nuova scuola armandobarone

La "nuova scuola" e la sfida del Cambiamento

Il settore della scuola deve adattarsi ai continui cambiamenti. Negli ultimi cento anni la scuola e l'istruzione italiana hanno visto una rapida evoluzione.  Da singole scuole a reti estese, da una lingua a più lingue, dall'istruzione obbligatoria alla libera scelta delle scuole, da aule isolate ad ambienti di apprendimento basati sulla tecnologia, da un insegnamento incentrato sull'insegnante a un apprendimento incentrato sullo studente, da risultati rigidi all'acquisizione di conoscenze basate su approcci di apprendimento attivo.

Quindi, la scuola deve continuare il proprio processo di adattamento facendo anch'essa i conti con un fenomeno mai visto nella storia: l'accelerazione esponenziale delle tecnologie disponibili. Un fenomeno che genera almeno 3 sfide contemporanee: la necessità di rivedere i percorsi formativi per orientare e formare i giovani su skill totalmente nuovi; aggiornare le modalità di erogazione del sapere; rivedere l'apparato burocratico per andare incontro ad un cliente/studente nativo digitale. Il tutto ad una velocità compressa, a cui la PA ma non solo, non è abituata.

La "nuova scuola" dovrà seminare un germoglio del tutto nuovo: l'apprendimento costante. La società accelerata dalle tecnologie deve essere orientata al cambiamento costante e quindi alla necessità di aggiornare in maniera dinamica le proprie competenze. Bisogna inquadrare questa come una sfida prioritaria e da vincere. L'Italia è un Paese con un tasso demografico decrescente ed un livello di capitale umano istruito in calo. Al contrario il mondo sta orientando sempre di più la competizione sul sapere, con i grandi player demografici che stanno sempre più proponendosi come riserva di talenti per il mondo occidentale. In un altro articolo abbiamo visto come l'India stia investendo e guadagnando spazio.

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La tendenza va quindi velocemente invertita facendo leva sulle tante eccellenze distribuite sul territorio che devono adesso contribuire a creare un sistema pubblico/privato che sappia generare valore su numeri decisamente più grandi.

Sembra andare in questa direzione il Programma Scuola e Competenze. Finanziamenti ingenti, risorse di fondi europei che si affiancano al PNRR e lo potenziano, un grande salto in avanti per tutto l'ecosistema educativo.

Quasi 3,8 miliardi di euro, uno stanziamento record, una parte importante destinata al rafforzamento delle competenze della comunità scolastica e alla lotta alla dispersione e un'altra interessa invece il finanziamento delle infrastrutture (laboratori, mense e palestre, dispositivi per la didattica).

Tra le principali azioni previste c'è il potenziamento delle competenze di base e delle discipline STEM, la lotta alla povertà infantile, l'inclusione e il contrasto alla dispersione scolastica.

Nei prossimi anni si attueranno azioni per sostenere i bambini e i giovani nell'apprendimento e questo sarà portatore di entusiasmo, fiducia e ambizione. Ciò comprenderà il sostegno allo sviluppo delle competenze di base e delle discipline STEM nella scuola primaria e il contributo alla lotta contro la povertà infantile, alla lotta contro l'abbandono scolastico e all'inclusione.

Sembra quindi che ci stiamo mettendo finalmente alle spalle un lungo periodo di disinvestimenti nella scuola, sicuramente uno dei fattori chiave per spiegare le difficoltà di un paese in difficoltà da troppi anni.


sport sviluppo personale professionale armandobarone

Lo sport, opportunità di crescita personale e professionale che vale oro

Lo sport è un'attività che va ben oltre il puro divertimento e l'agonismo: rappresenta una fonte di formazione per i giovani, un'opportunità di crescita personale e un'importante industria a livello globale. 

Investire in uno sportivo può infatti rappresentare un'opportunità di ritorni tangibili, non solo in termini di successo atletico, ma anche di sviluppo personale e professionale. È uno strumento potentissimo di individuazione e sviluppo del talento.

Lo sport, infatti, aiuta a definire una serie di competenze e attitudini differenzianti. Alcune di queste includono l'autodisciplina, la capacità di lavorare in team, l’individuazione delle priorità, la determinazione e la capacità di gestire lo stress. Cosa non di poco conto in periodi di burnout.

Inoltre, lo sport genera entrate ragguardevoli. Infatti, la filiera del sistema sportivo è molto lunga e complessa e coinvolge molti. È un'industria che copre un variegato numero di attività e servizi strettamente interconnesse che dipendono l'una dall'altra.

