intelligenza artificiale responsabile

Intelligenza Artificiale Responsabile: una sfida per il futuro

La discussione intorno al tool di intelligenza artificiale ChatGPT solleva due importanti questioni: la maturità delle tecnologie di AI e Machine Learning e la necessità di una accelerazione della collaborazione pubblico-privato per definire un sistema di regole condivise basato sulla Responsible AI.

La curva di sviluppo delle tecnologie di IA è sempre più ripida, grazie alla rapida trasformazione delle organizzazioni in risposta ai sempre più repentini cambiamenti macroeconomici. Ciò ha reso l'IA economicamente sostenibile a livelli senza precedenti. Parallelamente, il concetto di Responsabilità di queta nuova tecnologia è diventato il mainstream con un dibattito pubblico-privato che ha visto l’UE in prima linea. Infatti, la Commissione Europea ha presentato una proposta di regolamento sull'intelligenza artificiale, che mira a garantire che sia sicura, affidabile e sostenibile, e che protegga i diritti fondamentali dei cittadini europei. Il regolamento include misure per prevenire l'uso dannoso, come l'utilizzo di sistemi di IA per la discriminazione o per le decisioni automatizzate che possono avere conseguenze negative sui diritti fondamentali. Inoltre, il documento prevede la creazione di un quadro europeo per la certificazione dei sistemi, per garantire che soddisfino i requisiti di sicurezza e protezione dei dati.

L'obiettivo è quello di creare un mercato unico europeo per l'IA, che promuova la fiducia e l'uso responsabile delle tecnologie. C’è da augurarsi che questo spinga USA e Cina, che rappresentano l'80% del mercato globale, a seguire l'esempio e a partecipare attivamente alla conversazione globale sullo sviluppo sostenibile delle tecnologie innovative.

È innegabile che l'IA, come ogni altra innovazione, porti con sé la "distruzione creatrice" teorizzata da Schumpeter che nel suo libro del 1942, “Capitalismo, socialismo, democrazia”, scrisse:

Il capitalismo è per natura una forma o un metodo di evoluzione economica; non solo non è mai, ma non può mai essere stazionario. Questo carattere evolutivo del processo capitalistico non è unicamente dovuto al fatto che la vita economica si svolge in un ambiente sociale e naturale che muta e, mutando altera i fatti dell’azione economica; quel fatto è importante, quei mutamenti (guerre, rivoluzioni e così via) condizionano spesso le grandi trasformazioni industriali, ma non ne sono i movimenti primi. Né il carattere evolutivo del capitalismo è dovuto a un semi-automatico aumento della popolazione o del capitale, o alle fluttuazioni dei sistemi monetari, tutti fattori per cui la stessa cosa è vera.

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L’impulso fondamentale che aziona e tiene in moto la macchina capitalistica viene dai nuovi beni di consumo, dai nuovi metodi di produzione o di trasporto, dai nuovi mercati, dalle nuove forme di organizzazione industriale, che l’impresa capitalistica crea.

Mentre alcuni lavori verranno distrutti, altri ne verranno creati, migliorando le condizioni di lavoro dell'umanità. Tuttavia, se mal utilizzata, l'IA, può causare gravi problemi. Anche questo è un fattore comune a tutte le innovazioni. Tutte le tecnologie rivoluzionarie, da sempre, hanno creato preoccupazione per l'impatto che avrebbero avuto sulla società. Dalle macchine a vapore introdotte negli opifici industriali della seconda metà dell’Ottocento, all’invenzione del telefono.  Dalla stampa a Internet, abbiamo assistito a grandi cambiamenti nel modo in cui le persone interagiscono tra loro, nel modo in cui impariamo e insegniamo, nel modo in cui facciamo affari e persino nel modo in cui ci esprimiamo. Questi cambiamenti sono ancora in corso oggi.

Ecco perché dobbiamo prepararci. Il sistema educativo e formativo deve evolvere per preparare i talenti del presente e del futuro, mentre il sistema di regole deve accelerare il suo ritmo per evitare un gap troppo ampio tra il mercato e il regolatore.

In sintesi, l'Intelligenza Artificiale Responsabile è un'altra sfida che l'umanità dovrà affrontare e superare, come ha fatto con altre rivoluzioni tecnologiche nel corso della storia. Siamo fiduciosi che anche in questo caso, saremo all’altezza.

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comunicazione tecnologia armandobaronea

Comunicare la tecnologia nel cambiamento globale

Nell’arco degli anni abbiamo visto il pendolo oscillare da un estremo all'altro. Dal boom delle dot-com degli anni '90 alla Grande Recessione del 2008, alla pandemia, alle Grandi Dimissioni e ora alla guerra e alla crisi energetica. Abbiamo toccato con mano come le cose possano cambiare rapidamente incidendo significativamente sui modelli di business e i comportamenti. Approfittando dell’enorme patrimonio di pensiero che anche quest’anno è stato condiviso dai leader del mondo a Davos mi è apparso chiaro che la sfida per noi comunicatori consiste nel comunicare efficacemente i cambiamenti attraverso una storia dell’organizzazione connessa al macro contesto ed in grado di guardare al futuro con pragmatica fiducia.

Ancor prima dell’econometria i fatti ci proiettano in un mondo i cui cicli economici sono compressi, con un profondo impatto anche sulla comunicazione. La nuova economia richiede un ritmo di comunicazione più veloce e connesso alle audience.

Di questo profondo processo di trasformazione il grande alleato è la tecnologia, non credo ci siano dubbi.

