genZ educazione finanziaria

Come sensibilizzare la Generazione Z all'educazione finanziaria

L’educazione dei nostri ragazzi non è meno importante dei grandi topic sul cambiamento: sostenibilità, transizione digitale e inclusione delle diversità. In un Paese come l'Italia, con un tasso demografico negativo e una popolazione sempre più anziana, il risparmio diventa un tema cruciale per le giovani generazioni. La Gen Z, che dovrà affrontare una vecchiaia in un contesto socio-economico più incerto rispetto a quello delle generazioni precedenti, avrà bisogno di risparmiare per garantirsi un tenore di vita adeguato. Molto interessante il focus de Il Sole 24 Plus di sabato 29 aprile dove è stata sollevata la questione del risparmio per i giovani, e in particolare per la GenZ, sottolineando l'importanza di sensibilizzare i nostri ragazzi a una cultura finanziaria sana.

Diverse ricerche di psicologia hanno dimostrato che già dai 5-6 anni si può cominciare a parlare di risparmio, anche perché questo concetto può essere legato non solo al denaro ma anche ad altre risorse finite come l’acqua, le piante e le fonti energetiche. Il futuro di ogni individuo su questa terra inevitabilmente passa attraverso la sua capacità di sostenersi finanziariamente. Allora, se è vero che l’appetito vien mangiando iniziare a consegnare alle persone sin dalla giovane età un po' di educazione finanziaria permetterà non solo di proteggere i loro futuri interessi ma di contribuire anche a plasmare un mondo migliore per tutti noi.

È nel compiere quest’importante opera educativa che tutto l’ecosistema dovrebbe esserne coinvolto: mondo finanziario, Istituzioni ma anche i brand che nell’era del purpose svolgono un importante ruolo.

A proposito di brand e del ruolo educativo in ambito finanziario, una recente survey di Ogilvy & Trend Media, ha rilevato che il 79% della Gen Z vorrebbe vedere i brand offrire maggiori opportunità di formazione, educazione e corsi di finanza personale attraverso i loro programmi di appartenenza o di fedeltà.

La cultura finanziaria risulta essere molto scarsa tra i consumatori della generazione Z. Il 79% dei consumatori di questa generazione e il 34% dei millennials considerano le finanze come la principale fonte di stress, e molti della generazione Z si sentono in colpa o pentiti per le spese effettuate, sensazioni che sono amplificate dalla natura impulsiva del commercio in-app. Inoltre, a causa del difficile clima economico attuale, i consumatori della generazione Z e dei millennials ritengono che la gestione delle finanze personali e l'economia domestica debbano essere le principali priorità dei programmi di studio delle scuole superiori.

Questo scenario meriterebbe una strategia di crescita sostenibile che possa guadagnare la fiducia delle Gen Z. Questo si potrebbe ottenere attraverso l'utilizzo di strumenti, prodotti e campagne che soddisfino il loro bisogno di sicurezza finanziaria.

genZ educazione finanziaria

Presidiare e guidare con l’educazione finanziaria rivolta ai giovani non solo è importante da un punto di vista etico ma probabilmente è quello che si aspettano da noi comunicatori i nostri ragazzi e le loro famiglie. Può essere particolarmente efficace aiutare le giovani generazioni con la comunicazione ad acquisire le conoscenze, le competenze e le abilità di cui hanno bisogno per avere un rapporto sano con il denaro.

Proprio i nostri ragazzi, nativi digitali sono più esposti a fake news e a flussi di notizie convogliate da fonti diverse, certamente non tutte affidabili. Per controbattere alle notizie false, spesso celate all’interno di canzoni trapper o tra i social media, è fondamentale una contro comunicazione Istituzionale trasparente, propositiva, risolutiva e soprattutto costruttiva. L'influenza dei social media e dei testi di musica trapper, che spesso promuovono uno stile di vita basato sul consumismo e sulle spese eccessive, può portare i giovani a pensare che il denaro sia un fine in sé, invece che uno strumento per raggiungere obiettivi concreti.

Per affrontare questo problema, è necessario aumentare la formazione finanziaria a tutti i livelli e sensibilizzare i giovani sulla necessità di imparare a gestire il proprio denaro in modo responsabile. È importante promuovere una cultura finanziaria positiva, che valorizzi la responsabilità, la pianificazione e la gestione oculata del denaro. Inoltre, è importante utilizzare i media e i canali di comunicazione, ciò può includere la produzione di contenuti educativi sui social media, la creazione di app per l'educazione finanziaria, e l'organizzazione di eventi e workshop sulla finanza personale.

Poi c’è anche un tema di una cultura finanziaria che è cambiata rispetto al passato, ed è importante che i giovani di oggi conoscano i principi anche della finanza etica e siano consapevoli delle opportunità che questa offre. Ciò può aiutarli a sviluppare un approccio più consapevole alla gestione del denaro e ad adottare comportamenti finanziari responsabili. Inoltre, può anche offrire ai giovani opportunità di lavoro e di carriera, in settori come l'imprenditoria sociale.

Interessante è la case study di 'From Pinning to Planning', una campagna congiunta di Pinterest e del fornitore di servizi finanziari Northwestern Mutual, che mira a dare potere agli utenti dei social media per realizzare le loro ambizioni di vita. Dopo aver risposto a un quiz basato sulla personalità, gli utenti di Pinterest vengono designati con una delle otto personalità (che vanno dalla sposa alla moda alla restauratrice creativa), con Northwestern Mutual che fornisce quindi consigli passo-passo per raggiungere i loro obiettivi. Attraverso la campagna, lanciata nel marzo 2023, i due partner sperano di demistificare la pianificazione finanziaria per i consumatori della generazione Z - il gruppo demografico in più rapida crescita su Pinterest.

