genZ educazione finanziaria

Come sensibilizzare la Generazione Z all'educazione finanziaria

L’educazione dei nostri ragazzi non è meno importante dei grandi topic sul cambiamento: sostenibilità, transizione digitale e inclusione delle diversità. In un Paese come l'Italia, con un tasso demografico negativo e una popolazione sempre più anziana, il risparmio diventa un tema cruciale per le giovani generazioni. La Gen Z, che dovrà affrontare una vecchiaia in un contesto socio-economico più incerto rispetto a quello delle generazioni precedenti, avrà bisogno di risparmiare per garantirsi un tenore di vita adeguato. Molto interessante il focus de Il Sole 24 Plus di sabato 29 aprile dove è stata sollevata la questione del risparmio per i giovani, e in particolare per la GenZ, sottolineando l'importanza di sensibilizzare i nostri ragazzi a una cultura finanziaria sana.

Diverse ricerche di psicologia hanno dimostrato che già dai 5-6 anni si può cominciare a parlare di risparmio, anche perché questo concetto può essere legato non solo al denaro ma anche ad altre risorse finite come l’acqua, le piante e le fonti energetiche. Il futuro di ogni individuo su questa terra inevitabilmente passa attraverso la sua capacità di sostenersi finanziariamente. Allora, se è vero che l’appetito vien mangiando iniziare a consegnare alle persone sin dalla giovane età un po' di educazione finanziaria permetterà non solo di proteggere i loro futuri interessi ma di contribuire anche a plasmare un mondo migliore per tutti noi.

È nel compiere quest’importante opera educativa che tutto l’ecosistema dovrebbe esserne coinvolto: mondo finanziario, Istituzioni ma anche i brand che nell’era del purpose svolgono un importante ruolo.

A proposito di brand e del ruolo educativo in ambito finanziario, una recente survey di Ogilvy & Trend Media, ha rilevato che il 79% della Gen Z vorrebbe vedere i brand offrire maggiori opportunità di formazione, educazione e corsi di finanza personale attraverso i loro programmi di appartenenza o di fedeltà.

La cultura finanziaria risulta essere molto scarsa tra i consumatori della generazione Z. Il 79% dei consumatori di questa generazione e il 34% dei millennials considerano le finanze come la principale fonte di stress, e molti della generazione Z si sentono in colpa o pentiti per le spese effettuate, sensazioni che sono amplificate dalla natura impulsiva del commercio in-app. Inoltre, a causa del difficile clima economico attuale, i consumatori della generazione Z e dei millennials ritengono che la gestione delle finanze personali e l'economia domestica debbano essere le principali priorità dei programmi di studio delle scuole superiori.

Questo scenario meriterebbe una strategia di crescita sostenibile che possa guadagnare la fiducia delle Gen Z. Questo si potrebbe ottenere attraverso l'utilizzo di strumenti, prodotti e campagne che soddisfino il loro bisogno di sicurezza finanziaria.

genZ educazione finanziaria

Presidiare e guidare con l’educazione finanziaria rivolta ai giovani non solo è importante da un punto di vista etico ma probabilmente è quello che si aspettano da noi comunicatori i nostri ragazzi e le loro famiglie. Può essere particolarmente efficace aiutare le giovani generazioni con la comunicazione ad acquisire le conoscenze, le competenze e le abilità di cui hanno bisogno per avere un rapporto sano con il denaro.

Proprio i nostri ragazzi, nativi digitali sono più esposti a fake news e a flussi di notizie convogliate da fonti diverse, certamente non tutte affidabili. Per controbattere alle notizie false, spesso celate all’interno di canzoni trapper o tra i social media, è fondamentale una contro comunicazione Istituzionale trasparente, propositiva, risolutiva e soprattutto costruttiva. L'influenza dei social media e dei testi di musica trapper, che spesso promuovono uno stile di vita basato sul consumismo e sulle spese eccessive, può portare i giovani a pensare che il denaro sia un fine in sé, invece che uno strumento per raggiungere obiettivi concreti.

Per affrontare questo problema, è necessario aumentare la formazione finanziaria a tutti i livelli e sensibilizzare i giovani sulla necessità di imparare a gestire il proprio denaro in modo responsabile. È importante promuovere una cultura finanziaria positiva, che valorizzi la responsabilità, la pianificazione e la gestione oculata del denaro. Inoltre, è importante utilizzare i media e i canali di comunicazione, ciò può includere la produzione di contenuti educativi sui social media, la creazione di app per l'educazione finanziaria, e l'organizzazione di eventi e workshop sulla finanza personale.

Poi c’è anche un tema di una cultura finanziaria che è cambiata rispetto al passato, ed è importante che i giovani di oggi conoscano i principi anche della finanza etica e siano consapevoli delle opportunità che questa offre. Ciò può aiutarli a sviluppare un approccio più consapevole alla gestione del denaro e ad adottare comportamenti finanziari responsabili. Inoltre, può anche offrire ai giovani opportunità di lavoro e di carriera, in settori come l'imprenditoria sociale.

Interessante è la case study di 'From Pinning to Planning', una campagna congiunta di Pinterest e del fornitore di servizi finanziari Northwestern Mutual, che mira a dare potere agli utenti dei social media per realizzare le loro ambizioni di vita. Dopo aver risposto a un quiz basato sulla personalità, gli utenti di Pinterest vengono designati con una delle otto personalità (che vanno dalla sposa alla moda alla restauratrice creativa), con Northwestern Mutual che fornisce quindi consigli passo-passo per raggiungere i loro obiettivi. Attraverso la campagna, lanciata nel marzo 2023, i due partner sperano di demistificare la pianificazione finanziaria per i consumatori della generazione Z - il gruppo demografico in più rapida crescita su Pinterest.

