Formarsi sempre: la cultura del continuous learning

Formarsi sempre: la cultura del continuous learning

Siamo sempre stati abituati a pensare alla formazione come a uno strumento per aggiornarsi, per restare al passo con le novità del proprio mestiere. Ma oggi non si tratta più di aggiornamento occasionale o di episodi isolati: serve una vera e propria politica di apprendimento personale, un percorso continuo che accompagni ciascuno di noi lungo tutta la vita professionale. È questo, in sintesi, il significato profondo del continuous learning.

Non parliamo solo di competenze tecniche o digitali, ma di un atteggiamento mentale. La rapidità con cui cambiano tecnologie, mercati e linguaggi ci impone di superare l’idea di una formazione “a blocchi”, fatta di cicli e certificati. La conoscenza diventa un flusso, non un archivio. E chi non entra in questo flusso rischia di restare ai margini di un mondo che non aspetta.

Il concetto del continuous learning

Il continuous learning non è un concetto nuovo, ma oggi assume un significato diverso. Significa accettare che la formazione non è un momento separato dalla vita, bensì una sua dimensione costante. Implica una mentalità aperta, curiosa, capace di aggiornarsi in modo naturale e continuo. In questo senso, la scienza del cervello ci offre una conferma interessante: diversi studi mostrano che il cervello consolida meglio ciò che apprende attraverso stimoli brevi ma regolari, piuttosto che in sforzi concentrati e intensi. L’apprendimento continuo, quindi, non è solo un principio educativo: è coerente con il modo in cui la mente umana funziona davvero.

Serve un cambio di paradigma

Ma per arrivare a una cultura dell’apprendimento costante serve un cambio di paradigma. Non possiamo chiedere a persone cresciute in un sistema che separa il tempo dello studio da quello del lavoro di pensare che “si impara per sempre”. È un modello che si costruisce sin da piccoli, a partire dalla scuola. E qui emerge una grande contraddizione: parliamo di lifelong learning mentre difendiamo ancora l’idea di tre mesi di vacanze estive. Un retaggio di un’altra epoca, quando la pausa serviva ad aiutare nei campi e la vita seguiva i ritmi dell’agricoltura.

Oggi, in un Paese che affronta un inverno demografico e che fatica a mantenere alta la propria produttività, tre mesi di stop rappresentano un lusso che amplifica le disuguaglianze. Chi può permettersi esperienze formative, viaggi o laboratori estivi ne trae vantaggio; chi non può, resta indietro. Il divario cognitivo nasce anche da qui, da un tempo che non è distribuito in modo equo.

Formarsi sempre: la cultura del continuous learning
Formarsi sempre: la cultura del continuous learning

Continuous learning, continuità e curiosità

Il continuous learning richiede invece continuità, curiosità, esercizio mentale. Non è un obbligo imposto dalle aziende o dalle tecnologie, ma un diritto-dovere che ciascuno deve riconoscere per sé. È la consapevolezza che il valore professionale non è più statico, ma si rinnova costantemente.

Serve un sistema educativo che prepari al cambiamento e non solo alla memorizzazione; che insegni a interpretare l’incertezza, a muoversi dentro la complessità. E serve, allo stesso tempo, un ecosistema sociale che consideri la formazione permanente non come un costo, ma come un investimento collettivo.

La capacità di imparare sempre

Non basta parlare di upskilling o reskilling se non accompagniamo questi termini a una riforma del pensiero. La cultura del continuous learning non si misura in ore di corso o attestati, ma nella capacità di imparare, disimparare e reimparare.

Solo cambiando questo paradigma – a partire dalla scuola, passando per le imprese, fino alla sfera personale – potremo affrontare davvero la sfida di un mondo in trasformazione. Perché la vera innovazione non è la tecnologia: è la mente che resta aperta, curiosa e in cammino.

Happy Learning!


La comunicazione nella scuola, un ponte verso il futuro

La comunicazione nella scuola, un ponte verso il futuro

La scuola non è solo un luogo di lezioni, ma l'investimento più lungimirante per il futuro di una nazione. Un'impresa che, invece di produrre beni materiali, forgia talenti, coltiva menti critiche e forma cittadini pronti per le sfide di domani. Proprio come ogni organizzazione di successo monitora i propri progressi attraverso KPI (Key Performance Indicators), anche la scuola dovrebbe adottare strumenti di misurazione chiari per valutare, valorizzare e comunicare i risultati raggiunti.

Eppure, spesso questo non accade. C'è un evidente vuoto di comunicazione tra il mondo scolastico e il resto della società. Gli sforzi, i progressi e persino i successi degli studenti raramente vengono condivisi in modo efficace con le famiglie, le istituzioni e il mercato del lavoro. E questo rappresenta un limite enorme per un sistema che dovrebbe essere il motore principale dello sviluppo sociale ed economico.

