AI Informazione armandobarone

L′Intelligenza Artificiale e la qualità dell′Informazione

Entro il 2030 le previsioni ci dicono che il 30% del lavoro sarà automatizzato. La ricerca scientifica sull'intelligenza artificiale e la robotica continua a crescere  e le tecnologie del "fattore wow" vengono integrate in ogni tipo di prodotto e servizio.

Che si tratti di elaborazione del linguaggio, di protezione e selezione delle informazioni, di sistemi di raccomandazione che alimentano TikTok o Netflix, il ruolo moderno dei media sta cambiando faccia.

L’esempio del Secolo XIX, accompagnato dalla mia Accenture,  sta cogliendo l’opportunità e le potenzialità dell'intelligenza artificiale e ci dimostra che la nuova tecnologia può essere un abilitatore differenziante anche per il giornalismo.

Il quotidiano ligure ha incorporato un Intelligent Assistant nel sistema redazionale. Il risultato? Un giornalismo sempre di qualità, immediato e preciso e la possibilità per i professionisti di dedicarsi a progetti a maggiore valore aggiunto. Milioni di dati vengono analizzati e i contenuti classificati in tempo reale. Un giornalista che si presta a scrivere una notizia, può contare sul prezioso e immancabile aiuto dell’assistente AI che controlla la coerenza dei dati presenti nel testo, i potenziali link e altre risorse, oltre all’ortografia e alla sintassi.

Sicuramente esistono importanti temi legati ad un’adozione massiva della tecnologia. La tutela della privacy e dei diritti è correttamente al centro dell'attenzione, così come l’adeguamento dei sistemi di istruzione e formazione per consentire la chiusura del gap tra i nuovi lavori che stanno già emergendo e le competenze utili per ricoprire le nuove professioni. In Italia una parte consistente del PNRR ha questo scopo.

 

Dal punto di vista normativo, si osservano passi importanti. Europa e USA stanno lavorando per preparare leggi per la protezione del cittadino.

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La Casa Bianca ha avanzato un "Blueprint for an AI Bill of Rights" che contiene un insieme di principi e pratiche per guidare  "la progettazione, l'uso e l'implementazione di sistemi automatizzati" in maniera tale da proteggere i diritti dei cittadini nell'era dell'intelligenza artificiale.

Vengono affrontati diversi punti, a partire dalle preoccupazioni su algoritmi viziati da pregiudizi, passando a quelle legate agli aspetti della sorveglianza basata su AI.

Anche in questo contesto la comunicazione, e i comunicatori, hanno un ruolo determinante. Le preoccupazioni sono infatti del tutto legittime, ma vanno viste in un processo di trasformazione per portare l’intera società nell’epoca della sostenibilità. Fondamentale quindi che tutti gli stakeholder abbiano evidenza ed accesso ad informazioni corrette e divulgative per includere positivamente in questo entusiasmante percorso il maggiore numero di persone.

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omunicazione strategica cambiamento

La Comunicazione strategica che abilita il Cambiamento

Ogni aspetto del lavoro di chi si occupa di comunicazione esterna sta cambiando seguendo uno scenario macro economico più complesso e organizzazioni impegnate in trasformazioni sempre più compresse nel tempo, tanto da rendere fondamentale la capacità di decidere in segmenti di tempo ridotti, mandando così in soffitta la cultura dei piani di comunicazione triennali.

Non lavoriamo più da un posto fisso, oggi siamo in ufficio, domani a casa o chi in uno spazio di coworking. Ci sono nuove definizioni e atteggiamenti nei confronti del lavoro, come per esempio il dibattito tra umani e intelligenza artificiale. Paradossalmente ritengo che questo scenario di continuo cambiamento renda ancora più necessario dotarsi un strategia, resiliente by design.

Abbiamo bisogno di una strategia di comunicazione, di una strategia di gestione del team e di una strategia anche per noi stessi, per cogliere il cambiamento prima che arrivi. La sfida quindi è avere un rapporto differente con il tempo, accettando di ridurre i segmenti entro i quali troviamo ispirazione, soluzioni e agiamo in modo strategico.

