Comunicazione intergenerazionale

Comunicazione intergenerazionale: quando il team diventa il messaggio

Perché le aziende più visionarie stanno scoprendo che il vero vantaggio competitivo non è solo nella strategia, ma nella composizione generazionale dei team che la pensano, la scrivono e la raccontano.

La comunicazione non è mai neutra. Porta con sé codici, riferimenti, tempi e visioni del mondo. In un contesto in cui i brand devono parlare a pubblici sempre più multigenerazionali e diversificati, avere un team di comunicazione intergenerazionale non è solo utile: è strategico. Ma attenzione: non si tratta solo di mettere insieme giovani digitali e professionisti senior. La differenza si fa quando le competenze si potenziano a vicenda, generando un output che nessuna generazione, da sola, sarebbe in grado di produrre maggiore produttività e soddisfazione dei dipendenti.

Un rapporto di Harvard Business Publishing sottolinea che team inclusivi e diversificati tendono a superare in performance quelli omogenei, grazie alla varietà di prospettive e all’autenticità promossa all’interno del gruppo.

Un professionista con vent'anni di campagne alle spalle conosce bene le strutture persuasive, il peso delle parole, la coerenza di marca nel tempo. Un talento più giovane, magari nativo digitale, si muove con agilità tra nuovi format, tone of voice mutevoli, contenuti effimeri. Quando si lavora insieme, la strategia non è più solo un piano logico: diventa un ecosistema vivo, capace di dialogare sia con la solidità di un brand book sia con l'agilità di una story su TikTok.

Un copy senior sa costruire ritmo, tensione narrativa, evocazione. Ma spesso rischia di usare formule datate. Un junior ha accesso al linguaggio del momento, ma può mancare di profondità. Metterli in coppia (o farli co-editare) significa creare un testo che sa parlare sia al cuore che all'algoritmo. Un copy con memoria e futuro.

In un mondo in cui l'immagine è sempre più linguaggio, avere visioni estetiche di epoche diverse nello stesso flusso creativo può fare la differenza. I visual designer più esperti conoscono l'equilibrio, l'identità, il dettaglio. I più giovani portano glitch, velocità, contaminazioni. Insieme possono creare contenuti che siano rilevanti oggi, ma risonanti anche domani.

Comunicazione intergenerazionale: quando il team diventa il messaggio
Comunicazione intergenerazionale: quando il team diventa il messaggio

Anche il lavoro degli specialisti delle PR aziendali può arricchirsi enormemente grazie all’intergenerazionalità. I professionisti senior portano una comprensione profonda delle dinamiche istituzionali, delle relazioni con i media tradizionali, della gestione delle crisi con equilibrio e senso della misura. I più giovani, invece, conoscono il linguaggio degli influencer, le dinamiche della reputazione distribuita, i codici del tempo reale.

Quando queste competenze si incontrano, nascono strategie di comunicazione capaci di presidiare ogni tipo di conversazione, dalla conferenza stampa ufficiale al tweet virale, passando per le relazioni con stakeholder giovani e movimenti emergenti. È qui che le PR smettono di essere difensive o promozionali, e diventano architettura dinamica della reputazione.

Due casi sono emblematici. Gucci ha introdotto un "consiglio ombra" composto da giovani talenti che affiancano il top management. Il risultato? Non solo idee più fresche, ma anche una comunicazione più coerente con il sentire culturale dei nuovi pubblici. E in molte agenzie creative stanno nascendo "coppie miste" formate da un senior e un junior: i pitch migliori nascono proprio da tensioni generazionali risolte creativamente, non da briefing lineari.

In un'epoca in cui il pubblico ha imparato a decodificare ciò che sta dietro il contenuto, anche la composizione del team è parte della narrazione. Un brand che comunica attraverso una pluralità di generazioni comunica inclusione, ascolto e visione.

Non si tratta di un gesto politico, ma di un atto strategico: solo chi ascolta più generazioni sarà in grado di parlarne. E c'è di più: grazie alla collaborazione intergenerazionale, i team possono uscire dalle metriche di vanità (like, reach, impressioni) per concentrarsi su impatti reali: brand trust, profondità di engagement, fidelizzazione a lungo termine. Perché quando i contenuti nascono da voci diverse, parlano a pubblici diversi. E non solo per essere visti, ma per essere ricordati.

Happy Collaboration!


Comunicazione aziendale, leva strategica per il successo

Comunicazione aziendale, leva strategica per il successo

Nell'era post digitale, la comunicazione aziendale è sempre più una leva fondamentale per il successo delle imprese. Non attribuirle il giusto valore è un bias strategico: la comunicazione rappresenta una variabile di business che ha un impatto diretto sul conto economico e sull'equity dell'azienda.

La comunicazione esterna, deve essere ancorata al piano di business, pensato in chiave strategica, sostenuta da capability adeguate, gestita con precisione nella fase di delivery e misurata  scrupolosamente.

Alimentare e connettere un ecosistema

Le imprese che investono, riescono a innescare un circolo virtuoso capace di alimentare e connettere l'intero ecosistema aziendale e esterno. Non si tratta solo di coinvolgere e diffondere informazioni, ma di consolidare la fiducia e la resilienza, specialmente in periodi di incertezza. Infatti, quando la fiducia vacilla, sostenere gli obiettivi di business diffondendo con  chiarezza la visione e i valori dell'azienda, permette all'impresa di rafforzare la relazione con i suoi stakeholder, consolidare le aspettative e favorire una percezione positiva rispetto alla propria offerta.