Un vero e proprio ecosistema!

Guardando ai diversi modelli sportivi dei Paesi europei, possiamo notare che ci sono differenze significative nella valorizzazione degli atleti.

Il modello americano appare senz’altro il riferimento, anche dall’alto del primato di ben 1.133 medaglie vinte negli ultimi 20 anni alle Olimpiadi. 

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Negli Stati Uniti, lo sport è parte integrante del modello educativo e molti giovani atleti seguono un percorso di sviluppo che prevede la combinazione tra attività sportiva e studi accademici. Le Università americane investono in modo significativo nello sport e offrono ai loro studenti-atleti opportunità di sviluppo sia accademico che sportivo.  

In questo modo, i giovani che intraprendono un tale percorso, hanno la possibilità di sviluppare le loro capacità sportive senza sacrificare gli studi, e allo stesso tempo acquisiscono competenze che possono essere utili nella vita professionale. Secondo i dati più recenti della NCAA (National Collegiate Athletic Association) il 90% degli atleti universitari a tempo pieno che hanno iniziato il college nel 2014 è riuscito a laurearsi entro sei anni. Ciò dimostra come lo sport possa essere un’importante fonte di formazione per i giovani, e come investire in un futuro sportivo possa rappresentare un’opportunità di ritorni tangibili.

Non meraviglia che gli atleti americani sappiano distinguersi anche nelle attività imprenditoriali: Michael Jordan, laureato in geografia all’University North Caroline, ha un capitale stimato da Forbes di 2.1 miliardi di dollari. Cifra mostruosa accumulata attraverso le molteplici attività commerciali del cestista. LeBron James, che ha preferito fermarsi al diploma, ha investimento con successo in diversi settori raggiungendo in questo modo un capitale di 500 milioni di dollari.

Il sistema americano sembra inequivocabilmente indicare che la combinazione sport-formazione crea ricchezza per il Paese.

L'Italia, con un deficit di capitale umano sempre più allarmante, potrebbe guardare allo sport da questo punto di vista? Le Olimpiadi del 2026 a Milano e Cortina potrebbero dare lo start ad un nuovo corso?

L’evento sarà un’occasione unica per il nostro Paese di creare crescita sostenibile, valorizzando i nostri talenti attraverso il sistema sportivo investendo, quindi, in persone e non solo in infrastrutture e servizi.

In conclusione, lo sport è una grande opportunità per far crescere i nostri ragazzi, per creare valori solidi e aumentare la ricchezza del Paese. 


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Come la tecnologia sta cambiando il modo di apprendere

L'apprendimento è un processo in continua evoluzione e le modalità sono cambiate notevolmente nel corso del tempo, grazie alla tecnologia e all'innovazione. Oggi, la formazione continua e l'istruzione sono fondamentali per la crescita economica e la prosperità di un Paese. Investire in un sistema formativo che abbraccia l'innovazione può aiutare a creare una forza lavoro altamente qualificata, aumentare la competitività delle imprese e ridurre la disuguaglianza economica.

In passato, l'apprendimento era principalmente basato sulla trasmissione di conoscenze da parte di un insegnante o di un esperto e gli studenti apprendevano attraverso modalità analogiche. Questo approccio era spesso standard e non adattato alle esigenze individuali degli studenti. Con il tempo, tuttavia, l'approccio all'apprendimento è cambiato notevolmente, con un maggiore richiesta di partecipazione attiva degli studenti e sulla sperimentazione pratica.

L'avvento dell'era digitale ha avuto un impatto significativo. L'uso di computer e dispositivi mobili ha reso possibile l'apprendimento online e la formazione a distanza, con l'accesso a una vasta gamma di risorse educative, come video, podcast, tutorial e corsi online. Questo ha permesso a chiunque, ovunque nel mondo, di accedere a informazioni e conoscenze in modo rapido ed efficiente.

Tuttavia, la tecnologia ha anche aperto nuove opportunità, come l'uso della realtà virtuale e aumentata e dell'intelligenza artificiale. La realtà virtuale, ad esempio, può fornire esperienze di apprendimento immersive e coinvolgenti, permettendo agli studenti delle scuole di interagire con ambienti simulati e di apprendere attraverso la sperimentazione pratica. Altresì l'intelligenza artificiale, proprio in questi giorni, sta dando vita a nuove forme di apprendimento personalizzate, che adattano il processo di acquisizione delle conoscenze alle esigenze individuali degli studenti.