La strategia di comunicazione deve avere il suo perno negli stakeholder, a partire dal proprio team di lavoro. Fondamentale è qui avere un approccio empatico e inclusivo. Un ambiente e un atteggiamento inclusivo fa sì che i membri del team siano coinvolti e motivati dal progetto a cui partecipano attivamente. Stesso approccio vale per gli  stakeholder (top management, partner, media, influencer…) perché in un mondo fluido dove la strategia può cambiare rapidamente se non hai tutti gli stakeholder on board non puoi essere resiliente. Su questo punto ritorna l’importanza delle relazioni pubbliche, come momento di confronto attivo con tutto ciò che è portatore di interesse esterno all’organizzazione.

omunicazione strategica cambiamento

Siamo in una fase di trasformazione che arriva con molte idee nuove e innovative ma anche molte altre domande e sperimentazioni. Alcune cose sono chiare però. Ad esempio, che le audience e gli stakeholder ai quali ci rivolgiamo hanno più influenza di prima, che il lavoro del comunicatore è di baricentro per accogliere il nuovo valorizzando gli asset e il know-how della professione  e, infine, che solo le organizzazioni che si alimentano con una comunicazione esterna ed interna veramente significativa, costruita intorno a valori sani saranno abbracciate da dipendenti, consumatori e clienti.

A proposito di avere un modello di economia dell’attenzione ma anche inclusivo nel contesto che viviamo, bella la campagna Joyful Diversity with AI di BMW che ha lanciato una sfida per trovare soluzioni per la diversità, l'equità e l'inclusione che possono essere messe in atto internamente. La sfida ha incoraggiato i partecipanti a proporre soluzioni basate sull'intelligenza artificiale e sui dati (compresi i dati in tempo reale) che testano, misurano e riducono sistematicamente i pregiudizi negli ambienti di lavoro e nella comunicazione. Con questa campagna BMW spera che le soluzioni possano consentire una migliore comprensione, riflessione e decisioni più intelligenti a livello globale, sia per l'azienda che per la società nel suo insieme. Dopo un processo di selezione iniziato in ottobre, una giuria selezionerà due squadre vincitrici entro dicembre di quest’anno.

Insomma il nostro lavoro di comunicatori è nuovamente al centro del cambiamento, sono tanti gli aspetti e le implicazioni, il lavoro che cambia, le audience che cambiano e la delivery che cambia. In questo meraviglioso mondo che si trasforma ogni giorno abbiamo l’opportunità di ribadire l’importanza di un lavoro senza pari.


Purpose in action armandobarone_TW

Il modello Olivetti può insegnarci ad attivare il nostro Purpose

Net Zero è il new normal. Il numero di Paesi con impegni legali net zero è raddoppiato dal 2020, arrivando a coprire il 20% del PIL mondiale (rispetto al 6% di solo due anni fa). Qualitativamente il dato è ancora più interessante: quasi 700 delle 2.000 aziende più grandi del mondo hanno dichiarato di passare ad una governace net zero.

Per  guidare il progresso verso questi obiettivi, le aziende stanno lanciando nuovi strumenti, guide, formazione, academy per aiutare i dipendenti a lavorare e vivere in modo più sostenibile. Iniziative che dimostrano l’intenzione di incentivare le persone a creare un cambiamento dall'interno e fornire loro gli strumenti e le conoscenze di cui hanno bisogno.  Su larga scala il coinvolgimento dei dipendenti nel perseguimento dei parametri Net Zero potrebbe diventare un potente alleato per contrastare il trust gap e promuovere una forza lavoro più coinvolta.

La domanda che dovremmo farci forse è: in che modo renderemo i dipendenti essenziali per una strategia di sostenibilità e costruiremo una concreta cultura professionale del Purpose?