I dati parlano chiaro: secondo l'OCSE, un laureato guadagna in media il 57% in più rispetto a chi possiede solo un diploma di scuola secondaria superiore. Inoltre, esiste una correlazione diretta tra il livello di istruzione e il tasso di occupazione: nel 2022, il tasso di occupazione tra i laureati italiani era del 78%, contro il 62% dei diplomati.

La scuola, investimento per il futuro

Questi numeri confermano che la scuola non è solo un percorso obbligato, ma un vero investimento economico e culturale sia per l'individuo che per le famiglie. Tuttavia, questa consapevolezza non è ancora sufficientemente radicata nella nostra società quanto dovrebbe. Paesi come la Finlandia o il Canada, che da anni investono in un'educazione trasparente e comunicativa, registrano tassi di successo scolastico e lavorativo nettamente superiori.

La comunicazione nella scuola, un ponte verso il futuro
La comunicazione nella scuola, un ponte verso il futuro

Il nuovo rettore della Bocconi, Francesco Billari, ha recentemente sottolineato l'importanza di colmare il gap tecnologico tra gli studenti italiani e quelli di altri Paesi: "Bisognerebbe dare un computer ad ogni bambino. Non è più un lusso, ma una necessità."

Un'affermazione potente che evidenzia non solo l'urgenza di investire nelle infrastrutture scolastiche, ma anche nella comunicazione. Una comunicazione che non si limiti alle sole pagelle o ai consigli di classe, ma che racconti percorsi, successi, difficoltà e opportunità.

La comunicazione per orientarsi verso il futuro

Allargare il campo della comunicazione scolastica significa anche potenziare l'orientamento dei giovani. Solo conoscendo le diverse strade disponibili e ascoltando storie di chi quelle strade le ha già percorse, gli studenti possono fare scelte consapevoli e felici.

C'è poi un aspetto fondamentale spesso trascurato: la comunicazione ha un impatto diretto sull'inclusione e sulla diversità. Una scuola che comunica in modo efficace apre le porte a tutte le storie, valorizza ogni talento e offre pari opportunità, un principio che anticipa il merito.

È solo comunicando che i nostri giovani possono fare scelte felici per il loro futuro e significative per il Paese. Un sistema scolastico che dialoga apertamente aiuta ogni studente – indipendentemente dal contesto sociale o culturale – a trovare la propria strada.

Un elemento quanto mai critico per un paese in inverno demografico, che sta entrando nell’epoca post digitale con una percentuale di laureati troppo bassa e un gap formativo enorme nelle materie STEM, divario che va necessariamente colmato.

Perché la scuola italiana possa davvero diventare quell'impresa culturale di successo che immagina e costruisce il futuro, è necessario colmare questo vuoto. Creare indicatori di performance chiari, raccontare i risultati, valorizzare le storie di successo e dare voce a studenti e insegnanti sono solo alcuni dei passi fondamentali.

Happy school!

 


I grandi investimenti sulla IA e i vantaggi per le aziende italiane

I grandi investimenti sulla IA e i vantaggi per le aziende italiane

Negli ultimi mesi, l’intelligenza artificiale è diventata non solo il motore dell’innovazione tecnologica globale, ma anche l’oggetto di una nuova competizione geopolitica e industriale.
Stati Uniti, Unione Europea e singoli Paesi membri come la Francia stanno iniettando risorse senza precedenti per garantire la sovranità tecnologica e il controllo delle infrastrutture critiche dell’IA.

La svolta del 2025: Stargate, InvestAI e il piano francese

Il 2025 sarà ricordato come l’anno della svolta. A gennaio, Donald Trump ha annunciato il progetto Stargate, un’iniziativa titanica con l’obiettivo di costruire la più grande infrastruttura di data center e campus tecnologici dedicati all’IA mai concepita.
L’investimento iniziale è di 100 miliardi di dollari, con una proiezione che potrebbe toccare i 500 miliardi nei prossimi quattro anni. Un’alleanza tra colossi come SoftBank, Oracle e OpenAI che non solo punta a creare 100.000 nuovi posti di lavoro, ma vuole garantire agli USA il protrarsi della supremazia tecnologica.

Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Unione Europea ha risposto con una visione altrettanto ambiziosa: InvestAI, un piano da 200 miliardi di euro per finanziare infrastrutture di supercalcolo, sostenere startup deep tech e accelerare la trasformazione digitale delle imprese.
Bruxelles non nasconde l’intento: assicurare che l’Europa non venga schiacciata tra la potenza americana e l’avanzata cinese. Il messaggio è chiaro: l’IA sarà il nuovo motore della crescita economica e chi resterà indietro pagherà il prezzo dell’irrilevanza industriale.

A distinguersi in questo scenario è la Francia, che ha deciso di giocare d’anticipo con 109 miliardi di euro destinati a diventare il cuore pulsante dell’IA europea. Con il supporto di giganti come Nvidia e Microsoft, Parigi mira a trasformare il proprio territorio in una Silicon Valley europea, attraendo startup, ricercatori e investimenti industriali.

I grandi investimenti sulla IA e i vantaggi per le aziende italiane
I grandi investimenti sulla IA e i vantaggi per le aziende italiane

E l’Italia?

