La Generazione Z sempre più attenta alla sostenibilità
Siamo certi che la necessità di trasformare il modello verso la sostenibilità sia un tema che unisce le generazioni? Siamo certi che la generazione Z di Greta Thunberg rappresenti il propulsore di questa grande rivoluzione per vivere in una società che finalmente si riconcili con i ritmi del mondo per diventare al contempo più evoluta e armonica?
Oppure stiamo provando ad imprimere un cambiamento senza garantirci di avere on board chi di fatto dovrà trainarla, e pagarla, nei prossimi decenni?
Una survey commissionata da Enel Green Power e realizzata dall’Istituto Piepoli che analizza la Gen Z ha un output molto interessante.
L’analisi mostra che tra i giovani esiste una fascia di “paladini dell’ambiente” - il 19% degli intervistati - che dicono di fare sforzi concreti per salvaguardare il pianeta, preferiscono pagare di più per prodotti "sostenibili" e partecipano a manifestazioni di piazza. Ci sono anche i “virtuosi” - il 25% - attenti a non sprecare elettricità, acqua, cibo e a fare la raccolta differenziata dei rifiuti.
Ma i due gruppi insieme rappresentano ancora una minoranza, pur se consistente, sul totale dei giovani intervistati.

La Gen Z è la prima generazione nativa digitale e costituisce quasi un terzo della popolazione globale, sono quindi il segmento demografico più grande. Cresciuti durante il tumulto di una crisi finanziaria e della guerra al terrorismo, sullo sfondo della crescente digitalizzazione e della crisi climatica, la Gen Z è caratterizzata da un insieme unico di valori e ambizioni. Ma questo va oltre il fatto che possano essere autentici interpreti di un mondo più sostenibile.
Con la crisi in Ucraina aumentano anche le tensioni geopolitiche, i giovani, sempre dalla survey di Enel Green Power, sembrano prestare poca attenzione al legame tra sostenibilità ed energia: solo il 16% lo indica. E sempre il 16% dice di voler approfondire la questione della transizione energetica (il 14% quella della decarbonizzazione) mentre il 40% pensa soprattutto al tema generale del cambiamento climatico.
Certamente una parte della Gen Z è una forza trainante in grado di modellare la cultura e i comportamenti, ma questa minoranza saprà includere la maggioranza oppure rischia l’effetto torre d’Avorio con il possibile risultato di trasformare anche la sostenibilità in un tema divisivo?
Ancora credo che un ruolo decisivo lo debba interpretare il mondo della comunicazione che deve ancora trovare una metrica condivisa con questa nuova generazione, oscillando tra il disimpegno e l’esaltazione dei giovani ma di fatti abdicando al fondamentale ruolo di comunicare in maniera inclusiva.
Come rendere popolare l′Innovazione, l′esempio dell′Idrogeno
Proprio nei giorni scorsi su Il Sole 24 Ore, ha posto sotto i riflettori il tema della transizione verde e dell’Idrogeno con una storia eccellente come quella della Società De Nora, che punta direttamente a piazza affari con un aumento di capitale che che supera i 3 miliardi di euro.
Storie di eccellenza che non devono stare troppo lontano ma ci devono riguardare. Perché?
Le fonti alternative sono un argomento sempre più vicino ai bisogni delle persone. Gli obiettivi legati al taglio delle emissioni di Co2 coinvolgono tutti, non solo i super esperti.
I media, gli influencer e i comunicatori hanno una grande responsabilità nel divulgare questi temi perché senza un’alleanza con le persone il cambiamento stenterà a decollare.
La strada verso la transizione energetica, ha bisogno di Idrogeno come strategia per realizzare un’ efficienza energetica strettamente connessa alle energie rinnovabili.
L’idrogeno è ovunque nell’universo, è il combustibile con la massima efficienza energetica per massa e quando viene utilizzato non emette CO2.
Riuscire a favorire le conoscenze tecnologiche, lo sviluppo di infrastrutture e l’utilizzo dell’idrogeno rinnovabile significa portare evidenti benefici a tutto l’ecosistema Aziende, comunità e persone.
Perché voglio parlarvi di Idrogeno oggi? Non sono di certo un tecnico del settore o un divulgatore scientifico della materia ma credo che la comunicazione giochi un ruolo fondamentale nel difendere innovazione e creare un’alleanza con le persone comuni, quelle che pagano le bollette.
Bisognerebbe semplificare e portare cultura nelle famiglie, nelle piccole aziende che giocano un ruolo fondamentale nella transizione energetica. Un processo di innovazione così repentino come quello di cui abbiamo bisogno per abbattere l’emissione dei CO2 deve potere contare sul supporto della più alta percentuale di popolazione possibile. Mai come adesso la comunicazione gioca un ruolo determinante. Ma siamo ancora lontani. Nel momento in cui sto scrivendo questo articolo digito la parola Idrogeno su Google, i primi 10 risultati sono tutti scientifici.