Questo consente di fornire un'esperienza di qualità e di garantire che i giovani ricevano l'attenzione e il supporto di cui hanno bisogno per ottimizzare i loro talenti.

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Tuttavia, l'innovazione e la tecnologia possono spaventare molti, in particolare coloro che sono abituati a metodi di insegnamento e formazione tradizionali e che possono percepire l'innovazione come un'incognita o un ostacolo al processo di apprendimento della conoscenza. Ecco perché gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale in questo cambiamento epocale, e dovrebbero anche loro sottoporsi a una formazione continua per acquisire nuove competenze e abilità legate alle innovazioni.

In un mondo in cui la conoscenza è in costante evoluzione, anche gli insegnanti devono essere pronti a imparare e ad adattarsi continuamente. Un rapporto di Unioncamere, dice che entro il 2025, il 60% dei lavoratori italiani dovrà possedere competenze digitali per soddisfare le richieste del mercato del lavoro. Questa previsione è un chiaro segnale che la formazione continua basata sulle nuove tecnologie è la chiave per la competitività delle imprese e la creazione di valore economico e sociale.

La formazione continua e l'istruzione sono fondamentali per la crescita economica e la prosperità di un paese. Investire in un sistema formativo che abbraccia l’innovazione, può aiutare a creare una forza lavoro altamente qualificata, aumentare la competitività delle imprese e ridurre la disuguaglianza economica. Compito di chi si occupa della comunicazione è raccontare questi benefici, affrontando anche i temi scottanti dell’etica e della sostituzione uomo-macchina, affrontando le ortodossie che minano il progresso.

Nell'ambito degli approcci innovativi all’apprendimento, un caso interessante è rappresentato dalla collaborazione tra il Central Board of Secondary Education (CBSE) dell'India, l'Innovation Cell del Ministero dell'Istruzione e l'IIT-Bombay, che hanno creato il primo corso opzionale di pensiero e innovazione basato sul design, destinato alle scuole.

Il corso è stato introdotto per gli studenti di classe 6 (età compresa tra 11 e 12 anni). L'obiettivo è fornire agli studenti gli strumenti e l'esperienza necessari per affrontare i problemi utilizzando il processo basato sul design thinking, una metodologia che pone l'accento sulla risoluzione dei problemi in modo creativo ed innovativo.

Il corso ha avuto un notevole successo tra gli studenti e le scuole, tanto che il CBSE ha deciso di estendere il programma lanciando una nuova raccolta di libri di testo per le classi 7-12, a partire dal prossimo anno scolastico.

Gli obiettivi del corso sono molteplici: aiutare gli studenti ad acquisire competenze come il pensiero critico, la risoluzione dei problemi e l'innovazione, promuovere il loro sviluppo personale e la loro creatività, prepararli ad affrontare le sfide future e dotarli di competenze e conoscenze utili per il mondo del lavoro.

L'iniziativa rappresenta un esempio concreto di come l'innovazione nell'istruzione possa portare a risultati concreti e positivi. La metodologia del pensiero basato sul design è un'ottima opportunità per gli studenti di acquisire nuove competenze e sviluppare la creatività, in un mondo in cui la tecnologia e l'innovazione sono sempre più importanti. Inoltre, il corso rappresenta un'importante opportunità per colmare il divario tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro, fornendo le competenze necessarie per essere competitivi nel mercato globale del lavoro.

 


istruzione crescita armandobarone

Il rilancio dell’istruzione come volano per la crescita

Un giorno gli studenti impareranno la storia “viaggiando” indietro nel tempo, le nuove tecnologie stanno già avendo un impatto positivo nel settore dell’istruzione, e le Big Tech stanno contribuendo a svilupparlo. Mentre l’innovazione assicura un impatto sulla vita reale di milioni di studenti e studentesse, l’ecosistema che regge l’intero ciclo dell’istruzione italiano invece sembra accusare anelli deboli.

Il punto debole del funnel non è la fase di recruiting da parte delle aziende, ma la scarsità di laureati per soddisfare la domanda del cambiamento.

L’OCSE da poco ha rilasciato un report che mette in evidenza la crescita lenta del Paese quando si parla di istruzione. L'Italia rimane uno dei 12 Paesi dell'OCSE in cui il livello di istruzione terziaria è ancora meno diffuso rispetto a quello secondario superiore o post-secondario.