Il ruolo finora assunto dall’Italia, quello di “spettatore interessato”, potrebbe trasformarsi in un’opportunità se seguito da una strategia nazionale che sappia fare leva sulle alleanze europee e atlantiche.
L’Italia è tra i Paesi fondatori dell’UE e, proprio grazie a questo posizionamento, potrebbe giocare un ruolo chiave come ponte tra i grandi poli di investimento e il proprio tessuto industriale fatto di PMI e distretti produttivi.

Le aziende italiane possono trarre vantaggio da questa ondata di investimenti europei e globali, a patto di attivarsi rapidamente su più fronti:

1. Accesso ai fondi InvestAI

Le imprese italiane potranno accedere ai bandi europei per progetti di innovazione e transizione digitale, partecipando a partenariati internazionali per lo sviluppo di applicazioni IA in settori chiave come automotive, energia e sanità.

2. Collaborazioni transnazionali

La Francia, con il suo piano da 109 miliardi, diventerà un polo attrattivo. Le imprese italiane più innovative potranno stringere alleanze strategiche con aziende francesi e accedere a infrastrutture avanzate per sviluppare congiuntamente prodotti basati sull’IA.

3. Filiera dell’IA made in Italy

Grazie al proprio tessuto industriale di PMI e distretti produttivi, l’Italia ha l’opportunità di diventare un laboratorio di applicazione dell’IA nelle filiere della meccanica, del lusso e dell’agroalimentare.
La sfida sarà rendere questa tecnologia disponibile a tutte le realtà produttive, integrando l’IA nei processi aziendali per generare efficienza e personalizzazione su scala.

4. Valorizzazione dei dati

Le aziende italiane possono trarre vantaggio dall’integrazione con le piattaforme europee di supercalcolo per elaborare grandi moli di dati e sviluppare servizi predittivi e personalizzati, migliorando la loro competitività.

Il nodo competenze e formazione

Un capitolo a parte merita il tema delle competenze e della formazione, forse il tema più importante da indirizzare con maggiore determinazione e capitali.
La partita dell’IA rende evidente la necessità di upskilling e reskilling delle persone, non solo sotto il profilo tecnico, ma anche da un punto di vista emotivo e culturale: se non conosci una tecnologia, difficilmente riesci a fidarti di essa.

Questa task è prevalentemente nelle mani delle aziende e delle Università, nella loro capacità di collaborare. Esiste un altro fattore che invece è responsabilità esclusiva del pubblico: la formazione dei giovani. È assolutamente evidente che bisogna rendere contemporanei i programmi di studi di tutti i cicli scolastici per rendere la materie scientifiche centrali nella vita scolastica tanto quanto lo sono nella vita reale, presente e futura.

Verso un futuro guidato dall’IA

La sfida è aperta: l’IA non è solo tecnologia, è strategia di business e riposizionamento del sistema Paese nel mondo del prossimo futuro.
E chi oggi saprà essere capace di costruire alleanze e investire, avrà le carte per essere protagonista in un mondo sempre più veloce.


Imparare per crescere: la formazione come motore del business

Imparare per crescere: la formazione come motore del business

Nei miei articoli ho spesso sottolineato l’importanza della formazione e dell’istruzione. Credo fermamente che l’apprendimento garantisca la crescita professionale, mentre l’istruzione rappresenta una delle chance migliori per attivare la scala sociale e offrire al Paese il capitale umano necessario per crescere nella società post digitale.

Mai come oggi la formazione non è più un semplice episodio nella carriera di un professionista, ma un processo continuo, una rotazione verso il nuovo che accompagna ogni fase della vita lavorativa.

Viviamo un’epoca caratterizzata da cambiamenti rapidi e sfide complesse: dall’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa (IAG) alle esigenze legate alla sostenibilità ambientale, la capacità di apprendere costantemente è cruciale.

L'IA ridisegna le competenze

Secondo una recente analisi di Accenture, in Italia saranno necessari programmi di riqualificazione per ben nove milioni di lavoratori nei prossimi anni, un dato che riflette quanto l’IA stia ridisegnando le competenze richieste nel mondo del lavoro. Ma non si tratta solo di aggiornarsi per stare al passo: oggi, la formazione è il mezzo per valorizzare il proprio potenziale, per sviluppare una leadership basata sui valori e per creare un rapporto più consapevole con strumenti come l’IA e con gli obiettivi di sostenibilità.

Un esempio concreto di come la formazione possa diventare un elemento strategico per il successo aziendale è il format LHUB - Human Gaming, che ho adottato con il mio team. Questo approccio incarna pienamente il concetto di apprendimento continuo, combinando lo sviluppo di competenze tecniche e relazionali con una visione innovativa che integra le potenzialità dell’intelligenza artificiale.