Esistono migliaia di aziende i cui CEO sono ignoti. Nell’era  post digitale si tratta di un fatto nocivo per il business. Oggi il ruolo dei CEO è strategico non solo per la definizione delle linee di business, ma per la reputazione dell’azienda, un punto di riferimento per la comunità aziendale e i propri stakeholder. I più prestigiosi studi segnalano che l’immagine del CEO vale  fino al 50% della reputazione dell'azienda. Il leader dell’azienda assume sempre più il ruolo di autentico rappresentate dei valori del brand. La sua  buona reputazione, infatti, genera un impatto tangibile sia sulla propensione all'acquisizione di nuovi clienti clienti (+19,2%) sia sulla capacità di attrarre talenti e investimenti.

Comunicazione aziendale, leva strategica per il successo
Comunicazione aziendale, leva strategica per il successo

Una comunicazione che alimenta la Leadership

Inoltre, un CEO supportato da un progetto di comunicazione adeguato, crea il contesto per consentire alla “forza vendita” di confrontarsi con i “buyer” su un terreno condiviso e quindi più fertile. Un progetto di comunicazione così articolato, consente alla leadership aziendale di sviluppare un mindset ecosistemico, capace di unire purpose, produttività e impatto, trasmettendo autenticità e valore.

Vi è poi anche la questione sensibile della comunicazione interna, anche questa da intendere secondo gli schemi imposti dalla contemporaneità. E’ nostra opinione che i social media siano da intendere (anche) come un canale di comunicazione interna. Ruotare la strategia di questi asset favorisce il confronto di clienti e consumatori con la cultura interna dei brand con cui interagiscono e consentono alla comunicazione sui social media dei dipendenti di manifestarsi come la miglior occasione per il brand di dare valore alle proprie persone.

Creare uno scambio con i dipendenti

Una comunicazione interna post digitale quindi è fondamentale non solo per garantire l'allineamento agli obiettivi strategici ma per creare uno scambio virtuoso con i dipendenti e assicurare maggiore trasparenza al mercato.

In conclusione, proprio in questo periodo di incertezza e cambiamenti, ripensare al ruolo della comunicazione diventa una riflessione chiave per sostenere la resilienza delle aziende. Una strategia ben definita contribuisce a  sviluppare la percezione del brand  e del suo business.

Le imprese capaci di posizionare al centro della propria strategia di business una comunicazione efficace riusciranno ad affrontare il mercato con maggiore forza, trasformando i momenti di difficoltà in opportunità di rinnovamento.

Happy communication!

 


La Comunicazione del futuro, tra IA e autenticità umana

La Comunicazione del futuro, tra IA e autenticità umana

Nel panorama sempre più complesso della comunicazione, l’Intelligenza Artificiale (IA) non è più solo uno strumento, ma un alleato capace di trasformare decisioni complesse in opportunità concrete.

Tuttavia, in un contesto in cui la velocità del cambiamento è spesso paralizzante, emerge un bisogno fondamentale: mantenere al centro l’autenticità e l’empatia umana.

Le aziende più visionarie stanno già adottando soluzioni innovative per prevedere scenari futuri e guidare con precisione le proprie strategie comunicative.

L’obiettivo? Democratizzare il futuro e rafforzare il dialogo con stakeholder e audience, con un approccio chiaro e genuino.

Secondo le ricerche più recenti:

  • Il 49% dei consumatori globali desidera un clone IA entro il 2035 per gestire attività ricorrenti.
  • Il 70% ritiene che, entro lo stesso anno, le relazioni con l’ IA potranno essere gratificanti quanto quelle umane.

Cosa significa questo per la comunicazione aziendale?

Bilanciare Innovazione e Autenticità

Le organizzazioni devono imparare a bilanciare innovazione e autenticità, utilizzando l’ IA come mezzo per anticipare esigenze e comportamenti, ma senza perdere di vista l’identità umana del messaggio.

Butterflies, un social network lanciato nel 2024, utilizza l’ IA per creare avatar che rappresentano le personalità degli utenti in maniera autentica e fluida. Questo permette alle persone di vivere narrazioni digitali più umane e coinvolgenti.

Immaginiamoci una CEO reputation strategy dove l’ IA aiuta a personalizzare i messaggi per diversi stakeholder, mantenendo però coerenza e autenticità nella voce del leader.

Altro esempio che vorrei segnalare è Future You una piattaforma che utilizza gemelli digitali per aiutare individui e organizzazioni a visualizzare le conseguenze delle decisioni nel tempo. Un potenziale rivoluzionario per chi deve definire strategie comunicative e prevedere l’impatto delle proprie azioni.

La Comunicazione del futuro, tra IA e autenticità umana"
La Comunicazione del futuro, tra IA e autenticità umana"

La IA per il benessere sociale

Un leader aziendale può usare questi strumenti per simulare scenari di crisi o opportunità, perfezionando i propri messaggi e affrontando proattivamente le criticità.

Anche il caso di Lenovo è interessante, ha introdotto un progetto IA per supportare la salute mentale dei giovani, dimostrando come la tecnologia possa avere valore sociale.

Creare contenuti responsabili e consapevoli che affrontano temi delicati come il benessere e la pressione sociale, promuovendo un linguaggio empatico e autentico.

Per le organizzazioni che vogliono guidare il cambiamento attraverso la comunicazione, è essenziale adottare approcci che integrano l’IA con l’empatia umana.