Un ruolo importante nell’educazione dei giovani lo avrà anche l’intelligenza artificiale; infatti, le applicazioni finanziarie alimentate da AI stanno svolgendo un ruolo significativo nell'evoluzione del settore finanziario, migliorando il servizio ai clienti, ottimizzando i costi e offrendo nuovi prodotti di valore. L'AI sarà il principale modo di comunicazione tra la Generazione Z e le istituzioni finanziarie, e includerà tutto, dai chatbot alla rilevazione delle frodi all'automazione delle attività.

In conclusione, la distorsione del linguaggio finanziario che spesso si riscontra può avere conseguenze negative sulla cultura finanziaria dei giovani. L'importante è aumentare la formazione finanziaria e consegnare una comunicazione positiva, che valorizzi la responsabilità e la gestione oculata del denaro, aiutando così i nostri ragazzi a prendere decisioni finanziarie intelligenti e raggiungere i loro obiettivi nella vita.

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Lo sport, opportunità di crescita personale e professionale che vale oro

Lo sport è un'attività che va ben oltre il puro divertimento e l'agonismo: rappresenta una fonte di formazione per i giovani, un'opportunità di crescita personale e un'importante industria a livello globale. 

Investire in uno sportivo può infatti rappresentare un'opportunità di ritorni tangibili, non solo in termini di successo atletico, ma anche di sviluppo personale e professionale. È uno strumento potentissimo di individuazione e sviluppo del talento.

Lo sport, infatti, aiuta a definire una serie di competenze e attitudini differenzianti. Alcune di queste includono l'autodisciplina, la capacità di lavorare in team, l’individuazione delle priorità, la determinazione e la capacità di gestire lo stress. Cosa non di poco conto in periodi di burnout.

Inoltre, lo sport genera entrate ragguardevoli. Infatti, la filiera del sistema sportivo è molto lunga e complessa e coinvolge molti. È un'industria che copre un variegato numero di attività e servizi strettamente interconnesse che dipendono l'una dall'altra.

Un vero e proprio ecosistema!

Guardando ai diversi modelli sportivi dei Paesi europei, possiamo notare che ci sono differenze significative nella valorizzazione degli atleti.

Il modello americano appare senz’altro il riferimento, anche dall’alto del primato di ben 1.133 medaglie vinte negli ultimi 20 anni alle Olimpiadi. 

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Negli Stati Uniti, lo sport è parte integrante del modello educativo e molti giovani atleti seguono un percorso di sviluppo che prevede la combinazione tra attività sportiva e studi accademici. Le Università americane investono in modo significativo nello sport e offrono ai loro studenti-atleti opportunità di sviluppo sia accademico che sportivo.  

In questo modo, i giovani che intraprendono un tale percorso, hanno la possibilità di sviluppare le loro capacità sportive senza sacrificare gli studi, e allo stesso tempo acquisiscono competenze che possono essere utili nella vita professionale. Secondo i dati più recenti della NCAA (National Collegiate Athletic Association) il 90% degli atleti universitari a tempo pieno che hanno iniziato il college nel 2014 è riuscito a laurearsi entro sei anni. Ciò dimostra come lo sport possa essere un’importante fonte di formazione per i giovani, e come investire in un futuro sportivo possa rappresentare un’opportunità di ritorni tangibili.

Non meraviglia che gli atleti americani sappiano distinguersi anche nelle attività imprenditoriali: Michael Jordan, laureato in geografia all’University North Caroline, ha un capitale stimato da Forbes di 2.1 miliardi di dollari. Cifra mostruosa accumulata attraverso le molteplici attività commerciali del cestista. LeBron James, che ha preferito fermarsi al diploma, ha investimento con successo in diversi settori raggiungendo in questo modo un capitale di 500 milioni di dollari.

Il sistema americano sembra inequivocabilmente indicare che la combinazione sport-formazione crea ricchezza per il Paese.

L'Italia, con un deficit di capitale umano sempre più allarmante, potrebbe guardare allo sport da questo punto di vista? Le Olimpiadi del 2026 a Milano e Cortina potrebbero dare lo start ad un nuovo corso?

L’evento sarà un’occasione unica per il nostro Paese di creare crescita sostenibile, valorizzando i nostri talenti attraverso il sistema sportivo investendo, quindi, in persone e non solo in infrastrutture e servizi.

In conclusione, lo sport è una grande opportunità per far crescere i nostri ragazzi, per creare valori solidi e aumentare la ricchezza del Paese. 


fuga dei talenti armandobarone

La fuga dei talenti nella comunicazione italiana: cause e soluzioni per il futuro

Non è un segreto che l'Italia sia da tempo alle prese con il problema della fuga dei talenti. Nonostante viviamo in un Paese incredibile, con una storia e una cultura ricche che lo rendono un luogo ideale per vivere, Il Sole 24 ore qualche giorno fa ha segnalato che l'8% dei laureati italiani lascia il Paese per cercare migliori opportunità all'estero, e questo fenomeno rischia di interessare anche il settore della comunicazione. Ma perché questo accade? E cosa si può fare?

Negli ultimi anni si è assistito a un aumento del numero di studenti che scelgono di frequentare corsi di laurea legati alla comunicazione. Un numero forse eccessivo che rimanda al tema del deficit nell’orientamento dei giovani, argomento che merita certamente un approfondimento separato.

In Italia, i laureati in comunicazione devono spesso affrontare una serie di sfide, tra cui la mancanza di opportunità di lavoro, i salari bassi e lo scarso utilizzo delle competenze acquisite durante gli studi nonché alcuni gap formativi su dei basic come ad esempio le lingue straniere. Questo scenario rende sempre più difficile per i giovani di talento costruirsi una carriera soddisfacente e gratificante nel proprio Paese.