Imparare per crescere: la formazione come motore del business

Il LHUB per rafforzare la Leadership

Nel nostro percorso, il format LHUB si è rivelato fondamentale per rafforzare la leadership dei partecipanti, aiutandoli a proporre soluzioni ancorate a valori condivisi. Allo stesso tempo, abbiamo esplorato l’interazione tra persone e IA, trasformandola in un vantaggio strategico grazie a sessioni mirate alla creazione e verifica di output generati dall’intelligenza artificiale. Non meno importante è stato il lavoro sulla capacità di bilanciare l’efficienza operativa con il benessere, un principio che definiamo “velocità sostenibile”, così come l’abilità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti attraverso la simulazione di scenari e risposte innovative.

Le trasformazioni del lavoro non si limitano all’IA. Un altro fronte cruciale è rappresentato dalle competenze legate alla sostenibilità. Il divario di competenze nel settore green potrebbe arrivare a 7 milioni entro il 2030, rappresentando un ostacolo significativo al raggiungimento degli obiettivi climatici globali.

La necessità per le aziende di investire

Le aziende più lungimiranti stanno già investendo in:

  • Piattaforme di formazione mirate a ridurre il gap di competenze, rendendo i dipendenti attori attivi del cambiamento.
  • Cultura aziendale orientata al purpose, cioè al raggiungimento di obiettivi significativi, come la transizione verso la neutralità climatica.

Un dato significativo, rivela che quasi 9 giovani su 10 appartenenti alla Gen Z e 8 su 10 Millennial attribuiscono valore a lavori che offrono un senso di scopo. La formazione, dunque, non è più un processo isolato: è un percorso per attirare e trattenere nuovi talenti in un momento di grande trasformazione.

La formazione continua è, oggi più che mai, un tema centrale per chiunque voglia affrontare le sfide di un mercato del lavoro in continua evoluzione. L’apprendimento non è più un momento isolato nella carriera, ma un percorso costante che ci permette di crescere, innovare e contribuire al cambiamento. Ho sempre creduto che investire nella formazione sia la strada più sicura per costruire competenze solide, rafforzare la propria leadership e affrontare con successo le trasformazioni in atto.

Sono proprio questi temi che ho avuto il piacere di approfondire in un nuovo progetto, un podcast realizzato da Forbes Italia in collaborazione con UM Italia. Nel primo episodio, abbiamo discusso dell’importanza della formazione e di come essa sia il fondamento di qualsiasi strategia di crescita personale e professionale. Ringrazio Forbes per avermi coinvolto in questa iniziativa, che rappresenta un’occasione unica per condividere esperienze, spunti e consigli utili a chi vuole continuare a migliorarsi.

La mia intervista a Forbes

Vi invito ad ascoltare il primo episodio del podcast “Communication Tips”, disponibile a questo link: Forbes Italia presenta il podcast “Communication Tips”. È un progetto che ho trovato estremamente stimolante, e spero possa ispirare anche voi a considerare la formazione non solo come un obiettivo, ma come una filosofia di vita.

https://www.youtube.com/watch?v=e18feBOgZyY

Happy Training!

 


L’importanza della comunicazione nella sicurezza informatica

L’importanza della comunicazione nella sicurezza informatica

L’ultima edizione della CyberTech Europe si è da poco conclusa e credo abbia definitivamente sedimentato il concetto di “Sicurezza by design”, ovvero la necessità di considerare la sicurezza informatica parte integrante dell’architettura tecnologica delle organizzazioni e non un’aggiunta da apportare semmai post emergenza.

Ed è un passo molto importante. Da addetto ai lavori mi sorprende ancora la poca attenzione sulla comunicazione, come collante per unire la lunga catena che riguarda il perimetro di attacco di una qualsiasi organizzazione che va dai propri fornitori, fino ai clienti finali passando per i dipendenti.

La comunicazione come asset strategico

Credo che parallelamente all’adozione delle migliori tecnologie, la comunicazione sia un assist strategico per creare un vero tabù rispetto alle regole da seguire per rendere la propria azienda sicura.

Perché sostengo questo? Quanti di noi adottano password veramente sicure?

I dati giustificano le notizie di cronaca che si susseguono: negli ultimi due anni, infatti, la situazione della cyber security ha subito un peggioramento significativo.

A maggio del 2024, ad esempio, sono stati registrati 283 eventi cyber, con un aumento del 148% rispetto al mese precedente, e 45 incidenti con impatto confermato (contro i 27 di aprile), secondo i dati dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.

La centralità della sicurezza informatica

Questi numeri mostrano chiaramente che nei prossimi mesi e anni la sicurezza informatica sarà sempre più centrale nelle politiche pubbliche e private.

Il concetto di “tilt tecnologico” è essenziale per comprendere la portata del rischio. Si parla di tilt tecnologico quando l’equilibrio tra sviluppo tecnologico e sicurezza si rompe, causando un cortocircuito che può esporre aziende, istituzioni e cittadini a vulnerabilità critiche.

Questo fenomeno emerge quando l’innovazione tecnologica procede a un ritmo tale che le misure di sicurezza non riescono a stare al passo non solo per mancanza di aggiornamento tecnologico ma per carenza culturale.