La sfida della transizione tecnologica non è relegata esclusivamente ai livelli funzionali delle soluzioni ma altresì deve spostarsi verso l’engagement di nuove audience. Solo così possiamo massificare il bisogno e l’utilizzo delle nuove tecnologie.
L’idrogeno consente di raccontare storie accessibili a tutti, vere fiabe tecnologiche: con 1 kg di idrogeno è possibile muovere un'automobile per 130 km, fornire riscaldamento per due giorni a un'abitazione, produrre 9 kg di acciaio a partire dal ferro grezzo.
Ma non solo. Condivido tre esempi di soluzioni che hanno usato l’idrogeno, tre prospettive diverse ma tutte e tre molto interessanti.
Il caso di Ecopetrol che ha stretto alleanze con sei società internazionali per sviluppare una strategia energetica all'idrogeno, il caso di Volvo che prevede già quest'anno di avviare la produzione di concept car e componenti in acciaio realizzati utilizzando l'idrogeno e infine, il caso di un profumo che per essere prodotto utilizza CO2 convertiti in alcolici privi d’impurità utilizzando l’idrogeno nel sistema di reattore di conversione.
Veniamo al primo esempio: dopo aver testato il suo primo progetto pilota a idrogeno green, a maggio il produttore petrolifero colombiano Ecopetrol ha annunciato una collaborazione con società energetiche internazionali per sviluppare una strategia incentrata sul carburante verde. Insieme a Total Eren ed EDF dalla Francia, Siemens Energy dalla Germania, H2B2 dalla Spagna, Empati dal Regno Unito e Mitsui dal Giappone, l'azienda ha avviato una strategia per rafforzare lo sviluppo di un piano globale a basse emissioni di carbonio. Dedicherà progetti specifici alla de-carbonizzazione della produzione di idrogeno nelle raffinerie e realizzerà iniziative per il suo utilizzo nell’industria e nel settore mobilità.
La seconda innovazione che merita un accenno è una nuova produzione, quella della svedese Hybrit (Società di proprietà di SSAB) che ha consegnato un lotto di "acciaio green” a Volvo. Mentre il carbone viene utilizzato per la produzione di acciaio a base di minerali, Hybrit utilizza energia rinnovabile e idrogeno in un impianto pilota aperto nel nord della Svezia nel 2020. Volvo già utilizza dalla fine del 2021 l'acciaio per prototipi e parti separate di veicoli, l’azienda ha dichiarato di voler diventare un’azienda climaticamente neutra entro il 2050 in linea con l'Accordo di Parigi.
L’ultima innovazione che vorrei condividere con voi è quella di Air Eau de Perfume, un profumo a base di etanolo prodotto da Air Company. L'azienda specializzata in tecnologie del carbonio con sede a New York crea prodotti di consumo utilizzando CO2 estratti da impianti di fermentazione tradizionali e alcolici industriali, che convertono in alcol privi di impurità utilizzando l'idrogeno nel sistema del reattore di conversione del carbonio dell'azienda. L'azienda ha dichiarato che ogni bottiglia utilizza 0,036 kg di CO2. Le bottiglie costano 220 USD ed erano disponibili con un preordine nell'ottobre 2021 con spedizione prevista nel primo trimestre del 2022.
Insomma esistono già progetti tangibili, perché non raccontarli?
Allora amici comunicatori proprio per questo motivo se avete delle innovazioni o dei POV da condividere che riguardano l’Idrogeno, eccomi qui pronto ad accoglierle tra vostri commenti.
Happy Innovating!
Oltre le Logiche dei media per una logica della rilevanza
In un mondo sempre più connesso, in cui le informazioni si diffondono ad una velocità mai vista prima, i media assumono sempre di più un ruolo centrale nell’intercettare le persone che s’informano in modo diversificato rispetto alle fonti da cui attingono notizie e approfondimenti.
Tutti i dati disponibili fotografano una situazione di crescita e fluidità delle audience nella ricerca di ciò che ritengono rilevante.
Ma devono essere le audience a seguire i media o viceversa?
Nella mia visione sono i media che dovrebbero seguire le audience, anzi dovrebbero anticiparle.In uno scenario mediatico sempre più data driven la tecnologia si comporta da acceleratore - la case history di Club House nato, cresciuto e fallito tutto in contemporanea è interessantissima - e da abilitatore di cambiamenti improvvisi permettendo la nascita di media che in poco tempo raggiungono numeri impressionanti. Vedi per esempio TikTok che sta assumendo un ruolo centrale anche nel purpose con hashtag come #ecotok, #antirazzismo e #ecohack che hanno raggiunto oltre 1,25 miliardi di visualizzazioni in totale. Pensate che TikTok sia un media solo per i giovani? Ripensateci. Oltre 200 milioni di utenti TikTok hanno più di 35 anni.