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E a proposito del ruolo centrale della tecnologia nel cambiamento, una rappresentazione molto efficace la fornisce il rapporto della mia Accenture presentato proprio a Davos: “Accelerating Europe’s path to reinvention”. Sebbene dallo studio emergano chiaro e forte le sfide del nostro tempo, parallelamente si respira, dati alla mano, la fiducia nel futuro e soprattutto grande consapevolezza che per tenere l’Europa a passo con il cambiamento la tecnologia fa la differenza in tutti i sensi.

Il rapporto mette chiaramente in evidenza i margini di miglioramento e come le aziende europee crescano a un ritmo molto più lento rispetto a quelle del Nord America e dell'Asia Pacifico ma restituisce anche l’immagine di un continente che sta progredendo, ma non basta. Nel 2023 e nel 2024, l'Europa registrerà una crescita dell'1,8% rispetto al +3,1% del Nord America e al +3,8% dell'Asia Pacifico. La differenza risiede quasi esclusivamente nello scarto di investimenti in innovazione tra i diversi continenti.

In sintesi, il modo migliore per raccontare la trasformazione mantenendo la massima fiducia nel futuro è spiegare come il fattore tecnologia giochi un ruolo centrale nell’economia di ecosistema contemporanea. Grazie a questa conoscenza, è possibile dipingere un quadro dell'economia più equilibrato e diversificato, e quindi argomentare in modo più convincente il motivo per cui le aziende dovrebbero continuare a seguire il loro percorso trasformativo per competere a livello mondiale e crescere in maniera sostenibile.


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Le 4 C del Comunicatore per guidare i CEO nell′era della volatilità

Di fronte a sfide senza precedenti, le aziende e i loro CEO sono chiamati a dimostrare la propria solidità.

I CEO dichiarano di vivere una stagione estremamente complessa, compressi tra numerose priorità strategiche contemporanee e disruption causate da fenomeni esterni al perimetro aziendale. Questo è uno dei dati che emerge da “United Nations Global Compact-Accenture CEO Study”  che si basa su informazioni raccolte da più di 2.600 CEO di 128 paesi, 18 settori industriali, approfondite in oltre 130 interviste

La priorità è creare valore in un ambiente globale sempre più volatile. Per i leader ciò significa prendere decisioni difficili che potrebbero non essere sempre gradite da tutti gli stakeholder.

La domanda che mi pongo, rispetto al mio mestiere, è: come possono gli specialisti della comunicazione supportare le nuove sfide e sostenere i CEO?

È il contesto che può ribadire la centralità dei comunicatori che hanno saputo abbracciare il nuovo e fatto maturare il proprio team intorno a un concetto di leadership responsabile.

In un contesto del genere appare quanto mai necessario per i comunicatori essere top of mind per i leader di business ed individuare insieme ai loro le priorità da portare sul mercato esterno. Se questo non accade è sempre più alto il rischio di uno “scollamento” tra mercato e comunicazione.

Ma non basta. La strategia di comunicazione deve essere concepita in un’ottica di personalizzazione perché le audience sono immerse nelle peculiarità del contesto, quindi gli approcci generalisti non sono più in grado di soddisfare il loro bisogno di informazione, che è sempre più verticale ma anche ricco di quei significati che le persone cercano nei brand.

I professionisti della comunicazione si trovano di fronte a una domanda importante: come possiamo aiutare le nostre organizzazioni a navigare in queste nuove acque?

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Non solo devono essere in alcune circostanze “la penna e la voce dei CEO" nell'ambiente volatile di oggi, i confini si sono ampliati per includere:

-Conoscere bene gli eventi dove è importante che CEO partecipino, perché possono avere un impatto sull'organizzazione.

-Comprendere l'impatto dei fattori interni ed esterni sul successo dell'organizzazione.

-Sviluppare strategie di comunicazione di personal branding per rafforzare la credibilità del CEO e garantire la sinergia di questa con quella dell’intera organizzazione

È compito del comunicatore fornire al business le evidenze per produrre la necessaria consapevolezza sulla necessità di una nuova alleanza con la comunicazione per creare vantaggio competitivo. È mia opinione che i leader solidi sanno che non possono permettersi di ignorare il ruolo della comunicazione nel successo dell'organizzazione. Sanno che in tempi di volatilità accelerata devono saper comunicare una visione strategica e uno scopo chiari, sviluppare messaggi forti per i dipendenti e agire per garantire che le loro organizzazioni continuino a crescere anche nei momenti difficili.

Il comunicatore dal canto suo deve essere connesso con l’ecosistema ed avere la capacità di cambiare rotta in un attimo, se necessario, e questo significa mettere continuamente in gioco la propria comfort zone.

Significa quindi cambiare prospettiva e agire non solo come professionista della comunicazione e specialista di un mestiere ma anche come leader.

Il mondo di oggi è complesso e in rapida evoluzione, non possiamo aspettarci che una sola persona abbia tutte le risposte. Una volta che il CEO ha tracciato la rotta, il team deve seguirlo e guidarlo nelle scelte dei messaggi per lui è per l’azienda. Nel modello tradizionale il CEO aveva il suo consulente o team di comunicazione, oggi nell’era della fluidità non ci sono più questi scollamenti. La figura del CEO e dell’azienda si sovrappongono e si alimentano.

Quindi cosa potrebbe mancare? Beh, c'è un concetto di immersione. Una volta capito il posizionamento del CEO e la rotta che lui stesso vuole intraprendere bisogna partecipare attivamente ai progetti e avere la forza di guidarlo nella direzione migliore.