Un ruolo importante nell’educazione dei giovani lo avrà anche l’intelligenza artificiale; infatti, le applicazioni finanziarie alimentate da AI stanno svolgendo un ruolo significativo nell'evoluzione del settore finanziario, migliorando il servizio ai clienti, ottimizzando i costi e offrendo nuovi prodotti di valore. L'AI sarà il principale modo di comunicazione tra la Generazione Z e le istituzioni finanziarie, e includerà tutto, dai chatbot alla rilevazione delle frodi all'automazione delle attività.

In conclusione, la distorsione del linguaggio finanziario che spesso si riscontra può avere conseguenze negative sulla cultura finanziaria dei giovani. L'importante è aumentare la formazione finanziaria e consegnare una comunicazione positiva, che valorizzi la responsabilità e la gestione oculata del denaro, aiutando così i nostri ragazzi a prendere decisioni finanziarie intelligenti e raggiungere i loro obiettivi nella vita.

Happy Innovating!


formazione post digitale armandobarone

Formazione nell’era post-digitale: prepariamoci al futuro

Non è un segreto che il mondo stia cambiando più velocemente che mai e continuerà a farlo in questi anni.

Un grande trasformatore che ci prepara a un futuro diverso e imminente ci permetterà di contare su cittadini dotati di talento e sul desiderio di inventare il futuro.

L’era post digitale che è arrivata ha scatenato un’ondata di cambiamenti tecnologici, economici e sociologici non meno imponenti di quelli che nel ventesimo secolo hanno scosso il mondo.

Lo status quo finora costituito è in possesso di nuove potenzialità finora inimmaginabili.

È prevedibile pensare d’altro canto che la società post digitale se non viene accompagnata dalla crescita dell’economia con nuove competenze sarà assediata da crescenti disuguaglianze e perturbazioni occupazionali indesiderate.

L’innovazione porta sempre con sé prosperità ma anche pericoli qualora non ci si prepari al cambiamento.

Per capire dove è diretta l’innovazione è necessario guidarla, non procede da sola, non ha un pilota automatico. Richiede un impegno costante e continuativo nel processo.

Per guidare l’innovazione dobbiamo preparare nuove competenze, istruire i nostri ragazzi, rafforzare il sistema scuola.

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Quasi tutti i settori toccati dal PNRR che non riescono a spendere i fondi per carenza di risorse umane, mi fa pensare a quanto sia importante la gestione del capitale umano con una visione di lungo periodo e con alla base una logica di apprendimento continuo. Non possiamo permetterci proprio ora di svalorizzare il capitale umano, anche in reazione ai periodi di crisi. E’ sempre più evidente che bisogna 'approfittare' dei cicli economici negativi per 'aumentare' le capacità delle persone e consentire loro non solo di rientrare nel mercato del lavoro ma di rientrarvi creando maggiore valore aggiunto.

La società post-digitale sarà sempre più guidata dall'uomo.

Quindi:

  • Le scuole e le università devono comprendere l'importanza di fornire una formazione in settori quali l'intelligenza artificiale, la robotica e la scienza dei dati.
  • La pubblica amministrazione deve essere più ricettiva al cambiamento e identificare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e innovazioni.
  • Le organizzazioni private devono tenere conto del fatto che i cambiamenti sono inevitabili e trovare il modo di adattare il proprio modello di business per rimanere competitive.

Con le industrie del futuro, le nuove prospettive di opportunità per il Paese e per gli individui si baseranno su competenze digitali.

Per capire cosa sono le competenze digitali nel macrosistema e in relazione alle industrie del futuro si consideri la seguente domanda:

Perché una percentuale incredibilmente alta di aziende viene ancora dalla Silicon Valley quando in tutto il mondo si fanno massicci investimenti per entrare in concorrenza?

Tra i molteplici fattori quello legato alle competenze appare ancora tra i più importanti.

Da oltre vent’anni le migliori menti del digitale hanno stabilito la loro base nella Silicon Valley creando una vera e propria cultura della tecnologia in quel territorio. La Silicon Valley ha finito per diventare, grazie allo sviluppo delle competenze tecnologiche, non semplicemente un centro industriale, ma un faro, che offre opportunità, senso di appartenenza e che ancora oggi continua ad attirare ondate di ambiziosi imprenditori.

Il legame tra scuola, nuove competenze e distribuzione geografica focalizzato sul capitale umano rappresenta uno schema di grande opportunità per il nostro Paese, territorio fatto di molteplici eccellenze produttive ma che ancora soffrono di “nanismo” industriale che potrebbe essere superato abbracciando le opportunità della società post digitale.

Contribuire a ribadire l’importanza dell’evoluzione delle competenze, affrontando i temi spinosi e da risolvere legati all’etica credo rappresenti il più importante contributo che i professionisti della comunicazione possono offrire per la creazione di una società post digitale sostenibile.


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Comunicare per comprendere il Valore del Cambiamento

A parte essere molto orgoglioso di ricevere questo premio, voglio condividere con voi una riflessione che mi accompagna quotidianamente: come deve evolvere la strategia di comunicazione in un’epoca di accelerazione esponenziale delle tecnologie, quando l’oggetto del messaggio è la tecnologia stessa?

Penso che la strategia di comunicazione debba mirare ad aiutare le organizzazioni e le persone nel comprendere il valore del cambiamento attraverso la sperimentazione del beneficio che l’adozione delle nuove tecnologie può fornire, vantaggi spesso difficilmente immaginabili.

L’esperienza permette alla comunicazione di passare dallo storytelling allo storydoing e quindi di abilitare un racconto in grado di stimolare le corde della soddisfazione del bisogno delle organizzazioni e delle persone.

Così è stato per i media coinvolti nella Tech Vision 2022, intervenuti a toccare con mano l’impatto del Metaverso sulla vita quotidiana e su un settore specifico, quello dell’editoria abilitando successivamente il racconto.

Comunicare l'innovazione in maniera “POP” significa rendere accessibili e comprensibili le nuove tecnologie per un pubblico vasto. Grazie al suo linguaggio diretto, e ai suoi contenuti coinvolgenti e pratici, questo approccio incoraggia l'accettazione del cambiamento.