I NEET crescono oltre 3 milioni, giovani adulti che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo per periodi prolungati, giovani che rischiano di avere risultati economici e sociali negativi sia a breve che a lungo termine. Dopo essere aumentata fino al 31,7% durante la pandemia da COVID-19 nel 2020, la quota di NEET di età compresa tra 25 e 29 anni in Italia ha continuato ad aumentare fino al 34,6% nel 2021. Tale quota è diminuita tra il 2019 e il 2020 dal 28,5% al 27,4% ed è aumentata fino al 30,1% nel 2021 per i giovani di età compresa tra 20 e 24 anni.

Il cambiamento crea un volano di domanda importante e l’opportunità per i giovani laureati e diplomati di cogliere il futuro come una prospettiva economica nettamente migliorativa è davvero un fatto tangibile.

L’ostacolo che va superato e che insieme possiamo superare riguarda come gli attori principali dell’ecosistema comunicano e lavorano insieme. Famiglie, Scuole, Università, Enti, Aziende tutti insieme per creare un meccanismo dove aumentiamo l’intensità dell’istruzione e il numero di laureati.

Quale forza lavoro sosterrà la competitività del nostro Paese se non i nostri giovani studenti di oggi e futuri manager e talenti di domani?

Siamo un Paese capitalistico con una scarsità di laureati e questo è un paradosso in un’economia moderna come la nostra. I giovani (25-34) con una laurea non raggiungono neppure il 30%.

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Le Famiglie meritano attenzione. Certamente i tassi record di abbandono scolastico (1 persona su 4 non arriva alla maturità) e di rinuncia del percorso universitario (solo 1 su 5 si laurea) hanno una radice anche nel nucleo familiare. Probabilmente le famiglie e i giovani non percepiscono il valore anche economico dell’istruzione. Di certo i nuclei familiari devono affrontare uno sforzo economico considerevole: secondo recenti analisi il percorso dal nido alla laurea per un singolo figlio costa 130 mila euro. Sicuramente si tratta di un investimento ma oltre al tema del percepito ci sono i limiti oggettivi di un paese con un reddito medio di poco più di 21 mila euro, è aritmetico giungere alla conclusione che le famiglie possano avere difficoltà talvolta insormontabili, per non parlare poi di quelle in difficoltà economica che sono secondo recenti dati 4 milioni e destinate ad aumentare.

Bisognerebbe quindi valutare con pragmatica attenzione il costo-beneficio di un intervento che sostenga le famiglie nel percorso di formazione dei propri figli.

Là fuori c’è fermento, ragazzi che hanno voglia di studiare e crescere, ce ne sono tanti e tutti pronti a mettersi in gioco, non dobbiamo ostacolare o interrompere questa energia ma tutt’altro dobbiamo stimolarla, potenziarla e supportarla per immettere i nostri giovani, tutti senza distinzione di genere o provenienza, all’interno di un ciclo virtuoso dove il binomio Studiare-Benessere diventa il leit motiv. Negli anni del boom economico Henry Ford voleva che tutti gli americani avessero avuto un’automobile, in segno di progresso. Oggi che non siamo nel boom economico, e abbiamo tutti più di un’automobile quello a cui dovremmo ambire è che tutti gli italiani dovrebbero avere un’istruzione in grado di generare benessere, per sé e per il Paese.

Con una percentuale di laureati, e diplomati, così bassa dobbiamo assolutamente abbattere gli ostacoli al talento, anzi dobbiamo sforzarci a coltivarlo ovunque risieda.

A questo proposito, quello che sta succedendo in questi giorni a Scampia, con l’apertura dell’Università, e di un nuovo campus per le professioni sanitarie, è una cosa straordinaria. L’istruzione può vincere tutte le sacche di degrado del nostro Paese, è il mezzo più efficace anche per combattere la criminalità. Per adesso l’Università di Scampia ospiterà fino a 2660 alunni della Federico II.

È il momento che il sistema educativo italiano sia più inclusivo e adatto alle nuove generazioni. Essere più inclusivi vuol dire certamente presidiare anche le aree maggiormente svantaggiate, luoghi dove i talenti spesso si perdono ma anche ridisegnare i programmi di studio e i servizi, pensati per buona parte nel boom economico degli anni ’60.