E poi si aggiunge un aspetto rilevante, che riguarda il purpose. La comunicazione è sempre stata considerata principalmente come uno strumento per trasferire informazioni da una persona all'altra, ma non è mai stata vista come uno strumento per creare capitale sociale.

In un ambiente in rapida evoluzione come quello odierno, in cui i canali di comunicazione tradizionali sono sempre più fluidi nel trasmettere i messaggi desiderati, i comunicatori devono guardare oltre il loro ruolo tradizionale di fornitori di informazioni per essere maggiormente coinvolti nella formazione di valori e credenze nella società.

Siamo quindi pronti ad affrontare qualsiasi sfida, con le 4 C del comunicatore di oggi: competenza, coraggio, carattere e coinvolgimento:

Le 4 C del comunicatore di oggi:

  • Competenza: bisogna conoscere il pubblico, gli argomenti e il contesto.
  • Coraggio: dobbiamo essere disposti a condividere la nostra opinione e a parlare in modo franco, diretto e trasparente.
  • Carattere: dobbiamo gestire le resistenze, aiutare fact based il business a ragionare per decidere insieme le leve del cambiamento;
  • Coinvolgimento: bisogna coinvolgere il proprio team e tutti gli attori necessari. L’epoca dell’”uomo solo” e dell’autarchia oggi non è adeguata.

Happy innovating!


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Il flusso del pubblico nella Comunicazione dell′era del New Normal

Tutti amano le belle storyline. Il nostro pubblico non fa eccezione. Ma per raccontarne una bella, dobbiamo sapere che tipo di storia il nostro pubblico vuole ascoltare. E non è sempre facile capirlo, di certo i dati socio-demografici non riescono più da soli a darci indicazioni per coinvolgere.

Come specialisti della comunicazione vogliamo sempre capire nel dettaglio quali sono le esigenze degli stakeholder. A tal fine, cerchiamo di analizzare informazioni ed esperienza per tracciare un quadro corretto e indirizzare i messaggi. Questo ci aiuta a trasformare la comunicazione in un servizio e ad avere certamente più chance di essere rilevanti.

Mettere il pubblico al centro è quindi uno degli ingredienti fondamentali per creare storyline di successo.
La domanda che ci dobbiamo porre è, nell'evoluzione e nel cambiamento che viviamo, la strategia di approccio al pubblico di riferimento è diversa o rimane la stessa di qualche anno fa? È certamente cambiata.

Il modo in cui comprendiamo il mondo si è infatti trasformato radicalmente negli ultimi anni. Un tempo pensavamo alle persone in termini demografici, come l'età, il sesso e lo status sociale. Questo è ancora un modo utile per capire un grande gruppo di persone, ma non ci porta molto lontano quando cerchiamo di comunicare con empatia. Nell'odierno ambiente di comunicazione 24/7, siamo tutti bombardati da messaggi provenienti da ogni direzione e media. Il nostro pubblico di riferimento è da un lato immerso in una quantità di informazioni senza pari, dall’altro mostra l’esigenza di ricevere informazioni personalizzate, superando quindi anche il concetto di pertinenza.

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Esistono ed esisteranno sempre di più tool in grado di darci informazioni rilevanti sul target ma a mio parere questi dati non garantiranno mai la certezza di essere scelti come fonte. Bisogna fare un passaggio ulteriore. Cosa sappiamo veramente dei nostri stakeholder e qual è il modo migliore per entrare in contatto con loro?

La parola "empatia" deriva dalle parole greche "em", che significa in o dentro, e "patheia", che significa sofferenza. È la nostra capacità di sentire ciò che gli altri stanno vivendo, come se lo stessimo vivendo noi stessi. L'empatia non è solo la capacità di comprendere una situazione, ma anche di entrare in contatto con un'altra persona a un livello più profondo. È un'abilità che ogni comunicatore deve padroneggiare e come tutte le abilità può migliorare, se allenata.

Inoltre, dobbiamo considerare che Il ciclo di notizie dei media è cambiato radicalmente. Ci sono molti modi per esprimere la propria opinione e far sentire la propria voce, sia che si tratti di un giornalista che di un lettore. È importante che il contenuto “personalizzato” sia inviato anche attraverso il canale giusto.

Quando ci accingiamo a creare una strategia di comunicazione dobbiamo quindi considerare uno scenario ed un contesto dinamico, ricette buone per tutti i gusti non esistono più.

Il pubblico è fatto da individui che possono scegliere tra migliaia di fonti provenienti da infiniti canali. Dobbiamo quindi capire cosa li spinge, quali sono le loro esigenze e come vogliono ricevere le informazioni. La sfida è considerare l'esperienza delle persone come prima leva della comprensione.

Anche se mi occupo di comunicazione da molto tempo, trovo molto delicata questa fase e per niente semplice. Ma possibile se fissiamo bene gli obiettivi di analisi.

Quali domande quindi dobbiamo porci per capire meglio i nostri stakeholder?

1)    Come sono? Mettiti nei loro panni e prova a immaginare e descrivere la loro vita.

2)    Perché dovrebbero considerare il tuo messaggio? Cosa potrebbero ottenere dalla tua comunicazione?

3)    Qual è il loro bisogno? Fai sapere al tuo pubblico che li capisci e che puoi offrire una soluzione.

4)    Spiega chiaramente qual è la soluzione che proponi.