Negli ultimi anni si è assistito ad un'accelerazione senza precedenti nella storia. La fase di maturazione contemporanea di nuove tecnologie convergenti come il cloud, l'intelligenza artificiale, l'internet delle cose, la blockchain, la realtà virtuale e aumentata, e tanti altri, ha avviato ad una rapida trasformazione di molte industrie e settori, generando nuove opportunità ma anche nuove sfide e problemi da affrontare.

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È umano che in questa fase prevalga un sentimento bivalente di odio-amore nei confronti del cambiamento. Per questo ritengo che contribuire ad una consapevolezza diffusa sia non solo utile ma doveroso.

Nel passato la distanza temporale tra una rivoluzione tecnologica e l'altra era generalmente molto più dilatata rispetto ai giorni nostri. Ad esempio, la rivoluzione industriale del XVIII e XIX secolo ha portato a grandi cambiamenti nel modo in cui le merci venivano prodotte, trasportate e distribuite, e ha rappresentato una trasformazione radicale per molte società dell'epoca. Tuttavia, la rivoluzione tecnologica successiva, cioè l'introduzione del telefono, dell'automobile e dell'elettricità, non si è verificata fino al XX secolo.

Al contrario, negli ultimi decenni abbiamo assistito a una rapida accelerazione del cambiamento tecnologico, che ha portato all'introduzione di nuove tecnologie e innovazioni a ritmo sempre più sostenuto. Ad esempio, l'avvento di internet ha avuto un impatto significativo sulla società e sull'economia in generale, e la sua evoluzione ha portato velocemente all'introduzione di successive e nuove tecnologie come i dispositivi mobili, la cloud computing, i social network, l'intelligenza artificiale e la blockchain. Adesso stiamo vivendo l’avvio della società post – digitale.

Se rifletto sulla mia generazione, quella dei comunicatori nati negli anni settanta, è stata la prima a vivere completamente immersa nella transizione tra l’era analogica e quella digitale e a sperimentare l'accelerazione tecnologica in prima persona. A partire dagli anni '80, con l'introduzione dei primi personal computer, si è assistito ad una rapida evoluzione della tecnologia, che ha rivoluzionato il modo in cui le persone lavorano, comunicano e si divertono.

La generazione degli anni '70 ha dovuto imparare ad adattarsi a questa nuova realtà ed ha il bagaglio necessario per affrontare la comunicazione dell’era post-digitale.

La comunicazione per generare impatto deve interiorizzare la capacità di ruotare dinamicamente verso il nuovo per personalizzare le progettualità e mantenere l'attenzione del pubblico. A mio parere gli asset di questa strategia sono:

Utilizzo di nuovi canali di comunicazione: sperimentare i nuovi canali di comunicazione, come metatarso, realtà aumentata, social media, podcast, video e piattaforme di messaggistica istantanea, permette di raggiungere i pubblici che si informano in maniera sempre più frammentata.

Ricerca delle ultime tendenze: monitorare le tendenze emergenti nel settore della comunicazione, sia in termini di contenuti che di strumenti e tecnologie, consente di essere sempre all'avanguardia e di avviare sperimentazioni sostenibili e misurabili.

Raccolta e analisi dei dati: utilizzare dati e analisi per comprendere meglio il comportamento del pubblico e le sue preferenze consente una comunicazione più rilevante e coinvolgente per ciascun individuo.

Storytelling esperienziale ovvero storydoing: sperimentare nuovi modi di raccontare e presentare informazioni può aiutare a mantenere il pubblico interessato e ad attirare l'attenzione su temi importanti. Ad esempio, si può utilizzare la realtà virtuale o aumentata per creare esperienze immersive. Fare toccare con mano l’innovazione nell’epoca post-digitale è un modo potentissimo per ridurre le resistenze e fare emergere i benefici.

Ascolto adattivo: una competenza che considero di crescente rilevanza è la capacità di adattamento del proprio stile di ascolto alle diverse situazioni e alle esigenze del comunicatore. Questa abilità consente di comprendere meglio il messaggio dell'interlocutore, elaborarlo rispetto al contesto attuale e di rispondere in modo appropriato.

Collaborazione e co-creazione: coinvolgere i pubblici nel processo di creazione dei progetti può portare a una comunicazione più personalizzata e coinvolgente. La co-creazione permette di sviluppare contenuti che rispecchino le esigenze e le preferenze del pubblico.

Formazione continua: investire nella formazione e nello sviluppo delle proprie competenze consente di essere pronti a cogliere le nuove opportunità che si presentano e di rimanere rilevanti presso gli stakeholder.

Team: un team con una forte leadership individuale e competente fa la differenza nel realizzare la strategia di comunicazione in modo più efficace ed efficiente. Questo contribuisce a migliorare la qualità e la rilevanza della comunicazione.

In conclusione, il riconoscimento Forbes Top Quality ha premiato non solo me e il mio team ma l'importanza della comunicazione nell'era post- digitale, un elemento strategico per contribuire al coinvolgimento dei pubblici nell’accogliere il cambiamento focalizzandosi sui vantaggi che l’innovazione può fornire e consentire ai leader di affrontare e risolvere i nodi che il cambiamento pone sulla base di un consenso diffuso.

 


nuova scuola armandobarone

La "nuova scuola" e la sfida del Cambiamento

Il settore della scuola deve adattarsi ai continui cambiamenti. Negli ultimi cento anni la scuola e l'istruzione italiana hanno visto una rapida evoluzione.  Da singole scuole a reti estese, da una lingua a più lingue, dall'istruzione obbligatoria alla libera scelta delle scuole, da aule isolate ad ambienti di apprendimento basati sulla tecnologia, da un insegnamento incentrato sull'insegnante a un apprendimento incentrato sullo studente, da risultati rigidi all'acquisizione di conoscenze basate su approcci di apprendimento attivo.