In questo contesto di continua fluidità dove la vera contesa si sposta sulla capacità di convincere le persone ad investire il proprio tempo, il comunicatore che si è formato nel mondo dei media tradizionali come dovrebbe comportarsi?

Risposta 1 - Ripensa alle milioni di copie che le edicole vendevano solo pochi anni fa;
Risposta 2 – Butta la spugna e “munge la mucca”;
Risposta 3 – Cavalca la grande opportunità del mercato dell’informazione.
Evidentemente la risposta che accenderei è la numero tre perché il mercato dell’informazione ha un potenziale enorme. Per conquistare la merce più rara a disposizione delle persone, il tempo, l’asse si è spostato definitivamente dalla quantità alla qualità e alla trasparenza. La voglia d’informarsi che le persone manifestano va accompagnata con strategie e modi per essere più rilevanti e guadagnarsi così la fiducia delle audience.
Le skill imparate gestendo i media tradizionali sono un plus se vengono capitalizzate e rimesse in gioco nel nuovo scenario. Pensiamo ad esempio al sempre più sensibile tema delle fake news e al supporto che chi è formato al rigore della verifica può offrire.
L’opzione obbligatoria per rimanere rilevanti è ruotare verso il nuovo, facendo leva sull’esperienza per continuare ad avere una rapporto proficuo con i media tradizionali e includere tra gli asset di comunicazione nuovi media con contenuti di valore che raggiungono i target.
Man mano che il confine tra fisico e digitale continuerà il proprio processo di avvicinamento e folks e considerando che nulla si ripete perché il metaverso non è second live due, emergeranno nuovi mezzi e ci saranno sempre nuove opportunità.
Da un punto di vista del linguaggio i media tradizionali sono destinati ad andare oltre le parole per raggiungere le nuove generazioni e consentire alle persone di interagire con i concetti in un modo che è più allineato con le loro comunicazioni quotidiane. È una grandissima opportunità per i brand forti e riconosciuti del mercato dell’editoria.
Mi piace ricordare Jack London, un grande scrittore e giornalista britannico della fine dell’800, il padre delle serie che guardiamo oggi su Netflix. Era una persona orientata al cambiamento, fece anche lo strillone di giornali, il pescatore clandestino di ostriche, il lavandaio, il cacciatore di foche e il corrispondente di guerra.
Fu uno dei primi giornalisti ad utilizzare la tecnica a puntate per farsi leggere dai suoi lettori sulla rivista in cui venivano pubblicate le sue storie. In questo modo si assicurava l’attenzione e l’engagement dei suoi lettori.
La storia ci dice che nessun media sostituisce un altro eliminandolo del tutto, ma che una convergenza intelligente è possibile. Certo è che il media è un contenitore, il suo prodotto è il contenuto, ma il produttore e il garante della qualità dell'informazione è il Comunicatore che deve contribuire a rendere virtuoso e sostenibile l’ecosistema.
La transizione energetica ci sta insegnando il futuro
E se vi dicessi che l’Italia può diventare indipendente dal gas straniero entro 3 anni? Capisco che mentre si osserva la strepitosa bolletta da pagare o semplicemente si sta facendo il pieno all’automobile può risultare una provocazione.
Invece secondo uno studio Accenture – Agici è uno scenario assolutamente fattibile. La soluzione sta in un grande impegno che tutto l’ecosistema Paese dovrebbe prendere per accelerare l’installazione di fonti rinnovabili portandola a 20 GW/anno, incrementare la produzione di biometano a 8 Bcm, aumentare l’efficienza energetica dall’ attuale 1% a 1.5% all’anno e migliorare la produzione nazionale di gas.
E’ difficile? Assolutamente ma non impossibile. I benefici di uno sforzo collettivo in questo senso sarebbero enormi. In termini macro e microeconomici ma anche di prestigio del nostro Paese che da diversi decenni fa fatica a stare al tavolo che conta dei paesi avanzati. Ci sarebbe inoltre un grandissimo contributo al tema dei temi: il cambiamento climatico. La battaglia per fermare il “disastro climatico” come l’ha definito Bill Gates, è cinta d’assedio tra la pandemia, che ancora mostra qualche picco, la guerra in Ucraina e il correlato rischio geopolitico che ne consegue.

Ma non bisogna perdere la bussola perché ogni rallentamento dalla traiettoria del raggiungimento dell’obiettivo di emettere zero Co2 ci avvicina sempre di più allo scenario di rischio che secondo molti studi può costare al nostro Paese il 7-8% di PIL per la convergenza del peggioramento delle condizioni dei centri urbani, del tessuto idrogeologico, delle risorse idriche, dell’agricoltura e degli incendi boschivi. Tacendo sullo scempio che questo scenario arrecherebbe al nostro Bel Paese e al proprio patrimonio paesaggistico e culturale.