Secondo i dati forniti da LinkedIn ed Eurostat, molti laureati italiani scelgono di iniziare la propria carriera all'estero. Le destinazioni più gettonate sono Germania (21%), Regno Unito (13%), Svizzera (10%), Francia (9%) e Danimarca (8%).

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La ragione principale di questa tendenza è semplice: l'elevato tasso di disoccupazione giovanile. Sebbene l'Italia abbia tassi più bassi rispetto ad altri Paesi del Sud Europa come la Grecia o la Spagna, soffre ancora di alti livelli di disoccupazione giovanile (circa il 40%). Inoltre, molti laureati non riescono a trovare un lavoro che corrisponda alla loro qualifica. Questo contesto, unito al fatto che i salari medi e le possibilità di carriera all’estero sono sensibilmente più alti, è facile intendere il motivo per cui l’ipotesi di lavorare all'estero risulti sempre più attraente per i nostri ragazzi.

In un mondo alle prese con una spirale inflazionistica il tema salari diventa centrale nella “guerra dei talenti”. I giovani laureati partono attratti dalle migliori opportunità offerte all’estero, soprattutto in termini di retribuzioni e prospettive di carriera. All’estero c’è una minore incidenza del lavoro autonomo. Solo il 4,6% lo sceglie fuori dai confini nazionali, contro il 13% in Italia. Rapporto opposto per i contratti a tempo indeterminato: 51,8% all’estero, 27,6% in Italia. A pesare, forse più di tutto, è la questione economica. Chi si trasferisce, a uno anno dalla laurea, ha una retribuzione mensile di circa 1.963 euro mensili netti. Contro i 1.384 euro percepiti in Italia. A cinque anni, poi, quasi non c’è paragone. Oltre 2.350 euro all’estero, appena 1.600 in Italia. (Fonte: studio del Sole 24 Ore su dati Miur e Istat).

Per fermare questa tendenza, la fuga di laureati, l'Italia deve investire nella formazione e nel miglioramento delle competenze dei giovani tanto quanto nelle capacità di offrire maggiori opportunità e salari più vicini alla media europea. È senz’altro una sfida che il Paese può vincere cogliendo le opportunità che il PNNR offre di creare infrastrutture ed adeguare i servizi ed innalzare il quoziente tecnologico ai migliori standard, condizione necessaria per rimanere nella parte di Occidente industrializzato che compete sul valore.

Differentemente il destino è segnato, il fenomeno che abbiamo oggi finalmente riconosciuto diventerà strutturale e i nostri talenti naturalmente andranno nei paesi il cui mercato li accoglierà alimentando negativamente la spirale di perdita di competitività del Sistema Paese.

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India, come il capitale umano qualificato traina la crescita del paese

L'India è uno dei paesi più grandi del mondo, con una popolazione di oltre 1,4 miliardi di persone. È anche una delle economie che si sta sviluppando più velocemente, con un tasso di crescita del PIL costantemente tra i più elevati negli ultimi anni. Uno dei fattori chiave del successo è la sua imponente forza lavoro altamente qualificata, che include ingegneri, scienziati, programmatori e altri professionisti specializzati.

Nonostante la presenza di una grande povertà nel paese, l'India ha un sistema d'istruzione molto ampio, diversificato e in grado di gestire numeri elevatissimi.

Secondo le statistiche, questo Paese immette sul mercato del lavoro ogni anno due milioni di laureati di cui circa mezzo milione ingegneri. Per renderci conto del valore di queste cifre basta constatare che in Italia il numero complessivo di ingegneri è di circa 250 mila persone. Un risultato notevole, considerando le molte sfide da affrontare, tra cui la povertà, la disuguaglianza e la mancanza di infrastrutture di base in alcune parti del territorio. Tuttavia, nonostante queste sfide si è riuscito a creare un capitale umano differenziante, che diventa il miglior alleato per la stessa crescita economica.

La maggior parte delle scuole e delle università sono gestite dal governo, anche se ci sono scuole e Università private di alto livello. C’è anche un gran numero di istituti tecnici e di ricerca, tra cui l'IT (Indian Institutes of Technology), che sono considerati tra le migliori scuole di ingegneria del mondo.

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Un sistema di istruzione oggetto di investimenti crescenti, molto orientato alla specializzazione e alla sperimentazione di metodi innovativi, con tanti studenti che scelgono di concentrarsi su aree specifiche come l'ingegneria, la medicina, l'informatica e così via. Ciò significa che i giovani che escono dalle scuole e dalle Università sono in grado di contribuire immediatamente al fabbisogno di industrie e alle organizzazioni del paese.

Con l’obiettivo di avere un capitale umano in grado di gestire positivamente le discontinuità macro-economiche è molto attiva la collaborazione pubblico-privato. Le aziende, infatti, investono percentuali importanti dei loro ricavi per programmi di formazione e di sviluppo dei dipendenti.

La strategia dell’India appare avere il chiaro intento di rendere il Paese molto attraente per il mercato e per gli investitori. I dati aiutano ad inquadrare la strategia.

Già nel 2018 il rapporto “Educational at glancer 2021”, confermava che il 34% dei laureati indiani avevano completato un corso di laurea in una disciplina STEM. Questo accadeva nel momento in cui l’Europa si fermava al 24% e gli Stati Uniti ristagnavano in un povero 11%. Aggiungiamo a questo che mentre i paesi occidentali invecchiano secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i due terzi della popolazione indiana ha meno di 35 anni.

Possiamo quindi affermare che l’India ha deciso di mettere a disposizione dell’economia mondiale un'enorme riserva di talento giovane.