L’utilizzo di modelli IA può aiutare a prevedere trend emergenti e personalizzare i contenuti per i diversi target. Ad esempio, analizzando dati e feedback, è possibile creare narrazioni che risuonano realmente con i valori e le aspettative degli stakeholder.

Comunicare con Trasparenza

L’IA non deve mai sostituire la persona, ma amplificarla. Le aziende devono saper comunicare in modo autentico, affrontando imperfezioni e complessità.

In un mondo saturo di informazioni, chi sa comunicare con trasparenza e autenticità costruisce relazioni di fiducia a lungo termine. Le tecnologie possono diventare strumenti di supporto decisionale sia interno (team aziendali) che esterno (clienti e partner).

La comunicazione del futuro, si gioca sul delicato equilibrio tra previsione e autenticità. L’AI può anticipare, analizzare e semplificare scenari complessi, ma spetta ai leader aziendali mantenere viva la dimensione umana, emotiva e autentica del dialogo.

In questo contesto, la comunicazione esterna e la reputazione sono pilastri strategici: saper navigare il futuro con strumenti innovativi, senza perdere il contatto con ciò che rende la comunicazione vera e potente.

 


made in italy dieta mediterranea_armandobarone

Dieta Mediterranea, il soft power del Made in Italy

Cosa succederebbe se la dieta mediterranea fosse un film? Probabilmente avrebbe già vinto un Oscar per il miglior contributo alla salute globale. Ma c’è un problema: nonostante sia riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, il suo “ufficio stampa” – cioè la comunicazione che dovrebbe promuoverla – sembra aver perso la voce. E intanto, in Italia, ci troviamo con un paradosso: il Paese simbolo della cucina sana è tra quelli che affrontano un incremento allarmante dell'obesità infantile.

Secondo un recente rapporto presentato in Senato dalla Fondazione Aletheia, la mancanza di attività fisica e una cattiva alimentazione costano alle casse dello Stato italiano circa un miliardo di euro l’anno, aggravando il sistema sanitario con patologie che potrebbero essere prevenute. Ma non è tutto: entro il 2030, l’inattività fisica potrebbe generare 500 milioni di nuovi casi di malattie prevenibili nel mondo, con costi di trattamento che supereranno i 300 miliardi di euro.

Dieta Mediterranea e Made in Italy

Cosa c’entra il Made in Italy? Tantissimo. Le aziende del settore food e beverage rappresentano una leva strategica non solo per l’economia, ma per la promozione di uno stile di vita sano basato sulla dieta mediterranea. Eppure, i messaggi non scalano. È evidente che manca una narrazione che riesca a convincere i consumatori, le istituzioni e gli stessi stakeholder internazionali del valore di questo patrimonio.

Se l’Italia vuole realmente assumere un ruolo guida a livello globale nella lotta contro l’obesità e altre malattie legate all’alimentazione e favorire la nascita di campioni internazionali deve agire come un “faro” di buone pratiche.

Comunicazione, la chiave di tutto

E la chiave sta proprio nella comunicazione. Le aziende del Made in Italy, con il loro heritage e il loro purpose, possono diventare promotori di un cambiamento culturale, investendo in campagne di sensibilizzazione e in progetti di educazione alimentare, in Italia e all’estero. Un esempio positivo arriva da Barilla, che con iniziative come “Buona per te, buona per il pianeta” unisce sostenibilità ambientale e promozione della salute, dimostrando che un brand può essere non solo un produttore, ma un educatore.A livello internazionale quindi, l’Italia ha una chance unica: trasformare la “dieta mediterranea” in un brand e, di conseguenza, in un modello esportabile per combattere i fenomeni come l’obesità. Con il suo mix unico di prodotti eccellenti, tradizione culinaria e valori culturali, il nostro Paese ha tutti gli strumenti per influenzare positivamente le abitudini alimentari del mondo.

made in italy dieta mediterranea_armandobarone

Serve una strategia integrata

Ma serve una strategia integrata che coinvolga aziende, istituzioni e cittadini in una missione comune: fare della dieta mediterranea non solo un simbolo di identità italiana, ma un esempio di leadership globale. La comunicazione, in questo scenario, è il mezzo più potente. Non si tratta solo di vendere prodotti, ma di ispirare e educare.
Un caso di collaborazione ad impatto positivo è stato rappresentato dall'iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF), che nel 2021 ha lanciato una campagna globale per promuovere la dieta mediterranea come modello di salute e sostenibilità. La campagna, denominata "The Mediterranean Way", è stata sostenuta da aziende italiane del food & beverage e ha avuto come obiettivo quello di sensibilizzare i consumatori internazionali sui benefici di questo stile alimentare, posizionando l’Italia come punto di riferimento mondiale per una cucina sana.

Il valore della Dieta Mediterranea attraverso la comunicazione

Grazie a eventi di divulgazione organizzati in partnership con ambasciate italiane in oltre 30 Paesi, workshop per giornalisti di settore e chef internazionali, e una presenza mirata sui social media, il governo italiano ha sfruttato una comunicazione integrata per rilanciare il valore della dieta mediterranea. Questa iniziativa ha mostrato come un approccio collaborativo tra istituzioni pubbliche, aziende private e stakeholder internazionali possa trasformare il patrimonio alimentare italiano in uno strumento di diplomazia culturale e sanitaria.