Affinché un sistema economico sia competitivo sul mercato, è essenziale che abbia la capacità di potenziare la cultura e le competenze dei giovani. Diventa determinante, quindi, comprendere la diversità e la ricchezza dei nostri talenti made in Italy, rinunciando a suddividere la realtà in mere categorie socio-demo e comprendendone i cambiamenti e i bisogni, quelli che si situano tra cuore e stomaco, lì dove pulsano i valori più profondi in cui crediamo e dove l’istruzione ha sempre avuto un posto fondamentale.

La buona notizia è che il sistema impresa italiano è pronto ad accogliere un maggior numero di laureati, un maggior numero di competenze e un maggior numero di talenti.

In piena transizione come quella che stiamo vivendo una politica di prevenzione del sistema educativo che abbassa i rischi connessi alla crescente competizione globale e colga nuove e prospere opportunità di crescita per il nostro Paese, diventa un volano di successo per tutti.


accenture impegno sud italia armandobarone

La mia Accenture e il suo impegno al Sud Italia

Il nostro Paese è cresciuto più della media europea quest’anno, ha superato Francia e Germania e ben pochi paesi a livello mondiale sono cresciuti così. Eppure l’ecosistema della comunicazione sembra quasi snobbare questo risultato eccezionale. Eccezionale soprattutto perché dimostra le enormi potenzialità del tessuto produttivo italiano e degli italiani che hanno saputo e stanno ancora affrontando in maniera profittevole uno dei periodi più difficili della storia. Una qualità questa che andrebbero celebrata e valorizzata, dal momento che il 2023 si presenta altrettanto difficile.

La mia Accenture c’è. Abbiamo infatti deciso di intensificare l'impegno e raddoppiare la presenza nel Sud Italia creando, sulla scorta della bellissima esperienza avviata pioneristicamente prima a Napoli, dove abbiamo un Advanced Technology Center e un Cyber Security Center, poi a Cagliari dove esiste un polo tecnologico, due nuovi centri a Bari e Cosenza.

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Con questo nuovo investimento puntiamo a raddoppiare il numero di talenti fino a 5 mila ed affiancare alle competenze avanzate in Sicurezza Informatica, Cloud, Intelligenza Artificiale quelle sull’e-health, Sostenibilità e i Dati. Ma non è quindi solo una questione di numeri. L’obiettivo infatti è creare anche intorno a queste città un ciclo virtuoso che possa coinvolgere tutti gli attori rendendo il territorio più attrattivo e migliorare la capacità occupazionale di giovani e meno giovani che potranno creare valore per il loro territorio d’origine.

Noi siamo certi che il divario Nord-Sud si possa superare a beneficio non solo del Paese ma anche dell’Europa, che con il Recovery Fund ha mostrato di avere fede nell’Italia.

L'innovazione crea ricchezza per tutto l'ecosistema. 


omunicazione strategica cambiamento

La Comunicazione strategica che abilita il Cambiamento

Ogni aspetto del lavoro di chi si occupa di comunicazione esterna sta cambiando seguendo uno scenario macro economico più complesso e organizzazioni impegnate in trasformazioni sempre più compresse nel tempo, tanto da rendere fondamentale la capacità di decidere in segmenti di tempo ridotti, mandando così in soffitta la cultura dei piani di comunicazione triennali.

Non lavoriamo più da un posto fisso, oggi siamo in ufficio, domani a casa o chi in uno spazio di coworking. Ci sono nuove definizioni e atteggiamenti nei confronti del lavoro, come per esempio il dibattito tra umani e intelligenza artificiale. Paradossalmente ritengo che questo scenario di continuo cambiamento renda ancora più necessario dotarsi un strategia, resiliente by design.

Abbiamo bisogno di una strategia di comunicazione, di una strategia di gestione del team e di una strategia anche per noi stessi, per cogliere il cambiamento prima che arrivi. La sfida quindi è avere un rapporto differente con il tempo, accettando di ridurre i segmenti entro i quali troviamo ispirazione, soluzioni e agiamo in modo strategico.

