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Libertà di Stampa: diritto universale e valore da difendere

La libertà di stampa è un pilastro fondamentale delle democrazie moderne, ma oggi questo diritto essenziale sta attraversando un periodo critico. Secondo il recente rapporto di Reporters Sans Frontières, pubblicato in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, le autorità politiche, che dovrebbero essere i primi garanti di questo diritto, sono spesso le sue principali minacce. Il rapporto evidenzia un calo preoccupante del 7,6 punti nell'indice politico a livello globale, segnalando un allarme che non può essere ignorato.

Le radici della Libertà di Stampa

La libertà di stampa ha radici profonde nella storia dell'umanità, essendo stata uno dei leitmotiv della lotta per i diritti civili e democratici. Dai pamphlet rivoluzionari del XVIII secolo alle inchieste che hanno scosso governi nel XX, la stampa ha sempre giocato un ruolo cruciale nel modellare le società libere.

Tuttavia, questo storico diritto è oggi appannato in molti paesi del mondo, compresa l'Italia, che ha visto la sua posizione scivolare al 46esimo posto nell'indice globale, entrando nella categoria dei paesi con una libertà di stampa "problematica".

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Le minacce al giornalismo

Il giornalismo è minacciato da vari fronti: da un lato, la rivoluzione digitale che pone in una situazione di instabilità il business model del settore, a cui si aggiunge la diffusione senza precedenti dei social che sottrae audience ed espone alla perdita di reputazione, dall’altro si assiste alla concentrazione dei media nelle mani di proprietà riconducibili a schieramenti politici, fino ad arrivare alle minacce e violenze nei confronti dei giornalisti.

Paesi come l'Ungheria, Malta e la Grecia sono esempi di come il potere politico possa alimentare un clima di sfiducia e ostilità verso la stampa. Questo clima si riflette anche in scenari più ampi, come la guerra in Medio Oriente e la situazione in Ucraina, dove la scarsa protezione dei giornalisti mette a rischio le vite e compromette la qualità dell'informazione.

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Il ruolo delle aziende e la Libertà di Stampa

In un'era di informazione globalizzata e istantanea, anche le aziende possono fare molto a favore della libertà di stampa. La comunicazione di un’organizzazione è differenziante solo quando sottoposta al giudizio critico di giornalisti liberi.

Supportare attivamente la libertà di stampa non solo è un dovere etico, ma contribuisce anche a creare un purpose, un ambiente informativo sano e trasparente, essenziale per la fiducia dei consumatori e la stabilità dei mercati.

In conclusione, la libertà di stampa è più di un diritto: è una necessità per la salute di qualsiasi società che si dica democratica. È responsabilità di tutti, dalle autorità politiche alle grandi corporazioni, proteggere e promuovere questo principio fondamentale.

Il futuro della democrazia dipende anche dalla nostra capacità di difendere e sostenere il giornalismo libero e indipendente.

 

 


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Trasformare il purpose in azione, la nuova frontiera del branding in action

In Italia, sebbene l'inflazione stia registrando un calo in diversi settori, non si osserva la stessa tendenza per il carrello della spesa, continuando a rappresentare una fonte di disagio per le famiglie.

L'inflazione e il potere dei Brand

Ecco perchè i brand e le campagne che propongono un obiettivo superiore attraggono consumatori alla ricerca di partecipare a qualcosa di più grande di loro stessi. In questo contesto di branding in action”, Capitan Findus ha lanciato recentemente una sfida coraggiosa all'inflazione, annunciando una riduzione del 20% sui prezzi dei suoi iconici Bastoncini. Questa mossa, mirata a sostenere il potere d'acquisto dei consumatori, si accompagna a significativi investimenti nella fabbrica di Cisterna di Latina, volti a ridurre i costi di produzione. Un esempio concreto di come il purpose di un'azienda possa essere traducibile in azioni tangibili.

Branding in action, in pratica

Nell'attuale contesto di mercato, altamente competitivo e sempre più orientato verso i valori, rendere il proprio “purpose” tangibile  diventa un requisito indispensabile per i brand. Questo richiede alle aziende un passo oltre la trasparenza e la condivisione dei propri valori superiori.

Sempre più ciò che spinge le persone a diventare sostenitori, celebrare e dimostrare fedeltà verso un brand è la capacità di quest'ultimo di compiere progressi nel campo del cambiamento sociale e di dare ai consumatori gli strumenti per risolvere priorità di vita contribuendo attivamente alla risoluzione.

