I bisogni della GenZ un′occasione per modernizzare la nostra società
La GenZ, il cluster di popolazione più ampia al mondo, è nata e cresciuta in un mondo fisico che rispecchia e incorpora il mondo online. È la generazione che ha trascorso quasi più tempo di vita online che nella vita reale. Quindi i nostri giovani hanno la velocità e l’accesso istantaneo ai servizi come parte del loro set dei desideri, non sono aspettative, come accadeva per le generazioni precedenti, ma veri e propri bisogni non derogabili.
Se vogliamo una società inclusiva e partecipativa dobbiamo quindi necessariamente riflettere la cultura delle generazioni più giovani anche nei servizi di cui hanno bisogno. È un argomento chiave per superare la sfida con il basso a livello di istruzione e la piaga dei ragazzi e ragazze che non studiano e non lavorano, cifra che oltrepassa i 3 milioni secondo l’Eurispes. Considerando che le proiezioni al 2033 dicono che nel nostro paese solo 6 milioni di giovani saranno in età di formazione è evidente che stiamo parlando di un tema determinante.
Le nuove tecnologie si stanno fondendo rapidamente online e offline, assicurando che i nostri ragazzi non siano mai completamente sconnessi. Tuttavia, non possiamo creare una realtà che disconosca il mondo fisico, i ragazzi vivono ancora nel mondo reale. Quindi, mentre l’ON-LINE ha più portata, velocità, scelta, stimoli, luoghi in grado di alimentare l'immaginazione, la realtà fisica, OFF-LINE, ha anche i suoi vantaggi: autenticità, bellezza, presenza sensoriale e fisica che l’ON-LINE non può eguagliare.
La PA sta realizzando progetti importanti di digitalizzazione e tanto arriverà sulla scorta di quanto previsto dal PNRR, è fondamentale che questi siano fatti bene e comunicati adeguatamente.
La comunicazione è un asset fondamentale anche per creare un legame empatico tra le nuove generazione e la PA, oggi vissuta con un sentimento che oscilla tra l’indifferenza e l’ostilità.

L’esempio di PagoPa calza a dovere per ricordarci quanto l’importanza di avviare servizi pubblici digitali che possano essere fruiti sia on che off-line per un’esperienza “instant”, personalizzata e flessibile alle esigenze del singolo, siano strategici per la trasformazione del Paese. Viviamo nell’era in cui la tecnologica abbraccia qualsiasi area della vita umana, spinta da innovazioni veloci e a volte anche radicali.
Anche la Pubblica amministrazione si dovrà spingere sempre più forte verso questa transizione, e accelerare il ritmo avvicinandosi alla velocità dell’impresa privata per divenire più resiliente, facile e attrattiva. Aprire le porte all’innovazione per rendere moderno l’accesso ai servizi pubblici è una sfida collettiva, che tocca gli interessi di tutti.
A partire dalle Università, forse il luogo dove i giovani fanno maggiore fatica ad accettare la logica analogica alla sua base, in un mondo che negli ultimi due anni e mezzo è profondamente cambiato.
Progettare servizi per questo peculiare pezzo della PA vuol dire non solo accrescere la skill degli studenti, ma anche progettare esperienze di accesso e fruizione che tengano conto del cambiamento, per cercare di avvicinare gli obiettivi di studio al purpose personale – quello “scopo” che ogni giovane dovrebbe avere nella vita e che deve raggiungere attraverso un lavoro, delle competenze e un Sistema paese tecnologicamente contemporaneo.
Happy Innovating!
Viviamo l′era della Trasformazione Aumentata
Siamo in un momento di trasformazione aumentata, in mercati pieni di nuove idee, di start-up che si moltiplicano a una velocità incredibile; di più, rispetto al passato, il nostro lavoro è sempre più compresso, abbiamo sempre più obiettivi trasformativi da raggiungere. Come misuriamo i nostri risultati alla luce di un mondo e di un mercato sempre più orientato al nuovo?
I KPI tradizionali riescono a catturare questo cambiamento?
Un indicatore chiave di prestazione è un valore misurabile che dimostra l'efficacia con cui un team sta raggiungendo gli obiettivi principali, e quando parliamo di comunicazione ci sono specifici KPI che assolvono a questo incarico: numero di articoli, condivisione, visualizzazioni, coinvolgimento etc.
