La sfida digitale: un percorso che riguarda tutti
Nel 1969, quando l'Europa venne collegata per la prima volta alla rete ARPANET, il mondo non aveva ancora compreso appieno la portata della rivoluzione digitale che sarebbe seguita. Oggi, il continente si trova a rincorrere gli Stati Uniti e la Cina nel campo dell'innovazione tecnologica. Eppure, guardando agli ultimi anni, possiamo dire di essere già avanti rispetto al recente passato.
La pandemia, infatti, ha dato un'accelerazione cruciale, insegnando a tutti che il digitale è “pop”: ha consentito agli anziani di comunicare con i propri cari, di tenere viva un’attività commerciale nonostante la serranda abbassata, di gestire un’organizzazione a distanza.
Il divario tecnologico da completare
Nonostante il passo avanti, il divario dell’Italia, e dell’Europa, con le altre potenze è ancora evidente. La trasformazione digitale offre possibilità straordinarie ma per scalare ha bisogno di una strategia che parta dal basso. Uno dei nodi principali risiede nella creazione di un ecosistema che non solo incentivi l'innovazione, ma la renda utilizzabile ai cittadini che non rifuggano dal digitale, come dimostra il successo della SPID o del Fascicolo Sanitario Digitale.
È fondamentale che tutti gli operatori del settore supportino una narrativa che renda l’innovazione un fatto vantaggioso e per tutti. Anche la regolamentazione deve essere parte di questa partita. Le regole sono necessarie, come abbiamo imparato osservando l’eccessivo liberismo che ha accompagnato lo sviluppo delle Big Tech e dei social media. Ma queste devono essere poche e chiare per le organizzazioni e per i clienti.

Serve una comunicazione positiva
Affinché ciò accada, serve una comunicazione positiva, chiara, semplice e coinvolgente. Le storie di innovazione devono diventare comprensibili, proprio come una canzone di Sanremo.
Non si tratta solo di sviluppare nuove tecnologie, ma di farle conoscere e di educare le persone a usarle. Prendiamo, ad esempio, l’intelligenza artificiale: è necessario formare milioni di lavoratori all'uso di queste tecnologie. Noi pensiamo che questa cifra non sia inferiore ai 9 milioni di persone: sarebbe utile che le persone fossero messe in condizione di capire il vantaggio di questa trasformazione, in termini di qualità complessiva del lavoro.
La sfida è anche culturale
La sfida è culturale, e come ogni grande rivoluzione, deve essere compresa e abbracciata da tutti i livelli della società. I governi europei hanno molto da fare per colmare questo gap, ma è cruciale che i cittadini e le imprese siano messi nelle condizioni di partecipare attivamente a questa trasformazione.
Il futuro digitale è un'opportunità senza precedenti per l'Europa. Sta a noi coglierla, rendendo l'innovazione un percorso di cui tutti possano essere parte.
Happy digital!
Leadership moderna, tra autenticità e purpose chiaro
In un contesto sempre più complesso e in continua evoluzione, il ruolo del Leader si è trasformato. Non è più sufficiente avere una posizione di comando: i leader moderni devono incarnare una presenza in grado di bilanciare autenticità e purpose in ogni aspetto della propria leadership.
La vera sfida per i leader è quella di coniugare la propria "presenza" con un allineamento profondo ai valori aziendali, creando una connessione autentica con dipendenti, partner e stakeholder. Il successo, anche economico, delle organizzazioni è sempre più ancorato ad un impegno autentico verso la mission aziendale, promuovendo una leadership inclusiva e focalizzata sugli obiettivi a lungo termine. In altre parole, oggi i Leader devono rappresentare qualcosa di più grande di loro stessi: devono incarnare la visione, la cultura e l’essenza dell’azienda che guidano.
Nuova Leadership, tra autenticità e purpose
Questa evoluzione del ruolo richiede una nuova consapevolezza di ciò che significa avere una "presenza esecutiva". Un Leader deve essere in grado di parlare e comunicare efficacemente in pubblico, mantenendo l'attenzione e la fiducia del suo pubblico, ma non solo. La capacità di ascoltare, capire e adattare i messaggi in base ai feedback degli stakeholder è oggi un aspetto cruciale. Essere autentici nel proprio approccio è un aspetto fondamentale per costruire fiducia attraverso le azioni.

In parallelo, il modo in cui un Leader si presenta e cura la propria immagine non è un dettaglio marginale, ma una componente essenziale della leadership contemporanea. L'aspetto fisico curato e la presenza durante gli eventi o le interviste, che fino a qualche anno fa erano considerati importanti, oggi sono reinterpretati alla luce di un contesto lavorativo che ha subito grandi trasformazioni.