La strategia di comunicazione deve avere il suo perno negli stakeholder, a partire dal proprio team di lavoro. Fondamentale è qui avere un approccio empatico e inclusivo. Un ambiente e un atteggiamento inclusivo fa sì che i membri del team siano coinvolti e motivati dal progetto a cui partecipano attivamente. Stesso approccio vale per gli  stakeholder (top management, partner, media, influencer…) perché in un mondo fluido dove la strategia può cambiare rapidamente se non hai tutti gli stakeholder on board non puoi essere resiliente. Su questo punto ritorna l’importanza delle relazioni pubbliche, come momento di confronto attivo con tutto ciò che è portatore di interesse esterno all’organizzazione.

omunicazione strategica cambiamento

Siamo in una fase di trasformazione che arriva con molte idee nuove e innovative ma anche molte altre domande e sperimentazioni. Alcune cose sono chiare però. Ad esempio, che le audience e gli stakeholder ai quali ci rivolgiamo hanno più influenza di prima, che il lavoro del comunicatore è di baricentro per accogliere il nuovo valorizzando gli asset e il know-how della professione  e, infine, che solo le organizzazioni che si alimentano con una comunicazione esterna ed interna veramente significativa, costruita intorno a valori sani saranno abbracciate da dipendenti, consumatori e clienti.

A proposito di avere un modello di economia dell’attenzione ma anche inclusivo nel contesto che viviamo, bella la campagna Joyful Diversity with AI di BMW che ha lanciato una sfida per trovare soluzioni per la diversità, l'equità e l'inclusione che possono essere messe in atto internamente. La sfida ha incoraggiato i partecipanti a proporre soluzioni basate sull'intelligenza artificiale e sui dati (compresi i dati in tempo reale) che testano, misurano e riducono sistematicamente i pregiudizi negli ambienti di lavoro e nella comunicazione. Con questa campagna BMW spera che le soluzioni possano consentire una migliore comprensione, riflessione e decisioni più intelligenti a livello globale, sia per l'azienda che per la società nel suo insieme. Dopo un processo di selezione iniziato in ottobre, una giuria selezionerà due squadre vincitrici entro dicembre di quest’anno.

Insomma il nostro lavoro di comunicatori è nuovamente al centro del cambiamento, sono tanti gli aspetti e le implicazioni, il lavoro che cambia, le audience che cambiano e la delivery che cambia. In questo meraviglioso mondo che si trasforma ogni giorno abbiamo l’opportunità di ribadire l’importanza di un lavoro senza pari.


transizione Energetica innovazione

Come rendere popolare l′Innovazione, l′esempio dell′Idrogeno

Proprio nei giorni scorsi su Il Sole 24 Ore, ha posto sotto i riflettori il tema della transizione verde e dell’Idrogeno con una storia eccellente come quella della Società De Nora, che punta direttamente a piazza affari con un aumento di capitale che che supera i 3 miliardi di euro.

Storie di eccellenza che non devono stare troppo lontano ma ci devono riguardare. Perché?

Le fonti alternative sono un argomento sempre più vicino ai bisogni delle persone. Gli obiettivi legati al taglio delle emissioni di Co2 coinvolgono tutti, non solo i super esperti.

I media, gli influencer e i comunicatori hanno una grande responsabilità nel divulgare questi temi perché senza un’alleanza con le persone il cambiamento stenterà a decollare.

La strada verso la transizione energetica, ha bisogno di Idrogeno come strategia per realizzare un’ efficienza energetica strettamente connessa alle energie rinnovabili.

L’idrogeno è ovunque nell’universo, è il combustibile con la massima efficienza energetica per massa e quando viene utilizzato non emette CO2.

Riuscire a favorire le conoscenze tecnologiche, lo sviluppo di infrastrutture e l’utilizzo dell’idrogeno rinnovabile significa portare evidenti benefici a tutto l’ecosistema Aziende, comunità e persone.

Perché voglio parlarvi di Idrogeno oggi? Non sono di certo un tecnico del settore o un divulgatore scientifico della materia ma credo che la comunicazione giochi un ruolo fondamentale nel difendere innovazione e creare un’alleanza con le persone comuni, quelle che pagano le bollette.

Bisognerebbe semplificare e portare cultura nelle famiglie, nelle piccole aziende che giocano un ruolo fondamentale nella transizione energetica. Un processo di innovazione così repentino come quello di cui abbiamo bisogno per abbattere l’emissione dei CO2 deve potere contare sul supporto della più alta percentuale di popolazione possibile. Mai come adesso la comunicazione gioca un ruolo determinante. Ma siamo ancora lontani. Nel momento in cui sto scrivendo questo articolo digito la parola Idrogeno su Google, i primi 10 risultati sono tutti scientifici.

transizione Energetica idrogeno

La sfida della transizione tecnologica non è relegata esclusivamente ai livelli funzionali delle soluzioni ma altresì deve spostarsi verso l’engagement di nuove audience. Solo così possiamo massificare il bisogno e l’utilizzo delle nuove tecnologie.