Quindi, la scuola deve continuare il proprio processo di adattamento facendo anch'essa i conti con un fenomeno mai visto nella storia: l'accelerazione esponenziale delle tecnologie disponibili. Un fenomeno che genera almeno 3 sfide contemporanee: la necessità di rivedere i percorsi formativi per orientare e formare i giovani su skill totalmente nuovi; aggiornare le modalità di erogazione del sapere; rivedere l'apparato burocratico per andare incontro ad un cliente/studente nativo digitale. Il tutto ad una velocità compressa, a cui la PA ma non solo, non è abituata.

La "nuova scuola" dovrà seminare un germoglio del tutto nuovo: l'apprendimento costante. La società accelerata dalle tecnologie deve essere orientata al cambiamento costante e quindi alla necessità di aggiornare in maniera dinamica le proprie competenze. Bisogna inquadrare questa come una sfida prioritaria e da vincere. L'Italia è un Paese con un tasso demografico decrescente ed un livello di capitale umano istruito in calo. Al contrario il mondo sta orientando sempre di più la competizione sul sapere, con i grandi player demografici che stanno sempre più proponendosi come riserva di talenti per il mondo occidentale. In un altro articolo abbiamo visto come l'India stia investendo e guadagnando spazio.

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La tendenza va quindi velocemente invertita facendo leva sulle tante eccellenze distribuite sul territorio che devono adesso contribuire a creare un sistema pubblico/privato che sappia generare valore su numeri decisamente più grandi.

Sembra andare in questa direzione il Programma Scuola e Competenze. Finanziamenti ingenti, risorse di fondi europei che si affiancano al PNRR e lo potenziano, un grande salto in avanti per tutto l'ecosistema educativo.

Quasi 3,8 miliardi di euro, uno stanziamento record, una parte importante destinata al rafforzamento delle competenze della comunità scolastica e alla lotta alla dispersione e un'altra interessa invece il finanziamento delle infrastrutture (laboratori, mense e palestre, dispositivi per la didattica).

Tra le principali azioni previste c'è il potenziamento delle competenze di base e delle discipline STEM, la lotta alla povertà infantile, l'inclusione e il contrasto alla dispersione scolastica.

Nei prossimi anni si attueranno azioni per sostenere i bambini e i giovani nell'apprendimento e questo sarà portatore di entusiasmo, fiducia e ambizione. Ciò comprenderà il sostegno allo sviluppo delle competenze di base e delle discipline STEM nella scuola primaria e il contributo alla lotta contro la povertà infantile, alla lotta contro l'abbandono scolastico e all'inclusione.

Sembra quindi che ci stiamo mettendo finalmente alle spalle un lungo periodo di disinvestimenti nella scuola, sicuramente uno dei fattori chiave per spiegare le difficoltà di un paese in difficoltà da troppi anni.


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Lo sport, opportunità di crescita personale e professionale che vale oro

Lo sport è un'attività che va ben oltre il puro divertimento e l'agonismo: rappresenta una fonte di formazione per i giovani, un'opportunità di crescita personale e un'importante industria a livello globale. 

Investire in uno sportivo può infatti rappresentare un'opportunità di ritorni tangibili, non solo in termini di successo atletico, ma anche di sviluppo personale e professionale. È uno strumento potentissimo di individuazione e sviluppo del talento.

Lo sport, infatti, aiuta a definire una serie di competenze e attitudini differenzianti. Alcune di queste includono l'autodisciplina, la capacità di lavorare in team, l’individuazione delle priorità, la determinazione e la capacità di gestire lo stress. Cosa non di poco conto in periodi di burnout.

Inoltre, lo sport genera entrate ragguardevoli. Infatti, la filiera del sistema sportivo è molto lunga e complessa e coinvolge molti. È un'industria che copre un variegato numero di attività e servizi strettamente interconnesse che dipendono l'una dall'altra.

Un vero e proprio ecosistema!

Guardando ai diversi modelli sportivi dei Paesi europei, possiamo notare che ci sono differenze significative nella valorizzazione degli atleti.

Il modello americano appare senz’altro il riferimento, anche dall’alto del primato di ben 1.133 medaglie vinte negli ultimi 20 anni alle Olimpiadi. 

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Negli Stati Uniti, lo sport è parte integrante del modello educativo e molti giovani atleti seguono un percorso di sviluppo che prevede la combinazione tra attività sportiva e studi accademici. Le Università americane investono in modo significativo nello sport e offrono ai loro studenti-atleti opportunità di sviluppo sia accademico che sportivo.  

In questo modo, i giovani che intraprendono un tale percorso, hanno la possibilità di sviluppare le loro capacità sportive senza sacrificare gli studi, e allo stesso tempo acquisiscono competenze che possono essere utili nella vita professionale. Secondo i dati più recenti della NCAA (National Collegiate Athletic Association) il 90% degli atleti universitari a tempo pieno che hanno iniziato il college nel 2014 è riuscito a laurearsi entro sei anni. Ciò dimostra come lo sport possa essere un’importante fonte di formazione per i giovani, e come investire in un futuro sportivo possa rappresentare un’opportunità di ritorni tangibili.

Non meraviglia che gli atleti americani sappiano distinguersi anche nelle attività imprenditoriali: Michael Jordan, laureato in geografia all’University North Caroline, ha un capitale stimato da Forbes di 2.1 miliardi di dollari. Cifra mostruosa accumulata attraverso le molteplici attività commerciali del cestista. LeBron James, che ha preferito fermarsi al diploma, ha investimento con successo in diversi settori raggiungendo in questo modo un capitale di 500 milioni di dollari.

Il sistema americano sembra inequivocabilmente indicare che la combinazione sport-formazione crea ricchezza per il Paese.

L'Italia, con un deficit di capitale umano sempre più allarmante, potrebbe guardare allo sport da questo punto di vista? Le Olimpiadi del 2026 a Milano e Cortina potrebbero dare lo start ad un nuovo corso?

L’evento sarà un’occasione unica per il nostro Paese di creare crescita sostenibile, valorizzando i nostri talenti attraverso il sistema sportivo investendo, quindi, in persone e non solo in infrastrutture e servizi.