L'attenzione è ora rivolta verso la cura dell'immagine digitale, la forma fisica come simbolo di energia e la capacità di adattarsi ai nuovi codici di abbigliamento e comunicazione informale. In un mondo in cui le interazioni digitali hanno preso il sopravvento, un leader deve essere in grado di navigare con sicurezza tra il mondo online e quello offline, costruendo una presenza coerente e significativa su entrambi i mondi.
Una nuova "intelligenza mediatica"
In un certo senso, possiamo affermare che il Leader contemporaneo deve sviluppare una nuova "intelligenza mediatica", in grado di fondere competenze tecniche e comunicative. Ogni apparizione pubblica, ogni intervento, ogni post sui social media deve essere parte di una strategia più ampia che rafforzi la percezione del brand e crei una narrazione forte e convincente.
Per essere davvero efficaci, i Leader devono saper "metterci la faccia" in tutti i contesti, mostrando non solo competenze e carisma, ma anche un impegno visibile e tangibile verso il cambiamento positivo. L'ascolto attivo, l'inclusività, la capacità di guidare con un purpose chiaro e l'abilità di mantenere un equilibrio tra la propria immagine e i valori aziendali sono tutte caratteristiche imprescindibili per il leader del futuro.
Il ruolo del Leader si è trasformato da gestore a ambasciatore di purpose. È una figura che deve creare fiducia, ispirare il cambiamento e garantire una leadership solida anche nella percezione delle persone che guidano l'azienda verso il futuro. Questa trasformazione è più di una tendenza: è il nuovo paradigma della leadership moderna.
L’intelligenza artificiale nelle scuole: verso l’educazione post digitale
È proprio di questi giorni la notizia che sta per iniziare una sperimentazione finalizzata ad introdurre nelle scuole italiane l’intelligenza artificiale generativa. La sperimentazione coinvolgerà 15 scuole e rappresenta certamente un'iniziativa significativa per il nostro sistema scolastico. Ci auguriamo che questa sperimentazione sia un primo passo verso una scuola capace di interpretare i bisogni della società post-digitale.
L’intelligenza artificiale è un vero e proprio driver d’innovazione capace di trasformare il sistema scolastico. La sua adozione può supportare non solo gli insegnanti, ma anche gli studenti, offrendo loro un’esperienza educativa personalizzata, inclusiva e capace di adattarsi ai ritmi di ciascuno studente.
L'impatto della IA sull'istruzione
Possono aiutare lo studente ad aumentare la produttività nell'apprendimento grazie anche alla capacità di organizzare e suggerire un metodo per preparare interrogazioni ed esami. Addirittura, lo studente potrebbe trovare l'utilizzo dell'intelligenza artificiale divertente, un verbo scomparso nell’esperienza degli studenti “nativi digitali”.
Preparare le nuove generazioni alle sfide anche del mondo del lavoro, che vedrà un sempre maggiore utilizzo di nuove competenze legate all'IA diventa cruciale per tutto l'ecosistema. Secondo stime della mia Accenture, l'Intelligenza Artificiale Generativa creerà oltre 2 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi anni e costituirà uno dei maggiori alleati per combattere gli effetti negativi dell’inverno demografico.
Il ruolo inclusivo della IA
Inoltre non dimentichiamoci il ruolo inclusivo dell'IA che attraverso l’uso di algoritmi di machine learning, permette agli insegnanti di identificare più facilmente le difficoltà degli studenti, per offrire interventi mirati e tempestivi. Inoltre, questa tecnologia può facilitare la gestione dei dati scolastici, ottimizzare l’organizzazione delle lezioni e persino suggerire nuovi approcci pedagogici.

Uno studio della Commissione Europea ha rivelato che 7 scuole su 10 a livello europeo prevede di ampliare l'uso dell’IA nei prossimi cinque anni, segnalando la volontà diffusa di utilizzare la tecnologia per migliorare l’efficacia dell’insegnamento. L'Estonia, in particolare, ha già introdotto l’intelligenza artificiale nei suoi programmi educativi con risultati promettenti, garantendo un apprendimento più personalizzato e migliorando i tassi di successo scolastico. Guardiamo il caso Baltico un po' più da vicino.
Scuola e IA, l'esempio in Estonia
Le scuole estoni utilizzano l’intelligenza artificiale e le piattaforme digitali su tutto il territorio nazionale. La tecnologia viene usata per supportare gli studenti nella didattica quotidiana con programmi iper-personalizzati, che tengono conto di punti di forza ma anche delle fragilità dei ragazzi. Questo approccio ha permesso di ridurre i tassi di abbandono scolastico e di migliorare il rendimento degli alunni, con un impatto positivo sull’intero sistema paese.