Ma non solo. Anche gli investimenti nell'innovazione e nella ricerca stanno crescendo rapidamente, con molte aziende, start-up e istituzioni che collaborano per sviluppare nuove tecnologie e prodotti. Questi sforzi di innovazione stanno contribuendo a posizionare l'India come una delle principali potenze tecnologiche del mondo, e molte organizzazioni indiane stanno guadagnando una reputazione globale per la loro innovazione e la loro capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti in corso.

È strabiliante costatare come un paese con un reddito medio annuo di poco più di 2 mila dollari sia stato in grado di darsi una strategia tanto lucida ed efficace per proiettarsi nel nuovo millennio.

Certamente il caso India è molto interessante visto dall’Italia, che ha la grande occasione di affrontare alcuni di questi temi attraverso gli investimenti previsti dal PNRR. Comunicare l’innovazione è quindi sempre più importante per contribuire a tenere alta l’attenzione su una sfida che può determinare il posizionamento del Paese nel contesto mondiale dei prossimi decenni.


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Alessandro Volta, esempio di comunicazione e leadership

Alessandro Volta è noto soprattutto per aver inventato la pila elettrica, uno dei dispositivi più importanti della storia dell'elettricità. Ma questo grande personaggio non è stato solo un grande scienziato e inventore: è stato anche un abile comunicatore e un leader carismatico.

In questo articolo, voglio condividere come Volta abbia usato la sua abilità di comunicazione e la sua leadership per diffondere idee e convincere gli stakeholder a seguirlo.

Volta era un oratore eloquente e un appassionato sostenitore delle sue idee. In particolare, era molto capace a semplificare a spiegare concetti complessi in modo chiaro e accessibile. Ad esempio, quando presentò per la prima volta la sua pila elettrica all'Accademia delle Scienze di Parigi nel 1801, fu in grado di comunicare con chiarezza i principi di base del dispositivo e le sue potenzialità.

La comunicazione dell'innovazione è una sfida costante per ricercatori, imprenditori, consulenti  ed esperti di tecnologia. Per spiegare in modo efficace una nuova innovazione, è importante comunicarla in modo chiaro e semplice. La semplicità nella comunicazione della tecnologia risulta quindi cruciale per coinvolgere un pubblico più ampio e far sì che le persone possano comprendere e apprezzare l'innovazione, quindi incide sulla diffusione della stessa.

Inoltre, Volta era abile anche nella scrittura. I suoi articoli e le sue lettere erano sempre ben strutturati e argomentati, e dimostravano una grande padronanza della lingua italiana e francese. Questo gli permise di far circolare le sue idee non solo tra i colleghi scienziati, ma anche tra un pubblico più vasto.

Ma la sua comunicazione non si limitava solo alle parole. Volta era anche un grande sperimentatore, e spesso usava esperimenti pubblici per dimostrare i suoi principi. Ad esempio, quando fece una dimostrazione della sua pila al Conservatorio di Parigi nel 1801, progettò uno colpo di scena che catturò l'attenzione del pubblico e dei mezzi di comunicazione di allora. I colpi di scena nella comunicazione dell’innovazione sono importanti strumenti perché aiutano il pubblico comprendere i concetti principali più velocemente. Per esempio, tutti ricordiamo ancora il momento il coup de théâtre di Steve Jobs quando presentò il MacBook Air come il computer più sottile del mondo durante una delle sue famose presentazioni, inserendolo in una busta manila.

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Volta non era solo un abile comunicatore, ma anche un leader carismatico. Era rispettato e ammirato dai suoi colleghi e dagli studenti, che lo consideravano un esempio da seguire.

In particolare, aveva la capacità di ispirare gli altri con la sua passione per la scienza e la sua curiosità intellettuale. Era sempre alla ricerca di nuove sfide e nuove scoperte, e questo atteggiamento positivo contagiava anche gli altri. Quando si comunica un'idea o un progetto innovativo, la passione è un fattore che può fare la differenza, soprattutto se si vuole influenzare l'opinione degli altri e motivarli a sostenere la causa.

Per trasmettere la passione, è importante che il comunicatore dimostri un profondo interesse e coinvolgimento per l'argomento. I leader carismatici sono in grado di ispirare gli altri con la loro visione e la loro passione, e questo può essere un elemento chiave per motivare e coinvolgere il proprio team.

Ecco altre capacità di leadership di Alessandro Volta e analogia con la leadership moderna:

  1. Capacità di adattamento:  era un inventore e uno scienziato che sapeva adattarsi ai cambiamenti e alle sfide che si presentavano. Questa abilità di adattamento è fondamentale anche per la leadership moderna, soprattutto in un'epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e sociali. I leader moderni dovrebbero essere in grado di adattarsi alle nuove tendenze e innovazioni, e di essere flessibili e pronti a cambiare rotta se necessario.
  2. Capacità creative: come inventore, era noto per la sua creatività e la sua capacità di innovare. Questa stessa abilità è molto importante anche per i leader moderni, soprattutto in settori come la tecnologia e l'imprenditoria. I leader che sanno stimolare la creatività e l'innovazione nel loro team sono in grado di trovare soluzioni innovative ai problemi, e di creare prodotti e servizi che soddisfano le esigenze dei clienti.
  3. Collaborazione e teamwork:  era noto per la sua capacità di collaborare con altri scienziati e inventori, e di condividere le sue scoperte con la comunità scientifica. Questa abilità di collaborazione è molto importante anche per i leader moderni, che devono saper lavorare in team e creare un ambiente di lavoro collaborativo e inclusivo. La capacità di ascoltare le opinioni degli altri e di creare un clima di fiducia e rispetto è fondamentale per il successo di un team.
  4. Etica e integrità: Era noto per la sua etica e la sua integrità, e per la sua capacità di mantenere gli standard etici più elevati nella sua ricerca scientifica. Questa stessa attenzione all'etica e all'integrità è molto importante anche per i leader di oggi, che devono essere esempi di comportamento etico e professionale per il proprio team e per l'azienda nel suo complesso. La trasparenza, l'onestà e la coerenza tra parole e azioni sono tutti elementi fondamentali per costruire la fiducia e la credibilità di un leader.