La mia impressione è che questi KPI vadano arricchiti. Ad esempio tutto ciò che esula dai media tradizionali necessita di una misurazione dell’efficacia, un indicatore in grado di dimostrare il grado di trasformazione raggiunto dai principali veicoli con cui "distribuiamo" l’informazione.
Stesso discorso vale per il purpose, che coinvolge sempre di più i comunicatori del nuovo millennio. Senza la condivisione di standard trasparenti che misurano l’approccio individuale, come possiamo capire in maniera oggettiva se le azioni intraprese sono in grado di sedimentare valore?

La definizione di KPI più rivolti agli individui appare importante nel momento in cui la comunicazione è sempre più distribuita tra differenti media e di conseguenza aumentano le possibilità che l’individuo possa con le proprie azioni quotidiane agire nei confronti del posizionamento dell’azienda.
Un nuovo approccio può favorire un accorpamento dei troppi standard già esistenti, ed essere adottati su base volontaria?
Il mondo cambia velocemente, noi cambiamo velocemente, i KPI dovrebbero evolvere, senza per altro stravolgere la loro anatomia che è sempre legata a caratteristiche standard. L’anatomia di un KPI strutturato include 4 punti principali:
- Una Misura. Ogni indicatore KPI deve avere una misura. I migliori KPI hanno misure più espressive.
- Un Obiettivo. Ogni KPI deve avere un obiettivo che corrisponda alla misurazione individuata e al periodo di tempo individuato per raggiungerlo.
- Un’Origine Dati. Ogni KPI deve disporre di un’origine dati chiaramente definita, in modo che non vi siano aree grigie nel modo in cui ciascuna viene misurata e tracciata.
- Una frequenza. KPI diversi hanno frequenze di segnalazione diverse; tendenzialmente è buona prassi confrontarsi con le proprie metriche almeno una volta al mese.
In un’epoca di grandi cambiamenti diventa strategico evolvere il sistema di misura con un cruscotto di KPI che accompagni i professionisti in un percorso che necessariamente richiede di combinare credibilità con flessibilità.
Le micro-community nel contesto della Comunicazione
Mai come oggi le nuove tecnologie stanno plasmando nuovi modelli di fiducia delle audience aprendo opportunità di connettersi con micro-community, molto più ristrette rispetto al tradizionale concetto di comunità ma più focalizzate intorno al purpose condiviso.
Questo è un fenomeno nuovo, dal grande potenziale, che merita l’attenzione di noi comunicatori. Infatti se pensiamo alle nuove generazioni, la “Tiktokification” dei contenuti on-line ha dato una grande accelerata al fenomeno delle micro-community, con una conseguenza importante: l'ascesa di reti di audience più piccole e meno influenzate dagli algoritmi della pubblicità che riportano l'accento sulle persone, un elemento di grande preoccupazione per i social media e le big tech.
In un periodo di trust-gap come quello che stiamo vivendo le micro-community si costruiscono proprio sulla fiducia. Potenzialmente quindi parliamo di luoghi dove il posizionamento di un brand autentico può essere recepito e accolto dalla Gen Z, una grande opportunità per includere le nuove generazioni e non perdere il contatto con le altre audience.

Alcune case history offrono buone indicazioni su come approcciare questo fenomeno. Creare connessioni più profonde basate su valori condivisi, obiettivi e identità appare una condizione necessaria, così come concentrarsi su ciò che il tuo brand può fare per la comunità. Patagonia con il concept Action Works ha deciso un approccio differente rispetto alla community attiva per trovare soluzioni alla crisi ambientale, settore in cui il brand è attivo da oltre 40 anni. Patagonia, preso atto che la crisi ambientale ha assunto uno stato senza precedenti, ha deciso di non coinvolgere le persone direttamente bensì di mettere la sua community in contatto diretto con i beneficiari delle attività. Questo ha consentito una focalizzazione sui problemi più urgenti e un’accelerazione nell’implementazione delle soluzioni individuate aumentando quindi l’apprezzamento della community nei confronti del brand.
L’ascolto dinamico e intelligente delle community può inoltre diventare fonte di ispirazione e consapevolezza con l’obiettivo di continuare a sviluppare strategie autenticamente audience centric. Esplorare, ascoltare e connettersi con questo nuovo scenario è sicuramente sfidante ma rappresenta un’opportunità in un contesto in cui l’informazione sarà sempre più multi-piattaforma, multi personalizzata e multi-partecipata.