In conclusione, lo sport è una grande opportunità per far crescere i nostri ragazzi, per creare valori solidi e aumentare la ricchezza del Paese. 


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La fuga dei talenti nella comunicazione italiana: cause e soluzioni per il futuro

Non è un segreto che l'Italia sia da tempo alle prese con il problema della fuga dei talenti. Nonostante viviamo in un Paese incredibile, con una storia e una cultura ricche che lo rendono un luogo ideale per vivere, Il Sole 24 ore qualche giorno fa ha segnalato che l'8% dei laureati italiani lascia il Paese per cercare migliori opportunità all'estero, e questo fenomeno rischia di interessare anche il settore della comunicazione. Ma perché questo accade? E cosa si può fare?

Negli ultimi anni si è assistito a un aumento del numero di studenti che scelgono di frequentare corsi di laurea legati alla comunicazione. Un numero forse eccessivo che rimanda al tema del deficit nell’orientamento dei giovani, argomento che merita certamente un approfondimento separato.

In Italia, i laureati in comunicazione devono spesso affrontare una serie di sfide, tra cui la mancanza di opportunità di lavoro, i salari bassi e lo scarso utilizzo delle competenze acquisite durante gli studi nonché alcuni gap formativi su dei basic come ad esempio le lingue straniere. Questo scenario rende sempre più difficile per i giovani di talento costruirsi una carriera soddisfacente e gratificante nel proprio Paese.

Secondo i dati forniti da LinkedIn ed Eurostat, molti laureati italiani scelgono di iniziare la propria carriera all'estero. Le destinazioni più gettonate sono Germania (21%), Regno Unito (13%), Svizzera (10%), Francia (9%) e Danimarca (8%).

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La ragione principale di questa tendenza è semplice: l'elevato tasso di disoccupazione giovanile. Sebbene l'Italia abbia tassi più bassi rispetto ad altri Paesi del Sud Europa come la Grecia o la Spagna, soffre ancora di alti livelli di disoccupazione giovanile (circa il 40%). Inoltre, molti laureati non riescono a trovare un lavoro che corrisponda alla loro qualifica. Questo contesto, unito al fatto che i salari medi e le possibilità di carriera all’estero sono sensibilmente più alti, è facile intendere il motivo per cui l’ipotesi di lavorare all'estero risulti sempre più attraente per i nostri ragazzi.

In un mondo alle prese con una spirale inflazionistica il tema salari diventa centrale nella “guerra dei talenti”. I giovani laureati partono attratti dalle migliori opportunità offerte all’estero, soprattutto in termini di retribuzioni e prospettive di carriera. All’estero c’è una minore incidenza del lavoro autonomo. Solo il 4,6% lo sceglie fuori dai confini nazionali, contro il 13% in Italia. Rapporto opposto per i contratti a tempo indeterminato: 51,8% all’estero, 27,6% in Italia. A pesare, forse più di tutto, è la questione economica. Chi si trasferisce, a uno anno dalla laurea, ha una retribuzione mensile di circa 1.963 euro mensili netti. Contro i 1.384 euro percepiti in Italia. A cinque anni, poi, quasi non c’è paragone. Oltre 2.350 euro all’estero, appena 1.600 in Italia. (Fonte: studio del Sole 24 Ore su dati Miur e Istat).

Per fermare questa tendenza, la fuga di laureati, l'Italia deve investire nella formazione e nel miglioramento delle competenze dei giovani tanto quanto nelle capacità di offrire maggiori opportunità e salari più vicini alla media europea. È senz’altro una sfida che il Paese può vincere cogliendo le opportunità che il PNNR offre di creare infrastrutture ed adeguare i servizi ed innalzare il quoziente tecnologico ai migliori standard, condizione necessaria per rimanere nella parte di Occidente industrializzato che compete sul valore.

Differentemente il destino è segnato, il fenomeno che abbiamo oggi finalmente riconosciuto diventerà strutturale e i nostri talenti naturalmente andranno nei paesi il cui mercato li accoglierà alimentando negativamente la spirale di perdita di competitività del Sistema Paese.

Happy Innovating!


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Gender Gap, una sfida che richiede soluzioni concrete

È ammirevole il coraggio delle donne iraniane che stanno sfidando la teocrazia che domina il loro paese. Il regime dell’Ayatollah teme l’emancipazione femminile come uno dei pericoli più concreti contro il potere. Stessa cosa accade nell’Afghanistan dove i talebani, appena ritornati alla guida, hanno prioritizzato la lotta all’istruzione delle donne. Ma perché tanto accanimento? È evidente che ad una maggiore partecipazione delle donne alla vita culturale e produttiva dei paesi corrisponde maggiore benessere e democrazia. Non è un caso che le prime posizioni nell’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite (UNDP), un rapporto che monitora annualmente la qualità della vita, sono stabilmente assegnate a paesi che hanno un tasso di occupazione femminile alto.

L’occidente è un faro per i diritti civili e il contrasto alle differenze di genere rappresenta una priorità nell’agenda di tutti i leader. Ciò accede anche in Italia, che sconta un forte ritardo con un tasso di occupazione femminile di circa 50% a fronte di una media UE di oltre 60% e con picchi superiori a 70% in Norvegia.

Credo che le radici di questo ritardo siano prima di tutto culturali. In Italia le donne sono 31,4 milioni di persone, gli uomini invece 29,6 milioni. Ebbene quante donne completano il ciclo di studi fino alla laurea? Circa 220 mila. Gli uomini sono invece solo 187 mila. La logica vorrebbe quindi che il mercato del lavoro di un Paese sviluppato il genere che rappresenta più laureati veda la maggiore rappresentazione. Invece, viceversa, il tasso di occupazione femminile è, come detto sopra del 50% mentre quello degli uomini del 62.5%.

Cosa genera questa distruzione di valore se non un bug nel processo culturale di indirizzo e valorizzazione del talento femminile?