5)    Cosa vuoi che facciano? Assicurati che sia un’azione chiara da intraprendere.

6)    Come potrebbero resisterti? Cosa potrebbe impedirgli di seguirti?

Una case-study interessante quando parliamo di attenzioni e conoscenza dei valori e delle aspirazioni del pubblico è quella di Tik Tok.

TikTok Shop UK lancerà una nuova categoria di libri in collaborazione con la casa editrice HarperCollins e i rivenditori WHSmith e Bookshop.org. La mossa consente agli amanti dei libri di acquistare una gamma di titoli dei marchi dell'editore CGP Books, che ha un forte carattere educativo, senza uscire dall'app TikTok. La partnership, annunciata nel novembre 2022, attingerà anche alla rete di editori affermati di Bookshop.org come Bloomsbury Books e librerie indipendenti. Anche librerie come Ibadah London e Lowplex Books raggiungeranno un nuovo pubblico attraverso TikTok Shop. La notizia si basa sul successo di #BookTok, la comunità letteraria e di lettura di TikTok che è rapidamente diventata uno degli hashtag più popolari sulla piattaforma, raggiungendo ad oggi oltre 88 miliardi di visualizzazioni.


empatia leadership armandobarone

L'empatia alla base della nuova Leadership

Le nuove sfide in epoca never normal mettono nelle nostre agende la priorità di un equilibrio tra empatia e obiettivi. L’attenzione alle persone e l’utilizzo di linguaggi, toni e azioni appropriate, rendono il ruolo della comunicazione e dell’informazione più importante che mai.

Capire e collegarsi alle persone diventa l’oro delle organizzazioni, e uno scarso utilizzo di questa variabile può portare a una mancanza di fiducia interna ed esterna.

Il termine “empatia” deriva dal greco “en-pathos”, che significa letteralmente “sentire dentro”: consente di percepire le emozioni e gli stati d’animo degli altri come se fossero propri e quindi di mettersi nei panni delle altre persone.

Ma cosa significa esattamente in ambito aziendale? Significa dotarsi di una buona dose di intelligenza emotiva e dare priorità alle persone e al loro benessere. Agire in modo autentico e ruotare intorno al reale valore dell’azienda: i suoi dipendenti, i suoi clienti, i suoi partner. Questo può sembrare banale, ma ciò che all’apparenza è semplice non è scontato da eseguire.

Del resto, le tecnologie digitali hanno accelerato il bisogno di empatia. TikTok si è fatto un nome come spazio per contenuti non filtrati e autentici, dove le persone si possono esprimersi in un modo diverso. Sempre più applicazioni decentralizzate (grandi e piccole) consentiranno alle persone di interagire e scambiare informazioni direttamente tra loro, eliminando la necessità di un intermediario.

Già prima della pandemia l’esperienza contava più di ogni altra cosa nei mercati. Non è un caso che in questo ultimo quinquennio si è parlato assiduamente di economia dell’esperienza. Velocità, esecuzione, ingegnosità oggi non possono fare a meno di un approccio empatico in ogni interazione.

Il modello “empathic oriented”  è diventato centrale per affrontare il prossimo decennio di transizione digitale. È un allontanamento radicale dal passato e rappresenta la via per il futuro. Le aziende del nostro Paese attraverso questo modello consentono un'ondata dal basso di idee ed entusiasmo per affrontare con fiducia, sicurezza e collaborazione le sfide dell’innovazione in continua evoluzione.

Quando ci impegnano veramente a mettere la dimensione umana al centro, creiamo apertura nelle discussioni e aiutiamo a spingere gli stakehoder verso l’ottimismo, da sempre motore della crescita e antidoto all’incertezza.

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L’empatia ha un ruolo importante anche nella leadership per guadagnarsi il permesso e l'energia di guidare e ispirare team di lavoro. Quindi cosa significa questo per un team leader? Significa guidare il tuo team in un modo che faccia sentire tutti i membri fiduciosi nel proprio contenuto e compresi. Si manifesta con un ascolto attivo che permette di uscire dagli schemi mentali e accogliere apertamente anche punti di vista molto diversi dal nostro.

Un approccio così in azienda non è determinante solo per le relazioni interne, ma anche per il business. Secondo diversi studi, la maggior parte dei consumatori dichiara di evitare l’acquisto di prodotti o servizi da un’azienda percepita come scarsamente empatica.

D'altronde, questo è alla base del moderno consumo, infatti per conquistare l’attenzione di un acquirente occorre, entrare in sintonia con le necessità e le sue emozioni per offrire un’esperienza emotiva positiva.

Ecco 4 consigli per utilizzare un approccio “empathic oriented”  al centro dei processi aziendali:

  1. Riconoscere che sono le persone a fare la differenza nella qualità dei processi e metterle nelle condizioni di lavorare con un livello di benessere massimo;
  2. Incentivare la comunicazione interna, stimolare momenti di confronto in tutti i dipartimenti. Sviluppare piani interni che facciano leva su una strategia della comprensione;
  3. Attivare sportelli e punti di accoglienza solidali direttamente in azienda affinché qualsiasi dipendente possa ricorrere e chiedere aiuto in qualsiasi situazione difficile;
  4. Dare spazio alla creatività e alle idee come motore per far sentire ogni persona partecipe al risultato globale dell’azienda;
  5. Formare nuove competenze e arricchimenti di conoscenza per elevare il sapere personale in funzione del proprio benessere economico e di crescita professionale.