La centralità della Scuola per trasformare il Paese
Già da quest’anno sono operativi i primi importanti cambiamenti previsti dal PNRR.
Il prossimo “back to school” vedrà tra i banchi 100 mila studenti in meno, un primo effetto concreto del calo demografico che si stima raggiungerà il suo picco nel 2033 con 1.4 milioni di studenti in meno portando quindi il numero di giovani in formazione a solo 6 milioni. È un fenomeno che fa fare un “salto di qualità” verso la completa insostenibilità ad alcuni fatti che contraddistinguono il capitale umano del nostro paese, in particolare la bassa percentuale di laureati e il primato di giovani che non studiano né lavorano, quelli che vengono definiti NEET (Not engaged in Education, Employment or Training).
Sicuramente uno scenario tanto allarmante quanto noto ma che quest’anno si muove in un contesto differente, che giustifica un relativo ottimismo. La scuola è infatti uno dei pilastri del PNRR.

L’inizio dell’anno scolastico 22-23 vedrà l’avvio del progetto Scuola Digitale il cui obiettivo è trasformare almeno 100 mila classi tradizionali in ambienti di apprendimento innovativi, integrati da un concetto di classe e laboratorio in grado di superare l’attuale modello ideato per sostenere il boom economico degli anni ‘60 del secolo scorso. Un modello quello attuale evidentemente poco appeling per le generazioni native digitali ed inefficace per formare capitale umano in grado di svolgere le professioni del futuro che sempre di più rappresentano i mestieri del presente. A questo proposito si pensi all’impatto che big data, il cloud, l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica e la blockchain stanno avendo nel modificare i mestieri “tradizionali” e nel creare nuovi lavori.
Sia inteso il progetto Scuola 4.0 non è una promessa ma un fatto che ha una dote complessiva di 4.9 miliardi di euro.
È certamente auspicabile arricchire questo progetto con ulteriori interventi sulla didattica per accelerare il cambiamento ed indirizzare alcuni fenomeni collegati all’uso del digitale come la tutela della privacy, la necessità di considerare l’innovazione trasversale a tutte le materie, rendere centrale e premiante la formazione dei docenti. Anche qui ci sono segnali positivi: tutti questi punti sono indirizzati nell’indagine conoscitiva approvata dal parlamento (chi vuole può leggerla qui)
Siamo di fronte ad una priorità sistemica che merita la massima attenzione da parte dei comunicatori e dei media. Divulgare questi cambiamenti, che aprono ad un concreto ventaglio di opportunità, con l’obiettivo di includere nelle conversazioni famiglie e studenti è strategico per creare le premesse per il successo del progetto di trasformazione della scuola che può creare benefici in termini di PIL ed essere un volano positivo in termini di coesione sociale e benessere.
Generazione Z, alcune best practise per conoscerla meglio
La Gen Z è un gruppo di persone nate tra il 1995 e il 2010. Si tratta della prima generazione di veri nativi digitali e costituisce quasi un terzo della popolazione globale, il che significa che è il segmento demografico più grande. Cresciuta durante il tumulto di una crisi finanziaria e della guerra al terrorismo, sullo sfondo della crescente digitalizzazione e della crisi climatica, la Gen Z è caratterizzata da un insieme unico di valori e ambizioni. Ma questo va oltre un'etichetta demografica. La Generazione Z può anche essere definita come uno stile di vita, una nuova forza trainante che modella la cultura e i comportamenti nell’atto di consumare, lavorare e vivere il tempo libero, che avrà un effetto a catena attraverso le generazioni.
La Generazione Z dà la priorità al lavoro autodiretto, flessibile e significativo rispetto a percorsi di carriera lineari e sicuri. Si prendono meno sul serio rispetto alle generazioni precedenti, si concentrano sulla creazione di comunità inclusive e si preoccupano del loro impatto sociale e ambientale. Questa generazione ha forgiato la propria identità all'incrocio tra online e offline e si sente a proprio agio nell'interazione attraverso meme, GIF ed emoji. Non hanno paura di usare il loro potere e le loro abilità digitali per esprimere e amplificare le loro opinioni sulle questioni che li riguardano. Una formula per conquistare questa audience? Concentrarsi sulla costruzione di comunità inclusive, abbracciare l'autenticità e l'individualità e dare la priorità a creatività, giocosità e spirito imprenditoriale.