In conclusione, Alessandro Volta è stato un grande scienziato, un inventore e un leader carismatico che ha saputo comunicare con efficacia le sue idee e ispirare gli altri con la sua passione e la sua curiosità intellettuale. La sua abilità di semplificare concetti complessi, la sua capacità di collaborare e di lavorare in team, e la sua attenzione all'etica e all'integrità sono tutte qualità ancora importanti per i leader moderni.

In un mondo in rapida evoluzione, dove l'innovazione e la creatività sono fondamentali, i leader che sono in grado di adattarsi ai cambiamenti, di stimolare la collaborazione, e di ispirare gli altri con la loro passione e il loro entusiasmo, possono fare la differenza e guidare il loro team verso il successo.

La lezione di Volta ci insegna che la comunicazione efficace e la leadership carismatica sono due elementi fondamentali per ottenere l'adesione degli stakeholder, e che la passione e l'entusiasmo possono essere contagiosi e creare un movimento di persone che condividono gli stessi valori e ideali.

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Gestione crisi aziendali: il ruolo cruciale della Comunicazione

Vivere un’epoca con cicli economici sempre più brevi impone una nuova attenzione alla gestione delle crisi. Una crisi può causare interruzioni dei servizi, danni materiali e perdite economiche.

L'evolversi delle minacce e la persistenza della turbolenza stanno cambiando lo scenario anche per quanto riguarda la gestione di momenti di difficoltà. Le organizzazioni sono chiamate ad evolvere considerando le fasi di turoblenza come parte centrale della propria strategia, andando oltre alla gestione reattiva imposta dall’evento critico.

La complessità che viviamo richiede una combinazione di flessibilità, preparazione, monitoraggio costante e comunicazione efficace e costante con i vari stakeholder. Chi gestisce la comunicazione delle organizzazioni, deve essere in grado di adattarsi rapidamente al contesto con una prospettiva strategica di lungo termine.

Trasparenza e comunicazione empatica giocano un ruolo centrale nella gestione della crisi: la prima aiuta a mantenere la fiducia e la credibilità delle organizzazioni, mentre la seconda permette di stabilire un rapporto di empatia e comprensione con i vari stakeholder.
 Nel periodo di trasformazione che stiamo attualmente vivendo, il tempo ha un valore diverso rispetto al passato.
Il principio delle 24 golden hour secondo cui la capacità di agire entro le prime 24 ore fa la differenza tra il successo o il fallimento nella gestione di una crisi, oggi non è più attuale. La trasformazione compressa a cui stiamo assistendo ha compresso anche l’arco temporale d’intervento in caso di crisi.

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La capacità di prevenire attraverso lo studio dei dati e di agire istantaneamente e in modo efficace è quanto mai fondamentale per la gestione delle crisi. Le organizzazioni devono essere in grado di avere un controllo dei dati in tempo reale e la capacità di preparare una risposta adeguata per gestire le sfide. Ma non solo: i dati devono essere condivisi costantemente con gli stakeholder perché nel mondo post- digitale la capacità di protezione del singolo attore è a tutela dell’intero ecosistema. 
Anche qui emerge la centralità della comunicazione, ecco alcuni passi per gestire efficacemente la crisi:

  1. Realizzare un sistema di controllo aperto e real time degli asset aziendali
  2. Identificare le competenze necessarie: identificare le competenze relative agli asset e le conoscenze che sono necessarie per gestire efficacemente le crisi. Queste competenze devono includere quelle “classiche” di comunicazione aumentate dalla capacità di analisi dei dati
  3. Selezionare i membri del team: selezionare i membri del team in base alle loro competenze e alle loro differenti conoscenze e personalità.
  4. Definire i ruoli e le responsabilità: assicurarsi che ogni membro del team sappia cosa deve fare in caso di crisi.
  5. Fornire la formazione necessaria: questa formazione può includere l’uso delle tecnologie applicate alla comunicazione.
  6. Testare e migliorare continuamente: testare continuamente il team di crisi e migliorare la sua efficacia. Questo può includere la simulazione di scenari di crisi per verificare la preparazione del team e la sua capacità di gestione dello scenario.

In conclusione, le crisi sono sempre stati eventi imprevisti che possono avere un impatto significativo sulle organizzazioni e sulle comunità. In un momento complesso come quello che stiamo vivendo, con repentini cambi di ciclo economico e la necessità di realizzare progetti trasformativi delle organizzazioni ad una velocità mai vista nella storia dell’economia, l’impatto può essere ancora più forte. Proprio per questo il comunicatore di oggi deve cambiare prospettiva inquadrando lo scenario di crisi della propria organizzazione in un contesto di responsabilità di ecosistema.


intelligenza artificiale responsabile

Intelligenza Artificiale Responsabile: una sfida per il futuro

La discussione intorno al tool di intelligenza artificiale ChatGPT solleva due importanti questioni: la maturità delle tecnologie di AI e Machine Learning e la necessità di una accelerazione della collaborazione pubblico-privato per definire un sistema di regole condivise basato sulla Responsible AI.