L’idrogeno consente di raccontare storie accessibili a tutti, vere fiabe tecnologiche: con 1 kg di idrogeno è possibile muovere un'automobile per 130 km, fornire riscaldamento per due giorni a un'abitazione, produrre 9 kg di acciaio a partire dal ferro grezzo.

Ma non solo. Condivido tre esempi di soluzioni che hanno usato l’idrogeno, tre prospettive diverse ma tutte e tre molto interessanti.

Il caso di Ecopetrol che ha stretto alleanze con sei società internazionali per sviluppare una strategia energetica all'idrogeno, il caso di Volvo che prevede già quest'anno di avviare la produzione di concept car e componenti in acciaio realizzati utilizzando l'idrogeno e infine, il caso di un profumo che per essere prodotto utilizza CO2 convertiti in alcolici privi d’impurità utilizzando l’idrogeno nel sistema di reattore di conversione.

Veniamo al primo esempio: dopo aver testato il suo primo progetto pilota a idrogeno green, a maggio il produttore petrolifero colombiano Ecopetrol ha annunciato una collaborazione con società energetiche internazionali per sviluppare una strategia incentrata sul carburante verde. Insieme a Total Eren ed EDF dalla Francia, Siemens Energy dalla Germania, H2B2 dalla Spagna, Empati dal Regno Unito e Mitsui dal Giappone, l'azienda ha avviato una strategia per rafforzare lo sviluppo di un piano globale a basse emissioni di carbonio. Dedicherà progetti specifici alla de-carbonizzazione della produzione di idrogeno nelle raffinerie e realizzerà iniziative per il suo utilizzo nell’industria e nel settore mobilità.

La seconda innovazione che merita un accenno è una nuova produzione, quella della svedese Hybrit (Società di proprietà di SSAB)  che ha consegnato un lotto di "acciaio green” a Volvo. Mentre il carbone viene utilizzato per la produzione di acciaio a base di minerali, Hybrit utilizza energia rinnovabile e idrogeno in un impianto pilota aperto nel nord della Svezia nel 2020. Volvo  già utilizza dalla fine del 2021 l'acciaio per prototipi e parti separate di veicoli, l’azienda ha dichiarato di voler diventare un’azienda climaticamente neutra entro il 2050 in linea con l'Accordo di Parigi.

L’ultima innovazione che vorrei condividere con voi è quella di Air Eau de Perfume,  un profumo a base di etanolo prodotto da Air Company. L'azienda specializzata in tecnologie del carbonio con sede a New York crea prodotti di consumo utilizzando CO2 estratti da impianti di fermentazione tradizionali e alcolici industriali, che convertono in alcol privi di impurità utilizzando l'idrogeno nel sistema del reattore di conversione del carbonio dell'azienda. L'azienda ha dichiarato che ogni bottiglia utilizza 0,036 kg di CO2. Le bottiglie costano 220 USD ed erano disponibili con un preordine nell'ottobre 2021 con spedizione prevista nel primo trimestre del 2022.

Insomma esistono già progetti tangibili, perché non raccontarli?

Allora amici comunicatori proprio per questo motivo se avete delle innovazioni o dei POV da condividere che riguardano l’Idrogeno, eccomi qui pronto ad accoglierle tra vostri commenti.

Happy Innovating!


transizione energetica

La transizione energetica ci sta insegnando il futuro

E se vi dicessi che l’Italia può diventare indipendente dal gas straniero entro 3 anni? Capisco che mentre si osserva la strepitosa bolletta da pagare o semplicemente si sta facendo il pieno all’automobile può risultare una provocazione.

Invece secondo uno studio Accenture – Agici è uno scenario assolutamente fattibile. La soluzione sta in un grande impegno che tutto l’ecosistema Paese dovrebbe prendere per accelerare l’installazione di fonti rinnovabili portandola a 20 GW/anno,  incrementare la produzione di biometano a 8 Bcm, aumentare l’efficienza energetica dall’ attuale 1% a 1.5% all’anno e migliorare la produzione nazionale di gas.

