarmante quanto noto ma che quest’anno si muove in un contesto differente, che giustifica un relativo ottimismo. La scuola è infatti uno dei pilastri del PNRR.

Centralità scuola digitale

L’inizio dell’anno scolastico 22-23 vedrà l’avvio del progetto Scuola Digitale il cui obiettivo è trasformare almeno 100 mila classi tradizionali in ambienti di apprendimento innovativi, integrati da un concetto di classe e laboratorio in grado di superare l’attuale modello ideato per sostenere il boom economico degli anni ‘60 del secolo scorso. Un modello quello attuale evidentemente poco appeling per le generazioni native digitali ed inefficace per formare capitale umano in grado di svolgere le professioni del futuro che sempre di più rappresentano i mestieri del presente. A questo proposito si pensi all’impatto che big data, il cloud, l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica e la blockchain stanno avendo nel modificare i mestieri “tradizionali” e nel creare nuovi lavori.

Sia inteso il progetto Scuola 4.0 non è una promessa ma un fatto che ha una dote complessiva di 4.9 miliardi di euro.

È certamente auspicabile arricchire questo progetto con ulteriori interventi sulla didattica per accelerare il cambiamento ed indirizzare alcuni fenomeni collegati all’uso del digitale come la tutela della privacy, la necessità di considerare l’innovazione trasversale a tutte le materie, rendere centrale e premiante la formazione dei docenti. Anche qui ci sono segnali positivi: tutti questi punti sono indirizzati nell’indagine conoscitiva approvata dal parlamento (chi vuole può leggerla qui)

Siamo di fronte ad una priorità sistemica che merita la massima attenzione da parte dei comunicatori e dei media. Divulgare questi cambiamenti, che aprono ad un concreto ventaglio di opportunità, con l’obiettivo di includere nelle conversazioni famiglie e studenti è strategico per creare le premesse per il successo del progetto di trasformazione della scuola che può creare benefici in termini di PIL ed essere un volano positivo in termini di coesione sociale e benessere.


Famiglia PNRR

Il circolo virtuoso della Famiglia

Mentre anno dopo anno la nascita di start up incrementa, al contrario nel 2021 il calo delle nascite di persone in Italia hanno raggiunto il record congiunturale.

Che c’entrano le start-up con la nascita dei bambini? C'entrano, eccome se c’entrano. Perché per far nascere nuove vite ci vuole la volontà della fonte: per le start up gli imprenditori innovativi e per le persone i genitori. E la volontà spesso è legata al portafoglio.

Era già un trend negativo quello del calo delle nascite di neonati. L’ Istat da anni alza puntualmente la mano e ci ricorda l’inasprimento dell’invecchiamento della popolazione.

Il quadro demografico descritto a Marzo è chiaro:

  1. Nascono meno persone
  2. Muoiono più persone
  3. Aumentano i flussi migratori

Ma nel contempo aumentano i matrimoni civili, chissà forse abbiamo sempre meno voglia di rimanere soli e una certa tendenza a volere una famiglia, nell’eccezione contemporanea del termine, c’è ancora.

La pandemia ha certamente contribuito in modo duplice sui decessi ma anche sul posticipare i piani genitoriali.

Famiglia PNRR

Le cause sono certamente legate anche all’incertezza che la pressione economica esercita sulle famiglie. Diciamocelo chiaramente, il minimo d’investimento per una persona che volesse avere una famiglia entro i trent’anni si è alzato notevolmente nell’ultimo decennio e la tendenza è al rialzo.

Quindi non meravigliamoci se molti arrivano a 40 anni in Italia per decidere di diventare genitori oppure rinunciano del tutto.

Le implicazioni di questo cambiamento sono importanti da tutti i punti di vista: sociale, politico ed economico. Va detto che le famiglie rappresentano un’importante risorsa per il Paese e questo calo demografico non giova all’economia. La spesa media mensile incide sul PIL del Paese e aumenta al crescere dell’ampiezza familiare. Nel 2020 la spesa media mensile per una famiglia senza figli è stata di € 2350,63, e passava a € 2775,82 in presenza di un figlio, e a € 2934,92 con due figli. E’ chiaro quindi che l’ampiezza della famiglia è un fattore premiante per il Paese. Ma c’è anche un altro aspetto che va tenuto conto: gli effetti positivi sul Capitale Umano, non solo dall’ovvio ritorno in termini numerici.

Il sostegno alle famiglie migliora le condizioni lavorative dei riferimenti familiari in termini economici e di stile di vita. Man mano che la condizione professionale incrementa aumentano anche i consumi destinati ai comparti merceologici in grado di contribuire allo sviluppo delle persone: settori come ricreazione, spettacoli e cultura vedono incrementi a doppia cifra. Sono ancora queste famiglie, quelle che hanno quindi ricevuto un beneficio professionale, ad incrementare sensibilmente i consumi: 3.471 euro mensili se entrambi i riferimenti familiari hanno ricevuto un avanzamento professionale, seguite da quelle che hanno come persona di riferimento un lavoratore dipendente nella posizione di dirigente, quadro o impiegato (2.949 euro). A contrario si constata che ai livelli di spesa più̀ bassi si osservano famiglie caratterizzate da condizioni economiche precarie, vale a dire quelle con la persona di riferimento inattiva ma non ritirata dal lavoro (1.677 euro mensili) o con persona di riferimento in cerca di occupazione (1.776 euro). Queste famiglie semplicemente non sono nelle condizioni di comprare i beni e servizi necessari per incidere positivamente sulla formazione del Capitale Umano. Ed il link al tema del mismatch delle competenze di cui soffre l'Italia appare evidente.

Le misure contenute nel PNRR a favore delle famiglie connesse al progetto di riforma contenuto nel Family Act, sono quindi molto importanti per il rilancio di lungo periodo del Paese perché contengono azioni per il sostegno alle famiglie con figli, per la promozione della partecipazione al lavoro delle donne, per il sostegno ai giovani, cercano quindi di incidere non solo sul rilancio dei consumi ma anche sulla propria qualità per orientare positivamente la formazione del Capitale Umano.

Costruire un circolo virtuoso: PNR, Famiglia, Capitale Umano e Consumi appare quindi essere un investimento pragmatico per rendere il Paese più resiliente in un mondo in cui la cronaca ci ricorda anche con brutalità che i cicli economici sono diventati fluidi.