La curva di sviluppo delle tecnologie di IA è sempre più ripida, grazie alla rapida trasformazione delle organizzazioni in risposta ai sempre più repentini cambiamenti macroeconomici. Ciò ha reso l'IA economicamente sostenibile a livelli senza precedenti. Parallelamente, il concetto di Responsabilità di queta nuova tecnologia è diventato il mainstream con un dibattito pubblico-privato che ha visto l’UE in prima linea. Infatti, la Commissione Europea ha presentato una proposta di regolamento sull'intelligenza artificiale, che mira a garantire che sia sicura, affidabile e sostenibile, e che protegga i diritti fondamentali dei cittadini europei. Il regolamento include misure per prevenire l'uso dannoso, come l'utilizzo di sistemi di IA per la discriminazione o per le decisioni automatizzate che possono avere conseguenze negative sui diritti fondamentali. Inoltre, il documento prevede la creazione di un quadro europeo per la certificazione dei sistemi, per garantire che soddisfino i requisiti di sicurezza e protezione dei dati.

L'obiettivo è quello di creare un mercato unico europeo per l'IA, che promuova la fiducia e l'uso responsabile delle tecnologie. C’è da augurarsi che questo spinga USA e Cina, che rappresentano l'80% del mercato globale, a seguire l'esempio e a partecipare attivamente alla conversazione globale sullo sviluppo sostenibile delle tecnologie innovative.

È innegabile che l'IA, come ogni altra innovazione, porti con sé la "distruzione creatrice" teorizzata da Schumpeter che nel suo libro del 1942, “Capitalismo, socialismo, democrazia”, scrisse:

Il capitalismo è per natura una forma o un metodo di evoluzione economica; non solo non è mai, ma non può mai essere stazionario. Questo carattere evolutivo del processo capitalistico non è unicamente dovuto al fatto che la vita economica si svolge in un ambiente sociale e naturale che muta e, mutando altera i fatti dell’azione economica; quel fatto è importante, quei mutamenti (guerre, rivoluzioni e così via) condizionano spesso le grandi trasformazioni industriali, ma non ne sono i movimenti primi. Né il carattere evolutivo del capitalismo è dovuto a un semi-automatico aumento della popolazione o del capitale, o alle fluttuazioni dei sistemi monetari, tutti fattori per cui la stessa cosa è vera.

intelligenza artificiale responsabile

L’impulso fondamentale che aziona e tiene in moto la macchina capitalistica viene dai nuovi beni di consumo, dai nuovi metodi di produzione o di trasporto, dai nuovi mercati, dalle nuove forme di organizzazione industriale, che l’impresa capitalistica crea.

Mentre alcuni lavori verranno distrutti, altri ne verranno creati, migliorando le condizioni di lavoro dell'umanità. Tuttavia, se mal utilizzata, l'IA, può causare gravi problemi. Anche questo è un fattore comune a tutte le innovazioni. Tutte le tecnologie rivoluzionarie, da sempre, hanno creato preoccupazione per l'impatto che avrebbero avuto sulla società. Dalle macchine a vapore introdotte negli opifici industriali della seconda metà dell’Ottocento, all’invenzione del telefono.  Dalla stampa a Internet, abbiamo assistito a grandi cambiamenti nel modo in cui le persone interagiscono tra loro, nel modo in cui impariamo e insegniamo, nel modo in cui facciamo affari e persino nel modo in cui ci esprimiamo. Questi cambiamenti sono ancora in corso oggi.

Ecco perché dobbiamo prepararci. Il sistema educativo e formativo deve evolvere per preparare i talenti del presente e del futuro, mentre il sistema di regole deve accelerare il suo ritmo per evitare un gap troppo ampio tra il mercato e il regolatore.

In sintesi, l'Intelligenza Artificiale Responsabile è un'altra sfida che l'umanità dovrà affrontare e superare, come ha fatto con altre rivoluzioni tecnologiche nel corso della storia. Siamo fiduciosi che anche in questo caso, saremo all’altezza.

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comunicazione tecnologia armandobaronea

Comunicare la tecnologia nel cambiamento globale

Nell’arco degli anni abbiamo visto il pendolo oscillare da un estremo all'altro. Dal boom delle dot-com degli anni '90 alla Grande Recessione del 2008, alla pandemia, alle Grandi Dimissioni e ora alla guerra e alla crisi energetica. Abbiamo toccato con mano come le cose possano cambiare rapidamente incidendo significativamente sui modelli di business e i comportamenti. Approfittando dell’enorme patrimonio di pensiero che anche quest’anno è stato condiviso dai leader del mondo a Davos mi è apparso chiaro che la sfida per noi comunicatori consiste nel comunicare efficacemente i cambiamenti attraverso una storia dell’organizzazione connessa al macro contesto ed in grado di guardare al futuro con pragmatica fiducia.

Ancor prima dell’econometria i fatti ci proiettano in un mondo i cui cicli economici sono compressi, con un profondo impatto anche sulla comunicazione. La nuova economia richiede un ritmo di comunicazione più veloce e connesso alle audience.

Di questo profondo processo di trasformazione il grande alleato è la tecnologia, non credo ci siano dubbi.

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E a proposito del ruolo centrale della tecnologia nel cambiamento, una rappresentazione molto efficace la fornisce il rapporto della mia Accenture presentato proprio a Davos: “Accelerating Europe’s path to reinvention”. Sebbene dallo studio emergano chiaro e forte le sfide del nostro tempo, parallelamente si respira, dati alla mano, la fiducia nel futuro e soprattutto grande consapevolezza che per tenere l’Europa a passo con il cambiamento la tecnologia fa la differenza in tutti i sensi.