Come nel caso sopracitato dove un brand ha applicato uno sconto importante sul suo prodotto principale che è anche quello che gode del più forte immaginario sul mercato rispetto ad altre referenze in quella categoria.

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Il brand e azioni concrete

Questa esigenza si lega strettamente all’importanza per le marche di intraprendere azioni concrete. Nel mondo odierno, dove i consumatori sono sempre più informati e consapevoli delle problematiche economiche, essi cercano non solo prodotti o servizi, ma esperienze in cui ravvedono la realizzazione dei propri valori.

Quindi, le aziende che riescono a integrare nella loro missione e nelle loro pratiche quotidiane iniziative volte a promuovere un impatto sociale positivo, non solo guadagnano l'apprezzamento del pubblico, ma catalizzano anche un supporto attivo e una lealtà duratura.

In questo modo, diventano non solo fornitori di beni o servizi, ma veri e propri alleati dei loro clienti nella costruzione di un futuro migliore.

Questa è la nuova frontiera per le aziende che vogliono emergere in un mercato globale sempre più affollato e competitivo: essere motori di cambiamento sociale e permettere ai consumatori di partecipare attivamente a questa trasformazione.

Il brand in connessione coi giovani

A proposito di futuro, indubbiamente quello di un brand è intrinsecamente legato alla capacità di connettersi e di rimanere rilevante per le giovani generazioni, poiché i giovani di oggi rappresentano i consumatori, i leader e gli influenzatori di domani. Questa prospettiva enfatizza l'importanza di comprendere e rispondere alle aspettative, ai valori e agli ideali dei giovani, che sono in continua evoluzione. Man mano che crescono e si affermano nel tessuto socio-economico, i giovani di oggi porteranno con sé le loro preferenze e i loro valori nelle decisioni di acquisto, influenzando così le tendenze di consumo e la direzione del mercato.

Ecco perché l’adozione di un approccio che pone il "brand in action" al centro delle strategie aziendali risuona particolarmente con i giovani, che si distinguono per la ricerca di autenticità. Questi giovani, cresciuti in un'epoca di rapidi cambiamenti tecnologici e di crescente consapevolezza su temi come il globlal warming , ricercano nei brand un impegno concreto verso questioni reali.

Questa generazione valuta le aziende sulla base di come queste ultime integrano i loro valori etici e sociali all'interno dei propri modelli di business , mostrando una netta preferenza per quelle agiscono attivamente per realizzare il necessario cambiamento.

In questo contesto, la comunicazione che riesce a toccare corde autentiche, mostrando l'impatto reale delle azioni di un'azienda sulla comunità e sull'ambiente, ha una risonanza particolare.

Le strategie dei brand di oggi, infuse di un profondo purpose, tessono la trama di un domani in cui le aziende non sono solo scelte, ma vissute come parte integrante della propria identità e dei propri valori.

Un futuro, quindi, dove l'autenticità e l'impegno concreto diventano la chiave per sbloccare la fedeltà e l'entusiasmo dei consumatori, guidando i brand verso orizzonti sempre più ampi e significativi.

Happy purpose!

 

 


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Mens Sana in Brand Sano: alla Ricerca dell'equilibrio perfetto

Mentre scrivo questo articolo, su Netflix è in voga la serie “Zone Blu”, che ci trasporta in un viaggio intrigante alla scoperta dei segreti della longevità. Un prodotto mediatico che non solo intrattiene, ma sensibilizza, istruisce e ci guida a riflettere più profondamente sulla nostra salute e benessere, in un momento storico dove il tema del "corpo sano in mente sana" è più rilevante che mai.

In un periodo di profonda trasformazione la definizione di benessere è in continua evoluzione, ampliandosi per abbracciare non solo l’alimentazione e l’attività fisica, ma anche il sonno, la mindfulness e molto altro. Un cambiamento che richiede un’integrazione sempre più profonda del benessere in prodotti, servizi, esperienze e campagne di comunicazione.

Ci sarà pure un buon motivo se secondo una recente analisi della mia Accenture, nell'anno 2023, l'80% delle persone ha l'intenzione di mantenere o incrementare i loro investimenti in salute e fitness.

La comunicazione, in questo contesto, assume un ruolo centrale, diventando il veicolo attraverso il quale le aziende possono trasmettere agli stakeholder interni ed esterni valori di benessere e consapevolezza, promuovendo un approccio preventivo alla salute.

