Già da quest’anno sono operativi i primi importanti cambiamenti previsti dal PNRR.

Il prossimo “back to school” vedrà tra i banchi 100 mila studenti in meno, un primo effetto concreto del calo demografico che si stima raggiungerà il suo picco nel 2033 con 1.4 milioni di studenti in meno portando quindi il numero di giovani in formazione a solo 6 milioni. È un fenomeno che fa fare un “salto di qualità” verso la completa insostenibilità ad alcuni fatti che contraddistinguono il capitale umano del nostro paese, in particolare la bassa percentuale di laureati e il primato di giovani che non studiano né lavorano, quelli che vengono definiti NEET (Not engaged in Education, Employment or Training).

Sicuramente uno scenario tanto allarmante quanto noto ma che quest’anno si muove in un contesto differente, che giustifica un relativo ottimismo. La scuola è infatti uno dei pilastri del PNRR.

Centralità scuola digitale

L’inizio dell’anno scolastico 22-23 vedrà l’avvio del progetto Scuola Digitale il cui obiettivo è trasformare almeno 100 mila classi tradizionali in ambienti di apprendimento innovativi, integrati da un concetto di classe e laboratorio in grado di superare l’attuale modello ideato per sostenere il boom economico degli anni ‘60 del secolo scorso. Un modello quello attuale evidentemente poco appeling per le generazioni native digitali ed inefficace per formare capitale umano in grado di svolgere le professioni del futuro che sempre di più rappresentano i mestieri del presente. A questo proposito si pensi all’impatto che big data, il cloud, l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica e la blockchain stanno avendo nel modificare i mestieri “tradizionali” e nel creare nuovi lavori.

Sia inteso il progetto Scuola 4.0 non è una promessa ma un fatto che ha una dote complessiva di 4.9 miliardi di euro.

È certamente auspicabile arricchire questo progetto con ulteriori interventi sulla didattica per accelerare il cambiamento ed indirizzare alcuni fenomeni collegati all’uso del digitale come la tutela della privacy, la necessità di considerare l’innovazione trasversale a tutte le materie, rendere centrale e premiante la formazione dei docenti. Anche qui ci sono segnali positivi: tutti questi punti sono indirizzati nell’indagine conoscitiva approvata dal parlamento (chi vuole può leggerla qui)

Siamo di fronte ad una priorità sistemica che merita la massima attenzione da parte dei comunicatori e dei media. Divulgare questi cambiamenti, che aprono ad un concreto ventaglio di opportunità, con l’obiettivo di includere nelle conversazioni famiglie e studenti è strategico per creare le premesse per il successo del progetto di trasformazione della scuola che può creare benefici in termini di PIL ed essere un volano positivo in termini di coesione sociale e benessere.

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Armando Barone Armando Barone
Ufficialmente il mio percorso nel mondo della comunicazione inizia nel 1999, ma ho sempre creduto di averlo iniziato molto tempo prima. Ed esattamente nel 1980 quando il terribile terremoto dell’Irpinia che aveva devastato la mia città Napoli, fu per il bambino di allora assetato di sorprese, l’occasione per ritrovare tra le mura fogli di giornale. Una vera magia! Le pareti crollate rivelavano pagine sovrapposte di quotidiani che una volta si usavano per favorire l’aderenza della carta da parato.