E’ difficile? Assolutamente ma non impossibile. I benefici di uno sforzo collettivo in questo senso sarebbero enormi. In termini macro e microeconomici ma anche di prestigio del nostro Paese che da diversi decenni fa fatica a stare al tavolo che conta dei paesi avanzati. Ci sarebbe inoltre un grandissimo contributo al tema dei temi: il cambiamento climatico. La battaglia per fermare il “disastro climatico” come l’ha definito Bill Gates, è cinta d’assedio tra la pandemia, che ancora mostra qualche picco, la guerra in Ucraina e il correlato rischio geopolitico che ne consegue.

transizione energetic

Ma non bisogna perdere la bussola perché ogni rallentamento dalla traiettoria del raggiungimento dell’obiettivo di emettere zero Co2 ci avvicina sempre di più allo scenario di rischio che secondo molti studi può costare al nostro Paese il 7-8% di PIL per la convergenza del peggioramento delle condizioni dei centri urbani, del tessuto idrogeologico, delle risorse idriche, dell’agricoltura e degli incendi boschivi. Tacendo sullo scempio che questo scenario arrecherebbe al nostro Bel Paese e al proprio patrimonio paesaggistico e culturale.

Ritornando alla “Green Acceleration” è possibile se facciamo convergere tutte le intelligenze del fare per semplificare i processi amministrativi, armonizzare gli incentivi, rendere stabili il mix di fonti, usare la tecnologia per adeguare le infrastrutture e ottimizzare gli impianti esistenti.

Ritorna quindi la necessità di dotarsi di un mind set innovativo andando oltre al business as usual e  accelerare per cogliere l’evidente bisogno di cambiamento.


purpose cambiamento

Purpose driven, modello per il Cambiamento

Le emergenze che stiamo vivendo hanno cementato le organizzazioni sul modello purpose driven. Basta digitare la parola sul web per realizzare le tante e belle iniziative delle aziende in questo senso.  Nel grafico di Google trend al termine “purpose” viene associato il valore 100 per indicare che lo stesso termine è stato cercato dagli utenti con una maggiore frequenza rispetto ad altre parole.

Ma come rendere questo importante framework parte integrante della quotidianità nel lavoro come professionista e come team? Questa è la domanda che dovremmo considerare.

Non credo che ci sia una soluzione univoca ed è anche per questo che condivido il mio punto di vista.

Credo che nella pratica il purpose coincida con l''innovazione', con la capacità di vivere il contesto di cambiamento in maniera aperta nei confronti del nuovo e pronto a mettere in discussione i processi consuetudinari valorizzando il 'business as usual' come leva per innestare positivamente il nuovo e creare valore per le persone.

Nel pratico vuol dire attivare un 'meccanismo' se vogliamo anche divertente, di fare challenge alle pratiche quotidiane del lavoro: vado in ufficio per una sessione di design thinking oppure faccio smartworking? Produco un comunicato stampa oppure un podcast? E via dicendo.

purpose cambiamento

Un atteggiamento del genere parte dalla constatazione che il concetto stesso di “comfort zone” è diventato fluido. Mentre i nostri genitori sono entrati nel mercato del lavoro e ne sono usciti ancorati a delle prassi che li hanno accompagnati per tutta la carriera questo oggi non accade. Per questo credo che la leva della formazione sia fondamentale non solo per acquisire skill ma per fare sedimentare culturalmente in ognuno di noi un contesto cambiato strutturalmente nel volgere di pochi anni.

C’è anche un risvolto motivazionale, non solo legato alle competenze, infatti mettersi in gioco rispetto all’innovazione significa un graduale avanzamento verso il purpose cioè uno sviluppo volto a trovare una versione più innovativa di noi stessi.

Questo credo è il significato pratico di purpose =innovazione, piccoli passi che ci portano tutti ad un mondo migliore, azioni che ci rendono migliori professionisti, che ci fanno crescere ed evolvere.

Ogni sfida ci offre l'opportunità di sviluppare un mindset innovativo.

Man mano che il mercato progredisce il professionista avanza, piccoli passi, di un percorso.

Certo a volte non è semplice, ma in un percorso

piccole crisi inaspettate possono aiutare a trovare soluzioni inaspettate, soluzioni innovative.

Si tratta di un processo fatto di micro innovazioni verso una versione più innovativa di noi stessi.

Proprio noi siamo i primi artefici del purpose in action, certo all'interno dello scenario definito dall'azienda dove abbiamo scelto di proseguire il nostro percorso. Connetterci al macro purpose e alle macro innovazioni ci permette di stare nell’ecosistema in modo equilibrato e avere un ruolo nel cambiamento.

È anche una questione di utilizzo innovativo della nostra intelligenza, l’innovazione è il carburante della trasformazione

Non c’è bisogno di fare il pieno ma almeno avere sempre  un livello giusto d’innovazione per non navigare a motore spento.

Happy innovating!