Ritornando alla “Green Acceleration” è possibile se facciamo convergere tutte le intelligenze del fare per semplificare i processi amministrativi, armonizzare gli incentivi, rendere stabili il mix di fonti, usare la tecnologia per adeguare le infrastrutture e ottimizzare gli impianti esistenti.
Ritorna quindi la necessità di dotarsi di un mind set innovativo andando oltre al business as usual e accelerare per cogliere l’evidente bisogno di cambiamento.
Purpose driven, modello per il Cambiamento
Le emergenze che stiamo vivendo hanno cementato le organizzazioni sul modello purpose driven. Basta digitare la parola sul web per realizzare le tante e belle iniziative delle aziende in questo senso. Nel grafico di Google trend al termine “purpose” viene associato il valore 100 per indicare che lo stesso termine è stato cercato dagli utenti con una maggiore frequenza rispetto ad altre parole.
Ma come rendere questo importante framework parte integrante della quotidianità nel lavoro come professionista e come team? Questa è la domanda che dovremmo considerare.
Non credo che ci sia una soluzione univoca ed è anche per questo che condivido il mio punto di vista.
Credo che nella pratica il purpose coincida con l''innovazione', con la capacità di vivere il contesto di cambiamento in maniera aperta nei confronti del nuovo e pronto a mettere in discussione i processi consuetudinari valorizzando il 'business as usual' come leva per innestare positivamente il nuovo e creare valore per le persone.
Nel pratico vuol dire attivare un 'meccanismo' se vogliamo anche divertente, di fare challenge alle pratiche quotidiane del lavoro: vado in ufficio per una sessione di design thinking oppure faccio smartworking? Produco un comunicato stampa oppure un podcast? E via dicendo.

Un atteggiamento del genere parte dalla constatazione che il concetto stesso di “comfort zone” è diventato fluido. Mentre i nostri genitori sono entrati nel mercato del lavoro e ne sono usciti ancorati a delle prassi che li hanno accompagnati per tutta la carriera questo oggi non accade. Per questo credo che la leva della formazione sia fondamentale non solo per acquisire skill ma per fare sedimentare culturalmente in ognuno di noi un contesto cambiato strutturalmente nel volgere di pochi anni.
C’è anche un risvolto motivazionale, non solo legato alle competenze, infatti mettersi in gioco rispetto all’innovazione significa un graduale avanzamento verso il purpose cioè uno sviluppo volto a trovare una versione più innovativa di noi stessi.
Questo credo è il significato pratico di purpose =innovazione, piccoli passi che ci portano tutti ad un mondo migliore, azioni che ci rendono migliori professionisti, che ci fanno crescere ed evolvere.
Ogni sfida ci offre l'opportunità di sviluppare un mindset innovativo.
Man mano che il mercato progredisce il professionista avanza, piccoli passi, di un percorso.
Certo a volte non è semplice, ma in un percorso
piccole crisi inaspettate possono aiutare a trovare soluzioni inaspettate, soluzioni innovative.
Si tratta di un processo fatto di micro innovazioni verso una versione più innovativa di noi stessi.
Proprio noi siamo i primi artefici del purpose in action, certo all'interno dello scenario definito dall'azienda dove abbiamo scelto di proseguire il nostro percorso. Connetterci al macro purpose e alle macro innovazioni ci permette di stare nell’ecosistema in modo equilibrato e avere un ruolo nel cambiamento.
È anche una questione di utilizzo innovativo della nostra intelligenza, l’innovazione è il carburante della trasformazione
Non c’è bisogno di fare il pieno ma almeno avere sempre un livello giusto d’innovazione per non navigare a motore spento.
Happy innovating!
Come realizzare una presentazione aziendale efficace
Quante volte abbiamo assistito ad una presentazione e ci siamo accorti che non riuscivamo a stare concentrati, nel dilemma se seguire lo speaker oppure guardare le slide, oppure incantati dal bellissimo quadro alle spalle della spokesperson per cui il cervello si sganciava dall’evento e mentre si lanciava in una ricerca inarrestabile per ricordare l’autore fino a capitolare alla tentazione di dedicarsi a guardare i messaggi sul cellulare?
A mio parere in questi interventi il relatore ha sbagliato qualcosa, non riuscendo a coinvolgerci appieno.
Lo spostamento degli eventi dal fisico all’on-line, il mondo ibrido su cui si sta organizzando l’uscita dalla pandemia, ha reso strategica la preparazione degli interventi.
Slide o speech che sia, quando dobbiamo fare una presentazione è importante prima di tutto allocare del tempo per prepararsi, non bastano i pochi minuti tra un Teams e un altro.