Come talvolta accade la soluzione potremmo averla in casa. Si tratta dell’impostazione olivettiana d’impresa intesa come agente di sviluppo della comunità locale, responsabile anche nei confronti del territorio e della sua bellezza. Olivetti è stato un pioniere della socio-sostenibilità. Convinto del fatto che la fabbrica, chiedendo molto ai suoi dipendenti, dovesse restituire altrettanto, pensò ad un modello di industria che eliminasse, dall'architettura ai rapporti con la forza lavoro, i vecchi modelli. In passato ho avuto la fortuna di lavorare ad un progetto di restituzione di una fabbrica ideata negli anni ‘60 da Adriano Olivetti ed ho così potuto cogliere “sul campo” la ragione che ha spinto gli amici americani nel prendere a modello proprio il pensiero di Olivetti per costruire la Silicon Valley.

Purpose in action armandobarone_TW

Infatti fu lui che eliminò architettonicamente la gerarchia piramidale, introdusse la produzione culturale all'interno della sua azienda e si interessò dell'aspetto sociale del territorio. E qui che dobbiamo prendere spunto dall'imprenditore di Ivrea e capire che non ci possono essere realtà sostenibili senza una cultura della sostenibilità nella governance dell’azienda da cui derivano azioni concrete. La sostenibilità deve essere intesa come un fattore di produzione interno, una forza che si propaga verso l’esterno ed influenza tutto e tutti. Il ruolo  esercitato dai dipendenti non è mai stato così importante come oggi: non è un caso che quando parliamo di purpose le persone preferiscono sempre di più lavorare per aziende in linea con i propri valori: 7 giovani su 10 affermano di essere più propensi ad accettare un lavoro presso un'organizzazione sostenibile, la metà di questi si dichiara disposto a considerare anche uno stipendio più basso a fronte di un organizzazione in cui riconosce i propri valori.

Guardando anche al mondo delle competenze e del futuro dei giovani in azienda, le aziende, il sistema scolastico e universitario stanno convergendo per creare skill ESG. Molto è generato dal bisogno di professionisti legati agli impegni provenienti dalla transizione energetica ma sempre più sta maturando un approccio che vede nelle competenze legate alla sostenibilità un denominatore comune utile a tutti, non solo agli specialisti.

Riscoprire il modello olivettiano, combinarlo con i moderni criteri ESG, accelerare la trasformazione del sistema d’istruzione attraverso l’adozione delle tecnologie abilitanti potrebbe consentirci di fare quel passo in avanti a vantaggio di tutto l’ecosistema, a partire dai nostri giovani. È l’ora di essere ambiziosi, del resto, chi avrebbe immaginato che la Silicon Valley sarebbe diventata la terra delle più potenti aziende del pianeta?


bisogni GenZ armandobarone

I bisogni della GenZ un′occasione per modernizzare la nostra società

La GenZ, il cluster di popolazione più ampia al mondo, è nata e cresciuta in un mondo fisico che rispecchia e incorpora il mondo online. È la generazione che ha trascorso quasi più tempo di vita online che nella vita reale. Quindi i nostri giovani hanno la velocità e l’accesso istantaneo ai servizi come parte del loro set dei desideri, non sono aspettative, come accadeva per le generazioni precedenti, ma veri e propri bisogni non derogabili.

Se vogliamo una società inclusiva e partecipativa dobbiamo quindi necessariamente riflettere la cultura delle generazioni più giovani anche nei servizi di cui hanno bisogno. È un argomento chiave per superare la sfida con il basso a livello di istruzione e la piaga dei ragazzi e ragazze che non studiano e non lavorano, cifra che oltrepassa i 3 milioni secondo l’Eurispes. Considerando che le proiezioni al 2033 dicono che nel nostro paese solo 6 milioni di giovani saranno in età di formazione è evidente che stiamo parlando di un tema determinante.

Le nuove tecnologie si stanno fondendo rapidamente online e offline, assicurando che i nostri ragazzi non siano mai completamente sconnessi. Tuttavia, non possiamo creare una realtà che disconosca il mondo fisico, i ragazzi vivono ancora nel mondo reale. Quindi, mentre l’ON-LINE ha più portata, velocità, scelta, stimoli, luoghi in grado di alimentare l'immaginazione, la realtà fisica, OFF-LINE, ha anche i suoi vantaggi: autenticità, bellezza, presenza sensoriale e fisica che l’ON-LINE  non può eguagliare.