L’importanza della comunicazione nella sicurezza informatica

Come detto,  per una comunicazione efficace della sicurezza informatica, occorre prima di tutto chiarire chi sono i destinatari. Quando parliamo di cyber security, lo spettro degli stakeholder è estremamente ampio: la questione riguarda indistintamente tutti, dal semplice cittadino/consumatore alle grandi imprese, alla catena dei fornitori, passando per le istituzioni statali.

Strategie di comunicazione personalizzate

Diventa quindi fondamentale focalizzarsi sul linguaggio che deve essere personalizzato per ogni target. Un altro aspetto importante è l’inclusività: la sicurezza informatica non è – almeno non solo – un fatto per tecnici quindi bisogna essere inclusivi considerando che in Italia solo poco più della metà della popolazione ha competenze digitali adeguate ma tutti possiedono almeno uno smartphone.

La comunicazione deve quindi diventare informativa, ma anche educativa, puntando su linguaggi accessibili e canali di comunicazione popolari.

All’interno delle imprese italiane non bisogna abbassare la guardia sulla formazione che deve essere continua per adeguare gli atteggiamenti al mutare del rischio e testare continuamente il livello di attenzione dei dipendenti. Non bisogna infatti dimenticarsi che gli hacker sono costantemente alla ricerca di nuove vulnerabilità, sviluppando virus e malware sempre più sofisticati.

Ecco alcune strategie da adottare

Per affrontare in modo efficace le criticità legate alla comunicazione sulla sicurezza informatica, è quindi necessario adottare strategie mirate. Ecco alcuni suggerimenti:

  1. Personalizzare i messaggi: la comunicazione deve essere adattata ai diversi tipi di pubblico. I cittadini, le piccole imprese e le grandi organizzazioni hanno esigenze e livelli di competenza differenti. Creare contenuti su misura per ogni gruppo aumenta l’efficacia della sensibilizzazione.
  2. Semplificare i concetti tecnici: è essenziale rendere il linguaggio della cyber security accessibile a tutti. Utilizzare esempi pratici, analogie e metafore può facilitare la comprensione di concetti complessi.
  3. Integrare la formazione continua: la sicurezza informatica non può essere trattata come una formazione “una tantum”. Le aziende devono implementare programmi di aggiornamento costanti per tutti i dipendenti e metterli alla prova;
  4. Utilizzare più canali di comunicazione: non limitarsi a un solo mezzo. È importante sfruttare diversi canali per raggiungere un pubblico più ampio e diversificato.
  5. Collaborazione tra pubblico e privato: la comunicazione sulla sicurezza informatica deve coinvolgere tutti gli attori dell’ecosistema digitale. Le aziende e le istituzioni pubbliche devono collaborare per creare una rete di protezione diffusa e condividere le best practice.
  6. Monitorare e adattare la strategia di comunicazione: le minacce informatiche cambiano rapidamente, e così devono fare le strategie di comunicazione. Monitorare costantemente l’efficacia della comunicazione e adattarla ai nuovi scenari è fondamentale per mantenere alta la consapevolezza.

L'esempio Cyber Aware in UK

Un esempio recente di campagna di prevenzione sulla cyber security è la fase primaverile della campagna “Cyber Aware” del Regno Unito, lanciata dal National Cyber Security Centre (NCSC) nel 2023.

Questa fase è stata rivolta principalmente a piccole imprese  e ai lavoratori autonomi, con l’obiettivo di proteggerli da minacce come il ransomware e il phishing. La campagna ha enfatizzato due misure chiave di sicurezza: l’uso di password forti basate su tre parole casuali e l’attivazione dell’autenticazione a due fattori (2FA) per proteggere gli account email.

La campagna ha anche offerto strumenti gratuiti, come il Cyber Action Plan, che fornisce un elenco personalizzato di azioni per migliorare la sicurezza informatica, e il servizio Check Your Cyber Security, che analizza i dispositivi connessi a internet per rilevare vulnerabilità comuni.

Questa iniziativa è stata parte di uno sforzo più ampio per aiutare le piccole imprese, che rappresentano una porzione significativa delle vittime di attacchi informatici, a migliorare la loro resilienza e ridurre i costi legati a tali incidenti.

La comunicazione efficace è uno strumento essenziale nella battaglia contro le minacce informatiche.

Solo con una strategia inclusiva, comprensibile e continua possiamo mitigare i rischi del tilt tecnologico e costruire una difesa solida a livello nazionale.

Happy Communication!

 


festival economia 2024 armandobarone

Festival dell'Economia di Trento: reinventarsi per crescere

Il Festival dell'Economia di Trento si conferma ogni anno come un evento di grande rilievo, attirando esperti e leader del settore pubblico e privato da tutto il mondo per discutere temi cruciali e delineare le tendenze future.

Quest'anno, due argomenti fondamentali sono emersi con forza nell'agenda dell'evento: la reinvenzione delle organizzazioni dovuta all'accelerazione delle tecnologie e alle potenzialità dell'intelligenza artificiale generativa, e l'importanza della formazione, a partire dai cicli scolastici primari.