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È un punto che il PNRR sembra avere colto. Il progetto prevede una serie di azioni che affrontano alla base il problema. Sono previsti importanti investimenti per la realizzazione di asili nido, l’evasione scolastica, l’orientamento allo studio, l’introduzione di nuove metodologie di studio, nuove politiche di equilibrio vita privata e lavoro, formazione ad hoc, politiche di inserimento.

Nella speranza che il PNRR nella sua fase di delivery non tradisca gli impegni è necessario che il settore privato continui nell’investire nella chiusura del gender gap.

Non mancano progetti di grande portata come quelli promossi dalla Fondazione Valore D oppure il programma di Diversità e Inclusione della mia Accenture.

Bisogna quindi riuscire ad accendere una sinergia in grado di portare gli esempi di eccellenza in una fase che possa generare grandi numeri.

Guardando all’estero, sempre a proposito di impegno collettivo,

Un caso interessante è quello di GrubHub che dimostra come le aziende possano utilizzare le loro risorse per supportare le donne e ridurre il divario di genere. Il progetto RestaurantHER, lanciato in occasione del Mese della Storia delle Donne, ha creato una mappa digitale per evidenziare i ristoranti gestiti da donne, con l'obiettivo di aumentare il business per le proprietarie femminili e di affrontare il divario di genere nell'industria alimentare. Grazie a questa iniziativa, le donne proprietarie di ristoranti hanno ricevuto un maggiore sostegno e visibilità, incoraggiando altre donne a intraprendere carriere in questo settore.

Tuttavia, il caso di GrubHub evidenzia anche la necessità di affrontare il divario di genere nell'industria alimentare e in altri settori. Secondo Grubhub, solo il 20% dei cuochi sono donne, un dato che mette in luce l'importanza di promuovere l'uguaglianza di genere anche in settori tradizionalmente considerati maschili. Inoltre, il progetto RestaurantHER dimostra come le aziende possano collaborare con organizzazioni di donne per promuovere la parità di genere e l'accesso alle opportunità.

La parità di genere è senz’altro un impegno da perseguire senza se e senza ma e bisogna realizzare che nell’affrontare questo determinante diritto stiamo percorrendo una delle maggiori leve di crescita per il Paese. Infatti, secondo una stima dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), se l'Italia aumentasse il tasso di occupazione delle donne dal 50% al 60%, potrebbe generare un aumento del PIL di circa l'1,2% nel medio termine (circa 10 anni) e di circa il 2,3% nel lungo termine (circa 20 anni).

Innovare fa bene e conviene.


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India, come il capitale umano qualificato traina la crescita del paese

L'India è uno dei paesi più grandi del mondo, con una popolazione di oltre 1,4 miliardi di persone. È anche una delle economie che si sta sviluppando più velocemente, con un tasso di crescita del PIL costantemente tra i più elevati negli ultimi anni. Uno dei fattori chiave del successo è la sua imponente forza lavoro altamente qualificata, che include ingegneri, scienziati, programmatori e altri professionisti specializzati.

Nonostante la presenza di una grande povertà nel paese, l'India ha un sistema d'istruzione molto ampio, diversificato e in grado di gestire numeri elevatissimi.

Secondo le statistiche, questo Paese immette sul mercato del lavoro ogni anno due milioni di laureati di cui circa mezzo milione ingegneri. Per renderci conto del valore di queste cifre basta constatare che in Italia il numero complessivo di ingegneri è di circa 250 mila persone. Un risultato notevole, considerando le molte sfide da affrontare, tra cui la povertà, la disuguaglianza e la mancanza di infrastrutture di base in alcune parti del territorio. Tuttavia, nonostante queste sfide si è riuscito a creare un capitale umano differenziante, che diventa il miglior alleato per la stessa crescita economica.

La maggior parte delle scuole e delle università sono gestite dal governo, anche se ci sono scuole e Università private di alto livello. C’è anche un gran numero di istituti tecnici e di ricerca, tra cui l'IT (Indian Institutes of Technology), che sono considerati tra le migliori scuole di ingegneria del mondo.

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Un sistema di istruzione oggetto di investimenti crescenti, molto orientato alla specializzazione e alla sperimentazione di metodi innovativi, con tanti studenti che scelgono di concentrarsi su aree specifiche come l'ingegneria, la medicina, l'informatica e così via. Ciò significa che i giovani che escono dalle scuole e dalle Università sono in grado di contribuire immediatamente al fabbisogno di industrie e alle organizzazioni del paese.

Con l’obiettivo di avere un capitale umano in grado di gestire positivamente le discontinuità macro-economiche è molto attiva la collaborazione pubblico-privato. Le aziende, infatti, investono percentuali importanti dei loro ricavi per programmi di formazione e di sviluppo dei dipendenti.

La strategia dell’India appare avere il chiaro intento di rendere il Paese molto attraente per il mercato e per gli investitori. I dati aiutano ad inquadrare la strategia.

Già nel 2018 il rapporto “Educational at glancer 2021”, confermava che il 34% dei laureati indiani avevano completato un corso di laurea in una disciplina STEM. Questo accadeva nel momento in cui l’Europa si fermava al 24% e gli Stati Uniti ristagnavano in un povero 11%. Aggiungiamo a questo che mentre i paesi occidentali invecchiano secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i due terzi della popolazione indiana ha meno di 35 anni.

Possiamo quindi affermare che l’India ha deciso di mettere a disposizione dell’economia mondiale un'enorme riserva di talento giovane.

Ma non solo. Anche gli investimenti nell'innovazione e nella ricerca stanno crescendo rapidamente, con molte aziende, start-up e istituzioni che collaborano per sviluppare nuove tecnologie e prodotti. Questi sforzi di innovazione stanno contribuendo a posizionare l'India come una delle principali potenze tecnologiche del mondo, e molte organizzazioni indiane stanno guadagnando una reputazione globale per la loro innovazione e la loro capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti in corso.