Parlando di Gen Z e media, voglio condividere con voi alcune interessanti Best Practise.
3 best practise per capire la Gen Z
Informed
La prima è Informed con sede a Berlino che sta cercando di riguadagnare un po' di libertà di notizie dai paywall. Con le tariffe pubblicitarie che soffrono a livello globale e le aziende che si rivolgono ai paywall, Informed prevede di fungere da strato in cima a importanti notizie a pagamento e sta collaborando con fonti come The Economist, The Washington Post e Bloomberg. Il livello funge da 'playlist'; le fonti possono curare una selezione di articoli e opinioni che attireranno i lettori della Gen Z che potrebbero non essere in grado di permettersi abbonamenti alla pubblicazione originale. Infomed raggrupperà gli articoli da tali fonti negli elenchi di lettura e aggiungerà il proprio riepilogo delle notizie all'evento.

Gimi
La seconda è un’app di educazione finanziaria per bambini, Gimi che ha collaborato con ABN AMRO. L'app in co-branding, sviluppata in soli 90 giorni, consente ai giovani clienti della banca di età compresa tra i 7 e i 13 anni di gestire facilmente i propri soldi attraverso il proprio conto bancario connesso utilizzando Open Banking. L'app Gimi è disponibile in tutti gli app store ed è tradotta in inglese, svedese, norvegese e olandese, coprendo tutte le valute in tutta Europa. Coloro che vi accedono tramite ABN AMRO avranno accesso gratuito all'abbonamento Superskills Pro di Gimi, che in genere è di 2,99 EURO per bambino al mese.
Chill Time
L’ultima best practise della Gen Z è in contro tendenza e coinvolge Sprite che ha annunciato a maggio scorso il lancio di una nuova campagna Chill Time, incoraggiando il mondo a ripensare il tempo sullo schermo degli adolescenti come non tempo perso, ma necessario al relax. Sprite sfida il motivo per cui gli adolescenti vengono puntualmente interrotti con le cuffie e il telefono in mano. Quando un boomers legge un libro, viene per caso disturbato? La campagna afferma che la generazione Z è una generazione incompresa di appassionati del digitale e dei social appassionati del mondo che li circonda
La campagna ritrae adolescenti che arrivano a casa dopo una giornata faticosa, cercando di ristabilirsi, rilassarsi e godersi un po' di relax.
I cervelli della generazione Z si stanno, sempre più, adattando al loro mondo digitale e interconnesso, in cui sono immersi, più velocemente delle generazioni precedenti.
Happy Innovating!
EdTech, il futuro della formazione e dell′apprendimento
L’acronimo EdTech è spesso considerato sinonimo di formazione online. In realtà, questo concetto è molto più ampio e comprende l'intero set di strumenti digitali volti a migliorare l'efficienza del processo educativo, sia questo riguardante lo studente, o le competenze della forza lavoro. Il cosiddetto "apprendimento permanente", ovvero le attività intraprese in modo formale o informale in varie fasi della vita per migliorare le proprie conoscenze in una prospettiva personale, sociale o professionale, sta diventando una tendenza crescente.
L’esempio Talent Garden, che ha creato luoghi d’innovazione per sostenere i talenti e che conta ben il 50% dell’intero investimento del settore EdTech in Italia, testimonia la vitalità di questo settore che ha potenzialmente davanti a se un’iperbole di crescita sostenuta. L'Italia rappresenta solo il 2% di tutti gli investimenti in Digital Education in Europa.
Con una previsione di crescita da 106 a 377 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2028, il mercato dell’EdTech sta entrando nell’età dell’oro, se pensiamo che nel 2018 il volume del mercato globale dell’EdTech era di appena 12,8 miliardi di dollari.
La pandemia certamente ha spostato gli equilibri rafforzando la crescita e spingendo molto sull’integrazione delle nuove tecnologie digitali dal momento che una delle preoccupazioni degli educatori era la necessità di coinvolgere maggiormente gli studenti. Questo si traduce in un costante aggiornamento delle piattaforme che consentono l’utilizzo di strumenti interattivi sempre più coinvolgenti.