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Inoltre, il dialogo aperto e senza pregiudizi sulla salute mentale, favorito anche dalla destigmatizzazione avvenuta durante i lockdown, ha pavimentato la strada a trattamenti e terapie innovative, nonché a una profonda revisione delle priorità personali e aziendali. Le imprese, quindi, non solo come fornitori di beni e servizi, ma come veri e propri facilitatori di benessere, hanno il compito di contribuire a nutrire questo interesse nascente, promuovendo iniziative che favoriscano un maggiore equilibrio tra mente e corpo.

L’impronta di cura che le organizzazioni possono lasciare nella società, emerge con forza in questo contesto, delineando un percorso di crescita che va oltre l’individuo per abbracciare il benessere collettivo. E in questo, la comunicazione empatica e etica, diventa un pilastro fondamentale, unendo gli individui in una rete di mutuo sostegno che promuove la crescita personale e collettiva.

Il cammino verso un mondo più sano e armonioso è intrapreso, e ognuno di noi, sostenuto da aziende sempre più sensibili e responsabili, ha il potere e gli strumenti per costruire una realtà dove il corpo sano e la mente sana non sono più un lontano ideale, ma un obiettivo raggiungibile, una prassi quotidiana che arricchisce la vita di ciascuno.

Si viene così a delineare un nuovo professionista, rigenerato e rinnovato, in un periodo di riflessione e ri-prioritizzazione, dove sta emergendo con forza l'immagine consapevole del valore intrinseco della salute fisica e mentale. Questo individuo moderno non è più disposto a sacrificare il proprio benessere, dando vita ad un nuovo ciclo nel rapporto tra vita privata e doveri, personali e professionali.

In questo scenario emergono progetti molto interessanti, ve ne segnalo un paio che rappresentano con molto pragmatismo, il ruolo che le organizzazioni possono avere.

Interessante l’innovazione presentata da una Compania assicurativa Belga, Helan in collaborazione con uno studio di design, per promuovere l'attività fisica e combattere la sarcopenia. La sarcopenia, ovvero la perdita muscolare legata all'età, inizia a manifestarsi attorno ai 30 anni, rendendo sempre più importante l'impegno in attività fisica per mantenere un buon stato di salute nel tempo. Nonostante ciò, molti adulti tendono a trascurare l'esercizio fisico, specialmente durante momenti di relax nei parchi giochi.

Il progetto si basa su una serie di panchine attive, progettate per stimolare gli adulti a mettere in movimento il proprio corpo mentre frequentano i parchi giochi con i loro figli. Il progetto ha preso vita lo scorso agosto, quando sono state installate le prime quattro panchine attive in un'area ricreativa di Ghent. A seguito del successo iniziale, altre sei città belghe hanno manifestato interesse nel progetto. L'innovativa iniziativa delle panchine attive si prefigge di incoraggiare gli adulti a rimanere attivi, anche nei momenti di relax nei parchi giochi. Promuovendo l'uso dei muscoli in modo ludico e integrato nell'arredamento urbano.

Un altro caso che segnalo è quello di Nestlé Mexico che ha dato vita a un connubio tra fisioterapia e arte culinaria, lanciando il progetto "Terapia de Cocina" (Terapia della Cucina) sulla piattaforma di ricette Recetas Nestlé. Questa iniziativa innovativa ha l'obiettivo di trasformare la cucina in un ambiente terapeutico per coloro che soffrono di sintomi dell'artrite.

Il progetto Terapia de Cocina fonde insieme tre componenti fondamentali: la maestria culinaria, le tecniche fisioterapiche e la consulenza nutrizionale. In questo modo, gli atti spontanei e i movimenti naturali tipici della preparazione dei cibi si uniscono armoniosamente ad esercizi consigliati da fisioterapisti, studiati appositamente per mitigare i dolori causati dall'artrite.

La forza del progetto risiede nel trasformare movimenti quotidiani, come quelli delle mani e dei polsi, così come le posture assunte durante la cottura, in veri e propri esercizi di fisioterapia. Questi non solo facilitano l'elaborazione di piatti deliziosi, ma diventano attività benefiche e terapeutiche, parte di un percorso di cura e benessere.

Infine, un nutrizionista gioca un ruolo chiave nel progetto, assicurando che gli ingredienti selezionati per ogni ricetta non solo concorrano a creare un piatto gustoso, ma possano anche contribuire a ridurre i sintomi dell'artrite, offrendo un duplice beneficio per chi segue il programma: nutrire il corpo e alleggerire il dolore, trasformando il momento della preparazione del cibo in un'opportunità di cura e benessere.

Happy Healthing!