IA Generativa e Formazione al centro

L'intelligenza artificiale (AI) e l'intelligenza artificiale generativa (Gen AI) promettono di rivoluzionare la produttività delle organizzazioni. Questa tendenza è apparsa chiara in tutti gli interventi. I benefici sono tangibili, ma richiedono capacità di investimento e lungimiranza di programmazione perché i risultati a scala sono attesi nei prossimi tre anni.

Unanime anche il giudizio rispetto al momento trasformativo che stiamo vivendo: i prossimi 20 anni ci porteranno in una società sostanzialmente differente da quella attuale. La capacità degli individui e delle organizzazioni di crescere e avere successo dipende dalla volontà di adattarsi ai cambiamenti e di investire nell’istruzione e nella formazione continua. Bisogna velocemente trasformare il paese in un incubatore di talenti.

La necessaria consapevolezza del Cambiamento

Va detto che, al momento, i segnali non indicano una presa di coscienza della leadership. Un nostro studio ha rivelato che il 58% delle persone teme che le nuove tecnologie possano far perdere loro il posto di lavoro, ma il 94% si dice pronto ad apprendere nuove competenze. Tuttavia, solo il 5% delle aziende sta attivamente riqualificando la propria forza lavoro su larga scala.

festival economia 2024 armandobarone

Anche la leadership pubblica sembra non essere allineata alla necessità di reinventarsi. A sollevare l'urgenza di intervenire sul sistema di istruzione ha pensato il professor Francesco Profumo della Fondazione Sanpaolo, che ha evidenziato un’allarmante criticità: a sistema stabile, senza cambiamenti significativi, tra 20 anni avremo solo 80 mila laureati, rischiando di diventare un paese senza una classe dirigente.

Ripensare il sistema educativo

È fondamentale ripensare e rinnovare il sistema educativo per preparare le future generazioni alle sfide che le nuove tecnologie porteranno. Solo trasformando questa criticità in priorità e stringendo una grande alleanza tra pubblico e privato si potranno cogliere le opportunità della trasformazione tecnologica

Credo che sia arrivato il momento di darsi uno strumento per misurare il cambiamento, per capire dove investire, fare fine tunning quando necessario. Accenture, ad esempio utilizza un indice che classifica sei fattori di cambiamento: Tecnologia, Talenti, Economia, Geopolitica, Clima, Consumatori e Società.

Creare ispirazione attraverso i contenuti

Passiamo adesso alla comunicazione. Come ho avuto modo di raccontare in altri articoli, ritengo che la divulgazione e l’educazione sulle tecnologie siano driver fondamentali per creare fiducia e consapevolezza. I brand devono impegnarsi nella creazione di contenuti che siano non solo informativi ma anche ispiratori, promuovendo una conoscenza condivisa che contrasti la disinformazione, focalizzi le priorità e valorizzi il purpose che, in questo momento, sembra mancare al nostro Paese. Questo approccio trasforma i brand in un faro di conoscenza e verità in un contesto sempre più complesso e sovraccarico di informazioni.

La reinvenzione delle Organizzazioni

Il Festival dell'Economia di Trento ha messo in luce come la reinvenzione delle organizzazioni e del sistema di istruzione siano essenziali per sfruttare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie. Ritengo che Accenture disponga di un modello utile per trovare una via comune ad affrontare le sfide future, combinando tecnologia e ingegno umano, per creare nuove opportunità di crescita e valore per l'ecosistema. La misurazione del cambiamento e la comunicazione strategica sono strumenti fondamentali per guidare le aziende in questo percorso di reinvenzione.

 


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Italia 2030, tra crescita demografica e innovazione

Nel tessuto demografico italiano, dove in termini di "anni di futuro" la media è di 38,2 anni, si intravede una storia intricata di sfide e opportunità. Il patrimonio demografico, che ci permette di quantificare quanti anni di futuro ha una popolazione davanti a sé, si sta erodendo rapidamente. Nel 2013, gli anni di futuro stimati erano 40,4, due in più rispetto ad oggi. Questa tendenza all'erosione dimostra che l’inverno demografico è destinato a incidere sempre di più sul nostro futuro. Il dato non sorprende perché sappiamo che una donna su tre della generazione millennial non prevede di avere figli.

In un contesto di volontà trasformativa, questi anni persi potrebbero rappresentare un’opportunità di investimento nel nostro paese, nell'economia, nel welfare, nella cultura e nello stile di vita delle persone. 

La Tecnologia, una grande opportunità

Un alleato per trasformare questo fenomeno in un’opportunità è senz’altro la tecnologia che se implementata su larga scala può non solo ammortizzare gli effetti negativi ma addirittura fare crescere la produttività, innescando quindi un circolo virtuoso per gli individui, le organizzazioni e le casse dello Stato.

Dobbiamo quindi mettere a valore collettivo il fatto di vivere un’epoca in cui i dati e la tecnologia, uniti al rigore scientifico, consentono di prevedere le tendenze e agire di conseguenza.