Allo stesso tempo, tutti abbiamo imparato, soprattutto chi aveva dei figli in DAD, che i programmi statali di istruzione secondaria e superiore non erano in grado di soddisfare tale domanda di cambiamento. Gli attuali metodi di insegnamento, utilizzati nelle scuole statali e nelle università, non tengono il passo con i bisogni della società che deve virare verso la sostenibilità, le peculiarità delle generazioni native digitali e delle nuove competenze che il mercato del lavoro chiede.

Al momento a livello mondo, il segmento di popolazione che è maggiormente coinvolto dalla trasformazione è la fascia di popolazione che va dai 6 ai 18 anni, ovvero tutti gli studenti che frequentano la scuola primaria e quella secondaria. Secondo recenti stime, questa fascia di età contribuisce ad oltre il 41% dei ricavi ottenuti dalle società di EdTech.
Una delle ragioni per cui questo segmento è così importante deriva dalla tendenza ad aumentare il coinvolgimento degli studenti con metodi di apprendimento basati su esperienze più immersive e gamification. Chi di voi ha figli o nipoti in età scolastica avrà certamente potuto sperimentare la fatica delle nuove generazioni ad apprendere attraverso modelli, strumenti e metodologie ideati in epoca pre-internet.
A proposito di esperienze immersive, voglio condividere con voi la best practice di Africa Metaverse Academy.
Nel maggio scorso è stato annunciato che più di 300 giovani in 15 paesi africani beneficeranno di programmi di formazione gratuiti sul metaverso offerti da 3D Netinfo e dai suoi partner, è la prima African Metaverse Academy. Le opportunità di formazione riguarderanno le "professioni del metaverso", tra cui blockchain, criptovaluta, intelligenza artificiale, realtà virtuale, 3D, giochi e design. I confini del digitale azionano meccanicismi di democratizzazione sorprendenti come in questa best practise. Il progetto mira a costruire un ecosistema africano sostenibile dell’industria culturale creativa e rispondere ai cambiamenti attuali (Blockchain, NFT e criptovaluta). E contribuire allo sviluppo delle competenze e al supporto per le startup del continente, che faranno l'Africa di domani.
EdTech modella il futuro della forza lavoro e un ruolo importante nel settore lo avranno la nuova generazione di startup che porteranno al settore valore, maggiore coinvolgimento e capacità di favorire la socializzazione.
Un punto importante quello della socializzazione dopo l’isolamento della pandemia che ci ha aiutato a comprendere il valore del contatto umano durante il processo di apprendimento. Non importa se si tratta di relazioni insegnante-studente o studente-studente o formatore-lavoratore, stare in classe o in team, tra altre persone, ha una sorta di effetto “magico”, incoraggiandoci ad apprendere più velocemente ed essere più efficienti.
Ecco perché qualsiasi tecnologia educativa dovrebbe essere incentrata prima di tutto sulla persona e facilitare questa interazione.
La Comunicazione e la sfida dei nuovi scenari
Mentre i media tradizionali si trasformano per esplorare nuove orbite di fruizione, nuovi media atterrano sul nostro pianeta.
La comunicazione percepita nel mondo digitale ascoltando un podcast, viaggiando sul Metaverso o guadando un video su TikTok ci spinge verso nuovi linguaggi per incontrare anche le nuove generazioni. Proprio le nuove generazioni riescono più di altri ad attivare nuovi processi con una velocità elevata a cui dobbiamo prestare attenzione.
E questa velocità con cui le cose cambiano ci lascia stupiti, divertiti, disorientati, pieni di curiosità e desiderosi di superare le nuove sfide.

Ogni rotazione verso il nuovo è una conquista per il comunicatore professionista, un invito ad abbracciare sempre il lato positivo del cambiamento.
Ricordando il premio che recentemente il Forbes Podcast Award ha riconosciuto al mio team Accenture per il progetto The News- Il podcast, il direttore di Spot and Web, Mario Modica, nella sua intervista in podcast, mi ha fatto raccontare del mio lavoro, dei nuovi scenari e delle nuove sfide che ci aspettano come comunicatori al servizio di un’azienda che guida i processi di innovazione come Accenture.
The News - il podcast si estende oltre i confini fisici delle notizie tradizionali per muoversi verso una audience sempre più fluida. Partendo da questo dato di fatto il comunicatore attuale deve rispondere ad una domanda apparentemente semplice: dove sta andando la mia audience?
Grazie ancora al direttore Mario Modica e vi invito ad ascoltare questa intervista facendomi sapere cosa ne pensate qui tra i commenti o sui miei canali social.