A nostro avviso, la promettente iniziativa del governo italiano dovrebbe considerare un ciclo di sperimentazione rapido per garantire la raccolta dei dati e valutare una diffusione più ampia dell'intelligenza artificiale nelle scuole. Un periodo di test, contenuto, preventivato e a scalare, per consentire di adattare più velocemente le soluzioni e implementarle su scala nazionale quelle vincenti. Il numero limitato di 15 classi appare idoneo per iniziare un percorso che via via dovrebbe coinvolgere il maggiore numero di scuole possibili e raggiungere l’intera platea in pochi anni.
Ritengo che l’avvio della sperimentazione annunciata dal Governo sia un passaggio fondamentale per garantire alla nostra nazione un ruolo di primo piano nell'educazione del futuro e risolvere alcuni problemi strutturali come il basso numero di specializzati e laureati e del conseguente mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
Sport e società: una forza che va oltre le medaglie
Le recenti Olimpiadi di Parigi ci hanno regalato momenti di grande emozione, tenendo milioni di persone incollate ai loro schermi. Con 40 medaglie conquistate, gli atleti italiani hanno mostrato al mondo la loro determinazione, il loro talento e il loro spirito.
Guardare le Olimpiadi non è come assistere a qualsiasi altro evento; è un'esperienza che va oltre la competizione. È un viaggio emotivo, fatto di lacrime di gioia e di dolore, di vittorie e sconfitte, ma soprattutto di un’ammirazione profonda per le capacità umane. In questi momenti, è impossibile non apprezzare il meraviglioso mondo dello sport.
Perché lo sport rappresenta una meraviglia così importante, ed è nostro dovere salvaguardarlo e svilupparlo ulteriormente?
Per rispondere a questa domanda, è fondamentale riconoscere le opportunità offerte e le criticità che dobbiamo affrontare. La stessa Costituzione italiana riconosce lo sport come una “difesa immunitaria sociale,” una metafora potente che esprime come lo sport agisca non solo sul corpo, ma anche sulla mente e sulle relazioni sociali, proteggendo e rafforzando il tessuto della nostra società. Questa funzione di coesione sociale è evidente in ogni campo di gioco, dove lo sport promuove inclusione, solidarietà e rispetto reciproco.
Un primo dato da considerare: il 75% delle medaglie vinte dall’Italia alle Olimpiadi di Parigi sono state conquistate da atleti provenienti dai gruppi sportivi delle forze dell’ordine pubblico.
Già nel 1955 nel documentario "La palla è rotonda", Sergio Zavoli, offriva un ritratto significativo del calcio amatoriale giovanile nei campetti di periferia in Italia, concentrandosi sulla squadra piemontese Fiorio Sport. Zavoli metteva in luce la passione dei giovani giocatori e l'importanza della comunità e della solidarietà nello sport, sottolineando anche le sfide economiche e organizzative affrontate dalle piccole società sportive. Consiglio la visione di questo documentario, perché con la sua attenzione al ruolo educativo del calcio, ci ricorda quanto lo sport ancor più oggi possa essere un potente strumento di crescita personale e collettiva.

Nonostante le sue enormi potenzialità, lo sport in Italia è ancora frenato da diverse criticità, a partire dalla mancanza di infrastrutture adeguate, soprattutto nel Sud del Paese. Nelle prime tre classi delle scuole elementari, l'educazione motoria è affidata a maestre e maestri che, pur con la migliore volontà, non sempre possiedono la formazione necessaria per trasmettere l'importanza di questa disciplina.
Il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha recentemente sollevato un’altra importante questione: perché in Italia sembra che senza un grande evento sportivo sia quasi impossibile costruire nuove infrastrutture?
Limitare la creazione di infrastrutture genera un circolo vizioso che limita l'accesso alla pratica sportiva, impedendo l'emergere di nuovi talenti e riducendo l'efficacia dello sport come strumento educativo e sociale.
Cosa serve per fare cultura dello sport
Per fare cultura dello sport, è essenziale costruire sia la “letteratura” che i “luoghi” dove rappresentarla. Senza adeguate infrastrutture sportive, il nostro paese rischia di perdere il proprio futuro sportivo, proprio come un manto erboso senza acqua non può fiorire.
Questo problema è particolarmente evidente nel Sud Italia, dove su 403 atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi, solo 76 provenivano dal meridione.