Importante prendere in considerazione alcuni passaggi.
Il primo fondamentale, quanto bistrattato, è creare un set up adeguato ed evitare quelli che ci potrebbero apparire come piccoli errori ma che in realtà possono complicarci le cose. Se dovessimo applicare una legge di Pareto alle presentazioni direi che parliamo di quel 20% che fa l’80% del risultato! I passaggi da fare sono 3:
- Capire bene le motivazioni delle persone a cui presentiamo rispetto alle argomentazioni che vogliamo comunicare;
- Costruire uno speech e delle slide con l’obiettivo di creare una sinergia tra i messaggi sui due “mezzi” differenti;
- Curare e preparare bene la delivery per evitare brutte sorprese al momento della presentazione.
Sfoltire le slide che presentiamo è un must. Le persone riescono a processare 3 messaggi, se questi vengono nascosti intorno a decine di dati non solo i messaggi non emergono ma l’ascoltatore inevitabilmente si perde, ed eccolo là che tira fuori zitto zitto il suo smartphone. Sforziamoci quindi ad eliminare testo superfluo senza temere di dimenticarci il dato di dettaglio durante lo speech.

Anche da un punto di vista estetico, aumentare sproporzionatamente la densità del testo nelle slide porta inevitabilmente a diminuire l’impatto visivo e la funzionalità che questo registro di comunicazione ha sull’apprendimento della audience.
Anche il tempo, può giocare a nostro favore se lo pianifichiamo bene, aspetto questo che con le presentazioni on line è ancor più vero.
Il modo migliore è stare dentro un certo minutaggio sorpassato il quale l’attenzione della audience cala inevitabilmente. Ecco perché ci converrebbe preparare bene lo speech, collegandolo alle slide – oppure al supporto visivo scelto, in maniera puntuale.
Sarà capitato anche a voi di assistere sia a presentazioni che hanno sforato con i tempi, sia a quelle invece fatte da relatori attenti che hanno concluso qualche minuto prima.
Chi avete apprezzato?
Scommetto che la risposta è chi ha chiuso qualche minuto prima.
I colleghi americani, un po’ per cultura un po’ per abitudine, sono più ferrati di noi quando gestiscono una presentazione. Negli USA, già dalle scuole elementari, insegnano ai bambini a presentare le proprie idee.
L’atto del presentare è a tutti gli effetti un atto comunicativo incentivato dal sistema scolastico. Ve ne racconto un’altra.
Nel mese di settembre, per una settimana decine d’imprenditori presentano le proprie start-up a influenti gruppi di esperti, investitori e media, in due diversi eventi: il TechCrunch 50 a San Francisco e il DEMO a San Diego. Per coloro che fondano una start up la posta in gioco è molto alta: successo o fallimento. Gli organizzatori del TechCrunch ritengono che 8 minuti sia un tempo sufficiente per “speakerare” un’idea. DEMO concede agli imprenditori ancora meno tempo, 6 minuti. Demo inoltre chiede 3000 dollari al minuto.
La domanda che potremmo farci è: se dovessimo sborsare 3000 euro al minuto per fare una presentazione, come ci muoveremo?
La preparazione di uno speech richiede non solo un termine di tempo entro il quale stare ma anche un attento lavoro sulla storia e sul ritmo dei contenuti, nonché un particolare check tra le parole che verbalizziamo e quelle riportate in slide. I “soundbite” che verbalizziamo dovrebbero trovare riscontro sulle slide. Chi ti ascolta ha sempre bisogno di un gancio visivo per fissare il messaggio.
C’è anche da dire che le presentazioni oggi non hanno solo un format, possono essere in presenza, trasferite in streaming in modalità one to many, visualizzate on-demand, statiche o interattive o distribuite su più piattaforme digitali.
One presentation fits all purtroppo non funziona più, dobbiamo quindi determinare il modo migliore per connetterci con la audience e quale formato utilizzare in base alla dimensione del pubblico, l’impostazione della presentazione, come il nostro pubblico preferisce ricevere informazioni; e un metodo di delivery che aiuti i nostri obiettivi di comunicazione.
Un altro aspetto importante è quello di bilanciare la necessità di un messaggio coerente con la flessibilità di una presentazione dinamica e personalizzata. Oggi teniamo molte presentazioni on line e in quest’ottica è importante considerare alcune sfumature che cambiano decisamente il risultato rispetto alla modalità di presentazione in presenza. Per esempio la tecnologia: tutti gli aspetti tecnici che in presenza ignoriamo perché c’è qualcuno che ci pensa oggi sono fondamentali per una resa efficace.
Inquadrature sbagliate, illuminazione scarsa, sedute scomode, possono compromettere realmente il percepito della audience. Così anche tutti gli aspetti legati all’audio.