L’idea di rendere la dieta mediterranea un “soft power” per l’Italia non solo ha rafforzato l’immagine del Paese, ma ha anche posto le basi per replicare un modello di leadership globale, mettendo al centro salute, cultura e sostenibilità.

Un altro esempio illuminante arriva da Mutti, azienda simbolo del Made in Italy, che ha lanciato campagne focalizzate sulla qualità delle materie prime e sul loro legame con la tradizione mediterranea. Con il progetto “Mutti e la tua dieta sana”, l’azienda ha promosso un percorso educativo nelle scuole, coinvolgendo studenti e famiglie per sensibilizzarli sull’importanza di una dieta equilibrata. Un progetto che ha un potenziale anche su scala mondiale.

Cibo e salute non sono mai stati così legati. È tempo che il Made in Italy, con il suo straordinario potenziale, esca dalla sua comfort zone per diventare protagonista su scala mondiale. Perché se la dieta mediterranea fosse davvero un film, sarebbe un capolavoro. Ma come tutti i capolavori, ha bisogno di un ottimo regista. E quel regista, oggi, può essere la comunicazione.

Happy Italy!

 


La musica cresce grazie al digitale e ai nuovi talenti

La musica cresce grazie al digitale e ai nuovi talenti

La musica è la forma più universale di comunicazione: supera le barriere linguistiche, attraversa culture e tocca l’anima di chiunque la ascolti. Ogni melodia racconta una storia, ogni ritmo crea un legame, ogni nota esprime ciò che le parole a volte non riescono a dire. È un linguaggio senza confini, capace di unire persone diverse in un’emozione condivisa. La musica non è solo suono, ma dialogo: tra artisti e pubblico, tra passato e presente, tra sogni e realtà.

Il digitale ha trasformato la Musica

Negli anni '80, l’arrivo del CD aveva scatenato una schiera di detrattori convinti che la tecnologia avrebbe segnato la fine della musica. Secondo loro, la produzione in serie e la digitalizzazione avrebbero ridotto l'arte a un prodotto senz'anima. Oggi, quei timori si rivelano infondati: non solo la musica è sopravvissuta, ma ha trovato nuove strade per prosperare. In un paradosso affascinante, la trasformazione digitale ha persino riportato in auge il vinile, che si è trasformato in un prodotto di nicchia dal grande valore economico, contribuendo a creare un mercato dinamico e diversificato.

Il digitale ha aperto le porte a nuovi talenti

L’innovazione genera inclusione. Infatti a differenza di altri settori, il mondo della musica ha dimostrato una straordinaria capacità di intercettare talenti. Grazie alle piattaforme digitali, artisti emergenti spesso provenienti dalle periferie hanno avuto l’opportunità di farsi conoscere e di trasformare il proprio talento in un motore di business. È un fenomeno che pochi altri mercati sono riusciti a replicare con tale intensità.

Il mercato della musica in crescita

Parlando di valori la musica ha superato il cinema: nel 2023, i ricavi globali del mercato musicale hanno raggiunto i 45,5 miliardi di dollari, superando gli incassi cinematografici di 33,3 miliardi. Questo successo è stato trainato dalle piattaforme di streaming, che hanno rivoluzionato il consumo musicale. I guadagni delle etichette discografiche e degli artisti sono aumentati del 12% rispetto all’anno precedente, dimostrando l’impatto delle nuove tecnologie. Perfino band storiche hanno beneficiato di questa crescita: ad esempio i Fugees, si sono riuniti e gli ABBA hanno dato vita a quel capolavoro di Human+ Machine che è ABBA Voyage.

La musica cresce grazie al digitale e ai nuovi talenti

La Musica come grande laboratorio

Oggi, scoprire nuovi talenti è più accessibile che mai, e questo è particolarmente evidente nel mondo urbano, dove generi come la trap hanno dato voce a intere generazioni di giovani. Mentre in altri ambiti – come l’ingegneria o la tecnologia – individuare e valorizzare talenti richiede investimenti enormi e risorse complesse, la musica è diventata un laboratorio aperto. Una chitarra, un microfono e un software gratuito possono bastare per alimentare un sogno e dare inizio a una carriera.

Il fenomeno della trap generation, andando oltre le degenerazioni giustamente perseguitate dalle autorità competenti,  rappresenta anche un esempio emblematico di come la trasformazione digitale abbia democratizzato il mercato musicale. Nata nelle periferie, questa corrente musicale si è affermata grazie a piattaforme come YouTube, SoundCloud e Spotify, che hanno abbattuto le barriere geografiche e sociali. Artisti come Sfera Ebbasta, Ghali, Geolier e tanti altri hanno costruito la propria carriera partendo da contesti spesso complessi. La trap non è solo musica: è anche storytelling, moda, cultura visuale, creando un ecosistema economico che coinvolge brand, produttori, e community locali.

La Musica abilita l'Innovazione

Questo ha permesso di attivare una filiera economica in grado di generare valore su più livelli. Dai produttori musicali ai creativi del marketing, dai manager ai tecnici del suono, il successo di questi artisti ha creato inclusione, opportunità lavorative e trasformato il mercato musicale in una macchina capace di generare business e innovazione.

Il  mercato della musica è la dimostrazione tangibile di come la trasformazione digitale possa essere un acceleratore di creatività, talento e sviluppo economico.

La lezione che ci lascia è chiara: l’innovazione tecnologica non è un nemico, ma un’opportunità. Se gestita con intelligenza e visione, può trasformare anche i mercati più fragili in motori di prosperità, con un impatto positivo non solo sull’economia, ma anche sulle persone e sui territori. La musica, ancora una volta, ci mostra la strada da seguire.