Un dato che riflette una realtà incerta: le opportunità sportive non sono distribuite equamente nel nostro paese. Solo il 26% delle infrastrutture sportive si trova al Sud, e la maggior parte degli impianti è di proprietà privata, rendendo la pratica sportiva un lusso per pochi.
Senza accesso a strutture pubbliche, molti potenziali campioni non hanno la possibilità di emergere, creando, anche su questo versante, un ostacolo alla mobilità sociale.
Eppure il Sud ha generato grandi campioni, pensiamo a Pietro Mennea, con la sua straordinaria carriera e il record mondiale nei 200 metri nel 1980, rimane ancora oggi un simbolo di resilienza e talento, ma sappiamo tutti, lo stesso Mennea lo aveva raccontato più volte, che il suo percorso fu ostacolato da una mancanza di risorse che ancora oggi penalizza molti altri giovani.
Opportunità: lo sport come motore sociale ed economico
Quindi dovremmo essere tutti d’accordo che lo sport non è solo un toccasana per la salute, ma anche un potente motore sociale ed economico. Le discipline sportive di squadra, ad esempio, insegnano ai nostri giovani le competenze sociali necessarie per costruire relazioni significative, sia nella vita personale che nel lavoro. Inoltre, lo sport promuove valori essenziali come la competizione leale e la resilienza, qualità di cui la nostra società ha urgente bisogno.
La chiusura delle Olimpiadi di Parigi deve essere un trampolino di lancio verso il prossimo grande evento italiano: le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina del 2030. Questo evento rappresenta una straordinaria opportunità per un territorio già economicamente avanzato, in grado di dare slancio all'intero paese.
I grandi eventi sportivi presentano sempre sfide e rischi, ma le opportunità sono altrettanto grandi. Le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina potrebbero generare un impatto economico significativo, con la creazione di infrastrutture pubbliche, l'incremento del turismo e la promozione del brand Italia a livello internazionale.
Concludo, e mi auguro che lo sport sia presto tra le priorità nelle agende dei grandi leader della politica, dell’economia e del sociale. Con investimenti adeguati e una riorganizzazione delle infrastrutture, possiamo creare un circolo virtuoso, una vera e propria "vitamina" per il benessere del paese. Lo sport può potenziare la crescita dei nostri figli, offrire soluzioni a chi vive nel disagio, creare una migliore cultura della salute, generare economia e perché no, aumentare le nostre medaglie alle prossime Olimpiadi, come ha saputo fare la Francia.
Happy Sport!
Il ritiro di Joe Biden, una lezione di leadership
Domenica 21 luglio 2024 è una data che entrerà nei libri di storia. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato il suo ritiro dalla corsa alle presidenziali del 2024.
Questa decisione è stata presa dopo una performance televisiva non all’altezza dell’incredibile curriculum del presidente americano.
Con oltre 50 anni di esperienza politica, Biden ha risollevato la più grande democrazia del mondo dopo i fatti di Capitol Hill del 2021, inanellando una serie di successi economici senza precedenti. Sotto la sua amministrazione, il PIL è salito del 3%, la disoccupazione è scesa ai minimi storici del 4%, i posti di lavoro sono cresciuti di 5 milioni e gli investimenti in infrastrutture hanno raggiunto i 1000 miliardi di dollari.
Un grande leader che ha saputo dimostrare il suo valore anche nel ritirarsi, compiendo un atto di enorme responsabilità, empatia e inclusività, nonostante la posta in gioco e la forte polarizzazione.
Da tecnici della comunicazione vogliamo porre l’attenzione sulla gestione della campagna per la rielezione di Biden che, a nostro parere, non è stata in grado di valorizzare l’“asset” Joe Biden.

La strategia di comunicazione, lungi dal valorizzare gli incredibili risultati sociali ed economici, è sembrata volere inseguire il proprio competitor, l’ex presidente Donald Trump, nei suoi punti di forza, mettendo in moto una macchina strategica che è deflagrata nel dibattito televisivo del 27 giugno.
L'azione del team del presidente Biden sembra quindi essere caduta nell’errore di elaborare una strategia da follower e di essere stata poco attenta ai “basic”. Ecco alcuni punti:
- Pianificazione puntuale e sostenibile: la pianificazione degli eventi deve essere contestualizzata, dettagliata e sostenibile.
- Preparazione all'evento con una checklist strategica: la preparazione dell’evento deve essere affiancata da una checklist strategica per garantire che il percorso di avvicinamento sia nella giusta direzione.