Nelle presentazioni on line cambia anche la modalità di delivery della storyline. Meglio accorciare i bit di comunicazione e variare velocemente l’argomento, per ottimizzare l’attenzione del pubblico che in modalità ibrida cala più facilmente – quante telecamere sono spente durante le vostre performace online?
Spero di avervi convinto che fare una bella presentazione non è scrivere tante cose intelligenti e chiedere ad un grafico di metterle insieme ma il risultato di una strategia e di un delivery ragionato. Ma quanto tempo c’è bisogno per prepararsi bene? A questa domanda rispondo segnalando alcuni passaggi che bisogna necessariamente fare:
Strategia
- Comprendi bene le motivazioni del tuo pubblico rispetto all’argomento che devi presentare
- Chiediti cosa speri di ottenere attraverso la tua presentazione e scegli una delivey in linea con i tuoi obiettivi (in presenza, on line, on demand etc);
- Considera l’ambiente in cui presenterai (location fisica o spazio ibrido) e tutti gli aspetti che possono facilitare l’accesso ai contenuti da parte del pubblico;
- Fissa bene lo “spostamento” che vuoi far fare al tuo pubblico per seguire la tua idea
- Determina la lunghezza della tua presentazione
- Decidi lo stile delle tue slide
Speech
- Prepara lo schema del tuo speech e sviluppa i tuoi 3 messaggi;
- Perfezionati ricordandoti che per risultare spontanei il giorno della presentazione ogni minuto di speech richiede almeno un quarto d’ora di allenamento;
- Fai un check sul tempo che impieghi a deliverare tutto lo speech, qualora riscontrassi sforamenti elimina il superfluo.
Slide
- Inserisci un’immagine, una head o poche key words e se hai necessità una body che non superi le tre righe;
- Controlla che sulle slide siano riportati i soundbite che hai incorporato nel tuo speech;
- Se ti troverai in presenza non perdere mai il contatto visivo con un pubblico voltando le spalle per leggere la slide. Se hai preparato bene lo speech e le slide sono essenziali non ne avrai bisogno.
Location
- Se puoi scegli un luogo dove sei a tuo agio;
- Prenditi cura dell’inquadratura e del background;
- Scegli un abbigliamento che trasmetta autenticità, relativo al contesto ma che ti rappresenti.
L′invecchiamento cambia il tema della Salute
L'invecchiamento della popolazione globale sta cambiando radicalmente la società e ha un impatto sulla salute, la felicità e la prosperità di tutti.
Le previsioni sul futuro demografico in Italia restituiscono un quadro preciso. Nel 2020 il 21% della popolazione aveva 65 anni e più, rispetto al 16% del 2001, con un aumento di 5 punti percentuali. Le implicazioni includono che questo è un segmento in crescita della società e che non deve e vuole essere tenuto, e protetto, in un pluriball.
Le generazioni più anziane richiederanno prodotti, servizi ed esperienze che offrano indipendenza, connessione e stile.
Il Giappone è un grande esempio di come sia riuscito a rendere produttivo un target apparentemente inattivo attraverso l’introduzione di nuove tecnologie dedicate alla salute. Il Giappone si annovera tra i principali mercati importatori nell’industria delle tecnologie sanitarie (Healthcare Tech) con una storia consolidata nell’importazione di tecnologia medicale (il 49% del mercato MedTech nel 2014). L’innalzamento dell’età media tra la popolazione cresce rapidamente (il 30% della popolazione sarà ultrasessantacinquenne entro il 2025) l’utilizzo nell’industria sanitaria di prodotti IT e di servizi ad essi connessi dovrebbe aumentare almeno di 2,3 volte entro il 2030 (rispetto al 2013). Tra altri importanti sub-segmenti, il mercato degli strumenti legati a IoT e sistemi nel campo medico (del valore di 753 milioni di dollari USA nel 2016) dovrebbe raggiungere 1.685 miliardi di dollari USA nel 2025. I prodotti legati all’intelligenza artificiale e al mercato dei servizi, incluse le analisi di big data (del valore di 37 milioni di dollari nel 2016) si prevede che raggiungano 134 milioni di dollari nel 2025.
L’ultimo report di ISTAT registra che la salute degli anziani cresce ma cresce anche la domanda di cura e assistenza e registra anche forti differenze territoriali a svantaggio del Sud e delle Isole e le disuguaglianze sociali nella salute.
Circa un terzo degli over 75 presenta una grave limitazione dell’autonomia e per un anziano su 10 questa incide sia sulle le attività quotidiane di cura personale che su quelle della vita domestica.
La quota di popolazione over 65 con gravi patologie croniche e multi-mobilità è del 32,3%, mentre tra gli over 85 è il 47,7%, vale a dire 3,8 milioni di persone.

La nuova frontiera della sanità digitale è certamente un’opportunità per rispondere a questa domanda di cure e assistenza e superare le limitazioni territoriali in un’economia della distanza che prende sempre più forza economica.