È strabiliante costatare come un paese con un reddito medio annuo di poco più di 2 mila dollari sia stato in grado di darsi una strategia tanto lucida ed efficace per proiettarsi nel nuovo millennio.

Certamente il caso India è molto interessante visto dall’Italia, che ha la grande occasione di affrontare alcuni di questi temi attraverso gli investimenti previsti dal PNRR. Comunicare l’innovazione è quindi sempre più importante per contribuire a tenere alta l’attenzione su una sfida che può determinare il posizionamento del Paese nel contesto mondiale dei prossimi decenni.


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Come la tecnologia sta cambiando il modo di apprendere

L'apprendimento è un processo in continua evoluzione e le modalità sono cambiate notevolmente nel corso del tempo, grazie alla tecnologia e all'innovazione. Oggi, la formazione continua e l'istruzione sono fondamentali per la crescita economica e la prosperità di un Paese. Investire in un sistema formativo che abbraccia l'innovazione può aiutare a creare una forza lavoro altamente qualificata, aumentare la competitività delle imprese e ridurre la disuguaglianza economica.

In passato, l'apprendimento era principalmente basato sulla trasmissione di conoscenze da parte di un insegnante o di un esperto e gli studenti apprendevano attraverso modalità analogiche. Questo approccio era spesso standard e non adattato alle esigenze individuali degli studenti. Con il tempo, tuttavia, l'approccio all'apprendimento è cambiato notevolmente, con un maggiore richiesta di partecipazione attiva degli studenti e sulla sperimentazione pratica.

L'avvento dell'era digitale ha avuto un impatto significativo. L'uso di computer e dispositivi mobili ha reso possibile l'apprendimento online e la formazione a distanza, con l'accesso a una vasta gamma di risorse educative, come video, podcast, tutorial e corsi online. Questo ha permesso a chiunque, ovunque nel mondo, di accedere a informazioni e conoscenze in modo rapido ed efficiente.

Tuttavia, la tecnologia ha anche aperto nuove opportunità, come l'uso della realtà virtuale e aumentata e dell'intelligenza artificiale. La realtà virtuale, ad esempio, può fornire esperienze di apprendimento immersive e coinvolgenti, permettendo agli studenti delle scuole di interagire con ambienti simulati e di apprendere attraverso la sperimentazione pratica. Altresì l'intelligenza artificiale, proprio in questi giorni, sta dando vita a nuove forme di apprendimento personalizzate, che adattano il processo di acquisizione delle conoscenze alle esigenze individuali degli studenti.

Questo consente di fornire un'esperienza di qualità e di garantire che i giovani ricevano l'attenzione e il supporto di cui hanno bisogno per ottimizzare i loro talenti.

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Tuttavia, l'innovazione e la tecnologia possono spaventare molti, in particolare coloro che sono abituati a metodi di insegnamento e formazione tradizionali e che possono percepire l'innovazione come un'incognita o un ostacolo al processo di apprendimento della conoscenza. Ecco perché gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale in questo cambiamento epocale, e dovrebbero anche loro sottoporsi a una formazione continua per acquisire nuove competenze e abilità legate alle innovazioni.

In un mondo in cui la conoscenza è in costante evoluzione, anche gli insegnanti devono essere pronti a imparare e ad adattarsi continuamente. Un rapporto di Unioncamere, dice che entro il 2025, il 60% dei lavoratori italiani dovrà possedere competenze digitali per soddisfare le richieste del mercato del lavoro. Questa previsione è un chiaro segnale che la formazione continua basata sulle nuove tecnologie è la chiave per la competitività delle imprese e la creazione di valore economico e sociale.

La formazione continua e l'istruzione sono fondamentali per la crescita economica e la prosperità di un paese. Investire in un sistema formativo che abbraccia l’innovazione, può aiutare a creare una forza lavoro altamente qualificata, aumentare la competitività delle imprese e ridurre la disuguaglianza economica. Compito di chi si occupa della comunicazione è raccontare questi benefici, affrontando anche i temi scottanti dell’etica e della sostituzione uomo-macchina, affrontando le ortodossie che minano il progresso.

Nell'ambito degli approcci innovativi all’apprendimento, un caso interessante è rappresentato dalla collaborazione tra il Central Board of Secondary Education (CBSE) dell'India, l'Innovation Cell del Ministero dell'Istruzione e l'IIT-Bombay, che hanno creato il primo corso opzionale di pensiero e innovazione basato sul design, destinato alle scuole.

Il corso è stato introdotto per gli studenti di classe 6 (età compresa tra 11 e 12 anni). L'obiettivo è fornire agli studenti gli strumenti e l'esperienza necessari per affrontare i problemi utilizzando il processo basato sul design thinking, una metodologia che pone l'accento sulla risoluzione dei problemi in modo creativo ed innovativo.

Il corso ha avuto un notevole successo tra gli studenti e le scuole, tanto che il CBSE ha deciso di estendere il programma lanciando una nuova raccolta di libri di testo per le classi 7-12, a partire dal prossimo anno scolastico.

Gli obiettivi del corso sono molteplici: aiutare gli studenti ad acquisire competenze come il pensiero critico, la risoluzione dei problemi e l'innovazione, promuovere il loro sviluppo personale e la loro creatività, prepararli ad affrontare le sfide future e dotarli di competenze e conoscenze utili per il mondo del lavoro.

L'iniziativa rappresenta un esempio concreto di come l'innovazione nell'istruzione possa portare a risultati concreti e positivi. La metodologia del pensiero basato sul design è un'ottima opportunità per gli studenti di acquisire nuove competenze e sviluppare la creatività, in un mondo in cui la tecnologia e l'innovazione sono sempre più importanti. Inoltre, il corso rappresenta un'importante opportunità per colmare il divario tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro, fornendo le competenze necessarie per essere competitivi nel mercato globale del lavoro.

 


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Alessandro Volta, esempio di comunicazione e leadership

Alessandro Volta è noto soprattutto per aver inventato la pila elettrica, uno dei dispositivi più importanti della storia dell'elettricità. Ma questo grande personaggio non è stato solo un grande scienziato e inventore: è stato anche un abile comunicatore e un leader carismatico.