La PA sta realizzando progetti importanti di digitalizzazione e tanto arriverà sulla scorta di quanto previsto dal PNRR, è fondamentale che questi siano fatti bene e comunicati adeguatamente.

La comunicazione è un asset fondamentale anche per creare un legame empatico tra le nuove generazione e la PA, oggi vissuta con un sentimento che oscilla tra l’indifferenza e l’ostilità.

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L’esempio di PagoPa calza a dovere per ricordarci quanto l’importanza di avviare servizi pubblici digitali che possano essere fruiti sia on che off-line per un’esperienza “instant”, personalizzata e flessibile alle esigenze del singolo, siano strategici per la trasformazione del Paese. Viviamo nell’era in cui la tecnologica abbraccia qualsiasi area della vita umana, spinta da innovazioni veloci e a volte anche radicali.

Anche la Pubblica amministrazione si dovrà spingere sempre più forte verso questa transizione, e accelerare il ritmo avvicinandosi alla velocità dell’impresa privata per divenire più resiliente, facile e attrattiva. Aprire le porte all’innovazione per rendere moderno l’accesso ai servizi pubblici è una sfida collettiva, che tocca gli interessi di tutti.

A partire dalle Università, forse il luogo dove i giovani fanno maggiore fatica ad accettare la logica analogica alla sua base, in un mondo che negli ultimi due anni e mezzo è profondamente cambiato.

Progettare servizi per questo peculiare pezzo della PA vuol dire non solo accrescere la skill degli studenti, ma anche progettare esperienze di accesso e fruizione che tengano conto del cambiamento, per cercare di avvicinare gli obiettivi di studio al purpose personale – quello “scopo” che ogni giovane dovrebbe avere nella vita e che deve raggiungere attraverso un lavoro, delle competenze e un Sistema paese tecnologicamente  contemporaneo.

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trasformazione aumentata armandobarone

Viviamo l′era della Trasformazione Aumentata

Siamo in un momento di trasformazione aumentata, in mercati pieni di nuove idee, di start-up che si moltiplicano a una velocità incredibile; di più, rispetto al passato, il nostro lavoro è sempre più compresso, abbiamo sempre più obiettivi trasformativi da raggiungere. Come misuriamo i nostri risultati alla luce di un mondo e di un mercato sempre più orientato al nuovo?

I KPI tradizionali riescono a catturare questo cambiamento?

Un indicatore chiave di prestazione è un valore misurabile che dimostra l'efficacia con cui un team sta raggiungendo gli obiettivi principali, e quando parliamo di comunicazione ci sono specifici KPI che assolvono a questo incarico: numero di articoli, condivisione, visualizzazioni, coinvolgimento etc.

La mia impressione è che questi KPI vadano arricchiti. Ad esempio tutto ciò che esula dai media tradizionali necessita di una misurazione dell’efficacia, un indicatore in grado di dimostrare il grado di trasformazione raggiunto dai principali veicoli con cui "distribuiamo" l’informazione.

Stesso discorso vale per il purpose, che coinvolge sempre di più i comunicatori del nuovo millennio. Senza la condivisione di standard trasparenti che misurano l’approccio individuale, come possiamo capire in maniera oggettiva se le azioni intraprese sono in grado di sedimentare valore?

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La definizione di KPI più rivolti agli individui appare importante nel momento in cui la comunicazione è sempre più distribuita tra differenti media e di conseguenza aumentano le possibilità che l’individuo possa con le proprie azioni quotidiane agire nei confronti del posizionamento dell’azienda.

Un nuovo approccio può favorire un accorpamento dei troppi standard già esistenti, ed essere adottati su base volontaria?

Il mondo cambia velocemente, noi cambiamo velocemente, i KPI dovrebbero evolvere, senza per altro stravolgere la loro anatomia che è sempre legata a caratteristiche standard. L’anatomia di un KPI strutturato include 4 punti principali:

  1. Una Misura. Ogni indicatore KPI deve avere una misura. I migliori KPI hanno misure più espressive.
  2. Un Obiettivo. Ogni KPI deve avere un obiettivo che corrisponda alla misurazione individuata e al periodo di tempo individuato per raggiungerlo.
  3. Un’Origine Dati. Ogni KPI deve disporre di un’origine dati chiaramente definita, in modo che non vi siano aree grigie nel modo in cui ciascuna viene misurata e tracciata.
  4. Una frequenza. KPI diversi hanno frequenze di segnalazione diverse; tendenzialmente è buona prassi confrontarsi con le proprie metriche almeno una volta al mese.