- Costruzione di una narrativa differenziante e strategica: creare una narrativa forte e unica che risuoni con il pubblico e distingua il leader dal follower.
- Media training: il portavoce deve essere in formazione continua e avere modo di simulare il proprio intervento per testare l’efficacia del contenuto e la presenza scenica.
- Monitoraggio continuo del feedback: analizzare continuamente il feedback ricevuto dal pubblico, dai media e dagli stakeholder per adattare e migliorare la strategia.
Happy leadership!
[Immagine di copertina di Gage Skidmore su Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 2.0.]
Nuovi KPI nella comunicazione post digitale
Il recente episodio che ha coinvolto Zlatan Ibrahimovic, ripreso mentre partecipava a un gioco omofobo con lo youtuber IShowSpeed, conduce a una riflessione sul rapporto tra il purpose delle aziende, la scelta del media mix e i KPI.
Purpose e KPI: un nuovo approccio
Le aziende post-digitali devono essere guidate da un purpose chiaro e integrato nel design organizzativo. Il purpose rappresenta, nell’azienda moderna, una componente centrale della governance organizzativa. La vicenda che ha visto protagonista il campione svedese rende attuale un interrogativo rispetto a scelte di comunicazione basate sui KPI tradizionali, spesso meramente quantitativi.
È nostra convinzione, invece, che in una società post-digitale le scelte di comunicazione debbano essere “certificate” con un nuovo rigore che gli attuali media mix, creati sulla base di KPI quantitativi, non riescono a fornire, generando scelte insufficienti per valutare l'efficacia della comunicazione e rischiose per l’azienda.

L'importanza dell'etica nella comunicazione
Appare sempre più evidente che l’ecosistema della comunicazione debba muoversi dalla comfort zone dei KPI quantitativi per sviluppare nuovi parametri in grado di rappresentare la qualità e l'impatto delle iniziative comunicative rispetto al purpose delle organizzazioni.
I driver per KPI post-digitali
Esistono almeno tre driver da considerare per la creazione dei KPI post-digitali:
- Engagement di Qualità: misurare l'interazione con il pubblico, valutando non solo la quantità ma anche la qualità delle interazioni.
- Impatto ESG: valutare il ROI delle campagne di comunicazione, pesando la loro capacità di promuovere la sostenibilità finanziaria, sociale e ambientale.
- Coerenza con il Purpose: monitorare la coerenza delle comunicazioni con il purpose aziendale, assicurando che ogni messaggio rafforzi i valori fondamentali dell'organizzazione.
Proprio qualche giorno fa, come membro del board di Comunicazione, ho partecipato all'evento "L’Impresa Comunicativa" organizzato da Assolombarda, dove è emerso come la comunicazione d’impresa sia sempre più centrale nella governance aziendale e nei processi decisionali. Appare quindi matura una riflessione su un set di KPI in grado di misurare questa nuova centralità della comunicazione.
Happy Purpose!
Accenture reinventa la Banking Conference con la TV
Nell’epoca post-digitale è fondamentale accompagnare i grandi temi legati del cambiamento con una comunicazione divulgativa e inclusiva: le tecnologie trasformative, il purpose e la sostenibilità.
A questo proposito credo che l’evoluzione dell’Accenture Banking Conference sia un esempio perfetto di come un evento tradizionale possa trasformarsi, salvaguardando il proprio DNA e attirando nuove audience.
A me piace parlare di rotazione verso il nuovo come concetto essenziale per rimanere rilevanti nel tempo.
La rivoluzione della conferenza tradizionale
La Accenture Banking Conference, giunta alla sua decima edizione, ha rivoluzionato il concetto di conferenza tradizionale, trasformandosi in un evento televisivo attraverso la fattiva collaborazione di Sky.
Questa evoluzione, in cui si è scelto di discutere del modello di banca aumentata dall’intelligenza artificiale, che abbiamo chiamato Prompt Bank, ha ampliato la portata dell’evento, permettendo di raggiungere un'audience più vasta e diversificata che riteniamo sia fondamentale includere nella conversazione circa le opportunità offerte dalle nuove tecnologie.
Integrando elementi televisivi, la conferenza non solo ha mantenuto il proprio patrimonio d'immagine, ma ha saputo innovare, offrendo contenuti dinamici e coinvolgenti.
Un nuovo format ibrido
Questo format ibrido ha dimostrato come la comunicazione aziendale possa adattarsi e prosperare nel panorama mediatico moderno, rendendo le informazioni accessibili e rilevanti per un pubblico più ampio.