A proposito di empatia segnalo una campagna pubblicitaria di Barbie, i messaggi chiave sono: E se ogni individuo fosse più empatico? Ogni amico, più generoso? Ogni collega, più paziente? Ogni comunità, più inclusiva? E ogni leader, più comprensivo?". La campagna suggeriva che il mondo sarebbe un posto migliore se più bambini giocassero con le bambole, sviluppando abilità sociali ed empatia che svilupperebbero il loro “io” adulto. La campagna si basa su una ricerca commissionata dal brand, in cui il neuroimaging è stato utilizzato per esplorare gli effetti del gioco con le bambole. I risultati sono stati pubblicati nell'ottobre 2020 e hanno concluso che giocare con le bambole attiva regioni del cervello che consentono ai bambini di sviluppare capacità di elaborazione sociale e ragionamento empatico, anche se un bambino gioca da solo.


Intelligenza Artificiale Comunicazione armandobarone

Una nuova intelligenza artificiale che potenzia la Comunicazione

I progressi del machine learning e dell’intelligenza artificiale si stanno trasformando in utili applicativi rivolti a uomini e donne della Comunicazione d’impresa e non solo. Una nuova generazione di intelligenza artificiale si sta rapidamente facendo strada nel nostro mestiere anche tramite piattaforme open source, e questo inevitabilmente influenzerà in modo positivo gli specialisti della comunicazione.
Il caso di applicazione di un sistema d’intelligenza artificiale realizzato dalla mia Accenture messo a disposizione della redazione del Secolo XIX che avevo già citato qui, è uno degli esempi di lungimiranza verso l’innovazione a cui il mondo della nuova Comunicazione sta da tempo guardando. Accenture ha aiutato lo storico quotidiano a incorporare l’Intelligent Assistant nel sistema redazionale per un giornalismo che riesce a combinare qualità e scala, liberando capitale umano per i servizi giornalistici a maggiore valore.

Presto dovremmo abbandonare anche l’idea che la creatività e la fase di ideazione in comunicazione siano solo frutto dell’ingegno umano, questa nuova ondata di tecnologia promette di trasformare la comunicazione accorciando radicalmente o addirittura automatizzando il processo creativo. L'intelligenza artificiale generativa può produrre quasi magicamente testi completamente nuovi, immagini 2D e 3D, progettazione grafica, audio, musica, giochi, video, codici, etc. Tutto attraverso semplici e accessibili passaggi.

Mentre i precedenti servizi e app basati sull'intelligenza artificiale offrivano alle persone servizi di analisi e cura intelligenti (si pensi ai consigli sui film di Netflix), questi nuovi strumenti hanno come output la creazione intelligente di prodotti e servizi. La capacità di passare rapidamente dall'idea iniziale alla bozza finale non solo accelera il processo creativo ma alla fine, amplificherà l'espressione di sé, porterà più idee sul tavolo delle redazioni, delle agenzie e dei dipartimenti di comunicazione delle aziende e aprirà un mondo di possibilità.

Si potranno generare piani redazionali coprendo mesi di contenuti sui social media in pochi minuti.

Intelligenza Artificiale Comunicazione armandobarone

Il caso di Jasper è un esempio, aiuta a stimolare idee e creare facilmente contenuti in modo da garantire visibilità con didascalie intelligenti per Instagram, e alcune potrebbero essere anche piuttosto pungenti, pubblica articoli su LinkedIn, scrive sceneggiature video accattivanti per diventare virali su YouTube e TikTok.

Iniziare a creare con l'IA è entusiasmante o perlomeno curioso, nell'ultimo decennio l'intelligenza artificiale si è fatta strada automatizzando tutti i tipi di applicazioni e generando impressionanti rendimenti per le imprese.

L'intelligenza artificiale, incentrata sull'analisi dei dati e sulla creazione di previsioni, ha abilitato assistenti vocali, chatbot del servizio clienti, sistemi (quasi) senza conducente e motori di raccomandazione come la pagina For You di TikTok. Ora, una nuova generazione di IA è destinata a rimodellare ancora una volta il mondo e ad integrarsi nella vita quotidiana. I progressi nell'"IA generativa" - un termine generico per l'IA che analizza i dati esistenti e genera nuovi contenuti - è pronto a inaugurare uno tsunami di nuovi prodotti e servizi dirompenti in tutti i settori.

Per la maggior parte della storia della comunicazione d’impresa, lo sfruttamento del lavoro della creatività umana è stato fondamentale per creare ricchezza e valore nelle aziende. Ma in un'era postindustriale con sfide e soluzioni complesse e sistemiche, la crescita economica non può essere guidata solo dal lavoro fisico e culturale umano. Sono invece sempre più il risultato di idee creative ibride. Che si tratti della crescente importanza dell'innovazione o della proprietà intellettuale nel mondo degli affari o della mania della creazione di contenuti e della promessa di autoespressione nella crescente economia dei creators,  trovare idee innovative potrebbe essere l'abilità fondamentale nell'arena del business e l’IA è un grande alleato per tutti noi.

Le case study sono diverse alcune già operative e performanti, come quella di Heinz che utilizza l'intelligenza artificiale per progettare la creatività dei messaggi.

Il team di marketing di Heinz ha inserito una serie di suggerimenti generici relativi al ketchup in DALL·E 2 di OpenAI per vedere cosa sarebbe potuto accadere. L'intelligenza artificiale ha generato immagini incredibilmente dettagliate di bottiglie di ketchup in un'ampia gamma di stili (pop art, rinascimento, arte digitale...) e ambienti (immersioni subacquee, spazio cosmico...).