Valorizzare le competenze per un nuovo futuro
Avere un capitale umano adeguatamente formato è sempre stato il fattore differenziante per l’individuo e per la società nel suo complesso. In un’epoca di grandi cambiamenti è importante ribadirlo per non lasciare i canali di comunicazione in balia di messaggi che rischiano di rallentare i processi di innovazione.
Per questo ritengo ammirabile chi sa delineare una visione nuova, in grado di portare la conversazione su un altro livello. È quello che ha fatto il prof. Romano Prodi che sulle colonne de Il Sole 24 ore ha lanciato l’idea di una grande operazione culturale che valorizzi l’asse del Sud: costruire nuove università mediterranee per cambiare visione. Il progetto è naturalmente complesso ma chiaro: almeno venti università nuove, fondate ciascuna insieme da un ateneo europeo («all’inizio Italia, Francia, Spagna, Grecia e Portogallo») e da un ateneo dell’Africa, ciascuna con la metà dei professori di una sponda del Mediterraneo e l’altra metà dell’altra sponda, con la stessa proporzione fra gli studenti e con l’obbligo che ogni laureando trascorra la metà del tempo degli studi in una sede e l’altra metà nella seconda sede. Un gemellaggio culturale in grado di spostare l’asse di problemi bloccati da anni facendo leva sul capitale umano.
Esiste una vera e propria economia della competenza con la quale si intende l'utilizzo degli skills dell’individuo per generare valore, oggi con particolare attenzione a tematiche come tecnologia, relazioni umane, comunicazione, trasformazione, sostenibilità, e utilizzo della conoscenza in ogni sua forma.

Nessun Paese con scarse competenze e capitale umano può far crescere il proprio PIL e trasformarsi come è necessario per il nostro sistema produttivo. Dovremmo darci un paniere delle competenze che misuri il tasso di capitale umano e con il passare degli anni si aggiorna. Escono alcune competenze primarie e subentrano nuove competenze che rappresentano meglio l’ecosistema attuale.
Tanto più un sistema economico soddisfa la domanda legata al capitale umano tanto più il reddito e il benessere migliora. Un recente studio sul mercato del lavoro UK ha stimato in oltre 6 punti percentuali di PIL aggiuntivo la capacità del sistema britannico di produrre le necessarie figure professionali. Qualora questa condizione non si dovesse realizzare la spirale bassi salari, bassi livelli di produttività, calo del PIL porterebbe ad una raccolta di tasse da parte dello Stato di almeno il 10% con conseguenti tagli ai servizi e al sistema di welfare.
Nell’ambito del settore in cui opero, quello delle comunicazione, posso testimoniare quanto ogni giorno per raggiungere risultati soddisfacenti sia necessario guardare alle nuove competenze come un gap da colmare in fretta e con consapevolezza. La trasformazione guidata dalle tecnologie sta plasmando il nostro lavoro di comunicatori, dobbiamo essere più istantanei, personalizzare sempre di più, ed essere inclusivi per cogliere anche le sfumature che spesso corrispondono alla sostanza.
Il successo di un team appare oggi sempre più legato alla sommatoria delle competenze hard e soft dei singoli membri; il fattore umano è una risorsa preziosa il cui valore è collegato alla qualità del gruppo di lavoro ed è quindi uno strumento competitivo importante dal quale dipendono i risultati complessivi dell’organizzazione e della società.
La centralità della persona è ormai generalmente riconosciuta per assicurare il mantenimento e lo sviluppo dell'azienda; per vincere la sfida del futuro non basteranno tecnologie avanzate, o modelli gestionali perfetti sarà necessario disporre di risorse umane in grado di navigare i cambiamenti in maniera fruttuosa per se stessi e l’ecosistema.
Happy Innovating!
La relazione tra Brand e persone si basa sulla fiducia
Svolgo questo meraviglioso lavoro da più di vent’anni e mai come oggi le sfide da affrontare sono significative. Lo scenario economico, geopolitico e sociale ha spinto ovunque il “trust gap” a livelli importanti, farsi ascoltare dalle audience diventa sempre di più complesso del catturare l’attenzione. Comunicare un brand oggi vuol dire sempre più andare oltre le qualità intrinseche del prodotto/servizio offerto per entrare sempre più nella sfera dei valori che “la persona” vuole realizzati nelle società.