Quando un convegno e la televisione convergono, le loro caratteristiche si fondono per creare un'esperienza potente e coinvolgente. La televisione porta una produzione di alta qualità, accessibilità a un vasto pubblico e interattività in tempo reale, mentre l'evento mantiene l'autenticità, l'energia dal vivo e il networking. Questa sinergia amplifica la portata e l'impatto del messaggio, rendendolo più rilevante e accessibile.
Un esempio significativo in Italia è il Festival di Sanremo, che unisce musica dal vivo e produzione televisiva, creando un evento culturale di grande rilevanza.
Inoltre, questo format è un contesto perfetto per sedimentare sound bites, concetti complessi trasformati in brevi frasi che risuonano nel pubblico e diventano titoli sui media.
Mauro Macchi durante la Banking Conference ha creato un sound bite memorabile ed efficace dichiarando che "l'AI rappresenta la proteina per potenziare i muscoli delle aziende", sintetizzando efficacemente un concetto complesso in una frase potente.
Le caratteristiche di una conferenza televisiva
Quali sono in sintesi le caratteristiche di una Conferenza-Televisiva?
Formato Ibrido: combina elementi di conferenze tradizionali e programmi televisivi, con sessioni live e registrate.
Accessibilità: raggiunge un pubblico più ampio tramite trasmissione televisiva e streaming online.
Interattività: offre opportunità per il pubblico di interagire tramite domande in diretta, sondaggi e social media.
Produzione di Qualità: utilizza tecniche avanzate di produzione televisiva, con regia, montaggio e grafiche professionali.
Contenuti Dinamici: include interviste, panel, presentazioni, e segmenti video per mantenere alto l'interesse.
Rilevanza: affronta temi attuali e pertinenti, spesso con esperti di settore e figure di spicco.
Scalabilità: può essere facilmente adattata per diverse dimensioni di pubblico e tematiche.
Engagement continuativo: mantiene l'interesse del pubblico anche dopo l'evento tramite repliche, contenuti on-demand e sinergia con i social media.
Happy Conference!
Innovazione Made in Italy: oltre il Fashion, il Design e il Food
Quando pensiamo al "Made in Italy", i settori che vengono immediatamente in mente sono quelli del fashion, del design e del food. Tuttavia, c'è un altro volto del Made in Italy che merita di essere conosciuto e valorizzato: quello delle aziende soprattutto PMI impegnate in settori innovativi, che rappresentano l'eccellenza italiana in campi tecnologicamente avanzati e spesso meno visibili al grande pubblico.
Space Economy e tecnologia avanzata
Un esempio lampante è quello delle aziende italiane impegnate nella Space Economy. Queste imprese stanno sviluppando tecnologie all'avanguardia per satelliti, sistemi di comunicazione e applicazioni spaziali, collaborando con enti internazionali come l'ESA e altre agenzie spaziali. Sono aziende che non solo competono ma eccellono in un settore altamente sfidante contribuendo alla creazione di una filiera di PMI di eccellenza confermando come l'Italia può essere leader anche fuori dai settori tradizionali.
Un altro campo in cui le aziende italiane stanno brillando è quello delle tecnologie sostenibili. Dall'energia rinnovabile alla gestione intelligente delle risorse, queste realtà stanno sviluppando soluzioni innovative per affrontare le sfide ambientali globali. Le loro invenzioni non solo contribuiscono alla sostenibilità ambientale, ma creano anche nuove opportunità di lavoro e sviluppo economico.

L'Importanza della comunicazione
Per valorizzare adeguatamente queste eccellenze, è fondamentale che la comunicazione giochi un ruolo centrale. Le storie di successo delle PMI innovative devono essere raccontate e condivise non solo all'interno del settore industriale, ma anche con il pubblico generale. La narrazione di questi successi può ispirare nuove generazioni di imprenditori e rafforzare la percezione del Made in Italy come sinonimo di innovazione e qualità, anche al di là dei settori tradizionali.
Raccontare storie di successo
Le aziende italiane impegnate in settori avanzati spesso operano lontano dai riflettori mediatici. È quindi essenziale creare piattaforme e occasioni per raccontare le loro storie di successo. Questo può avvenire attraverso progetti di comunicazione che mettano in luce le sfide superate, le innovazioni sviluppate e i risultati raggiunti. Questi racconti non solo celebrano i successi, ma offrono anche lezioni preziose per altre aziende, aspiranti imprenditori, giovani talenti.
Le aziende innovative devono adottare un approccio integrato alla comunicazione, che coordini tutti i canali disponibili per presentare un messaggio coerente e potente. Una presenza costante e visibile aiuta a costruire un brand forte e riconoscibile, associato all'innovazione e alla qualità.