Una sorprendente comunanza? La maggior parte delle immagini ha adottato la forma e la scritta della bottiglia del marchio Heinz, spingendo l'azienda ad affermare che "anche l'intelligenza artificiale sa che il ketchup è Heinz" nella sua intelligente campagna pubblicitaria, lanciata nel luglio 2022. Secondo Heinz, anche i fan sono stati coinvolti condividendo i loro suggerimenti per i prompt delle immagini del ketchup, con le immagini migliori poi trasformate in post sui social e annunci stampati.

Il 92% delle grandi aziende ha riferito di aver ottenuto ritorni sui propri dati e sugli investimenti in AI, rispetto al 48% nel 2017. Date le enormi opportunità di automazione offerte dall'IA generativa, investire in questo cambiamento ora potrebbe portare a rendimenti significativi in ​​seguito.

Che si tratti di testo in immagine, -in-video, -in-audio, o generazione di testo, l'IA generativa è facile da usare e molto conveniente. La capacità di esternalizzare qualsiasi cosa, dal copywriting alla traduzione, dall'editing video, alla codifica e altro ancora, potrebbe aiutare la comunicazione e i comunicatori a crescere. Naturalmente, quando si parla di intelligenza artificiale, seguono (giustamente) conversazioni sullo spostamento del lavoro. Ma se capovolgessimo il punto di vista e rispondessimo a questa nuova sfida:

come possiamo fare lavorare l'IA a nostro favore?

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presentazione senior executive

5 consigli per presentare in modo efficace ad un Senior Executive

Quante volte vi sarà capitato, leggendo articoli o libri, di scorrere con gli occhi o più semplicemente di sentire la parola C-suite? Se si lavora in ambito aziendale, credo infinite.

Ma quante volte quando dobbiamo fare una presentazione teniamo davvero in considerazione le esigenze di questo pubblico?

Sbagliare una presentazione per un Senior Director può essere antipatico e nel peggior dei casi compromettere l’accettazione o meno di un progetto o di un budget.

Sono persone che normalmente hanno pochissimo tempo a disposizione e devono prendere decisioni importanti per il bene dell’azienda. Quindi è fondamentale che la presentazione li metta in grado di prendere la miglior decisione nel minor tempo.

Lunghe presentazioni con grandi effetti a sorpresa non sono un modo efficace per catturare questa audience, anzi piuttosto si rischia di allontanarla. E’ importante raggiungere subito l’oggetto della presentazione - perché spesso l’opportunità di finire lo speech “ideale” non è reale. I Senior Director hanno un bisogno fisiologico di iniziare la fase di Q & A, molto prima di altre audience.

Quindi quando stiamo per confezionare la nostra presentazione con questa audience tenere in considerazione questi 5 step che ritengo fondamentali può fare la differenza:

presentazione senior executive

  1. Arriviamo subito al punto: impiegare meno tempo di quello che ci è stato assegnato. Se ci sono stati concessi 30 minuti, creiamo la nostra presentazione entro quel lasso di tempo ma è bene far finta che il nostro spazio sia stato ridotto a 15 minuti. Così ci costringeremo a essere sintetici e tener conto delle variabili a cui tengono i senior director: risultati di alto livello, conclusioni, raccomandazioni, e una call to action chiara e diretta. Questi sono i punti che dovremmo raggiungere in modo trasparente e semplice, lasciando altri topic in un back up ma pronti all’uso.
  2. Diamoli quello che vogliono davvero: stiamo focalizzati sulla priorità. Evitiamo di perderci. Se siamo stati invitati per argomentare un progetto particolare, è inutile aggiungere altri temi, incluse premesse olistiche. Ci hanno chiesto di fare questa presentazione perché sentono che possiamo aggiungere pezzi d’informazioni rilevanti, e aiutarli a chiudere specifici open point. Non bruciamo l’opportunità di essere rilevanti!
  3. Set Expectations: quando iniziamo la presentazione è importante far sapere alla audience che ci prenderemo 5 minuti dei nostri 30 per fare un riepilogo dei topic. Molti CEO resistono solo 5 minuti perché scalpitano dalla voglia di aprire subito la fase di Q&A. Questo accorgimento li mette in una situazione preventiva di relax ed evita eventuali interruzioni.
  4. Creare un executive summary slide: creare una overview chiara in pochissime slide che contenga tutti i topic e i relativi occhielli diventa strategico quando passiamo in rassegna le slide durante lo speech. Possiamo utilizzare anche la funzione d’inserimento in PowerPoint “collegamento ipertestuale” in modo che ogni topic sia collegato alle slide di approfondimento. Questa modalità ci è amica per gestire sia la fase di presentation vera e propria sia la fase di Q & A. Per una giusta proporzione, le slide di riepilogo dovrebbero essere circa il 10% del totale. Quindi se la tua presentazione è di 20 slide, abbiamo solo due slide che possiamo gestire come Executive summary. Se ci sono slide di maggior dettaglio, come Survey o altre informazioni utili, possiamo collocare queste supporting evidence in una sezione di back up/appendice in coda alla presentazione.
  5. Allenati: prima di presentare riguardiamo attentamente tutte le slides e condividiamole con un collega: il nostro messaggio arriva chiaro? Le slide di riepilogo sono intuitive o abbondano di testo? Manca ancora qualcosa alla presentazione che la audience potrebbe richiedere?

Tutte queste sono domande che possono rendere la nostra presentazione ad un C-level efficace e rilevante.