Lo scenario Italia 2030

italia 2030 armandobarone

 

Provando ad immaginare uno scenario di "Italia 2030", il nostro paese si trova di fronte ad un bivio. Da un lato, la sfida demografica persistente; dall'altro, immense opportunità offerte dalla rivoluzione tecnologica. I prossimi anni dovranno caratterizzare un periodo di trasformazione e adattamento, in cui politiche innovative e investimenti mirati possono rinnovare le fondamenta economiche e sociali del paese.

La comunicazione e la formazione diventano quindi una priorità per includere, coinvolgere e formare le persone alle opportunità del futuro.

La Formazione necessaria per cogliere le opportunità

Ma come possiamo prepararci per un mondo in evoluzione? Ci sono almeno tre azioni chiave da intraprendere:

  1. Investire nelle Persone: Liberare più risorse per l'individuo, consentendo loro di investire nel proprio futuro.
  2. Abbracciare la Tecnologia: Sostenere e promuovere l'adozione della tecnologia, in particolare dell'intelligenza artificiale generativa
  3. Priorità all'Istruzione e alle Competenze: Mettere al centro dell'agenda, pubblica e privata, il tema dell'istruzione, delle competenze e del continuos learning

È fondamentale agire ora per garantire un futuro sostenibile e prospero. L'invito è chiaro: è ora il momento di avanzare verso un futuro migliore per tutti.

Happy Future!

 

 


formazione post digitale armandobarone

Formazione nell’era post-digitale: prepariamoci al futuro

Non è un segreto che il mondo stia cambiando più velocemente che mai e continuerà a farlo in questi anni.

Un grande trasformatore che ci prepara a un futuro diverso e imminente ci permetterà di contare su cittadini dotati di talento e sul desiderio di inventare il futuro.

L’era post digitale che è arrivata ha scatenato un’ondata di cambiamenti tecnologici, economici e sociologici non meno imponenti di quelli che nel ventesimo secolo hanno scosso il mondo.

Lo status quo finora costituito è in possesso di nuove potenzialità finora inimmaginabili.

È prevedibile pensare d’altro canto che la società post digitale se non viene accompagnata dalla crescita dell’economia con nuove competenze sarà assediata da crescenti disuguaglianze e perturbazioni occupazionali indesiderate.

L’innovazione porta sempre con sé prosperità ma anche pericoli qualora non ci si prepari al cambiamento.

Per capire dove è diretta l’innovazione è necessario guidarla, non procede da sola, non ha un pilota automatico. Richiede un impegno costante e continuativo nel processo.

Per guidare l’innovazione dobbiamo preparare nuove competenze, istruire i nostri ragazzi, rafforzare il sistema scuola.

formazione post digitale armandobarone

Quasi tutti i settori toccati dal PNRR che non riescono a spendere i fondi per carenza di risorse umane, mi fa pensare a quanto sia importante la gestione del capitale umano con una visione di lungo periodo e con alla base una logica di apprendimento continuo. Non possiamo permetterci proprio ora di svalorizzare il capitale umano, anche in reazione ai periodi di crisi. E’ sempre più evidente che bisogna 'approfittare' dei cicli economici negativi per 'aumentare' le capacità delle persone e consentire loro non solo di rientrare nel mercato del lavoro ma di rientrarvi creando maggiore valore aggiunto.

La società post-digitale sarà sempre più guidata dall'uomo.

Quindi:

  • Le scuole e le università devono comprendere l'importanza di fornire una formazione in settori quali l'intelligenza artificiale, la robotica e la scienza dei dati.
  • La pubblica amministrazione deve essere più ricettiva al cambiamento e identificare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e innovazioni.
  • Le organizzazioni private devono tenere conto del fatto che i cambiamenti sono inevitabili e trovare il modo di adattare il proprio modello di business per rimanere competitive.

Con le industrie del futuro, le nuove prospettive di opportunità per il Paese e per gli individui si baseranno su competenze digitali.

Per capire cosa sono le competenze digitali nel macrosistema e in relazione alle industrie del futuro si consideri la seguente domanda:

Perché una percentuale incredibilmente alta di aziende viene ancora dalla Silicon Valley quando in tutto il mondo si fanno massicci investimenti per entrare in concorrenza?

Tra i molteplici fattori quello legato alle competenze appare ancora tra i più importanti.

Da oltre vent’anni le migliori menti del digitale hanno stabilito la loro base nella Silicon Valley creando una vera e propria cultura della tecnologia in quel territorio. La Silicon Valley ha finito per diventare, grazie allo sviluppo delle competenze tecnologiche, non semplicemente un centro industriale, ma un faro, che offre opportunità, senso di appartenenza e che ancora oggi continua ad attirare ondate di ambiziosi imprenditori.

Il legame tra scuola, nuove competenze e distribuzione geografica focalizzato sul capitale umano rappresenta uno schema di grande opportunità per il nostro Paese, territorio fatto di molteplici eccellenze produttive ma che ancora soffrono di “nanismo” industriale che potrebbe essere superato abbracciando le opportunità della società post digitale.