In un’epoca di grandi cambiamenti diventa strategico evolvere  il sistema di misura con un cruscotto di KPI che accompagni i professionisti in un percorso che necessariamente richiede di combinare credibilità con flessibilità.


micro-community armandobarone

Le micro-community nel contesto della Comunicazione

Mai come oggi le nuove tecnologie stanno plasmando nuovi modelli di fiducia delle audience aprendo opportunità di connettersi con micro-community, molto più ristrette rispetto al tradizionale concetto di comunità ma più focalizzate intorno al purpose condiviso.

Questo è un fenomeno nuovo, dal grande potenziale, che merita l’attenzione di noi comunicatori. Infatti se pensiamo alle nuove generazioni,  la “Tiktokification” dei contenuti on-line ha dato una grande accelerata al fenomeno delle micro-community, con una conseguenza importante: l'ascesa di reti di audience più piccole e meno influenzate dagli algoritmi della pubblicità che riportano l'accento sulle persone, un elemento di grande preoccupazione per i social media e le big tech.

In un periodo di trust-gap come quello che stiamo vivendo le micro-community si costruiscono proprio sulla fiducia. Potenzialmente quindi parliamo di luoghi dove il posizionamento di un brand autentico può essere recepito e accolto dalla Gen Z, una grande opportunità per includere le nuove generazioni e non perdere il contatto con le altre audience.

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Alcune case history offrono buone indicazioni su come approcciare questo fenomeno. Creare connessioni più profonde basate su valori condivisi, obiettivi e identità appare una condizione necessaria, così come concentrarsi su ciò che il tuo brand può fare per la comunità. Patagonia con il concept Action Works ha deciso un approccio differente rispetto alla community attiva per trovare soluzioni alla crisi ambientale, settore in cui il brand è attivo da oltre 40 anni. Patagonia, preso atto che la crisi ambientale ha assunto uno stato senza precedenti, ha deciso di non coinvolgere le persone direttamente bensì di mettere la sua community in contatto diretto con i beneficiari delle attività. Questo ha consentito una focalizzazione sui problemi più urgenti e un’accelerazione nell’implementazione delle soluzioni individuate aumentando quindi l’apprezzamento della community nei confronti del brand.

L’ascolto dinamico e intelligente delle community può inoltre diventare fonte di ispirazione e consapevolezza con l’obiettivo di continuare a sviluppare strategie autenticamente audience centric. Esplorare, ascoltare e connettersi con questo nuovo scenario è sicuramente sfidante ma rappresenta un’opportunità in un contesto in cui l’informazione sarà sempre più multi-piattaforma, multi personalizzata e multi-partecipata.


Centralità scuola digitale

La centralità della Scuola per trasformare il Paese

Già da quest’anno sono operativi i primi importanti cambiamenti previsti dal PNRR.

Il prossimo “back to school” vedrà tra i banchi 100 mila studenti in meno, un primo effetto concreto del calo demografico che si stima raggiungerà il suo picco nel 2033 con 1.4 milioni di studenti in meno portando quindi il numero di giovani in formazione a solo 6 milioni. È un fenomeno che fa fare un “salto di qualità” verso la completa insostenibilità ad alcuni fatti che contraddistinguono il capitale umano del nostro paese, in particolare la bassa percentuale di laureati e il primato di giovani che non studiano né lavorano, quelli che vengono definiti NEET (Not engaged in Education, Employment or Training).

Sicuramente uno scenario tanto allarmante quanto noto ma che quest’anno si muove in un contesto differente, che giustifica un relativo ottimismo. La scuola è infatti uno dei pilastri del PNRR.