Il rapporto mette chiaramente in evidenza i margini di miglioramento e come le aziende europee crescano a un ritmo molto più lento rispetto a quelle del Nord America e dell'Asia Pacifico ma restituisce anche l’immagine di un continente che sta progredendo, ma non basta. Nel 2023 e nel 2024, l'Europa registrerà una crescita dell'1,8% rispetto al +3,1% del Nord America e al +3,8% dell'Asia Pacifico. La differenza risiede quasi esclusivamente nello scarto di investimenti in innovazione tra i diversi continenti.

In sintesi, il modo migliore per raccontare la trasformazione mantenendo la massima fiducia nel futuro è spiegare come il fattore tecnologia giochi un ruolo centrale nell’economia di ecosistema contemporanea. Grazie a questa conoscenza, è possibile dipingere un quadro dell'economia più equilibrato e diversificato, e quindi argomentare in modo più convincente il motivo per cui le aziende dovrebbero continuare a seguire il loro percorso trasformativo per competere a livello mondiale e crescere in maniera sostenibile.


4c comunicazione ceo armandobarone

Le 4 C del Comunicatore per guidare i CEO nell′era della volatilità

Di fronte a sfide senza precedenti, le aziende e i loro CEO sono chiamati a dimostrare la propria solidità.

I CEO dichiarano di vivere una stagione estremamente complessa, compressi tra numerose priorità strategiche contemporanee e disruption causate da fenomeni esterni al perimetro aziendale. Questo è uno dei dati che emerge da “United Nations Global Compact-Accenture CEO Study”  che si basa su informazioni raccolte da più di 2.600 CEO di 128 paesi, 18 settori industriali, approfondite in oltre 130 interviste

La priorità è creare valore in un ambiente globale sempre più volatile. Per i leader ciò significa prendere decisioni difficili che potrebbero non essere sempre gradite da tutti gli stakeholder.

La domanda che mi pongo, rispetto al mio mestiere, è: come possono gli specialisti della comunicazione supportare le nuove sfide e sostenere i CEO?

È il contesto che può ribadire la centralità dei comunicatori che hanno saputo abbracciare il nuovo e fatto maturare il proprio team intorno a un concetto di leadership responsabile.

In un contesto del genere appare quanto mai necessario per i comunicatori essere top of mind per i leader di business ed individuare insieme ai loro le priorità da portare sul mercato esterno. Se questo non accade è sempre più alto il rischio di uno “scollamento” tra mercato e comunicazione.

Ma non basta. La strategia di comunicazione deve essere concepita in un’ottica di personalizzazione perché le audience sono immerse nelle peculiarità del contesto, quindi gli approcci generalisti non sono più in grado di soddisfare il loro bisogno di informazione, che è sempre più verticale ma anche ricco di quei significati che le persone cercano nei brand.

I professionisti della comunicazione si trovano di fronte a una domanda importante: come possiamo aiutare le nostre organizzazioni a navigare in queste nuove acque?

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Non solo devono essere in alcune circostanze “la penna e la voce dei CEO" nell'ambiente volatile di oggi, i confini si sono ampliati per includere:

-Conoscere bene gli eventi dove è importante che CEO partecipino, perché possono avere un impatto sull'organizzazione.

-Comprendere l'impatto dei fattori interni ed esterni sul successo dell'organizzazione.

-Sviluppare strategie di comunicazione di personal branding per rafforzare la credibilità del CEO e garantire la sinergia di questa con quella dell’intera organizzazione

È compito del comunicatore fornire al business le evidenze per produrre la necessaria consapevolezza sulla necessità di una nuova alleanza con la comunicazione per creare vantaggio competitivo. È mia opinione che i leader solidi sanno che non possono permettersi di ignorare il ruolo della comunicazione nel successo dell'organizzazione. Sanno che in tempi di volatilità accelerata devono saper comunicare una visione strategica e uno scopo chiari, sviluppare messaggi forti per i dipendenti e agire per garantire che le loro organizzazioni continuino a crescere anche nei momenti difficili.

Il comunicatore dal canto suo deve essere connesso con l’ecosistema ed avere la capacità di cambiare rotta in un attimo, se necessario, e questo significa mettere continuamente in gioco la propria comfort zone.

Significa quindi cambiare prospettiva e agire non solo come professionista della comunicazione e specialista di un mestiere ma anche come leader.

Il mondo di oggi è complesso e in rapida evoluzione, non possiamo aspettarci che una sola persona abbia tutte le risposte. Una volta che il CEO ha tracciato la rotta, il team deve seguirlo e guidarlo nelle scelte dei messaggi per lui è per l’azienda. Nel modello tradizionale il CEO aveva il suo consulente o team di comunicazione, oggi nell’era della fluidità non ci sono più questi scollamenti. La figura del CEO e dell’azienda si sovrappongono e si alimentano.

Quindi cosa potrebbe mancare? Beh, c'è un concetto di immersione. Una volta capito il posizionamento del CEO e la rotta che lui stesso vuole intraprendere bisogna partecipare attivamente ai progetti e avere la forza di guidarlo nella direzione migliore.

E poi si aggiunge un aspetto rilevante, che riguarda il purpose. La comunicazione è sempre stata considerata principalmente come uno strumento per trasferire informazioni da una persona all'altra, ma non è mai stata vista come uno strumento per creare capitale sociale.

In un ambiente in rapida evoluzione come quello odierno, in cui i canali di comunicazione tradizionali sono sempre più fluidi nel trasmettere i messaggi desiderati, i comunicatori devono guardare oltre il loro ruolo tradizionale di fornitori di informazioni per essere maggiormente coinvolti nella formazione di valori e credenze nella società.