Lo stesso PNRR prevede uno stanziamento di 1,67 miliardi di euro per il rafforzamento della sanità. Investimenti principalmente dedicati a reti di prossimità, telemedicina, innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. La realtà virtuale che spesso viene associata alle generazioni più giovani sta facendo breccia nel settore sanitario per gli anziani e potrebbe aiutare a scongiurare l'Alzheimer facendo sentire i senior delle nostre società civili meno sole.
Oppure dispositivi indossabili destinati ad alleviare il disagio e aumentare la mobilità delle persone affette dal morbo di Parkinson.
Immaginiamo come sarebbe la telemedicina se potessimo includere esami fisici basati sull'intelligenza artificiale nei controlli? Questo poteva essere difficile da immaginare alcuni anni fa. Ma oggi disponiamo di dispositivi basati sull'intelligenza artificiale in grado di rilevare importanti parametri vitali per aiutare i medici a offrire un'assistenza sanitaria eccellente ai loro pazienti anziani e in remoto.
Un utilizzo intelligente delle tecnologie per la salute innesca un meccanismo premiante per l’intera filiera: gli anziani stanno meglio, accedono facilmente ai servizi, i costi di gestione diminuiscono e i consumi aumentano perché ovviamente in salute ci si hanno più desideri, a qualsiasi età.
Sport e business, verso un modello più sostenibile
Lo sport fa bene alla salute e al business. Considerando la filiera (Aziende, società sportive e associazioni) il settore da occupazione a 389 mila persone, generando benefici sociali ed economici di rilievo. Secondo una recente analisi di Banca Ifis il sistema sport Italia produce un giro d’affari di 96 miliardi, incide del 3,6% sul PIL e può impattare in futuro sulla ricchezza nazionale.
Gli operatori “core”, sono le associazioni e le società sportive dilettantistiche e professionistiche, gli enti di promozione sportiva, le federazioni e le società di gestione degli impianti. Sono ben circa 35 milioni gli italiani che seguono e si interessano ad almeno uno sport, e 15,5 milioni gli italiani che lo praticano regolarmente. Il calcio è lo sport più praticato in Italia (34% tra gli over 18) ed è anche quello che genera maggiori volumi finanziari. È proprio il calcio ad avere di fronte a sé una sfida importante.
A partire dalla stagione 2023-24 i nuovi parametri di sostenibilità e stabilità fissati da Nyon impongono alle società di serie A di correggere gli squilibri ponderando i costi sui ricavi già a partire dalla prossima stagione in una percentuale del 90%. A regime, nella stagione 2025-26, il ratio dovrà essere del 70%. Esistono quindi due strade che possono avere effetti ben diversi: tagliare i costi oppure aumentare i ricavi.

Agire sui costi rappresenta un elemento di rischio per la competitività del settore su cui si regge il Sistema sport italiano. Metteremo quindi a repentaglio non solo la qualità dello spettacolo ma un business che vale il 3.6% del PIL. L’unica strada è quindi lavorare sui ricavi e di conseguenza accelerare decisamente sugli investimenti a partire dagli stadi.
Anche per il calcio quindi si tratta di dotarsi di un nuovo modello di business fondato sulla sostenibilità.
Stiamo entrando in una nuova era del business dello sport? Me lo auguro, basta solo pensare alla stima dei benefici: ogni milione di euro di investimenti pubblici nello sport attiva quasi 9 milioni di risorse private che generano oltre 20 milioni di ricavi. E consideriamo anche che lo sport non è solo agonismo ma anche attrezzature, tecnologie, materiali, design, moda e alimentazione.
Lo sport crea valore sociale ed economico, trasformarlo è non solo possibile ma conveniente.
Accenture Interactive si trasforma in Accenture Song
Accenture Interactive si trasforma in Accenture Song. Una trasformazione che riflette al meglio i servizi offerti a livello mondiale nella fase post pandemica. Servizi che mettono al centro le relazioni con i clienti in una modalità innovativa, ma anche la vendita, il marketing e il modo stesso di innovare delle aziende. Tutto questo per favorire la crescita mantenendo continuamente la rilevanza del cliente, cambiando alla velocità della vita.
La cultura del cambiamento è una caratteristica di Accenture e il nome Accenture Song vuole trasmettere una forma duratura e universale di talento, connessione, ispirazione, abilità tecnica ed esperienza, scatenare l'immaginazione e le idee delle sue persone per ottenere risultati tangibili.