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L'empatia alla base della nuova Leadership

Le nuove sfide in epoca never normal mettono nelle nostre agende la priorità di un equilibrio tra empatia e obiettivi. L’attenzione alle persone e l’utilizzo di linguaggi, toni e azioni appropriate, rendono il ruolo della comunicazione e dell’informazione più importante che mai.

Capire e collegarsi alle persone diventa l’oro delle organizzazioni, e uno scarso utilizzo di questa variabile può portare a una mancanza di fiducia interna ed esterna.

Il termine “empatia” deriva dal greco “en-pathos”, che significa letteralmente “sentire dentro”: consente di percepire le emozioni e gli stati d’animo degli altri come se fossero propri e quindi di mettersi nei panni delle altre persone.

Ma cosa significa esattamente in ambito aziendale? Significa dotarsi di una buona dose di intelligenza emotiva e dare priorità alle persone e al loro benessere. Agire in modo autentico e ruotare intorno al reale valore dell’azienda: i suoi dipendenti, i suoi clienti, i suoi partner. Questo può sembrare banale, ma ciò che all’apparenza è semplice non è scontato da eseguire.

Del resto, le tecnologie digitali hanno accelerato il bisogno di empatia. TikTok si è fatto un nome come spazio per contenuti non filtrati e autentici, dove le persone si possono esprimersi in un modo diverso. Sempre più applicazioni decentralizzate (grandi e piccole) consentiranno alle persone di interagire e scambiare informazioni direttamente tra loro, eliminando la necessità di un intermediario.

Già prima della pandemia l’esperienza contava più di ogni altra cosa nei mercati. Non è un caso che in questo ultimo quinquennio si è parlato assiduamente di economia dell’esperienza. Velocità, esecuzione, ingegnosità oggi non possono fare a meno di un approccio empatico in ogni interazione.

Il modello “empathic oriented”  è diventato centrale per affrontare il prossimo decennio di transizione digitale. È un allontanamento radicale dal passato e rappresenta la via per il futuro. Le aziende del nostro Paese attraverso questo modello consentono un'ondata dal basso di idee ed entusiasmo per affrontare con fiducia, sicurezza e collaborazione le sfide dell’innovazione in continua evoluzione.

Quando ci impegnano veramente a mettere la dimensione umana al centro, creiamo apertura nelle discussioni e aiutiamo a spingere gli stakehoder verso l’ottimismo, da sempre motore della crescita e antidoto all’incertezza.

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L’empatia ha un ruolo importante anche nella leadership per guadagnarsi il permesso e l'energia di guidare e ispirare team di lavoro. Quindi cosa significa questo per un team leader? Significa guidare il tuo team in un modo che faccia sentire tutti i membri fiduciosi nel proprio contenuto e compresi. Si manifesta con un ascolto attivo che permette di uscire dagli schemi mentali e accogliere apertamente anche punti di vista molto diversi dal nostro.

Un approccio così in azienda non è determinante solo per le relazioni interne, ma anche per il business. Secondo diversi studi, la maggior parte dei consumatori dichiara di evitare l’acquisto di prodotti o servizi da un’azienda percepita come scarsamente empatica.

D'altronde, questo è alla base del moderno consumo, infatti per conquistare l’attenzione di un acquirente occorre, entrare in sintonia con le necessità e le sue emozioni per offrire un’esperienza emotiva positiva.

Ecco 4 consigli per utilizzare un approccio “empathic oriented”  al centro dei processi aziendali:

  1. Riconoscere che sono le persone a fare la differenza nella qualità dei processi e metterle nelle condizioni di lavorare con un livello di benessere massimo;
  2. Incentivare la comunicazione interna, stimolare momenti di confronto in tutti i dipartimenti. Sviluppare piani interni che facciano leva su una strategia della comprensione;
  3. Attivare sportelli e punti di accoglienza solidali direttamente in azienda affinché qualsiasi dipendente possa ricorrere e chiedere aiuto in qualsiasi situazione difficile;
  4. Dare spazio alla creatività e alle idee come motore per far sentire ogni persona partecipe al risultato globale dell’azienda;
  5. Formare nuove competenze e arricchimenti di conoscenza per elevare il sapere personale in funzione del proprio benessere economico e di crescita professionale.