Come possono le organizzazioni colmare il vuoto lasciato dai governi, proprio ora che le persone attribuiscono alle aziende un ruolo importante nella società?
Se verso l’esterno tutte le parti di un’impresa sono responsabili dell’organizazione stessa , allora un efficace strategia di comunicazione deve avere il proprio baricentro sui valori e sul credo del brand, cioè sul suo purpose. I clienti non comprano più solo ciò che facciamo ma anche ciò in cui crediamo, il pubblico obiettivo della comunicazione non è più composto da coloro che hanno bisogno dell’azienda o dei suoi servizi e prodotti, ma da coloro che credono in ciò in cui l’azienda crede.
Si tratta di un fenomeno che ha implicazioni profonde. Pensiamo al fenomeno della “great resignation” e a come trattenere e attirare nuovi talenti. Appare lecito attendersi che quelle aziende che sapranno meglio interpretare il proprio ruolo di attore sociale e colmare il vuoto potranno gestire meglio di altri il grande tema del capitale umano.
Il ruolo del comunicatore si arricchisce quindi di nuove skill perché deve contribuire alla definizione del purpose, garantire azioni coerenti, intercettare stakeholders in sinergia con le credenze e valori aziendali. Se la strategia di comunicazione sarà vincente gli stakeholder restituiranno riconoscendo al brand tempo, fedeltà e anche denaro.
A proposito di Trust Gap e di di ruolo sociale delle aziende condivido con voi 3 best practise sperando di dare qualche spunto e riflessione.
Boots è uno dei principali retailer in UK che commercializza dal 1849 prodotti per la salute e per la bellezza. Per colmare il vuoto causato dall’inflazione e dalla crisi i del costo della vita dovuto ai grandi eventi contemporanei, il retailer ha bloccato il prezzo su 1.500 prodotti.
Proprio lo scorso mese Boots ha annunciato che l'azienda sta subendo la sua "più grande variazione di prezzo in assoluto" su oltre 1.500 prodotti per aiutare i clienti alle prese con la crisi del costo della vitaper aiutare i clienti alle prese con la crisi del costo della vita. Il rivenditore segue l’iniziativa della rivale Superdrug nel congelamento dei prezzi dei prodotti a marchio proprio, inclusi shampoo, dentifricio, gel doccia e pannolini, almeno fino alla fine del 2022. L'elenco dei prodotti sarà rivisto alla fine del 2022, sono disponibili 11.000 prodotti a marchio Boots, con prezzi a partire da 40 pence, con 100 linee al prezzo di 1 GBP o meno e 1.000 prodotti a un prezzo inferiore a 2 GBP.
Telco ha celebrato la fusione con telco Vocus regalando un bonus, a ogni bambino nato in Nuova Zelanda il 1 giugno 2022 assegnabili una quota di 222.000 NZD (circa 139.061 USD).
L'iniziativa mira a dare ad alcune famiglie neozelandesi un vantaggio nella creazione del proprio futuro più equo, un gesto in linea con lo scopo della società di telecomunicazioni di “Fighting for Fair”. L’iniziativa è stata accompagnata da una campagna umoristica e commovente, con un gruppo di bambini in tailleur su misura che rappresentano il futuro della Nuova Zelanda.

Alla luce della notizia del potenziale ribaltamento di Row vs. Wade nel maggio 2022 - che ha coinciso con la festa della mamma negli Stati Uniti - l'agenzia pubblicitaria GDS&M con sede in Texas ha pubblicato la campagna "Happy Forced Mother's Day". Le carte regalo raffiguranti lo slogan potrebbero essere condivise e inviate a funzionari federali e statali, fisicamente o digitalmente, nel tentativo di esercitare pressioni sul governo per proteggere i diritti all'aborto. La campagna afferma che le mamme sono fantastiche, ma nessuno dovrebbe essere costretto a esserlo.
Happy Innovating!
Aziende e Podcast, l′esempio vincente di Accenture Italia
Trascorriamo sempre più tempo nell’intersezione tra digitale e fisico, e questo è un dato di fatto. Altro dato di fatto è che le audience sono sempre più fluide, il numero di fonti dell’informazione sono aumentate considerevolmente negli ultimi anni. Vero anche che l’ampissima offerta e disponibilità di fonti rende più difficile essere ben informati. E-mail, feed di notizie, diari, social, siti multimediali, etc etc, le occasioni per informarsi si moltiplicano.