In questo articolo, voglio condividere come Volta abbia usato la sua abilità di comunicazione e la sua leadership per diffondere idee e convincere gli stakeholder a seguirlo.

Volta era un oratore eloquente e un appassionato sostenitore delle sue idee. In particolare, era molto capace a semplificare a spiegare concetti complessi in modo chiaro e accessibile. Ad esempio, quando presentò per la prima volta la sua pila elettrica all'Accademia delle Scienze di Parigi nel 1801, fu in grado di comunicare con chiarezza i principi di base del dispositivo e le sue potenzialità.

La comunicazione dell'innovazione è una sfida costante per ricercatori, imprenditori, consulenti  ed esperti di tecnologia. Per spiegare in modo efficace una nuova innovazione, è importante comunicarla in modo chiaro e semplice. La semplicità nella comunicazione della tecnologia risulta quindi cruciale per coinvolgere un pubblico più ampio e far sì che le persone possano comprendere e apprezzare l'innovazione, quindi incide sulla diffusione della stessa.

Inoltre, Volta era abile anche nella scrittura. I suoi articoli e le sue lettere erano sempre ben strutturati e argomentati, e dimostravano una grande padronanza della lingua italiana e francese. Questo gli permise di far circolare le sue idee non solo tra i colleghi scienziati, ma anche tra un pubblico più vasto.

Ma la sua comunicazione non si limitava solo alle parole. Volta era anche un grande sperimentatore, e spesso usava esperimenti pubblici per dimostrare i suoi principi. Ad esempio, quando fece una dimostrazione della sua pila al Conservatorio di Parigi nel 1801, progettò uno colpo di scena che catturò l'attenzione del pubblico e dei mezzi di comunicazione di allora. I colpi di scena nella comunicazione dell’innovazione sono importanti strumenti perché aiutano il pubblico comprendere i concetti principali più velocemente. Per esempio, tutti ricordiamo ancora il momento il coup de théâtre di Steve Jobs quando presentò il MacBook Air come il computer più sottile del mondo durante una delle sue famose presentazioni, inserendolo in una busta manila.

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Volta non era solo un abile comunicatore, ma anche un leader carismatico. Era rispettato e ammirato dai suoi colleghi e dagli studenti, che lo consideravano un esempio da seguire.

In particolare, aveva la capacità di ispirare gli altri con la sua passione per la scienza e la sua curiosità intellettuale. Era sempre alla ricerca di nuove sfide e nuove scoperte, e questo atteggiamento positivo contagiava anche gli altri. Quando si comunica un'idea o un progetto innovativo, la passione è un fattore che può fare la differenza, soprattutto se si vuole influenzare l'opinione degli altri e motivarli a sostenere la causa.

Per trasmettere la passione, è importante che il comunicatore dimostri un profondo interesse e coinvolgimento per l'argomento. I leader carismatici sono in grado di ispirare gli altri con la loro visione e la loro passione, e questo può essere un elemento chiave per motivare e coinvolgere il proprio team.

Ecco altre capacità di leadership di Alessandro Volta e analogia con la leadership moderna:

  1. Capacità di adattamento:  era un inventore e uno scienziato che sapeva adattarsi ai cambiamenti e alle sfide che si presentavano. Questa abilità di adattamento è fondamentale anche per la leadership moderna, soprattutto in un'epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e sociali. I leader moderni dovrebbero essere in grado di adattarsi alle nuove tendenze e innovazioni, e di essere flessibili e pronti a cambiare rotta se necessario.
  2. Capacità creative: come inventore, era noto per la sua creatività e la sua capacità di innovare. Questa stessa abilità è molto importante anche per i leader moderni, soprattutto in settori come la tecnologia e l'imprenditoria. I leader che sanno stimolare la creatività e l'innovazione nel loro team sono in grado di trovare soluzioni innovative ai problemi, e di creare prodotti e servizi che soddisfano le esigenze dei clienti.
  3. Collaborazione e teamwork:  era noto per la sua capacità di collaborare con altri scienziati e inventori, e di condividere le sue scoperte con la comunità scientifica. Questa abilità di collaborazione è molto importante anche per i leader moderni, che devono saper lavorare in team e creare un ambiente di lavoro collaborativo e inclusivo. La capacità di ascoltare le opinioni degli altri e di creare un clima di fiducia e rispetto è fondamentale per il successo di un team.
  4. Etica e integrità: Era noto per la sua etica e la sua integrità, e per la sua capacità di mantenere gli standard etici più elevati nella sua ricerca scientifica. Questa stessa attenzione all'etica e all'integrità è molto importante anche per i leader di oggi, che devono essere esempi di comportamento etico e professionale per il proprio team e per l'azienda nel suo complesso. La trasparenza, l'onestà e la coerenza tra parole e azioni sono tutti elementi fondamentali per costruire la fiducia e la credibilità di un leader.

In conclusione, Alessandro Volta è stato un grande scienziato, un inventore e un leader carismatico che ha saputo comunicare con efficacia le sue idee e ispirare gli altri con la sua passione e la sua curiosità intellettuale. La sua abilità di semplificare concetti complessi, la sua capacità di collaborare e di lavorare in team, e la sua attenzione all'etica e all'integrità sono tutte qualità ancora importanti per i leader moderni.

In un mondo in rapida evoluzione, dove l'innovazione e la creatività sono fondamentali, i leader che sono in grado di adattarsi ai cambiamenti, di stimolare la collaborazione, e di ispirare gli altri con la loro passione e il loro entusiasmo, possono fare la differenza e guidare il loro team verso il successo.

La lezione di Volta ci insegna che la comunicazione efficace e la leadership carismatica sono due elementi fondamentali per ottenere l'adesione degli stakeholder, e che la passione e l'entusiasmo possono essere contagiosi e creare un movimento di persone che condividono gli stessi valori e ideali.

Happy innovating!