A proposito di empatia segnalo una campagna pubblicitaria di Barbie, i messaggi chiave sono: E se ogni individuo fosse più empatico? Ogni amico, più generoso? Ogni collega, più paziente? Ogni comunità, più inclusiva? E ogni leader, più comprensivo?". La campagna suggeriva che il mondo sarebbe un posto migliore se più bambini giocassero con le bambole, sviluppando abilità sociali ed empatia che svilupperebbero il loro “io” adulto. La campagna si basa su una ricerca commissionata dal brand, in cui il neuroimaging è stato utilizzato per esplorare gli effetti del gioco con le bambole. I risultati sono stati pubblicati nell'ottobre 2020 e hanno concluso che giocare con le bambole attiva regioni del cervello che consentono ai bambini di sviluppare capacità di elaborazione sociale e ragionamento empatico, anche se un bambino gioca da solo.


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L′inclusività oggi al centro delle aziende

Con il crescere dell’attenzione intorno al tema dell’inclusività, siamo sempre più coinvolti come professionisti a trovare modi e azioni per muovere questo concetto da un’idea astratta a modus operandi concreto. Per questo ben volentieri accetto lo stimolo di condividere un’opinione rispetto all’articolo pubblicato su thinkwithgoogle.com

L’evoluzione verso una maggiore inclusività da parte delle organizzazioni per trasformare i team di lavoro in contesti maggiormente in grado di cogliere e valorizzare gli elementi di differenza in un'era contraddistinta da repentini cambiamenti è molto cresciuta ed senz’altro un fattore positivo.

Ma come si può rendere un team di lavoro davvero inclusivo e come chi lo deve coordinare può favorire questo processo? L’esperienza mi dice che ci sono alcuni elementi che non possono mancare: maggiore capacità di ascolto, accoglienza delle criticità, aperta convivenza tra le identità o diversità del team.

Credo sia molto interessante anche la riflessione portata da Thinkwithgoogle e Adweek su una maggiore attenzione a un linguaggio e ad ambienti di lavoro più inclusivi soprattutto ora con l’avvento del modello ibrido.

Il ruolo del linguaggio, utilizzato all’interno di un team, può essere essenziale su molti fronti. Con le parole può capitarci di discriminare le persone disabili e, più in generale, il presupporre che tutte le persone abbiano un corpo abile. È facile cadere nel tranello della non consapevolezza rispetto al linguaggio che utilizziamo.

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Anche l’età è un problema di inclusione e diversità che il nostro linguaggio quotidiano deve ancora risolvere, sarà capitato a molti dire per esempio: “è troppo vecchio per lavorare in questo team.” - oppure - “Il suo cv contiene delle esperienze interessanti ma ho bisogno di una persona più giovane per il mio team”.

Anche gli ambienti in cui i team operano sono cambiati e mantenere le connessioni virtuali continuerà a essere fondamentale, dal momento che sempre più team lavorano in modalità ibrida. In un luogo di lavoro ibrido è fondamentale che i team abbiano pari possibilità di collaborazione, in cui tutti i dipendenti dispongano dell'accesso, e di informazioni e strumenti necessari per lavorare insieme al proprio team ed essere produttivi.

Quindi un coordinatore di team deve riuscire a coinvolgere le persone anche se sono a distanza e questo mi rendo conto non sia facile, ma ci sono degli escamotage, per esempio iniziare una riunione domandando un parere alle persone che non sono in presenza, oppure fare in modo che le riunioni siano il più accessibili possibile e utilizzare strumenti digitali interattivi per promuovere l'inclusione durante i “face to face” di gruppo.

Insomma, la buona notizia è che con un po’ di allenamento e pratica possiamo essere più inclusivi in modo più consapevole. La diversità evolve e con essa anche il professionista, che ha l’opportunità per cambiare davvero sul campo le cose.

Sono molto orgoglioso di affermare per esempio che la mia Accenture sul fronte dell’inclusione e della diversità si sta muovendo da tempo con azioni concrete e autentiche. Sviluppa perfezionamenti in aree d’interesse che riguardano genere, etnia, LBGTQ+, religione, persone con disabilità e diversità interculturale, entro il 2025, vogliamo raggiungere il bilanciamento 50:50 in termini di genere.

L’Italia contribuisce alla sfida con un’agenda programmatica volta ad aumentare l’attuale gender mix: la presenza femminile in Accenture ha avuto negli ultimi anni un costante incremento.  

Se vogliamo avanzare verso team di lavoro veramente inclusivi, dobbiamo implementare i processi e gli strumenti necessari per monitorare e misurare i nostri progressi inclusivi come professionisti e membri di un team.

C'è ancora molta strada da fare prima che un team possa dirsi davvero inclusivo, per ora con il mio team abbiamo mosso solo i primi passi ma il cammino è lungo e ci accomuna tutti.

E se c'è uno strumento che può aiutarci a raggiungere la nostra meta più velocemente, di sicuro è quello della comunicazione.