Coinvolgere il pubblico
Queste aziende hanno nel proprio DNA un forte purpose ed è fondamentale che l’ecosistema della comunicazione le sostenga anche per contribuire al fondamentale coinvolgimento del pubblico sui benefici delle tecnologie innovative. Spiegare come le soluzioni sviluppate dalle aziende italiane possano migliorare la vita quotidiana, contribuire alla sostenibilità ambientale o avanzare il progresso scientifico, può aiutare a creare il consenso necessario per supportare l’innovazione del Sistema Paese, creando un connubio win-win con la missione delle nuove eccellenze italiane.
L'Italia ha molto da offrire oltre il fashion, il design e il food. Le aziende innovative rappresentano un patrimonio di competenze e creatività che può guidare il paese nella società post digitale e un futuro di successo e sostenibilità. È fondamentale che queste aziende siano riconosciute e valorizzate, sia a livello nazionale che internazionale, per assicurare che il Made in Italy continui a essere sinonimo di eccellenza in tutti i settori.
Happy a Innovation!
Innovazione e IA: equilibrio e fiducia nel giornalismo moderno
L'intelligenza artificiale può sgravare i giornalisti (e altri professionisti) dai compiti meno significativi, permettendo loro di dedicarsi ad attività di maggiore valore, come inchieste, approfondimenti e altre attività importanti. Nonostante queste potenzialità, l'adozione dell'IA nelle redazioni solleva questioni di fiducia e qualità nella produzione delle notizie.
L'Istituto Reuters per lo Studio del Giornalismo ha recentemente pubblicato un report che svela una crescente sfiducia nei confronti delle redazioni che utilizzano l'intelligenza artificiale (IA) per la produzione di notizie. Questo studio, condotto in 47 paesi, evidenzia come il 52% degli intervistati negli Stati Uniti e il 63% nel Regno Unito si sentano a disagio con i contenuti prevalentemente creati dall'AI, temendo per la loro affidabilità e veridicità.
Questa percezione negativa riflette una preoccupazione diffusa che l'automazione possa compromettere la qualità del giornalismo tradizionale.
Alcuni esempi di redazioni che utilizzano l'IA includono testate nazionali e internazionali, riportando soluzioni e risultati soddisfacenti.
La sfida della fiducia nella IA
Per affrontare questa sfida, le organizzazioni giornalistiche devono investire nella trasparenza e nell'integrazione etica delle tecnologie AI. È cruciale che i lettori siano informati su quando e come viene utilizzata l'IA, mantenendo al contempo i principi fondamentali del giornalismo.

Impegno sulla qualità del giornalismo
Nonostante le opportunità offerte dall'IA, il mantenimento della fiducia del pubblico richiede un equilibrio delicato tra innovazione tecnologica e un impegno costante verso la qualità e l'integrità giornalistica. La chiave per il successo risiede nella capacità delle redazioni di combinare l'efficienza dell'IA con la sensibilità e il rigore dell'intervento umano, assicurando così contenuti affidabili e di alta qualità che possano soddisfare le aspettative del pubblico moderno.
Strategie da adottare
Per acquisire fiducia nonostante l'uso dell'IA, le redazioni devono adottare diverse strategie:
- Trasparenza: Informare chiaramente i lettori su quando e come viene utilizzata l'AI. Ogni articolo prodotto o assistito dall'AI dovrebbe essere etichettato chiaramente.
- Qualità e controllo umano: Garantire che i contenuti generati dall'AI siano sempre revisionati da giornalisti esperti, mantenendo standard elevati di accuratezza e qualità.
- Etica e Responsabilità: Sviluppare e seguire linee guida etiche rigorose per l'uso dell'AI, evitando bias e disinformazione.
- Coinvolgimento del Pubblico: Educare il pubblico sui benefici e i limiti dell'AI nel giornalismo, rispondendo alle loro preoccupazioni e feedback.
- Innovazione responsabile: Usare l'AI per migliorare il giornalismo, ad esempio, nell'analisi dei dati e nella personalizzazione dei contenuti, senza compromettere l'integrità delle notizie.
Implementando queste pratiche, le redazioni possono guadagnare e mantenere la fiducia del pubblico, dimostrando che l'IA può essere uno strumento utile senza compromettere i valori fondamentali del giornalismo.
Il ruolo del Digitale per la crescita del sistema Paese
Negli ultimi anni, siamo testimoni di una forte accelerazione della digitalizzazione, dimostrando quanto questa sia diventata fondamentale per la nostra società e per l’economia.