Happy Music!

 


L’importanza della comunicazione nella sicurezza informatica

L’importanza della comunicazione nella sicurezza informatica

L’ultima edizione della CyberTech Europe si è da poco conclusa e credo abbia definitivamente sedimentato il concetto di “Sicurezza by design”, ovvero la necessità di considerare la sicurezza informatica parte integrante dell’architettura tecnologica delle organizzazioni e non un’aggiunta da apportare semmai post emergenza.

Ed è un passo molto importante. Da addetto ai lavori mi sorprende ancora la poca attenzione sulla comunicazione, come collante per unire la lunga catena che riguarda il perimetro di attacco di una qualsiasi organizzazione che va dai propri fornitori, fino ai clienti finali passando per i dipendenti.

La comunicazione come asset strategico

Credo che parallelamente all’adozione delle migliori tecnologie, la comunicazione sia un assist strategico per creare un vero tabù rispetto alle regole da seguire per rendere la propria azienda sicura.

Perché sostengo questo? Quanti di noi adottano password veramente sicure?

I dati giustificano le notizie di cronaca che si susseguono: negli ultimi due anni, infatti, la situazione della cyber security ha subito un peggioramento significativo.

A maggio del 2024, ad esempio, sono stati registrati 283 eventi cyber, con un aumento del 148% rispetto al mese precedente, e 45 incidenti con impatto confermato (contro i 27 di aprile), secondo i dati dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.

La centralità della sicurezza informatica

Questi numeri mostrano chiaramente che nei prossimi mesi e anni la sicurezza informatica sarà sempre più centrale nelle politiche pubbliche e private.

Il concetto di “tilt tecnologico” è essenziale per comprendere la portata del rischio. Si parla di tilt tecnologico quando l’equilibrio tra sviluppo tecnologico e sicurezza si rompe, causando un cortocircuito che può esporre aziende, istituzioni e cittadini a vulnerabilità critiche.

Questo fenomeno emerge quando l’innovazione tecnologica procede a un ritmo tale che le misure di sicurezza non riescono a stare al passo non solo per mancanza di aggiornamento tecnologico ma per carenza culturale.

L’importanza della comunicazione nella sicurezza informatica

Come detto,  per una comunicazione efficace della sicurezza informatica, occorre prima di tutto chiarire chi sono i destinatari. Quando parliamo di cyber security, lo spettro degli stakeholder è estremamente ampio: la questione riguarda indistintamente tutti, dal semplice cittadino/consumatore alle grandi imprese, alla catena dei fornitori, passando per le istituzioni statali.

Strategie di comunicazione personalizzate

Diventa quindi fondamentale focalizzarsi sul linguaggio che deve essere personalizzato per ogni target. Un altro aspetto importante è l’inclusività: la sicurezza informatica non è – almeno non solo – un fatto per tecnici quindi bisogna essere inclusivi considerando che in Italia solo poco più della metà della popolazione ha competenze digitali adeguate ma tutti possiedono almeno uno smartphone.

La comunicazione deve quindi diventare informativa, ma anche educativa, puntando su linguaggi accessibili e canali di comunicazione popolari.

All’interno delle imprese italiane non bisogna abbassare la guardia sulla formazione che deve essere continua per adeguare gli atteggiamenti al mutare del rischio e testare continuamente il livello di attenzione dei dipendenti. Non bisogna infatti dimenticarsi che gli hacker sono costantemente alla ricerca di nuove vulnerabilità, sviluppando virus e malware sempre più sofisticati.

Ecco alcune strategie da adottare

Per affrontare in modo efficace le criticità legate alla comunicazione sulla sicurezza informatica, è quindi necessario adottare strategie mirate. Ecco alcuni suggerimenti:

  1. Personalizzare i messaggi: la comunicazione deve essere adattata ai diversi tipi di pubblico. I cittadini, le piccole imprese e le grandi organizzazioni hanno esigenze e livelli di competenza differenti. Creare contenuti su misura per ogni gruppo aumenta l’efficacia della sensibilizzazione.
  2. Semplificare i concetti tecnici: è essenziale rendere il linguaggio della cyber security accessibile a tutti. Utilizzare esempi pratici, analogie e metafore può facilitare la comprensione di concetti complessi.
  3. Integrare la formazione continua: la sicurezza informatica non può essere trattata come una formazione “una tantum”. Le aziende devono implementare programmi di aggiornamento costanti per tutti i dipendenti e metterli alla prova;
  4. Utilizzare più canali di comunicazione: non limitarsi a un solo mezzo. È importante sfruttare diversi canali per raggiungere un pubblico più ampio e diversificato.
  5. Collaborazione tra pubblico e privato: la comunicazione sulla sicurezza informatica deve coinvolgere tutti gli attori dell’ecosistema digitale. Le aziende e le istituzioni pubbliche devono collaborare per creare una rete di protezione diffusa e condividere le best practice.
  6. Monitorare e adattare la strategia di comunicazione: le minacce informatiche cambiano rapidamente, e così devono fare le strategie di comunicazione. Monitorare costantemente l’efficacia della comunicazione e adattarla ai nuovi scenari è fondamentale per mantenere alta la consapevolezza.

L'esempio Cyber Aware in UK

Un esempio recente di campagna di prevenzione sulla cyber security è la fase primaverile della campagna “Cyber Aware” del Regno Unito, lanciata dal National Cyber Security Centre (NCSC) nel 2023.