Centralità scuola digitale

L’inizio dell’anno scolastico 22-23 vedrà l’avvio del progetto Scuola Digitale il cui obiettivo è trasformare almeno 100 mila classi tradizionali in ambienti di apprendimento innovativi, integrati da un concetto di classe e laboratorio in grado di superare l’attuale modello ideato per sostenere il boom economico degli anni ‘60 del secolo scorso. Un modello quello attuale evidentemente poco appeling per le generazioni native digitali ed inefficace per formare capitale umano in grado di svolgere le professioni del futuro che sempre di più rappresentano i mestieri del presente. A questo proposito si pensi all’impatto che big data, il cloud, l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica e la blockchain stanno avendo nel modificare i mestieri “tradizionali” e nel creare nuovi lavori.

Sia inteso il progetto Scuola 4.0 non è una promessa ma un fatto che ha una dote complessiva di 4.9 miliardi di euro.

È certamente auspicabile arricchire questo progetto con ulteriori interventi sulla didattica per accelerare il cambiamento ed indirizzare alcuni fenomeni collegati all’uso del digitale come la tutela della privacy, la necessità di considerare l’innovazione trasversale a tutte le materie, rendere centrale e premiante la formazione dei docenti. Anche qui ci sono segnali positivi: tutti questi punti sono indirizzati nell’indagine conoscitiva approvata dal parlamento (chi vuole può leggerla qui)

Siamo di fronte ad una priorità sistemica che merita la massima attenzione da parte dei comunicatori e dei media. Divulgare questi cambiamenti, che aprono ad un concreto ventaglio di opportunità, con l’obiettivo di includere nelle conversazioni famiglie e studenti è strategico per creare le premesse per il successo del progetto di trasformazione della scuola che può creare benefici in termini di PIL ed essere un volano positivo in termini di coesione sociale e benessere.


GenZ armandobarone

Generazione Z, alcune best practise per conoscerla meglio

La Gen Z è un gruppo di persone nate tra il 1995 e il 2010. Si tratta della prima generazione di veri nativi digitali e costituisce quasi un terzo della popolazione globale, il che significa che è il segmento demografico più grande. Cresciuta durante il tumulto di una crisi finanziaria e della guerra al terrorismo, sullo sfondo della crescente digitalizzazione e della crisi climatica, la Gen Z è caratterizzata da un insieme unico di valori e ambizioni. Ma questo va oltre un'etichetta demografica. La Generazione Z può anche essere definita come uno stile di vita, una nuova forza trainante che modella la cultura e i comportamenti nell’atto di consumare, lavorare e vivere il tempo libero, che avrà un effetto a catena attraverso le generazioni.

La Generazione Z dà la priorità al lavoro autodiretto, flessibile e significativo rispetto a percorsi di carriera lineari e sicuri. Si prendono meno sul serio rispetto alle generazioni precedenti, si concentrano sulla creazione di comunità inclusive e si preoccupano del loro impatto sociale e ambientale. Questa generazione ha forgiato la propria identità all'incrocio tra online e offline e si sente a proprio agio nell'interazione attraverso meme, GIF ed emoji. Non hanno paura di usare il loro potere e le loro abilità digitali per esprimere e amplificare le loro opinioni sulle questioni che li riguardano. Una formula per conquistare questa audience? Concentrarsi sulla costruzione di comunità inclusive, abbracciare l'autenticità e l'individualità e dare la priorità a creatività, giocosità e spirito imprenditoriale.

Parlando di Gen Z e media, voglio condividere con voi alcune interessanti Best Practise.

3 best practise per capire la Gen Z

Informed

La prima è Informed con sede a Berlino che sta cercando di riguadagnare un po' di libertà di notizie dai paywall. Con le tariffe pubblicitarie che soffrono a livello globale e le aziende che si rivolgono ai paywall, Informed prevede di fungere da strato in cima a importanti notizie a pagamento e sta collaborando con fonti come The Economist, The Washington Post e Bloomberg. Il livello funge da 'playlist'; le fonti possono curare una selezione di articoli e opinioni che attireranno i lettori della Gen Z che potrebbero non essere in grado di permettersi abbonamenti alla pubblicazione originale. Infomed raggrupperà gli articoli da tali fonti negli elenchi di lettura e aggiungerà il proprio riepilogo delle notizie all'evento.