Per i consumatori, piattaforme come Amazon hanno trasformato le abitudini di acquisto, offrendo convenienza e rapidità, mentre i cittadini hanno beneficiato di strumenti come lo SPID, che semplificano l'accesso ai servizi pubblici online rendendoli più efficienti e sicuri.
Anche le aziende hanno tratto vantaggio dalla digitalizzazione, specialmente nel settore manifatturiero, adottando tecnologie dell'Industria 4.0 come l'Internet of Things e l'intelligenza artificiale per migliorare produttività e qualità dei prodotti.
L'impatto della Digitalizzazione
La digitalizzazione ha avuto un impatto significativo a livello nazionale, aumentando la produttività e creando nuovi posti di lavoro, stimolando l'innovazione e la competitività del paese.
In questo contesto, il digitale non è solo un insieme di tecnologie, ma un vero e proprio ecosistema che interconnette consumatori, cittadini, aziende e istituzioni, migliorando la qualità della vita e favorendo uno sviluppo economico sostenibile.
Inoltre, il digitale ha contribuito a renderci più resilienti in tempi di pandemia, facendoci progredire e spingendoci a cogliere nuove opportunità. La digitalizzazione si conferma quindi come un elemento imprescindibile per la crescita e la resilienza dell'Italia, offrendo vantaggi tangibili in termini di efficienza, produttività e accessibilità.
Comunicare il Digitale
Quindi, comunicare l'importanza del digitale e promuoverne i valori è cruciale per incoraggiare cittadini, lavoratori e imprese ad adottare le tecnologie digitali. Questo non solo aumenta la consapevolezza dei benefici, come l'efficienza e la produttività, ma aiuta anche a superare resistenze e timori legati all'innovazione. Una maggiore comprensione del digitale facilita l'inclusione, stimola l'innovazione e crea un ecosistema più resiliente e competitivo, favorendo una crescita economica sostenibile e migliorando la qualità della vita per tutti.

La rilevanza dell'istruzione digitale
Anche nell’istruzione il digitale gioca un ruolo rilevante; infatti, quando usato correttamente, può essere una risorsa preziosa per l'apprendimento, la crescita personale e la connessione con gli altri. Studi hanno dimostrato che l'uso di strumenti digitali in ambito educativo può migliorare significativamente le competenze degli studenti, rendendo l'apprendimento più interattivo e accessibile.
Tuttavia, l'educazione digitale è cruciale per assicurare che i giovani possano navigare in sicurezza nel mondo online e sfruttare appieno le opportunità offerte dalla rete. Senza un'adeguata educazione, i giovani rischiano di incorrere in pericoli come il cyberbullismo, la disinformazione e le violazioni della privacy. Insegnare competenze digitali fin dalla giovane età aiuta a sviluppare un uso critico e consapevole della tecnologia, preparando i giovani a un futuro sempre più digitale. Evidenze mostrano che programmi di educazione digitale ben strutturati riducono significativamente i rischi online e aumentano la fiducia e la competenza digitale tra i giovani, favorendo un ambiente online più sicuro e produttivo.
Il valore dell'inclusione digitale
L'inclusione digitale nell'istruzione è cruciale poiché non solo modernizza i metodi di trasmissione della conoscenza, ma facilita anche il processo di apprendimento, rendendolo più coinvolgente e motivante. Le tecnologie digitali stimolano la creatività e lo scambio di idee, promuovendo la partecipazione attiva degli studenti.
Questo approccio innovativo permette di personalizzare l'apprendimento in base alle esigenze individuali, migliorando la comprensione e l'interesse per le materie. Inoltre, l'uso di strumenti digitali prepara gli studenti a un futuro tecnologico, dotandoli delle competenze necessarie per affrontare le sfide del mondo moderno.

L'Italia e il Digitale, si deve ancora tanto
A livello nazionale, l'Italia si colloca al 19° posto nel Digital Economy and Society Index (DESI) tra i 27 Stati membri dell'UE. Nonostante i progressi compiuti, il paese deve ancora affrontare sfide significative, come il miglioramento delle competenze digitali della popolazione e l'incremento dell'adozione di tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale e i Big Data. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un'opportunità cruciale per colmare questi gap, con circa 127 miliardi di euro destinati a riforme e investimenti nel settore della digitalizzazione.
In sintesi, il digitale crea valore trasformando il modo in cui acquistiamo beni, soddisfiamo bisogni, lavoriamo, impariamo e interagiamo, portando benefici tangibili in termini di efficienza, produttività e qualità della vita.
Happy Digital!