Questa fase è stata rivolta principalmente a piccole imprese  e ai lavoratori autonomi, con l’obiettivo di proteggerli da minacce come il ransomware e il phishing. La campagna ha enfatizzato due misure chiave di sicurezza: l’uso di password forti basate su tre parole casuali e l’attivazione dell’autenticazione a due fattori (2FA) per proteggere gli account email.

La campagna ha anche offerto strumenti gratuiti, come il Cyber Action Plan, che fornisce un elenco personalizzato di azioni per migliorare la sicurezza informatica, e il servizio Check Your Cyber Security, che analizza i dispositivi connessi a internet per rilevare vulnerabilità comuni.

Questa iniziativa è stata parte di uno sforzo più ampio per aiutare le piccole imprese, che rappresentano una porzione significativa delle vittime di attacchi informatici, a migliorare la loro resilienza e ridurre i costi legati a tali incidenti.

La comunicazione efficace è uno strumento essenziale nella battaglia contro le minacce informatiche.

Solo con una strategia inclusiva, comprensibile e continua possiamo mitigare i rischi del tilt tecnologico e costruire una difesa solida a livello nazionale.

Happy Communication!

 


Comunicare l’innovazione alimentare: ecco nuove strategie

Comunicare l’innovazione alimentare: ecco nuove strategie

Da tempo il settore alimentare sta vivendo un’evoluzione epocale. Il cibo non è più solo una questione di gusto e tradizione, ma si intreccia sempre più con temi cruciali come la salute, la sostenibilità ambientale e la capacità di rispondere al fabbisogno di una popolazione mondiale in costante crescita. Le sfide sono molteplici: garantire alimenti sicuri e nutrienti, ridurre l’impatto ambientale della produzione agricola, e innovare per creare soluzioni che possano soddisfare la domanda globale senza compromettere le risorse naturali e la biodiversità del pianeta.

Questi cambiamenti richiedono una trasformazione profonda nel modo in cui pensiamo e produciamo il cibo, spingendo le aziende alimentari a sviluppare tecnologie e approcci innovativi come la coltivazione verticale, la produzione di proteine alternative, la carne coltivata, l’agricoltura rigenerativa e l’uso di biotecnologie per migliorare le qualità nutrizionali degli alimenti.

Queste innovazioni rappresentano non solo una risposta alle sfide globali, ma anche un’opportunità per ridefinire il settore alimentare in un’ottica più sostenibile e orientata al futuro.

Il Made in Italy alimentare ha un’enorme opportunità di posizionarsi come leader nella trasformazione del mercato globale. Tuttavia, per non perdere il treno dell’innovazione, è fondamentale adottare strategie di comunicazione che sappiano valorizzare le innovazioni emergenti.

Educazione del consumatore

Presentare in modo chiaro i vantaggi delle innovazioni alimentari, come l’impatto positivo sulla salute e sull’ambiente, utilizzando un linguaggio semplice e accessibile. Ad esempio, la carne coltivata può essere descritta come una soluzione che riduce l’impronta ecologica e promuove la sicurezza alimentare. Educare i consumatori su come questi prodotti siano creati e sui benefici che offrono è essenziale per costruire fiducia e stimolare l’accettazione.

Comunicare l’innovazione alimentare: ecco nuove strategie

Innovazione della Delivery con New Media

Per coinvolgere i consumatori, è importante andare oltre la narrazione tradizionale e sfruttare tecnologie come l’intelligenza artificiale (AI) e il Metaverso. Le aziende alimentari possono creare esperienze immersive che permettono ai consumatori di esplorare l’origine e il processo di produzione della carne coltivata o di altri prodotti innovativi Made in Italy, ottenuti con tecniche sostenibili. Ad esempio, utilizzando la realtà aumentata, è possibile far “assaporare” virtualmente i prodotti o farli vedere in contesti locali e tradizionali, dimostrando come tecnologia e tradizione possano convivere armoniosamente.

Collaborazioni strategiche

Costruire alleanze con istituzioni, esperti e media è fondamentale per rafforzare la credibilità del messaggio e amplificare la portata della comunicazione. Per esempio, le imprese che lavorano sulla carne coltivata possono collaborare con università e centri di ricerca italiani per promuovere la loro innovazione come un contributo scientifico di avanguardia del Made in Italy. Queste collaborazioni dimostrano come l’Italia non solo valorizzi le sue tradizioni, ma sappia anche innovare e proiettarsi nel futuro.

Storytelling autentico e visivo

Utilizzare immagini, video e testimonianze reali per raccontare il percorso delle innovazioni alimentari, come la produzione di proteine alternative, permette di creare una connessione emotiva con il pubblico. Mostrare i volti dei produttori e degli scienziati dietro la carne coltivata, o raccontare la storia di come un piccolo produttore di olio d’oliva ha adottato tecnologie innovative per ridurre l’uso di acqua, rende l’innovazione tangibile e vicina al consumatore, rafforzando l’idea che il Made in Italy è sinonimo di eccellenza, non solo nella tradizione, ma anche nell’innovazione.

Per le aziende del settore alimentare italiano, l’innovazione rappresenta una grande opportunità per trasformare il mercato e guidare il cambiamento. Sfruttare nuove tecnologie e media per comunicare il valore di questi progressi è essenziale per posizionarsi come leader e non perdere terreno in un contesto globale in continua evoluzione.