Contribuire a ribadire l’importanza dell’evoluzione delle competenze, affrontando i temi spinosi e da risolvere legati all’etica credo rappresenti il più importante contributo che i professionisti della comunicazione possono offrire per la creazione di una società post digitale sostenibile.


EdTech, il futuro della formazione e dell'apprendimento | armandobarone

EdTech, il futuro della formazione e dell′apprendimento

L’acronimo EdTech è spesso considerato sinonimo di formazione online. In realtà, questo concetto è molto più ampio e comprende l'intero set di strumenti digitali volti a migliorare l'efficienza del processo educativo, sia questo riguardante lo studente, o le competenze della forza lavoro. Il cosiddetto "apprendimento permanente", ovvero le attività intraprese in modo formale o informale in varie fasi della vita per migliorare le proprie conoscenze in una prospettiva personale, sociale o professionale, sta diventando una tendenza crescente.

L’esempio Talent Garden, che ha creato luoghi d’innovazione per sostenere i talenti e che conta ben il 50% dell’intero investimento del settore EdTech in Italia, testimonia la vitalità di questo settore che ha potenzialmente davanti a se un’iperbole di crescita sostenuta. L'Italia rappresenta solo il 2% di tutti gli investimenti in Digital Education in Europa.

Con una previsione di crescita da 106 a 377 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2028, il mercato dell’EdTech sta entrando nell’età dell’oro, se pensiamo che nel 2018 il volume del mercato globale dell’EdTech era di appena 12,8 miliardi di dollari.

La pandemia certamente ha spostato gli equilibri rafforzando la crescita e spingendo molto sull’integrazione delle nuove tecnologie  digitali dal momento che una delle preoccupazioni degli educatori era la necessità di coinvolgere maggiormente gli studenti. Questo si traduce in un costante aggiornamento delle piattaforme che consentono l’utilizzo di strumenti interattivi sempre più coinvolgenti.

Allo stesso tempo, tutti abbiamo imparato, soprattutto chi aveva dei figli in DAD, che i programmi statali di istruzione secondaria e superiore non erano in grado di soddisfare tale domanda di cambiamento. Gli attuali metodi di insegnamento, utilizzati nelle scuole statali e nelle università, non tengono il passo con i bisogni  della società che deve virare verso la sostenibilità, le  peculiarità delle generazioni native digitali e delle nuove competenze che il mercato del lavoro chiede.

EdTech, il futuro della formazione e dell'apprendimento | armandobarone

Al momento a livello mondo, il segmento di popolazione che è maggiormente coinvolto dalla trasformazione è la fascia di popolazione che va dai 6 ai 18 anni, ovvero tutti gli studenti che frequentano la scuola primaria e quella secondaria. Secondo recenti stime, questa fascia di età contribuisce ad oltre il 41% dei ricavi ottenuti dalle società di EdTech.

Una  delle ragioni per cui questo segmento è così importante deriva dalla tendenza ad aumentare il coinvolgimento degli studenti con metodi di apprendimento basati su esperienze più immersive e gamification. Chi di voi ha figli o nipoti in età scolastica avrà certamente potuto sperimentare la fatica delle nuove generazioni ad apprendere attraverso modelli, strumenti e metodologie ideati in epoca pre-internet.

A proposito di esperienze immersive, voglio condividere con voi la best practice di Africa Metaverse Academy.

Nel maggio scorso è stato annunciato che più di 300 giovani in 15 paesi africani beneficeranno di programmi di formazione gratuiti sul metaverso offerti da 3D Netinfo e dai suoi partner, è la prima African Metaverse Academy. Le opportunità di formazione riguarderanno le "professioni del metaverso", tra cui blockchain, criptovaluta, intelligenza artificiale, realtà virtuale, 3D, giochi e design. I confini del digitale azionano meccanicismi di democratizzazione sorprendenti come in questa best practise. Il progetto mira  a costruire un ecosistema africano sostenibile dell’industria culturale creativa e rispondere ai cambiamenti attuali (Blockchain, NFT e criptovaluta). E contribuire allo sviluppo delle competenze e al supporto per le startup del continente, che faranno l'Africa di domani.

EdTech modella il futuro della forza lavoro e un ruolo importante nel settore lo avranno la nuova generazione di startup che porteranno al settore valore, maggiore coinvolgimento e capacità di favorire la socializzazione.

Un punto importante quello della socializzazione dopo l’isolamento della pandemia che ci ha aiutato a comprendere il valore del contatto umano durante il processo di apprendimento. Non importa se si tratta di relazioni insegnante-studente o studente-studente o formatore-lavoratore, stare in classe o  in team, tra altre persone, ha una sorta di effetto “magico”, incoraggiandoci ad apprendere più velocemente ed essere più efficienti.

Ecco perché qualsiasi tecnologia educativa dovrebbe essere incentrata prima di tutto sulla persona e facilitare questa interazione.


Armando Barone

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