Siamo quindi pronti ad affrontare qualsiasi sfida, con le 4 C del comunicatore di oggi: competenza, coraggio, carattere e coinvolgimento:

Le 4 C del comunicatore di oggi:

  • Competenza: bisogna conoscere il pubblico, gli argomenti e il contesto.
  • Coraggio: dobbiamo essere disposti a condividere la nostra opinione e a parlare in modo franco, diretto e trasparente.
  • Carattere: dobbiamo gestire le resistenze, aiutare fact based il business a ragionare per decidere insieme le leve del cambiamento;
  • Coinvolgimento: bisogna coinvolgere il proprio team e tutti gli attori necessari. L’epoca dell’”uomo solo” e dell’autarchia oggi non è adeguata.

Happy innovating!


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Il flusso del pubblico nella Comunicazione dell′era del New Normal

Tutti amano le belle storyline. Il nostro pubblico non fa eccezione. Ma per raccontarne una bella, dobbiamo sapere che tipo di storia il nostro pubblico vuole ascoltare. E non è sempre facile capirlo, di certo i dati socio-demografici non riescono più da soli a darci indicazioni per coinvolgere.

Come specialisti della comunicazione vogliamo sempre capire nel dettaglio quali sono le esigenze degli stakeholder. A tal fine, cerchiamo di analizzare informazioni ed esperienza per tracciare un quadro corretto e indirizzare i messaggi. Questo ci aiuta a trasformare la comunicazione in un servizio e ad avere certamente più chance di essere rilevanti.

Mettere il pubblico al centro è quindi uno degli ingredienti fondamentali per creare storyline di successo.
La domanda che ci dobbiamo porre è, nell'evoluzione e nel cambiamento che viviamo, la strategia di approccio al pubblico di riferimento è diversa o rimane la stessa di qualche anno fa? È certamente cambiata.

Il modo in cui comprendiamo il mondo si è infatti trasformato radicalmente negli ultimi anni. Un tempo pensavamo alle persone in termini demografici, come l'età, il sesso e lo status sociale. Questo è ancora un modo utile per capire un grande gruppo di persone, ma non ci porta molto lontano quando cerchiamo di comunicare con empatia. Nell'odierno ambiente di comunicazione 24/7, siamo tutti bombardati da messaggi provenienti da ogni direzione e media. Il nostro pubblico di riferimento è da un lato immerso in una quantità di informazioni senza pari, dall’altro mostra l’esigenza di ricevere informazioni personalizzate, superando quindi anche il concetto di pertinenza.

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Esistono ed esisteranno sempre di più tool in grado di darci informazioni rilevanti sul target ma a mio parere questi dati non garantiranno mai la certezza di essere scelti come fonte. Bisogna fare un passaggio ulteriore. Cosa sappiamo veramente dei nostri stakeholder e qual è il modo migliore per entrare in contatto con loro?

La parola "empatia" deriva dalle parole greche "em", che significa in o dentro, e "patheia", che significa sofferenza. È la nostra capacità di sentire ciò che gli altri stanno vivendo, come se lo stessimo vivendo noi stessi. L'empatia non è solo la capacità di comprendere una situazione, ma anche di entrare in contatto con un'altra persona a un livello più profondo. È un'abilità che ogni comunicatore deve padroneggiare e come tutte le abilità può migliorare, se allenata.

Inoltre, dobbiamo considerare che Il ciclo di notizie dei media è cambiato radicalmente. Ci sono molti modi per esprimere la propria opinione e far sentire la propria voce, sia che si tratti di un giornalista che di un lettore. È importante che il contenuto “personalizzato” sia inviato anche attraverso il canale giusto.

Quando ci accingiamo a creare una strategia di comunicazione dobbiamo quindi considerare uno scenario ed un contesto dinamico, ricette buone per tutti i gusti non esistono più.

Il pubblico è fatto da individui che possono scegliere tra migliaia di fonti provenienti da infiniti canali. Dobbiamo quindi capire cosa li spinge, quali sono le loro esigenze e come vogliono ricevere le informazioni. La sfida è considerare l'esperienza delle persone come prima leva della comprensione.

Anche se mi occupo di comunicazione da molto tempo, trovo molto delicata questa fase e per niente semplice. Ma possibile se fissiamo bene gli obiettivi di analisi.

Quali domande quindi dobbiamo porci per capire meglio i nostri stakeholder?

1)    Come sono? Mettiti nei loro panni e prova a immaginare e descrivere la loro vita.

2)    Perché dovrebbero considerare il tuo messaggio? Cosa potrebbero ottenere dalla tua comunicazione?

3)    Qual è il loro bisogno? Fai sapere al tuo pubblico che li capisci e che puoi offrire una soluzione.

4)    Spiega chiaramente qual è la soluzione che proponi.

5)    Cosa vuoi che facciano? Assicurati che sia un’azione chiara da intraprendere.

6)    Come potrebbero resisterti? Cosa potrebbe impedirgli di seguirti?

Una case-study interessante quando parliamo di attenzioni e conoscenza dei valori e delle aspirazioni del pubblico è quella di Tik Tok.

TikTok Shop UK lancerà una nuova categoria di libri in collaborazione con la casa editrice HarperCollins e i rivenditori WHSmith e Bookshop.org. La mossa consente agli amanti dei libri di acquistare una gamma di titoli dei marchi dell'editore CGP Books, che ha un forte carattere educativo, senza uscire dall'app TikTok. La partnership, annunciata nel novembre 2022, attingerà anche alla rete di editori affermati di Bookshop.org come Bloomsbury Books e librerie indipendenti. Anche librerie come Ibadah London e Lowplex Books raggiungeranno un nuovo pubblico attraverso TikTok Shop. La notizia si basa sul successo di #BookTok, la comunità letteraria e di lettura di TikTok che è rapidamente diventata uno degli hashtag più popolari sulla piattaforma, raggiungendo ad oggi oltre 88 miliardi di visualizzazioni.