La carne coltivata e altre innovazioni alimentari possono diventare il simbolo di un nuovo Made in Italy: uno che unisce tradizione, tecnologia e sostenibilità per rispondere alle sfide del futuro.

Happy Made in Italy!

 


multinazionali made in italia illy caffè armandobarone

Multinazionali made in Italy tra opportunità e successo: il caso Illy Caffè

Le multinazionali di quell’ampio comparto definito Made in Italy rappresentano una forza silenziosa ma estremamente dinamica all'interno dell'ecosistema globale delle imprese. Queste aziende, pur avendo dimensioni contenute rispetto ai giganti del mercato, giocano un ruolo fondamentale almeno su tre livelli: innovazione, crescita economica e competitività.

Operando in segmenti di mercato ad alta specializzazione, riescono a posizionarsi come leader nei loro settori, sfruttando al massimo la flessibilità e la capacità di adattarsi rapidamente alle mutevoli esigenze del mercato, spesso con un livello tecnologico superiore alla media del settore.

Il ruolo delle multinazionali nell'ecosistema economico

La loro importanza nell'ecosistema economico non va affatto sottovalutata. Queste aziende, centrate su prodotti di alta qualità, sono capaci di catalizzare innovazione non solo a livello tecnologico, ma anche in termini di modelli di business e strategie di comunicazione. Esse possono contribuire a muovere intere categorie merceologiche grazie alle loro iniziative. Inoltre, contribuiscono in modo sostenibile e significativo alla crescita delle economie locali, generando posti di lavoro e promuovendo una cultura imprenditoriale orientata alla qualità e alla vicinanza alle persone.

Grazie alla loro capacità di internazionalizzarsi pur mantenendo una forte identità locale, le multinazionali del Made in Italy fungono da ponte tra economie locali e mercati globali, arricchendo l'intero ecosistema con una visione imprenditoriale unica.

Parlando in questo articolo di multinazionali del Made in Italy, non posso non riferirmi a un’azienda che è anche motivo di orgoglio nazionale: il caso Illy.

Multinazionali di successo, il caso Illy Caffè

Illy Caffè è riuscita a costruire un brand mondiale grazie a una strategia di comunicazione raffinata e coerente. Pur operando in un mercato globale dominato da enormi corporation, Illy ha saputo differenziarsi grazie a un prodotto eccellente e a una comunicazione incentrata su qualità, arte e sostenibilità, conquistando così un posto di rilievo tra i brand premium price. Questo caso di studio esplora come la comunicazione abbia permesso a Illy di trasformarsi da azienda familiare a brand internazionale, esportando nel mondo non solo un prodotto, ma anche un’imprenditoria di eccellenza.

Fondata nel 1933 a Trieste, Illy Caffè ha costruito una reputazione per l'eccellenza del suo prodotto, rivolgendosi a un mercato dell’esperienza e a consumatori che cercano momenti di consumo di alta qualità. Partendo da un mercato italiano altamente frammentato, l’azienda ha adottato una missione che l’ha portata a promuovere nel mondo non solo il prodotto, ma l'intera esperienza del caffè come forma d'arte.

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La sfida delle multinazionali Made in Italy

La sfida, comune a molte multinazionali del Made in Italy, è stata quella di comunicare efficacemente il proprio valore unico in un mercato internazionale dominato da grandi marchi con risorse finanziarie molto superiori. L'azienda doveva trovare il modo di posizionarsi come leader di qualità in un contesto complesso e competitivo.

I pilastri della Comunicazione

E così è stato! La comunicazione Illy Caffè ha costruito una strategia che si è basata su tre pilastri fondamentali:

  1. Branding basato sull'arte e la cultura: Illy ha collegato il suo brand all'arte e alla cultura, collaborando con artisti internazionali per creare collezioni di tazzine e packaging unici. Queste iniziative hanno posizionato il brand come sinonimo di stile e creatività, rendendo il prodotto non solo un bene di consumo, ma anche un oggetto di design e collezione.
  2. Forte impegno sulla sostenibilità: La comunicazione di Illy è fortemente incentrata sul suo impegno per la sostenibilità e l'eticità della filiera del caffè. L'azienda ha raccontato in modo trasparente il suo processo di approvvigionamento diretto dai coltivatori, sottolineando come la qualità del prodotto sia legata a pratiche agricole sostenibili. Questo ha rafforzato il legame con un pubblico sensibile ai temi ambientali e sociali.
  3. Espansione digitale e storytelling visivo: Illy ha utilizzato il digitale in modo strategico per raggiungere un pubblico globale, creando contenuti visivi di alta qualità e utilizzando piattaforme social per raccontare la storia del brand. Attraverso video, immagini e racconti dei luoghi di produzione, l'azienda ha creato un legame emotivo con i consumatori, facendo leva sul concetto di autenticità. 

L'importanza della strategia

Risultati? Grazie a una strategia di comunicazione ben definita, Illy Caffè è riuscita a diventare un marchio riconosciuto a livello internazionale. La sua presenza globale è cresciuta significativamente, con una distribuzione in oltre 140 paesi e una rete di caffetterie che contribuisce a consolidare il brand e i ricavi. Illy è stata anche premiata per il suo impegno verso la sostenibilità, ottenendo certificazioni e riconoscimenti che hanno ulteriormente rafforzato la sua reputazione.