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Gimi

La seconda è un’app di educazione finanziaria per bambini, Gimi che ha collaborato con ABN AMRO. L'app in co-branding, sviluppata in soli 90 giorni, consente ai giovani clienti della banca di età compresa tra i 7 e i 13 anni di gestire facilmente i propri soldi attraverso il proprio conto bancario connesso utilizzando Open Banking. L'app Gimi è disponibile in tutti gli app store ed è tradotta in inglese, svedese, norvegese e olandese, coprendo tutte le valute in tutta Europa. Coloro che vi accedono tramite ABN AMRO avranno accesso gratuito all'abbonamento Superskills Pro di Gimi, che in genere è di 2,99 EURO per bambino al mese.

Chill Time

L’ultima best practise della Gen Z è in contro tendenza e coinvolge Sprite che ha annunciato a maggio scorso il lancio di una nuova campagna Chill Time, incoraggiando il mondo a ripensare il tempo sullo schermo degli adolescenti come non tempo perso, ma necessario al relax. Sprite sfida il motivo per cui gli adolescenti vengono puntualmente interrotti con le cuffie e il telefono in mano. Quando un boomers legge un libro, viene per caso disturbato? La campagna afferma che la generazione Z è una generazione incompresa di appassionati del digitale e dei social appassionati del mondo che li circonda

La campagna ritrae adolescenti che arrivano a casa dopo una giornata faticosa, cercando di ristabilirsi, rilassarsi e godersi un po' di relax.

I cervelli della generazione Z si stanno, sempre più, adattando al loro mondo digitale e interconnesso, in cui sono immersi, più velocemente delle generazioni precedenti.

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EdTech, il futuro della formazione e dell'apprendimento | armandobarone

EdTech, il futuro della formazione e dell′apprendimento

L’acronimo EdTech è spesso considerato sinonimo di formazione online. In realtà, questo concetto è molto più ampio e comprende l'intero set di strumenti digitali volti a migliorare l'efficienza del processo educativo, sia questo riguardante lo studente, o le competenze della forza lavoro. Il cosiddetto "apprendimento permanente", ovvero le attività intraprese in modo formale o informale in varie fasi della vita per migliorare le proprie conoscenze in una prospettiva personale, sociale o professionale, sta diventando una tendenza crescente.

L’esempio Talent Garden, che ha creato luoghi d’innovazione per sostenere i talenti e che conta ben il 50% dell’intero investimento del settore EdTech in Italia, testimonia la vitalità di questo settore che ha potenzialmente davanti a se un’iperbole di crescita sostenuta. L'Italia rappresenta solo il 2% di tutti gli investimenti in Digital Education in Europa.

Con una previsione di crescita da 106 a 377 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2028, il mercato dell’EdTech sta entrando nell’età dell’oro, se pensiamo che nel 2018 il volume del mercato globale dell’EdTech era di appena 12,8 miliardi di dollari.

La pandemia certamente ha spostato gli equilibri rafforzando la crescita e spingendo molto sull’integrazione delle nuove tecnologie  digitali dal momento che una delle preoccupazioni degli educatori era la necessità di coinvolgere maggiormente gli studenti. Questo si traduce in un costante aggiornamento delle piattaforme che consentono l’utilizzo di strumenti interattivi sempre più coinvolgenti.

Allo stesso tempo, tutti abbiamo imparato, soprattutto chi aveva dei figli in DAD, che i programmi statali di istruzione secondaria e superiore non erano in grado di soddisfare tale domanda di cambiamento. Gli attuali metodi di insegnamento, utilizzati nelle scuole statali e nelle università, non tengono il passo con i bisogni  della società che deve virare verso la sostenibilità, le  peculiarità delle generazioni native digitali e delle nuove competenze che il mercato del lavoro chiede.