 

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Il rilancio dell’istruzione come volano per la crescita

Un giorno gli studenti impareranno la storia “viaggiando” indietro nel tempo, le nuove tecnologie stanno già avendo un impatto positivo nel settore dell’istruzione, e le Big Tech stanno contribuendo a svilupparlo. Mentre l’innovazione assicura un impatto sulla vita reale di milioni di studenti e studentesse, l’ecosistema che regge l’intero ciclo dell’istruzione italiano invece sembra accusare anelli deboli.

Il punto debole del funnel non è la fase di recruiting da parte delle aziende, ma la scarsità di laureati per soddisfare la domanda del cambiamento.

L’OCSE da poco ha rilasciato un report che mette in evidenza la crescita lenta del Paese quando si parla di istruzione. L'Italia rimane uno dei 12 Paesi dell'OCSE in cui il livello di istruzione terziaria è ancora meno diffuso rispetto a quello secondario superiore o post-secondario.

I NEET crescono oltre 3 milioni, giovani adulti che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo per periodi prolungati, giovani che rischiano di avere risultati economici e sociali negativi sia a breve che a lungo termine. Dopo essere aumentata fino al 31,7% durante la pandemia da COVID-19 nel 2020, la quota di NEET di età compresa tra 25 e 29 anni in Italia ha continuato ad aumentare fino al 34,6% nel 2021. Tale quota è diminuita tra il 2019 e il 2020 dal 28,5% al 27,4% ed è aumentata fino al 30,1% nel 2021 per i giovani di età compresa tra 20 e 24 anni.

Il cambiamento crea un volano di domanda importante e l’opportunità per i giovani laureati e diplomati di cogliere il futuro come una prospettiva economica nettamente migliorativa è davvero un fatto tangibile.

L’ostacolo che va superato e che insieme possiamo superare riguarda come gli attori principali dell’ecosistema comunicano e lavorano insieme. Famiglie, Scuole, Università, Enti, Aziende tutti insieme per creare un meccanismo dove aumentiamo l’intensità dell’istruzione e il numero di laureati.

Quale forza lavoro sosterrà la competitività del nostro Paese se non i nostri giovani studenti di oggi e futuri manager e talenti di domani?

Siamo un Paese capitalistico con una scarsità di laureati e questo è un paradosso in un’economia moderna come la nostra. I giovani (25-34) con una laurea non raggiungono neppure il 30%.

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Le Famiglie meritano attenzione. Certamente i tassi record di abbandono scolastico (1 persona su 4 non arriva alla maturità) e di rinuncia del percorso universitario (solo 1 su 5 si laurea) hanno una radice anche nel nucleo familiare. Probabilmente le famiglie e i giovani non percepiscono il valore anche economico dell’istruzione. Di certo i nuclei familiari devono affrontare uno sforzo economico considerevole: secondo recenti analisi il percorso dal nido alla laurea per un singolo figlio costa 130 mila euro. Sicuramente si tratta di un investimento ma oltre al tema del percepito ci sono i limiti oggettivi di un paese con un reddito medio di poco più di 21 mila euro, è aritmetico giungere alla conclusione che le famiglie possano avere difficoltà talvolta insormontabili, per non parlare poi di quelle in difficoltà economica che sono secondo recenti dati 4 milioni e destinate ad aumentare.

Bisognerebbe quindi valutare con pragmatica attenzione il costo-beneficio di un intervento che sostenga le famiglie nel percorso di formazione dei propri figli.

Là fuori c’è fermento, ragazzi che hanno voglia di studiare e crescere, ce ne sono tanti e tutti pronti a mettersi in gioco, non dobbiamo ostacolare o interrompere questa energia ma tutt’altro dobbiamo stimolarla, potenziarla e supportarla per immettere i nostri giovani, tutti senza distinzione di genere o provenienza, all’interno di un ciclo virtuoso dove il binomio Studiare-Benessere diventa il leit motiv. Negli anni del boom economico Henry Ford voleva che tutti gli americani avessero avuto un’automobile, in segno di progresso. Oggi che non siamo nel boom economico, e abbiamo tutti più di un’automobile quello a cui dovremmo ambire è che tutti gli italiani dovrebbero avere un’istruzione in grado di generare benessere, per sé e per il Paese.

Con una percentuale di laureati, e diplomati, così bassa dobbiamo assolutamente abbattere gli ostacoli al talento, anzi dobbiamo sforzarci a coltivarlo ovunque risieda.

A questo proposito, quello che sta succedendo in questi giorni a Scampia, con l’apertura dell’Università, e di un nuovo campus per le professioni sanitarie, è una cosa straordinaria. L’istruzione può vincere tutte le sacche di degrado del nostro Paese, è il mezzo più efficace anche per combattere la criminalità. Per adesso l’Università di Scampia ospiterà fino a 2660 alunni della Federico II.

È il momento che il sistema educativo italiano sia più inclusivo e adatto alle nuove generazioni. Essere più inclusivi vuol dire certamente presidiare anche le aree maggiormente svantaggiate, luoghi dove i talenti spesso si perdono ma anche ridisegnare i programmi di studio e i servizi, pensati per buona parte nel boom economico degli anni ’60.