Questo caso dimostra che, per una multinazionale del Made in Italy, una comunicazione ben curata e focalizzata su valori distintivi può fare la differenza nella competizione globale. Illy, guidata da imprenditori illuminati, ha saputo raccontare una storia coerente e affascinante, legando il suo prodotto a concetti di arte, qualità e sostenibilità. Ha costruito così un brand che va oltre il caffè e che continua a crescere grazie alla sua capacità di comunicare in modo autentico e differenziato.

[L'immagine di copertina è stata generata usando un modello di intelligenza artificiale]

 


Joe Biden leadership armandobarone

Il ritiro di Joe Biden, una lezione di leadership

Domenica 21 luglio 2024 è una data che entrerà nei libri di storia. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato il suo ritiro dalla corsa alle presidenziali del 2024.

Questa decisione è stata presa dopo una performance televisiva non all’altezza dell’incredibile curriculum del presidente americano.

Con oltre 50 anni di esperienza politica, Biden ha risollevato la più grande democrazia del mondo dopo i fatti di Capitol Hill del 2021, inanellando una serie di successi economici senza precedenti. Sotto la sua amministrazione, il PIL è salito del 3%, la disoccupazione è scesa ai minimi storici del 4%, i posti di lavoro sono cresciuti di 5 milioni e gli investimenti in infrastrutture hanno raggiunto i 1000 miliardi di dollari.

Un grande leader che ha saputo dimostrare il suo valore anche nel ritirarsi, compiendo un atto di enorme responsabilità, empatia e inclusività, nonostante la posta in gioco e la forte polarizzazione.

Da tecnici della comunicazione vogliamo porre l’attenzione sulla gestione della campagna per la rielezione di Biden che, a nostro parere, non è stata in grado di valorizzare l’“asset” Joe Biden.

Joe Biden lezione leadership armandobarone

La strategia di comunicazione, lungi dal valorizzare gli incredibili risultati sociali ed economici, è sembrata volere inseguire il proprio competitor, l’ex presidente Donald Trump, nei suoi punti di forza, mettendo in moto una macchina strategica che è deflagrata nel dibattito televisivo del 27 giugno.

L'azione del team del presidente Biden sembra quindi essere caduta nell’errore di elaborare una strategia da follower e di essere stata poco attenta ai “basic”. Ecco alcuni punti:

  • Pianificazione puntuale e sostenibile: la pianificazione degli eventi deve essere contestualizzata, dettagliata e sostenibile.
  • Preparazione all'evento con una checklist strategica: la preparazione dell’evento deve essere affiancata da una checklist strategica per garantire che il percorso di avvicinamento sia nella giusta direzione.
  • Costruzione di una narrativa differenziante e strategica: creare una narrativa forte e unica che risuoni con il pubblico e distingua il leader dal follower.
  • Media training: il portavoce deve essere in formazione continua e avere modo di simulare il proprio intervento per testare l’efficacia del contenuto e la presenza scenica.
  • Monitoraggio continuo del feedback: analizzare continuamente il feedback ricevuto dal pubblico, dai media e dagli stakeholder per adattare e migliorare la strategia.

Happy leadership!

[Immagine di copertina di Gage Skidmore su Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 2.0.]

 


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Nuovi KPI nella comunicazione post digitale

Il recente episodio che ha coinvolto Zlatan Ibrahimovic, ripreso mentre partecipava a un gioco omofobo con lo youtuber IShowSpeed, conduce a una riflessione sul rapporto tra il purpose delle aziende, la scelta del media mix e i KPI.

Purpose e KPI: un nuovo approccio

Le aziende post-digitali devono essere guidate da un purpose chiaro e integrato nel design organizzativo. Il purpose rappresenta, nell’azienda moderna, una componente centrale della governance organizzativa. La vicenda che ha visto protagonista il campione svedese rende attuale un interrogativo rispetto a scelte di comunicazione basate sui KPI tradizionali, spesso meramente quantitativi.

È nostra convinzione, invece, che in una società post-digitale le scelte di comunicazione debbano essere “certificate” con un nuovo rigore che gli attuali media mix, creati sulla base di KPI quantitativi, non riescono a fornire, generando scelte insufficienti per valutare l'efficacia della comunicazione e rischiose per l’azienda.

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L'importanza dell'etica nella comunicazione

Appare sempre più evidente che l’ecosistema della comunicazione debba muoversi dalla comfort zone dei KPI quantitativi per sviluppare nuovi parametri in grado di rappresentare la qualità e l'impatto delle iniziative comunicative rispetto al purpose delle organizzazioni.

I driver per KPI post-digitali

Esistono almeno tre driver da considerare per la creazione dei KPI post-digitali:

  1. Engagement di Qualità: misurare l'interazione con il pubblico, valutando non solo la quantità ma anche la qualità delle interazioni.
  2. Impatto ESG: valutare il ROI delle campagne di comunicazione, pesando la loro capacità di promuovere la sostenibilità finanziaria, sociale e ambientale.
  3. Coerenza con il Purpose: monitorare la coerenza delle comunicazioni con il purpose aziendale, assicurando che ogni messaggio rafforzi i valori fondamentali dell'organizzazione.

Proprio qualche giorno fa, come membro del board di Comunicazione, ho partecipato all'evento "L’Impresa Comunicativa" organizzato da Assolombarda, dove è emerso come la comunicazione d’impresa sia sempre più centrale nella governance aziendale e nei processi decisionali. Appare quindi matura una riflessione su un set di KPI in grado di misurare questa nuova centralità della comunicazione.

Happy Purpose!

 


Armando Barone

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