EdTech, il futuro della formazione e dell'apprendimento | armandobarone

Al momento a livello mondo, il segmento di popolazione che è maggiormente coinvolto dalla trasformazione è la fascia di popolazione che va dai 6 ai 18 anni, ovvero tutti gli studenti che frequentano la scuola primaria e quella secondaria. Secondo recenti stime, questa fascia di età contribuisce ad oltre il 41% dei ricavi ottenuti dalle società di EdTech.

Una  delle ragioni per cui questo segmento è così importante deriva dalla tendenza ad aumentare il coinvolgimento degli studenti con metodi di apprendimento basati su esperienze più immersive e gamification. Chi di voi ha figli o nipoti in età scolastica avrà certamente potuto sperimentare la fatica delle nuove generazioni ad apprendere attraverso modelli, strumenti e metodologie ideati in epoca pre-internet.

A proposito di esperienze immersive, voglio condividere con voi la best practice di Africa Metaverse Academy.

Nel maggio scorso è stato annunciato che più di 300 giovani in 15 paesi africani beneficeranno di programmi di formazione gratuiti sul metaverso offerti da 3D Netinfo e dai suoi partner, è la prima African Metaverse Academy. Le opportunità di formazione riguarderanno le "professioni del metaverso", tra cui blockchain, criptovaluta, intelligenza artificiale, realtà virtuale, 3D, giochi e design. I confini del digitale azionano meccanicismi di democratizzazione sorprendenti come in questa best practise. Il progetto mira  a costruire un ecosistema africano sostenibile dell’industria culturale creativa e rispondere ai cambiamenti attuali (Blockchain, NFT e criptovaluta). E contribuire allo sviluppo delle competenze e al supporto per le startup del continente, che faranno l'Africa di domani.

EdTech modella il futuro della forza lavoro e un ruolo importante nel settore lo avranno la nuova generazione di startup che porteranno al settore valore, maggiore coinvolgimento e capacità di favorire la socializzazione.

Un punto importante quello della socializzazione dopo l’isolamento della pandemia che ci ha aiutato a comprendere il valore del contatto umano durante il processo di apprendimento. Non importa se si tratta di relazioni insegnante-studente o studente-studente o formatore-lavoratore, stare in classe o  in team, tra altre persone, ha una sorta di effetto “magico”, incoraggiandoci ad apprendere più velocemente ed essere più efficienti.

Ecco perché qualsiasi tecnologia educativa dovrebbe essere incentrata prima di tutto sulla persona e facilitare questa interazione.


comunicazione scenari | armandobarone

La Comunicazione e la sfida dei nuovi scenari

Mentre i media tradizionali si trasformano per esplorare nuove orbite di fruizione, nuovi media atterrano sul nostro pianeta.

La comunicazione percepita nel mondo digitale ascoltando un podcast, viaggiando sul Metaverso o guadando un video su TikTok ci spinge verso nuovi linguaggi per incontrare anche le nuove generazioni. Proprio le nuove generazioni riescono più di altri ad attivare nuovi processi con una velocità elevata a cui dobbiamo prestare attenzione.

E questa velocità con cui le cose cambiano ci lascia stupiti, divertiti, disorientati, pieni di curiosità e desiderosi di superare le nuove sfide.

comunicazione scenari | armandobarone

Ogni rotazione verso il nuovo è una conquista per il comunicatore professionista, un invito ad abbracciare sempre il lato positivo del cambiamento.

Ricordando il premio che recentemente il Forbes Podcast Award ha riconosciuto al mio team Accenture per il progetto The News- Il podcast, il direttore di Spot and Web, Mario Modica, nella sua intervista in podcast, mi ha fatto raccontare del mio lavoro, dei nuovi scenari e delle nuove sfide che ci aspettano come comunicatori al servizio di un’azienda che guida i processi di innovazione come Accenture.

The News - il podcast si estende oltre i confini fisici delle notizie tradizionali per muoversi verso una audience sempre più fluida. Partendo da questo dato di fatto il comunicatore attuale deve rispondere ad una domanda apparentemente semplice: dove sta andando la mia audience?

Grazie ancora al direttore Mario Modica e vi invito ad ascoltare questa intervista facendomi sapere cosa ne pensate qui tra i commenti o sui miei canali social.