Affinché un sistema economico sia competitivo sul mercato, è essenziale che abbia la capacità di potenziare la cultura e le competenze dei giovani. Diventa determinante, quindi, comprendere la diversità e la ricchezza dei nostri talenti made in Italy, rinunciando a suddividere la realtà in mere categorie socio-demo e comprendendone i cambiamenti e i bisogni, quelli che si situano tra cuore e stomaco, lì dove pulsano i valori più profondi in cui crediamo e dove l’istruzione ha sempre avuto un posto fondamentale.

La buona notizia è che il sistema impresa italiano è pronto ad accogliere un maggior numero di laureati, un maggior numero di competenze e un maggior numero di talenti.

In piena transizione come quella che stiamo vivendo una politica di prevenzione del sistema educativo che abbassa i rischi connessi alla crescente competizione globale e colga nuove e prospere opportunità di crescita per il nostro Paese, diventa un volano di successo per tutti.


accenture impegno sud italia armandobarone

La mia Accenture e il suo impegno al Sud Italia

Il nostro Paese è cresciuto più della media europea quest’anno, ha superato Francia e Germania e ben pochi paesi a livello mondiale sono cresciuti così. Eppure l’ecosistema della comunicazione sembra quasi snobbare questo risultato eccezionale. Eccezionale soprattutto perché dimostra le enormi potenzialità del tessuto produttivo italiano e degli italiani che hanno saputo e stanno ancora affrontando in maniera profittevole uno dei periodi più difficili della storia. Una qualità questa che andrebbero celebrata e valorizzata, dal momento che il 2023 si presenta altrettanto difficile.

La mia Accenture c’è. Abbiamo infatti deciso di intensificare l'impegno e raddoppiare la presenza nel Sud Italia creando, sulla scorta della bellissima esperienza avviata pioneristicamente prima a Napoli, dove abbiamo un Advanced Technology Center e un Cyber Security Center, poi a Cagliari dove esiste un polo tecnologico, due nuovi centri a Bari e Cosenza.

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Con questo nuovo investimento puntiamo a raddoppiare il numero di talenti fino a 5 mila ed affiancare alle competenze avanzate in Sicurezza Informatica, Cloud, Intelligenza Artificiale quelle sull’e-health, Sostenibilità e i Dati. Ma non è quindi solo una questione di numeri. L’obiettivo infatti è creare anche intorno a queste città un ciclo virtuoso che possa coinvolgere tutti gli attori rendendo il territorio più attrattivo e migliorare la capacità occupazionale di giovani e meno giovani che potranno creare valore per il loro territorio d’origine.

Noi siamo certi che il divario Nord-Sud si possa superare a beneficio non solo del Paese ma anche dell’Europa, che con il Recovery Fund ha mostrato di avere fede nell’Italia.

L'innovazione crea ricchezza per tutto l'ecosistema. 


AI Informazione armandobarone

L′Intelligenza Artificiale e la qualità dell′Informazione

Entro il 2030 le previsioni ci dicono che il 30% del lavoro sarà automatizzato. La ricerca scientifica sull'intelligenza artificiale e la robotica continua a crescere  e le tecnologie del "fattore wow" vengono integrate in ogni tipo di prodotto e servizio.

Che si tratti di elaborazione del linguaggio, di protezione e selezione delle informazioni, di sistemi di raccomandazione che alimentano TikTok o Netflix, il ruolo moderno dei media sta cambiando faccia.

L’esempio del Secolo XIX, accompagnato dalla mia Accenture,  sta cogliendo l’opportunità e le potenzialità dell'intelligenza artificiale e ci dimostra che la nuova tecnologia può essere un abilitatore differenziante anche per il giornalismo.

Il quotidiano ligure ha incorporato un Intelligent Assistant nel sistema redazionale. Il risultato? Un giornalismo sempre di qualità, immediato e preciso e la possibilità per i professionisti di dedicarsi a progetti a maggiore valore aggiunto. Milioni di dati vengono analizzati e i contenuti classificati in tempo reale. Un giornalista che si presta a scrivere una notizia, può contare sul prezioso e immancabile aiuto dell’assistente AI che controlla la coerenza dei dati presenti nel testo, i potenziali link e altre risorse, oltre all’ortografia e alla sintassi.

Sicuramente esistono importanti temi legati ad un’adozione massiva della tecnologia. La tutela della privacy e dei diritti è correttamente al centro dell'attenzione, così come l’adeguamento dei sistemi di istruzione e formazione per consentire la chiusura del gap tra i nuovi lavori che stanno già emergendo e le competenze utili per ricoprire le nuove professioni. In Italia una parte consistente del PNRR ha questo scopo.

 

Dal punto di vista normativo, si osservano passi importanti. Europa e USA stanno lavorando per preparare leggi per la protezione del cittadino.

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La Casa Bianca ha avanzato un "Blueprint for an AI Bill of Rights" che contiene un insieme di principi e pratiche per guidare  "la progettazione, l'uso e l'implementazione di sistemi automatizzati" in maniera tale da proteggere i diritti dei cittadini nell'era dell'intelligenza artificiale.

Vengono affrontati diversi punti, a partire dalle preoccupazioni su algoritmi viziati da pregiudizi, passando a quelle legate agli aspetti della sorveglianza basata su AI.

Anche in questo contesto la comunicazione, e i comunicatori, hanno un ruolo determinante. Le preoccupazioni sono infatti del tutto legittime, ma vanno viste in un processo di trasformazione per portare l’intera società nell’epoca della sostenibilità. Fondamentale quindi che tutti gli stakeholder abbiano evidenza ed accesso ad informazioni corrette e divulgative per includere positivamente in questo entusiasmante percorso il maggiore numero di persone.

Happy innovating!