A proposito di fonti informative, proprio questa settimana è stata l’occasione per ritirare un premio, il Forbes Podcast Award, a nome della mia azienda e di tutto il team delle Media Relations. Non amo autocelebrazioni ma trovo interessante condividere con voi l’oggetto del premio e il suo presupposto.
Il progetto premiato è THE NEWS – Il podcast, la rassegna in podcast pensata dalle media Relations di Accenture, un progetto complesso e delicato, la cui lavorazione ha coinvolto e coinvolge quotidianamente l’intero team che spinge verso innovazione e purpose come duplice ma medesima prospettiva: ruotare verso il nuovo e aggiungere sempre più valore umano alla nostre soluzioni.
L’informazione di cui siamo parte ha un ruolo fondamentale nell’aiutare a coinvolgere le audience sull’importanza che l’innovazione riveste in un periodo di grande trasformazione come quello che stiamo vivendo. Ma questa consapevolezza non è sufficiente, l’opportunità sta nel trasmettere informazioni rilevanti che non solo parlano un linguaggio contemporaneo, ma potenziano anche modi nuovi di fruizione.
THE NEWS – Il podcast va OLTRE L’INFORMAZIONE SCRITTA per raggiungere anche le generazioni più giovani che lavorano in Accenture e consentirli di informarsi, ruotare verso il nuovo confrontandosi quotidianamente con le notizie dal mercato sulle grandi trasformazioni guidate dalle tecnologie, in un modo che è meglio allineato con le loro abitudini di informarsi.
Del resto i dati parlano chiaro, negli ultimi tre anni gli ascoltatori di podcast in Italia sono più che triplicati e tra gli argomenti in crescita proprio le news occupano un spazio importante.

Il fatto scatenante di THE NEWS – Il podcast risale al 2019, e come tutte le buone idee spesso nascono da necessità del momento e poi prendono una strada sorprendente. Così è stato per THE NEWS – Il Podcast quando c’era l’impellente necessità di dar vita a un canale di comunicazione che ci permettesse di raccontare in dettaglio la Tech Vision, l’osservatorio annuale sulle tecnologie di Accenture, e la strategicità delle Cybersecurity in un momento in cui il tema era ancora molto tecnico e relegato in un circolo stretto di addetti ai lavori.
Fu in quel momento esatto che realizzammo con il team l’opportunità di ottimizzare il media podcast, rendere accessibile un argomento “chiuso” e innovare il modo in cui raccontavamo e trasferivamo le notizie del giorno verso l’interno dell’azienda.
Nasce così THE NEWS – Il Podcast.
Viene erogato quotidianamente, può essere ascoltato online e offline, sul portale aziendale oppure nella nostra app gratuita Accenture Italia News (iOS, Android).
Quando ascoltare THE NEWS – Il Podcast? Personalmente, mi sono avvicinato al mondo dei Podcast per curiosità, essendo un’amante dell’innovazione volevo sperimentare nuovi modi per informare la nostra audience. Avevo capito che con il podcast potevano non solo informare le colleghe e i colleghi di Accenture ma anche tenergli un po’ di compagnia, persone che hanno poco tempo, che sono in viaggio o che non leggono la carta stampata. The NEWS – Il Podcast si può ascoltare nelle più svariate occasioni e in contemporanea ad altre attività: mentre siamo in metro, mentre guidiamo, mentre passeggiamo o facciamo sport.
Selezionare per le audience interne di Accenture le notizie più rilevanti del mondo dell’innovazione e presentarle in formato podcast ha certamente catturato attenzione e concentrazione, due risorse che non sono illimitate.
THE NEWS – Il Podcast è stato all’altezza della promessa e dal 2020 tutte le mattine questa speciale rassegna, si rivolge a ben 19 mila persone di Accenture Italia e le informa puntualmente sulle news “freschissime” del mercato dell’innovazione.
Per noi della comunicazione esterna di Accenture la sfida non consiste solo nel conquistare l'attenzione e la fiducia delle audience interne all’azienda. Si tratta anche accompagnarli a ruotare verso il nuovo con informazioni rilevanti, accessibili, in grado di generare riflessioni.
Grazie ancora a Forbes e al suo Podcast Award per il prestigioso riconoscimento.