"Accenture Song simboleggia il viaggio di crescita post pandemia che stiamo attraversando con i nostri clienti", ha dichiarato David Droga, CEO e Creative Chairman di Accenture Song. "Fin dalla sua nascita, Accenture Interactive ha aiutato i clienti a costruire e far crescere il loro business, attraverso le esperienze. Le esigenze di oggi sono sorprendentemente diverse. Per catturare le prossime ondate di crescita, ora le aziende hanno bisogno di operare alla velocità della vita, dimostrando perennemente la loro rilevanza per i clienti, le persone e il mondo in generale. Abbiamo i migliori talenti del settore, persone che contribuiranno a plasmare il futuro di molte industrie. Combinare le forze della creatività e della tecnologia ci aiuta non solo a vedere i problemi in modo diverso, ma anche a risolverli con semplicità e scalabilità. Con Accenture Song le opportunità sono illimitate, sia per i nostri clienti che per le nostre persone".
Una ricerca di Accenture Song ha rilevato che quasi il 90 percento dei manager dichiara che le attuali esigenze dei clienti e dei dipendenti stanno cambiando più velocemente di quanto loro riescano a far cambiare il business. Da qui la richiesta di nuovi modelli di crescita.

"La pandemia ha cambiato radicalmente il modo in cui le aziende B2C e B2B devono impegnarsi con clienti e dipendenti, la velocità con cui devono operare e innovare, creare nuovi prodotti, servizi e modelli di crescita", ha dichiarato Julie Sweet, Chair e Chief Executive Officer di Accenture.
"Le aziende che guideranno il mercato nel prossimo decennio dovranno rivedere completamente il proprio modo di fare business", ha continuato Julie Sweet. "Accenture Song si posiziona in maniera unica all'intersezione di creatività, tecnologia, conoscenza e industria per aiutare i nostri clienti a reinventare connessioni ed esperienze rilevanti, siano esse nel Metaverse Continuum, nelle vendite, nel marketing o nelle nuove piattaforme di business. Dalla nascita dell’idea alla gestione strategica, permettiamo ai nostri clienti di accedere alle conoscenze e al talento necessari per ottenere risultati molto più velocemente".
Accenture Song, che dovrebbe raggiungere i 14 miliardi di dollari di fatturato entro la fine dell'anno finanziario (quindi a fine agosto 2022), affianca brand proiettati al futuro come ad esempio Coinbase, Blue Buffalo di General Mills e Shiseido. Attualmente sta collaborando con Capri Holdings, gruppo globale del settore Luxury composto dai marchi iconici come Versace, Jimmy Choo e Michael Kors, per tradurre la shopping experience di lusso che si vive in negozio anche in un'esperienza digitale, in linea con i desideri della clientela, con un’attenzione continua alla crescita sostenibile.
Le oltre 40 società acquisite nell'ultimo decennio da Accenture Interactive inizieranno a presentarsi sul mercato come Accenture Song per rafforzare le sinergie nell'innovazione del prodotto, nel design dell'esperienza, nel marketing e nell’e-commerce. Droga5 continuerà ad operare con il proprio brand.
La TV e l′avanzata dei New Media
Anche il media TV ormai da tempo sta attraversando la sua transizione digitale con la messa in discussione dello stesso concetto di audience.
Sempre di più si sente parlare di total audience, telespettatori della TV e dei device connessi (per 120 milioni di schermi). Ai 45 milioni di apparecchi televisivi che sono posizionati nelle case degli italiani, quindi, vanno considerati i 75 milioni di schermi connessi, tra pc, tablet, smartphone e console per il gaming che fruiscono di programmi, trasmissioni, film, e qualsiasi contenuto audiovisivo in diretta, on demand, in modalità di gruppo o individuale, da una postazione fissa o in mobilità.
Un aspetto questo che offre una grande opportunità alla TV di tornare a diventare il media dei media, il media dei grandi numeri ma soprattutto il media con un grande ruolo.

Infatti, la TV ha storicamente ha rappresentato un importante ruolo nel vissuto del Paese, contribuito ad alfabetizzare gli Italiani, accompagnato l’emancipazione femminile e il boom economico, diffondendo quell’ottimismo che ci servì per innovarci. Ci ha raccontato l’allunaggio minuto per minuto tenendo milioni d’italiani incollati a quella frase famosa di Neil Amstrong “Un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per tutta l’umanità”. Insomma, la televisione è stata uno stimolo positivo al cambiamento, non solo raccontandolo ma plasmandolo.
Oggi tra i Primi 8 programmi più seguiti in TV stream. ci sono:
- Grande Fratello
- Daydreamers
- Amici di Maria De Filippi
- Uomini e donne
- Le Iene
- Il paradiso delle signore
- Il collegio
- Verissimo
Qual è rispetto alla sua storicità il vero ruolo della TV? Qual è il suo purpose?
E' a questa domanda che dobbiamo dare una risposta per cogliere e individuare l’opportunità che la Total Audience e le nuove tecnologie possono offrire alla TV, un Traditional e New media nello stesso tempo.










