purpose kpi comuncazione responsabile armandobarone

Nuovi KPI nella comunicazione post digitale

Il recente episodio che ha coinvolto Zlatan Ibrahimovic, ripreso mentre partecipava a un gioco omofobo con lo youtuber IShowSpeed, conduce a una riflessione sul rapporto tra il purpose delle aziende, la scelta del media mix e i KPI.

Purpose e KPI: un nuovo approccio

Le aziende post-digitali devono essere guidate da un purpose chiaro e integrato nel design organizzativo. Il purpose rappresenta, nell’azienda moderna, una componente centrale della governance organizzativa. La vicenda che ha visto protagonista il campione svedese rende attuale un interrogativo rispetto a scelte di comunicazione basate sui KPI tradizionali, spesso meramente quantitativi.

È nostra convinzione, invece, che in una società post-digitale le scelte di comunicazione debbano essere “certificate” con un nuovo rigore che gli attuali media mix, creati sulla base di KPI quantitativi, non riescono a fornire, generando scelte insufficienti per valutare l'efficacia della comunicazione e rischiose per l’azienda.

purpose kpi comuncazione responsabile armandobarone

L'importanza dell'etica nella comunicazione

Appare sempre più evidente che l’ecosistema della comunicazione debba muoversi dalla comfort zone dei KPI quantitativi per sviluppare nuovi parametri in grado di rappresentare la qualità e l'impatto delle iniziative comunicative rispetto al purpose delle organizzazioni.

I driver per KPI post-digitali

Esistono almeno tre driver da considerare per la creazione dei KPI post-digitali:

  1. Engagement di Qualità: misurare l'interazione con il pubblico, valutando non solo la quantità ma anche la qualità delle interazioni.
  2. Impatto ESG: valutare il ROI delle campagne di comunicazione, pesando la loro capacità di promuovere la sostenibilità finanziaria, sociale e ambientale.
  3. Coerenza con il Purpose: monitorare la coerenza delle comunicazioni con il purpose aziendale, assicurando che ogni messaggio rafforzi i valori fondamentali dell'organizzazione.

Proprio qualche giorno fa, come membro del board di Comunicazione, ho partecipato all'evento "L’Impresa Comunicativa" organizzato da Assolombarda, dove è emerso come la comunicazione d’impresa sia sempre più centrale nella governance aziendale e nei processi decisionali. Appare quindi matura una riflessione su un set di KPI in grado di misurare questa nuova centralità della comunicazione.

Happy Purpose!

 


trasformazione aumentata armandobarone

Viviamo l′era della Trasformazione Aumentata

Siamo in un momento di trasformazione aumentata, in mercati pieni di nuove idee, di start-up che si moltiplicano a una velocità incredibile; di più, rispetto al passato, il nostro lavoro è sempre più compresso, abbiamo sempre più obiettivi trasformativi da raggiungere. Come misuriamo i nostri risultati alla luce di un mondo e di un mercato sempre più orientato al nuovo?

I KPI tradizionali riescono a catturare questo cambiamento?

Un indicatore chiave di prestazione è un valore misurabile che dimostra l'efficacia con cui un team sta raggiungendo gli obiettivi principali, e quando parliamo di comunicazione ci sono specifici KPI che assolvono a questo incarico: numero di articoli, condivisione, visualizzazioni, coinvolgimento etc.

La mia impressione è che questi KPI vadano arricchiti. Ad esempio tutto ciò che esula dai media tradizionali necessita di una misurazione dell’efficacia, un indicatore in grado di dimostrare il grado di trasformazione raggiunto dai principali veicoli con cui "distribuiamo" l’informazione.

Stesso discorso vale per il purpose, che coinvolge sempre di più i comunicatori del nuovo millennio. Senza la condivisione di standard trasparenti che misurano l’approccio individuale, come possiamo capire in maniera oggettiva se le azioni intraprese sono in grado di sedimentare valore?

trasformazione aumentata armandobarone

La definizione di KPI più rivolti agli individui appare importante nel momento in cui la comunicazione è sempre più distribuita tra differenti media e di conseguenza aumentano le possibilità che l’individuo possa con le proprie azioni quotidiane agire nei confronti del posizionamento dell’azienda.

Un nuovo approccio può favorire un accorpamento dei troppi standard già esistenti, ed essere adottati su base volontaria?

Il mondo cambia velocemente, noi cambiamo velocemente, i KPI dovrebbero evolvere, senza per altro stravolgere la loro anatomia che è sempre legata a caratteristiche standard. L’anatomia di un KPI strutturato include 4 punti principali:

  1. Una Misura. Ogni indicatore KPI deve avere una misura. I migliori KPI hanno misure più espressive.
  2. Un Obiettivo. Ogni KPI deve avere un obiettivo che corrisponda alla misurazione individuata e al periodo di tempo individuato per raggiungerlo.
  3. Un’Origine Dati. Ogni KPI deve disporre di un’origine dati chiaramente definita, in modo che non vi siano aree grigie nel modo in cui ciascuna viene misurata e tracciata.
  4. Una frequenza. KPI diversi hanno frequenze di segnalazione diverse; tendenzialmente è buona prassi confrontarsi con le proprie metriche almeno una volta al mese.

In un’epoca di grandi cambiamenti diventa strategico evolvere  il sistema di misura con un cruscotto di KPI che accompagni i professionisti in un percorso che necessariamente richiede di combinare credibilità con flessibilità.